di VALENTINA AVON da La Repubblica-Bologna, 9 febbraio 2006 Riccardo Pedrini racconta il suo secondo romanzo che pubblica a marzo per la Rizzoli sotto lo pseudonimo della "band dei narratori" "Occidentali stili di strada, arti marziali e filosofie orientali, musica sgradevole" "C'è un professionista che fugge la legge e cerca un posto dove si può restare impuniti" Niente fotografie e niente domande di politica spicciola, parliamo del libro, si vola alto e lo scenario ha da essere globale. Alla prima pagina arriva Wang e la scena si svolge a Pechino, al terzo capitolo siamo già a New York, in compagnia di John Smith Jones, e il viaggio è solo all'inizio: benvenuti in "Free Karma Food", ultimo romanzo di Wu Ming 5, in uscita a marzo per Rizzoli. "L'anno è il 2010, ma anche il tempo, come lo spazio, si può restringere e dilatare senza per questo dover fare necessariamente della fantascienza, e comunque nulla di ciò che viene immaginato è davvero pensabile possa accadere nel 2010." Se lo dice l'autore. Secondo romanzo come Wu Ming 5, il precedente fu Havana glam, terzo per Riccardo Pedrini, che ha esordito nella letteratura nel 2000 con Libera Baku ora, già autore di tre saggi (Skinhead. Lo stile della strada, Ribellarsi giusto. Arti marziali, filosofia e pensiero rivoluzionario dal compagno Mao a Bruce Lee e Ordigni. Storia del Punk a Bologna). "Occidentali stili di strada, arti marziali e filosofie orientali, musica sgradevole, fantascienza alla Ray Bradbury, nulla è andato perduto, anche se questo è un romanzo lineare, agevole, dove non si accavallano spazi tempi e personaggi. E la storia di un inseguimento, di un uomo, un particolare tipo di professionista, che ha commesso un errore e deve fuggire dalla legge, in cerca di un luogo in cui nel caso per lui si metta male se la possa cavare senza troppi danni", racconta Pedrini. Wu Ming 5 ride, "Sì, in questo forse assomiglia a una storia italiana degli ultimi anni, ma il professionista non è un tycoon: è un procacciatore di cibo. Cibo d'élite, per così dire. Qualcosa di non legale ma tollerato a certi livelli, consumato non per piacere o per appetito ma per distinzione", lo scrittore è sibillino ma la parola "sacrificio" qualcosa fa intuire. Un romanzo d'azione quindi, ma composto con linguaggio sofisticato, poetico nel senso meno compiaciuto del termine, e con diverse soluzioni vecchio stile. A cominciare dai titoli dei paragrafi, cose come: "I figli della fede, ovvero: John Smith Jones al programma di recupero", o "Giovane gangster, ovvero: i bei vestiti di Ananda Davis", o ancora "Caccia e raccolta, ovvero: John Smith Jones fa una cazzata". L'autore è in vena di revival, e non è un caso che il romanzo sia preceduto da due citazioni d'epoca: Bukowski, Burroughs. "Ma è una critica al revival, e se lo dico io...", Pedrini non nasconde le sue insane passioni, per certa musica ad esempio: se in passato stato la chitarra del gruppo punk bolognese dei Nabat, in un passato più recente ha martellato a colpi di northern soul, come dj Groovy Ricky, le orecchie dei ballerini notturni sotto le torri. "Revival, che come il ricorso meccanico a pratiche e filosofie orientali nasconde il vuoto dell'Occidente contemporaneo: la tendenza a fanatizzare nasce anche dall'abitudine a nutrirsi di stereotipi. Vediamo l'Oriente come un unico mondo, al nostro sguardo anche buddismo e induismo diventano due cose simili, non lo sono." "Occidente come macchina culturale che tutto fagocita, luogo in cui se da un lato il pessimismo si coniuga con la voglia di salvezza, dall'altro si ritiene che non ci sia nulla da imparare da una cultura non - scientifica. Una cultura di cui, anche quando in qualche modo la si pratica, alcune parti possono essere buttate come fardello inutile. Il romanzo è zeppo di occidentali che praticano l'Oriente, Free karma food sta scritto sull'insegna di un negozio, in India, il protagonista parte da quella scritta per sviluppare un'idea di marketing." Riccardo Pedrini è anche maestro di boxe thailandese ("Scrivere è una disciplina: non si impara mai la scrittura, così come non si impara mai un'arte marziale) e in India ci èandato davvero: sono tornato da poco, ci sono andato quando il libro era finito. Com'è? "Come lavevo immaginata. E la più grande democrazia del mondo, tutto qui." Non sembra un romanzo dal contenuto politico, è politico fare un libro copyleft, prima volta per Rizzoli, e stamparlo su carta non sbiancata con cloro: i primi in Italia a pretendere che i propri libri fossero stampati in regime di copyleft (liberamente riproducibili se non a scopo di lucro, ndr) e in maniera ecologicamente corretta, come chiesto da Greenpeace, sono stati proprio i Wu Ming, gente per cui non esistono barriere o contraddizioni fra letteratura e impegno civile, estetica ed etica. Ma il dibattito avanza, e non solo sulla scena globale, l'agire politico degli intellettuali è argomento attuale anche in città : inevitabile notare l'assenza di Wu Ming, già Luther Blissett, dalla fervente scena cittadina. E Pedrini, con un sorriso non si sa se cinico o ironico, butta lì un "non credo che Bologna senta la nostra mancanza". |