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Wu Ming - Giap! - a cura di Tommaso De Lorenzis - Einaudi Stile libero - 8,50 euro
Inviato da giuseppe genna , Venerdì 16 Maggio 2003
Wu Ming: Giap!
Giuseppe Mercalli (1850-1914). Nel 1902 inventò la celebre "Scala" per misurare l'intensità dei terremoti basandosi sull'osservazione dei loro effetti.Data fondamentale, per fondamentalisti dell'amore civile e culturale non soltanto in Italia: esce il libro più importante per comprendere, penetrare a fondo e abbracciare il progetto formidabile di riconnessione tra cultura e società del nostro tempo, a cui Wu Ming ha da tre anni lavorato con pazienza, passione e non timorata fede con la sua newsletter Giap: si tratta per l'appunto di Giap! (Einaudi Stile libero), antologia curata da Tommaso De Lorenzis a partire dall'immenso materiale che i Wu Ming hanno raccolto dal numero 1 della newsletter intitolata al mitologico generale Vo Nguyen Giap, il leggendario quattrostelle vietnamita che sconfisse chiunque, francesi americani giapponesi cinesi. Sottotitolo del libro: Storie per attraversare il deserto dagli autori di Q e 54. Citazione testuale dalla quarta di copertina: "Nulla di ambiguo, come vedete. Scrivo per far cadere la pioggia. Scrivo per bandire le guerre. Parole per scacciare i fantasmi, per riempire il ventre, per dichiarare senza paura ciò che si ama e si odia". Tre anni che hanno ribaltato il pianeta nella testimonianza - civile e intellettuale - del collettivo che ha ribaltato la letteratura italiana e ha inciso - come da vent'anni nessuno incideva - nel rapporto tra cultura e azione politica.
Era il 7 marzo del 2000 - soltanto tre anni fa, ma un'era geologica addietro, se si pensa a quello che è successo nel frattempo: la scena internazionale sconvolta dalle azioni terroristiche e dalle scellerate decisioni belliche del regime Bush da un lato; dall'altro lato, l'imporsi di un soggetto collettivo planetario, il Movimento dei movimenti, che è destinato a diventare l'autentico avversario della disastrosa e maligna globalizzazione che l'occidente industrializzato tenta di imporre al mondo. Era il 7 marzo del 2000 e quattro scrittori (presto raggiunti dal quinto membro) annunciavano il seppuku del Luther Blissett Project per dare vita al laboratorio creativo Wu Ming (in cinese mandarino: "anonimo"), che sarebbe emerso negli anni a venire quale motore decisivo per il definitivo abbattimento di ogni paradigma culturale collettivo di stampo nichilista - in Italia e, come detto sopra, non soltanto in Italia. Il 7 marzo del 2000 si inaugurava Giap, la newsletter del sito di Wu Ming, con la pubblicazione dell'intervista di Loredana Lipperini su Repubblica, in cui le dichiarazioni di intenti già erano promesse mantenute: "Ci siamo costituiti in impresa, e la nostra ragione sociale è raccontare storie, con diversi linguaggi e supporti: romanzi, sceneggiature, reportage, concept per videogiochi o giochi da tavolo e così via. [...] Abbiamo scelto un nome cinese perché ci sembra che il futuro ecologico e sociale del pianeta dipenda in larga misura da ciò che succederà nella Cina continentale, sovraffollata, iper-inquinata, afflitta da uno stomachevole mix di liberismo economico e stalinismo politico. Come intende porsi Wu-ming nel sistema editoriale italiano? La nostra linea di condotta rimane: 'essere presenti ma non apparire: trasparenza di fronte ai lettori, opacità verso i media". Ovvero, niente culto del 'personaggio', con servizi fotografici, comparsate televisive, gossip salottiero e quant'altro. Sul piano strategico, Wu-ming sarà un marchio di qualità trasversale, indipendente da una singola casa editrice. Tratterà con i partner editoriali da impresa a impresa. Il rapporto 'romantico' tra autore ed editore è morto e sepolto. Ne prendiamo atto e non lo rimpiangiamo".
