Quello che segue e' l'articolo di Carlo Lucarelli uscito su La Stampa (inserto Tuttolibri) di oggi, 11 marzo 1999.
NELL'EUROPA DEL '500
FANTASY, HORROR E NOIR
"Q", il mondo terribile e grandioso di Luther Blissett
Sfocata da una pioggia leggera ed insistente, una colonna infinita, stremata
e sudicia di donne, bambini e vecchi infermi si trascina lentamente sotto
un cielo di nubi scure, seguita dallo sguardo angosciato di un lanzichenecco
a cavallo.
Sembra l'inizio di un colossal cinematografico e invece e' una delle prime
immagini di *Q*, grandioso, bellissimo e straordinario romanzo di Luther
Blissett. Dietro a questo nome collettivo, comparso a firmare le piu' strane
situazioni e che esordisce nella narrativa, si nascondono quattro membri
"storici" del Luther Blissett Project: Federico Guglielmi, Fabrizio Belletati,
Luca Di Meo e Giovanni Cattabriga, bolognesi di eta' compresa tra i 24 e
i 34 anni.
E' bello, di fronte a tanti scrittori-divi che non mantengono le premesse
e le promesse, leggere un libro che parla da se' e fa molte di quelle cose
che tutti i grandi romanzi fanno. Per esempio:
COSTRUIRE MONDI: Il mondo di Q e' un mondo che e' insieme terribile e
grandioso. Ha come impalcatura la struttura solidissima di uno sfondo storico
preciso, ricostruito fedelmente, pezzo per pezzo, dalle armi, ai vestiti,
agli eventi, alle emozioni. Questo sfondo e' l'Europa della meta' del '500:
la piana di Frankenhausen devastata dalle guerre di religione, le rivolte
anabattiste di Munster, ma anche le citta' mercantili dell'Olanda e una
corrotta e ambigua Venezia. E' li' dentro che vive il mondo di Q, con quella
capacita' di creare complessi, realistici e fantastici affreschi che va
dai *Promessi sposi* al *Signore degli anelli* di Tolkien, passando per Umberto
Eco, Valerio Evangelisti e Philip K. Dick. Col risultato che, come nei grandi
romanzi fantasy, posso non sapere chi erano Thomas Muentzer e i suoi santi
straccioni, i potenti banchieri Fugger o il cardinale Carafa e suoi famigli,
ma quando ci entro dentro quel mondo vive e tutto mi parla chiaramente.
RACCONTARE STORIE. Il bello delle storie che raccontano i grandi romanzi
e' che sono grandi storie. Avvenimenti importanti, forti e carichi di emozioni
ma anche avvenimenti che significano qualcosa. Come in tutti i grandi romanzi,
raccontare una storia significa anche mettere in scena la Storia, darne
un giudizio, fare politica. Nei quasi trent'anni in cui si svolge la storia
di *Q* accade di tutto: nuove idee e nuove religioni, nuove forme di economia,
di informazione, di potere, la trasformazione del vecchio mondo nel mondo
moderno. Cosi' la storia del romanzo non e' soltanto la storia di Gert Dal
Pozzo, una delle tante identita' che - come lo stesso Luther Blissett -
assume uno dei protagonisti, non e' solo la sua storia di sopravvissuto
alle stragi di eretici, in continua lotta contro il potere politico, economico
e religioso, non e' solo la sua ricerca ossessiva del traditore, quel misterioso
Qoelet che ha venduto sogni e speranze ai cardinali dell'Inquisizione. E'
anche un momento importante per riflettere sul potere e sulla Storia, e sul
futuro, soprattutto in un momento, come questo, di transizione tra mondi
ancora piu' moderni e modernissimi.
FARLO CON LE PAROLE. La sfida di chi scrive e' quella di evocare immagini,
suoni, odori e movimenti senza avere fisicamente a disposizione nessuno
di questi. Q ci riesce. Il suo stile e' uno stile forte, ricco di particolari
precisi, spesso crudi e violenti, che a volte diventa velocissimo, spezzato
in frasi brevi e quasi tronche. E che arriva a punte di poesia, brutale
e grandiosa: "La polvere scende. Uno squarcio di giorno sul massacro. Solo
corpi e grida mutilate. Non un ruggito. Poi li vedo: le schiere si aprono,
ferro, picche, stendardi al vento, e la foga trattenuta degli animali che
scalpitano. Il galoppo scende dal fianco della collina, fragore di zoccoli
e corazze: neri, pesanti e inesorabili come la morte. L'orizzonte ci corre
incontro cancellando la piana". "E' un bivacco di soldati. Ombre lunghe e
rozzi accenti del Nord. Da due giorni e due notti cammino nella foresta,
i sensi all'erta, trasalendo ad ogni rumore: il battere d'ali degli uccelli,
l'ululato lontano dei lupi che corre lungo la schiena e allenta le viscere.
La' fuori il mondo potrebbe essere finito, non esserci piu' niente". Un
modo di raccontare efficace e molto moderno che tratta cose antiche come
se fossero cose di oggi e contribuisce ad indicare nuove strade per raccontare
la Storia.
FARLO IN MANIERA PIACEVOLE. Costruire mondi, raccontare storie, creare
personaggi e immagini indimenticabili, tutto questo non servirebbe a niente
senza la magia della narrazione che cattura il lettore fino dalla prima pagina
e lo fa volare per tutto il viaggio. Quello di Q e' un viaggio lungo, piu'
di 600 pagine, una sfida editoriale di quelle che fanno paura. Ma per raccontare
la sua storia Luther Blissett utilizza tutti gli espedienti della narrativa
di genere: dalla capacita' del fantasy di creare mondi a quella dell'horror
e del noir di creare tensone e interesse. Gli avvenimenti si rincorrono
con un ritmo di colpi di scena e pause degno di un romanzo di James Ellroy.
Le stragi, le fughe, gli intrighi e i falsi momenti di pace sono quelli
di un grande romanzo d'avventura. E alla base di tutto quel mistero: chi
e' Qoelet? Chi si nasconde dietro a quella lettera strana, la piu' misteriosa
di tutto l'alfabeto? Chi e' il traditore di cui Gert il Sopravvissuto ritrova
traccia in una lettera portata via dentro una sacca dalla citta' di Frankenhausen
incendiata dai lanzichenecchi? Dove si nasconde e perche' lo troviamo sempre
nei momenti importanti, a spiare, tessere intrighi e servire il potere, puntualmente
informato da quelle lettere oscure che scandiscono la narrazione? E anche
allora, quando sara' uscito allo scoperto, quando sara' arrivato il momento
dello scontro finale, cosa succedera'?
CARLO LUCARELLI