Testo integrale di una recensione apparsa mutila sul quindicinale bolognese Zero in Condotta , 11 ottobre 2001:
Wu Ming 5, Havana glam, Roma, Fanucci Editore, 2001, p. 407, 29000£.
Apparentemente sembra un romanzo di fantascienza, anzi di fantapolitica, genere cui appartengono testi ottimi, problematici, critici, come The Man in the High Castle di Philip K. Dick, e libri stanchi, di semplice intrattenimento, pensiamo alla saga di Harry Turtledove sul II conflitto mondiale. Apparentemente, perché è pubblicato da Fanucci, editore di riferimento della letteratura fantascientifica in Italia; apparentemente, perché è, in parte, ambientato in un inverno postatomico, tra l’esistenza degli interrati e la crudele realtà della superficie; apparentemente, perché è costruito con la “classica” tecnica del viaggio nel tempo, della modificazione del continuum, delle dimensioni cronologiche parallele, strumenti ormai acquisiti, soprattutto da un certo cinema. Ma solo apparentemente libro di fantapolitica.
Havana glam, l’ultimo lavoro di Riccardo Conoscitore di Cultura d’Oriente Pedrini, già membro dei Nabat, autore di Libera Baku Ora, eccede di molto il genere fantapolitico. Lo si capisce subito. Dalla prima lettura, quella fatta “a pelle”, prima che col cervello, si sente il gusto di un ragionamento complesso sulla storia, la ricerca sperimentale, ma non scolasticamente sperimentalistica, sulla lingua, tutto lo spessore di un testo che si apre ad una molteplicità di piani di lettura, la presenza dei requisiti che fanno buona la letteratura, quella che cattura il cuore con una storia intrigante e stimola, al contempo, la testa con la varietà dei livelli di significato. Difficile raccontare la trama di Havana glam, intricatissima, sincopata, spezzata su più livelli temporali, passati e futuri, con tanti personaggi, che si scoprono poco alla volta, che sembrano scomparire nelle pieghe del plot, per riapparire inaspettatamente, con incastri imprevedibili. Poi, alla fine, tutto si ricompone ordinatamente. Epica reazionaria, crociata americana contro l’Impero del male, guerra mortale all’idra comunista, il mostro dai tanti volti, resa dei conti che il governo americano del 2045, bombardato atomicamente ventitre anni prima, decide di condurre, attraverso l’invio di alcuni temponauti, contro il nemico di sempre, quello del 1917 o del 1870. Questa, in due parole, la cornice di una storia che si sviluppa per circa trent’anni, tra il 1944 ed il 1972, tra gli Stati Uniti ed i Caraibi, tra Cuba e la Giamaica. Scontro feroce e senza esclusione di colpi, riassunto simbolicamente dalla battaglia che Kurtz, spia nazista passata al KGB, ingaggia con il suo peggior nemico, Larsen, lo Svedese, agente dell’anticomunismo internazionale. Qualcosa di simile a quello che accade in Q tra Gert e l’occhio di Carafa, la creatura vaticana, l’Antagonista, ma in Havana glam lo scontro si raddoppia, le insidie si moltiplicano, il piano di annientamento non è soltanto uno.
Riccardo Pedrini, Wu Ming 5, consegna al pubblico un romanzo più maturo di Libera Baku ora, testo ironico ed autoironico, libro interessante, ma lontano dalla piacevole complessità di Havana glam, storia fantapolitica che si apre su densissimi grumi di significato in cui la storia rappresenta molto di più dell’ingrediente mancante per un’ambientazione affascinante ed un intreccio convincente. Si respira, nelle pagine di Pedrini, a dispetto della firma singola, la poetica ampia che Wu Ming ha costruito e sta irrobustendo intorno ad un uso intelligentemente politico delle storie e della Storia, impiegata non come sicuro riparo, manzoniano e borghese, bensì come arma finemente appuntita con cui ingaggiare una battaglia al presente contro la storiografia, quella ufficiale, quella dei vincitori, o presunti tali, e contro l’ordine discorsivo dominante. Ribaltamento di quanto diceva ai menscevichi, in modo inconsapevolmente paradigmatico dell’arroganza di tutti i vincitori, Trockij, nell’ottobre del 1917: “voi siete delle misere figure, siete dei falliti, la vostra parte è finita; andate al posto che vi compete da oggi in poi: tra la spazzatura della storia.” In quel fondo si agitano storie da recuperare, non senza un certo piacere di tipo archeologico e genealogico. Nel caso di Havana glam, non ha ovviamente senso parlare di riscoperta di storie, bensì di alterazione, forse di sana adulterazione, della Storia, eppure, l’intervento, anche fantascientifico, sulla memoria sortisce un effetto analogo: fa emergere la consapevolezza che il tempo è di chi lo racconta e se ci possono essere tanti futuri, o mondi, possibili, ci sono altrettanti passati.
Questa nuova letteratura si muove sapientemente all’interno di cornici note, usuali, quelle del romanzo storico o dei generi cosiddetti minori, modificandone internamente il segno, convertendoli in strumenti critici di espressione, antichi e moderni insieme, classici, tradizionali verrebbe da dire, e contemporaneamente innovativi, senza nessun cedimento ai pastrocchi, noiosi e modaioli, del novismo, o neonovismo, degli ultimi anni. La lingua stessa di Havana glam è testimonianza di innovazioni responsabili, in cui anche le tecniche più note della ricerca stilistica d’avanguardia, ci riferiamo ad esempio ad un certo uso, quasi visivo, dei caratteri, trovano fondate e solide ragioni di impiego.
Insomma: un libro da leggere tutto d’un fiato, da rileggere con calma e, soprattutto, da meditare.
Tommaso De Lorenzis