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Creative Commons LicenseSalvo diverse indicazioni, il contenuto di wumingfoundation.com è pubblicato con licenza Creative Commons "Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo 2.5". Se ne consente la riproduzione, diffusione, esposizione al pubblico e rappresentazione, purché non a fini commerciali o di lucro, e a condizione che siano citati l'autore e il contesto di provenienza. E' consentito trarre opere derivate, per le quali varranno le condizioni di cui sopra.

FREE KARMA FOOD, POLIFEMO, LA RETE


In soli quattro giorni di presenza in libreria (dal 22 al 26 marzo) Free Karma Food è entrato in classifica.
La rilevazione Demoskopea, pubblicata ieri (domenica 2 aprile) sul "Corriere della Sera", lo dà al 16esimo posto nella narrativa italiana.
I dati riguardano il periodo dal 20 al 26 marzo, quindi gli altri titoli hanno il vantaggio di due giorni di vendite in più.
Nei giorni successivi, a cui farà riferimento la classifica di domenica prossima (quando tutti avremo ben altro a cui pensare), FKF è andato ancora meglio.
In meno di dieci giorni ha già venduto il 30% della tiratura.

Tutto questo - è importante dirlo - senza pubblicità tradizionale, senza recensioni né interviste sulla stampa, senza la radio, senza apparizioni pubbliche, con la sola forza della Rete e del primissimo giro di passaparola (che sempre in rete ha preso l'avvio).
Di fronte a questa situazione (incompresa dalla maggior parte degli addetti ai lavori), qualcuno reagirà come i ciclopi dopo la beffa di Ulisse:
- Chi ti ha colpito? [Chi lo ha mandato in classifica?]
- Nessuno! [I lettori! Non lo so come si chiamano, non li conosco!]
- Ma come nessuno? Qualcuno ti avrà pur colpito! [Possibile? Niente D'Orrico? Niente tv? Niente gossip?]
- Sì, è stato Nessuno! [Dicono che è grazie a Internet!]
- Ma che fai, prendi per il culo? [Internet? Ma va' là, figurarsi, dev'esserci qualcosa sotto...]

Il caso di FKF è addirittura più eclatante di quello di New Thing.
NT non venne recensito su Repubblica. Non venne recensito sul Corriere (il quale, sia detto per inciso, non aveva recensito nemmeno Asce di guerra, 54, Giap! e Guerra agli Umani). Non venne recensito sul Manifesto. Non se ne parlò a Fahreneit. Non se ne parlò in tv. Vendette 21.000 copie nei primi due mesi in libreria. Tuttavia, NT fu recensito su TTL de "La Stampa", su "L'Unità" e sul "Venerdì di Repubblica". Inoltre facemmo presentazioni pubbliche: poche, ma le facemmo. Di FKF non si è scritto su nessun giornale, e non si faranno presentazioni perché siamo in Sabbatico. Come caso di studio, funziona ancora meglio.

Un altro caso è quello di
Girolamo De Michele. Esordiente e per giunta privo di un sito suo, grazie al copyleft, a una presenza significativa nel dibattito in rete e a un'interazione strategica con iQuindici, ha venduto 12.000 copie di Tre uomini paradossali e - pur uscendo a giugno, praticamente in assenza di lancio - trasformato Scirocco in un piccolo bestseller.

[Qualcuno obietterà: state parlando di libri pubblicati da grandi editori, i cui titoli sono ben visibili in libreria. Al che noi rispondiamo: di libri targati e distribuiti Einaudi o Rizzoli ne escono tantissimi, ogni anno, e molti di questi vendono poco o pochissimo o niente. Di per sé, pubblicare con un editore prestigioso che può distribuirti bene non è la garanzia di niente, non oggi, non con l'alluvione di titoli che riempie gli scaffali. E' un elemento importante, ma il "salto" avviene se c'è una spinta in più: quella di cui stiamo parlando.]

