"Ci vorrà molto più di questo" - Su L'istruttoria di Peter Weiss
[Pubblicato su "Giap" #. 1, III serie, Una comunità aperta, 10 giugno 2002]
Il 7 giugno u.s., a chiusura dell'anno scolastico, gli studenti degli istituti tecnici-professionali aggregati Aldini-Valeriani e Sirani (Bologna) hanno messo in scena L'Istruttoria di Peter Weiss [1916-1982] (pubblicata in italiano da Einaudi), adattamento e regia della professoressa Carla Pratella. Ci era stato chiesto di scrivere una breve introduzione all'opera, da leggere subito prima della rappresentazione. Detto fatto. Ricordiamo che Weiss trasse il suo dramma dai verbali di un processo ad alcuni aguzzini del lager di Auschwitz. Ecco il nostro testo.
In questo dramma di Peter Weiss, solo pochi squarci di luce calda e violenta, sottili come lamine, penetrano il buio per mettere in crisi - anche solo per un secondo - la burocrazia cieca divenuta sistema di annientamento.
Sono i pochi momenti di resistenza, una resistenza tanto più fiera quanto è disperata: "Non mi ficcherete lì dentro prima di aver rotto ogni osso del mio corpo; finché in me ci sarà un refolo di vita, sarete costretti a tenermi fermo; farò il massimo di casino che queste povere membra possono ancora concedermi, fino all'ultimo spasmo."
Crediamo sia questa una delle lezioni da trarre: se ti verranno a prendere dovrai resistere, dimenarti, tirare calci, mordere la mano che vuole imbavagliarti. Anche quando ti metteranno in fila per la fucilazione, fino all'ultimo dovrai cercare con la coda dell'occhio una via di fuga, qualunque via di fuga. Addirittura, se ti faranno l'iniezione letale, dovrai far forza sulle braccia e cercare di rialzarti: "Ci vorrà molto più di questo".
è in fin dei conti la lezione del ghetto di Varsavia, di Karameh 1968, di Tall El Zaatar 1976 e di Nablus e Jenine 2002.
La lezione per chi sta dall'altra parte della canna del fucile, o della canna del gas, è invece: disobbedire, obiettare, disertare, comunque rifiutarsi. I colpevoli di crimini di guerra, anche e soprattutto di quelli che sfidano la descrizione e la comprensione, si giustificano dicendo: "ho solo eseguito degli ordini". A costoro va contrapposto l'esempio dei refuseniks, quei quasi 500 soldati d'Israele oggi in carcere militare per aver dichiarato: "Noi non faremo più gli aguzzini", ci sono ordini a cui non si può e non si deve obbedire.
Occorre fare attenzione, sulla faccia della Terra c'è chi vuole estendere logiche da campo di concentramento a sempre nuovi settori della vita sociale. Costoro troveranno sempre i Kapò (vittime disposte a salvarsi la vita partecipando all'umiliazione e alla soppressione dei loro compagni di sventura), ma troveranno sempre anche chi resisterà e chi disobbedirà.
Tuttavia, occorre anche essere pronti a resistere e disobbedire ai "falsi buoni", di qualunque schieramento facciano parte. I falsi buoni sono sempre zelanti nel processare i crimini di guerra altrui, nel condannare i crimini contro l'umanità solo se li ha commessi il Nemico, l'Altro da noi. Se a commetterli sono loro, li definiscono "danni collaterali".
Se oggi non stiamo zitti, sarà possibile denunciare un orrore ipocrita come quello dell'agosto 1945, quando lo Statuto del Tribunale di Norimberga definì "crimini contro l'umanità" quelli "commessi ai danni di una qualsiasi popolazione civile, prima o durante la guerra", e proprio negli stessi giorni - sebbene il Giappone fosse in ginocchio e avesse già manifestato l'intenzione di arrendersi - venivano sganciate due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, uccidendo ben 120.000 civili, crimine che ci si guardò bene dal processare, come oggi non si processano i responsabili dei bombardamenti all'uranio.
Se oggi non ci facciamo ingannare, sarà possibile evitare che il pianeta si trasformi in una grande Guantanamo.
I LINK
STORIA DELL'INSURREZIONE DEL GHETTO DI VARSAVIA
http://www.olokaustos.org/geo/ghetti/varsavia/IL PIU' COMPLETO DEI SITI DEDICATI A PETER WEISS (IN INGLESE)
http://members.aol.com/emmybca/PeterWeiss.htmlL'ALTRA RESISTENZA NEI LAGER NAZISTI - DI ALESSANDRO NATTA
http://www.inventati.org/apm/abolizionismo/libri24.php