Da "Il Mucchio Selvaggio", n.456, 2/8 ottobre 2001:
Wu Ming 5
Havana Glam
Fanucci, L.29.000, pp. 407
Agenti provenienti da un futuro postapocalittico devono infiltrarsi nei centri nevralgici degli Stati Uniti in piena Seconda Guerra Mondiale per coinvincere i capi a scatenare la furia atomica contro l'Unione Sovietica e permettere agli Stati Uniti di rimanere l'incontrastata potenza mondiale postbellica, rintuzzando così non solo i conflitti venturi, ma anche soltanto l'idea che sia possibile opporsi alla pax americana. Fino a qui la trama non si dimostra troppo originale: L'esercito delle 12 scimmie è pure, ad un certo punto, apertamente citato.
Fallito questo obiettivo e non potendo ritornare a casa, gli agenti si infiltrano nella rete spionistica americana per minare comunque, grazie alle loro conoscenze, il potere della controparte comunista. L'ambientazione si sposta dagli States alla Giamaica dove è in corso la campagna elettorale tra due candidati, di cui uno sostenuto dalla Cia e l'altro dal vicino regime castrista che non gradirebbe avere un burattino capitalista alle porte di casa. Per questo due agenti cubani, Rosendo Martinez e Diego Dieguez Torres detto DDT e preso in prestito da Il rimedio universale di Daniel Chavarria, sono inviati sull'isola per proteggere da attentati il candidato rosso. Qui, tra sparatorie e voodoo, i fili s'intrecciano facendosi interessanti. Peccato, per la parte di fantascienza che, dopo l'elaborato inizio, non c'entra più nulla. Ma, proseguendo nella lettura, sembra di stare di fronte ad un libro di Stephen King: dopo una fase laboriosa ed apparentemente interminabile di costruzione dell'intreccio, il romanzo lancia il lettore in una vorticosa discesa in cui l'unica cosa che si può fare è tenersi stretti e godersi la corsa. Dopo il fallito attentato in Giamaica infatti si teme che la Cia abbia in animo di eliminare nientemeno che Fidel Castro, mentre nel non troppo lontano futuro il clima politico si complica con la reazione della fazione politica avversa al presidente Wank che ha ideato l'operazione viaggio nel tempo, reazione che raccoglie sempre più ampi consensi dall'opinione pubblica. Anche perché essa sembra essersi rivelata fallimentare: il comunismo non ha tirato prematuramente le cuoia, nessun continuum temporale alternativo è sorto a salvare gli Stati Uniti dal futuro della morte lenta per radiazioni. Eppure qualcosa, qualcosa di apparentemente futile e assurdo, è capitato. Specie animali credute estinte sono invece vive e prolifiche, tribù indiane scomparse fanno capolio dalle foreste, David Bowie, il David Bowie che tutti conosciamo, si converte negli anni '70 al comunismo, gettando scompiglio tra la brava gioventù cubana. Ma forse anche quest'ultima trovata è un'abile macchinazione delle spie del futuro che vogliono minare con i semi della dissoluzione decadente la sana fede rivoluzionaria.
Di fronte ad Havana Glam possiamo concludere che Wu Ming 5, la filiale dell'azienda narrativa Wu Ming (gli eredi narrativi di Luther Blissett) a nome Riccardo Pedrini, si è dimostrato uno scrittore eccellente, in grado di manipolare una materia complessa e solitamente ritenuta appannaggio del mondo anglosassone non solo dominandola, ma ottenendo, dopo un inizio macchinoso ma indispensabile, una macchina narrativa che ci fa viaggiare in uno stupefacente mondo ai confini tra realtà (la guerra fredda, il rock, il reggae, il voodoo ecc.), immaginazione realistica (lo spionaggio con i suoi intrecci avventurosi conditi da un pizzico di erotismo) e fantasia pura (gli Usa del futuro, il viaggio nel tempo, l'elseworld), e costituisce un nuovo eccitante modello per una narrativa di genere all'italiana.
Francesco Mazzetta