da Pulp libri #50, luglio-agosto 2004:
Wu Ming 2, Guerra agli umani, Einaudi, pp.318, euro 14,50
La civiltà occidentale è morta, viva la civiltà troglodita. Ovvero, da lavoratore pseudo part-time a cavernicolo full-time, dal mondo senz'anima a quello animale. Con gli Skiantos nel walkman, il bollitore per il tè e una scorta di cartine lunghe. Nuova civiltà, con le abitudini sane della vecchia. Wu Ming 2 fa il solista, con una parabola ecologica ma non ecologista, fra denuncia e divertimento, documentazione e autoironia. Ritmo da film di John Woo e personaggi alla Pennac, improbabili ma non troppo, come sa chi ha frequentato i bar centrali dell'Appennino. Un occhio tenero e critico sul mondo fuori città, la provincia - presunta idillica - che fra boschi umidi, more e porcini nasconde una corte dei miracoli di belve e gladiatori, bariste e rabdomanti, maldestri ecoterroristi, sanbernardi, ecomafiosi, bracconieri e spacciatori pendolari. Niente di nuovo, forse, per i nasi storti che hanno già letto tutto. Per gli altri, una storia che fila via come i maledetti treni dell'alta velocità, fra omicidi, cinghiali mannari e furti al supermercato, fino a una resa dei conti in stile Alamo, con Jannacci al posto di Morricone, mugolato come un gemito di armonica. Lo stile ormai è professionale, da scrittore navigato, con un montaggio che alterna i personaggi, zooma tra le soggettive, mixa dialoghi filosofici e comunicati stampa. Una lingua scarna, rapida, parlata, capace di insospettabili raffinatezze. E che non resiste al giocattolo preferito degli autori colti, il falso testo da cui citare apocalittici capitoletti; un vecchio pulp di fantascienza per fare il verso al Necronomicon ed evocare l'Alan Moore di Watchmen, e nel frattempo giustificare il titolo da duri. La storia corre - Wu Ming style - sul baratro dell'apologia e del profetismo, ma non precipita: è consapevole, autoironica, cinica. Con il sorriso degli orfani da ideologia che vorrebbero credere in una soluzione, ma non ce la fanno più a raccontarsela. Che fare?
Comunicazione, condivisione dei dati, pagine di bibliografia puntigliosa che seguono la parola fine, e indirizzano il lettore a farsi da solo un'idea. Stimolare i neuroni con una bella storia, e poi regalare strumenti per approfondire. Niente slogan, niente cartelloni: come programma politico, ce n'è di peggio.Anna Aglietti
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