Certo, si fa presto a dire "Internet". Tutti i giorni in rete - sui blog e siti letterari, sui siti-vetrina degli editori, nelle newsletter degli uffici stampa - vengono nominati - segnalati - promossi - pompati tantissimi libri.
E' l'utilizzo della rete come megafono, ed è l'utilizzo sbagliato.
Sbagliato, perché non tiene in alcun conto la peculiarità della rete come "mezzo che si fa mondo" e crea comunità. Non ha senso lamentarsi che "la rete non smuove copie" (come si è sentito dire anche di recente) se non si capisce che l'attenzione del lettore/visitatore va meritata. E' necessario che ciascuno si interroghi sull'effettiva qualità della propria proposta web. Può darsi che certi utilizzi delle rete non inneschino passaparola perché sono piatti (vedi il caso frequente di blog letterari che riproducono su web tutti i difetti, le rigidità e i settarismi cenacolari delle riviste letterarie su carta). Può darsi che certi libri non vengano smossi dalla rete perché vengono percepiti come porte chiuse a chiave: vai in libreria, tira fuori il grano e io ti apro. Se non paghi, al massimo puoi spiare dal buco della serratura.

Nel nostro caso, a fare la differenza è un lavoro di anni e anni, durante i quali abbiamo usato la rete per tenere in movimento una comunità aperta di lettori. Il nostro utilizzo della rete si concentra sul sito e il peculiare modo in cui lo usiamo, la newsletter (le newsletter), il copyleft, i progetti di scrittura "comunitaria" etc.

La maggior parte degli operatori culturali italiani (editori, scrittori etc.) che hanno fama di essere "presenti" in rete e sui blog sta usando il mezzo al 5% delle sue attuali possibilità.
Noi stessi, con tutto lo sbattimento, non siamo oltre il 30-40%: dobbiamo ancora imparare a usare al meglio i feed, sul sito abbiamo ancora tantissime pagine "fossili" da aggiornare, siamo ancora al palo per quanto riguarda il video, abbiamo appena iniziato a valorizzare la sezione audio ma il podcast ha cadenze troppo lasche, la newsletter in portoghese è poco più di una serie di annunci relativi al sito, quella in inglese va meglio ma soffre della mancanza di tempo etc.
Eppure questo 30-40% fa la differenza. Che comincia a essere notata, alla buon'ora. Qualche mese fa, Babsi Jones ha postato sul proprio blog un'interessante analisi del nostro lavoro telematico, che consigliamo di leggere.

Quel che ci preme far capire è che il lavoro culturale in rete non è in alcun modo un "ripiego". Non è un modo di arrangiarsi in assenza di interesse da parte dei media tradizionali, della critica ufficiale, dei cronisti letterari. Al contrario, è la tendenza che emerge nella fase in cui i media/mediatori tradizionali perdono impatto ed efficacia. Presto se ne accorgeranno anche i più influenti tra i book jockeys.
La stampa ufficiale dà continuamente spazio a libri, ma ben pochi di questi vendono. Ormai anche una paginata di quotidiano sposta poco: il mercato dell'attenzione è sovraccarico e i lettori si fidano più del consiglio di un amico che di un lancio strombazzato in pompa magna. Tanto che ormai tutti gli esperti di marketing parlano del problema del "clutter", l'inquinamento segnico, il baccano provocato dall'eccesso di pubblicità che rende quest'ultima improduttiva e inefficace, mentre tutte le ricerche più affidabili mostrano che i cosiddetti CGM (Consumer-Generated Media, in parole povere: il passaparola, i blog etc.) sono quelli da cui dipende veramente il successo di un prodotto. E' la scoperta dell'acqua calda: se l'avessero chiesto a noi, glielo avremmo spiegato gratis.

Nell'anno 2004, una sessantina di mesi dopo la sua uscita in libreria, Q ha venduto 16.000 copie. Quando riceveremo e divulgheremo i dati del 2005, si vedrà che la tendenza prosegue. Segno che il passaparola va avanti, che il libro continua a essere regalato, consigliato, discusso. I media tradizionali non menzionano mai il libro, perché non è una novità, quindi non hanno nessun ruolo in questo processo, mentre se si fa una ricerca su google si vedrà che del romanzo si continua a discutere su blog, forum e altri spazi, altri "media generati dai consumatori".

Abbiamo lavorato sodo per ottenere questo, abbiamo lavorato sui libri e sul nostro modo di presentarli e presentarci. Wumingfoundation e Giap sono le testate d'angolo della nostra strategia.
Non esiste un "modello Wu Ming" replicabile in toto da altri. Se Wu Ming indica la rete, lo scemo guarda il dito di Wu Ming, ma l'intelligente deve guardare la rete. Quello che il passaparola e la rete hanno fatto e fanno per noi, possono farlo anche per altri, mutatis mutandis. Tutto sta nel comprenderne l'importanza, il funzionamento, le potenzialità.


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