JOHN SMITH JONES Non c'era niente di peggio del programma di prevenzione e recupero contro l'abuso (e il semplice uso) di stupefacenti. John Smith Jones aveva dovuto scegliere tra galera e multa, più frequenza obbligatoria, trisettimanale, presso il liceo St. Andrew, dove docenti e psicologi bene intenzionati cercavano di prendersi cura delle nuove generazioni. John Smith Jones si era spesso chiesto se non fosse quella, la pena vera. JSJ sbadigliò prima di entrare in aula. Era un riflesso condizionato. Aveva mandato a memoria la prima lezione. Il professor H.W. Brewer, in realtà paleoantropologo, nella sua veste di benefattore teneva molto a queste cose. La lezione spiegava che marijuana e hashish erano droghe. John Smith scosse il capo. Cristo, anche un ragazzino di dieci anni sapeva che fumare era drogarsi. Se no perché l'avrebbe fatto? Quella gente viveva su un altro pianeta. Brewer fece l'appello. Dopo il pistolotto introduttivo spense le luci e avviò ò il proiettore: un cartone disegnato male e animato peggio, adatto per bambini dai quattro ai sei anni, ma che affrontava argomenti scottanti: almeno, tale era il luminoso parere del National Institute on Drug Abuse. La rivista studentesca del NIDA (If You Change Your Mind, nientemeno) aveva finanziato a spese dei contribuenti una serie di cartoni animati che cercavano di spiegare come le cellule cerebrali comunicassero tra loro. Si aspettavano che la faccenda avesse qualche importanza per le Teste d'Acido locali, i tossici di Nuvola 18, i fumatori di crack e gli impasticcati inveterati. Sullo schermo, uno sgorbio mal disegnato e animato peggio incominciava la filastrocca. JSJ sbadigliò fino alle lacrime. Lo sgorbio diceva: Ciao! Sono qui per parlarvi delle droghe e di come le droghe funzionano. Le droghe imitano processi naturali del cervello in modo non naturale. Il processo che le droghe imitano si chiama... lo sgorbio di cartone aprì le braccia. Una scritta apparve sullo schermo: ... NEUROTRASMISSIONE!. Cristo. |