Era soltanto l'inizio. Perché le profezie del saggio cinese Wu Ming si sono realizzate con puntigliosa scientificità. La svolta va collocata principalmente poco prima, durante e poco dopo i fatti di Genova: la cronaca si fa storia, l'emersione di un soggetto plurale, implicitamente pluri-rivoluzionario, come quello costituito dal Movimento dei movimenti, mette a nudo le contraddizioni di una società allargata a estensione planetaria - contraddizioni su cui Wu Ming, tra i pochi in Italia, lavorava da tempo. La perseverante opera di incisione sul rapporto ormai sclerotizzato tra cultura e società in Italia ha consentito a Wu Ming di irradiare fattori decisivi di cambiamento: mutamento della creazione e della fruizione di paradigmi culturali, allargamento delle competenze sociali (non esito a dire, per fare un unico e non molto significativo esempio, che la resurrezione della controcultura diffusa e contemporanea annovera i Wu Ming tra i padri fondatori), proposta di dibattito permanente, azione politica in positivo - basta navigare negli archivi di Giap per constatare fino a che punto di acribia storica e di intervento sul presente i Wu Ming si siano impegnati in questi ultimi, decisivi tre anni: dai Dodici articoli per il movimento globale all'elaborazione della mitopoiesi, alla narrazione corale del omento storico di Genova, al viaggio in Palestina, alla spedizione al Festival della letteratura di Mantova l'anno scorso - questa è un'avventura umana che è un sogno collettivo e quindi sovrumano. Un sogno che lascia il segno.
Questioni nodali, sciolte col pettine dell'intelligenza implacabile, tutta votata al servizio della comunità: la svolta del copyleft; la realizzazione della Repubblica democratica dei lettori; ragionamenti sulla lingua comune e la lingua letteraria; la rielaborazione, vitalissima, della figura dell'intellettuale, sottratta a nichilismi orfici e psicologisti, e rilanciata verso l'orizzonte dell'epica come intervento civile; il decisivo strappo del mito alla tradizione ermeneutica della destra e della neodestra (un'opera il cui valore, che ritengo profondissimo, misureremo nel corso dei prossimi decenni italiani). Insomma: un panorama vasto, quasi abnorme, di ricollocazione della cultura in seno a una collettività viva, nuovamente appassionata rispetto alle sorti di sé e degli altri, sollevata dalle secche aride dell'astrattezza. In pratica, una rivoluzione culturale.
Chi non se ne fosse accorto (e io so benissimo chi non se n'è accorto: soprattutto la comunità istituzionalizzata degli intellettuali che, a confronto dello tsunami mobilitato da Wu Ming, potrebbero ora essere definiti legittimamente "intellettuali di regime") farebbe bene a comprarsi l'antologia Giap!: ci troverebbe dentro la mappatura transitoria di più di un continente in movimento e sussidenza e tettonica, la fenomenologia d'assalto del pianeta che è cambiato definitivamente (lo ripeto: definitivamente, definitivamente) nell'arco di tre anni.
Dire che in Giap! c'è soltanto Wu Ming è, al tempo stesso, di una precisione e di un'imprecisione ambigue. Poiché in Giap! si leggono momenti di una comunità che, come una marea in continuo movimento e ridefinizione, interviene sulle questioni, provoca risposte del nucleo del laboratorio creativo, interagisce, polemizza e concorda. Ma qui sta il nucleo della fusione calda di Wu Ming: la comunità di Wu Ming è Wu Ming. L'allargamento del paradigma culturale che sta mutando il genoma civile del pianeta è esattamente quest'operazione di tessitura paziente, di intercettazione dei miti e delle ossessioni collettive, di dialogo senza posa continuato e sempre in divenire - la legge dell'attraversamento del deserto, appunto.
Per chi, come me, si è formato in un ventennio di scetticismo politico e filosofico devastante, mentre aspirava a una condivisione la più larga possibile esattamente dei nuclei "mitici" di cui Wu Ming si è fatto interprete, la tappa intermedia della pubblicazione di Giap! non può che significare questo: respirare. Il metronomo della storia contemporanea - e di quella che il futuro a breve e medio termine ci riserva - ha trovato da anni un ritmo che, al di là dei facili entusiasmi, è ben diverso da quello che la fiction di regime (una fiction planetaria) ci commina con malefica nonchalance. Questo ritmo, questa forma, questa strenua difesa dell'umano contro la vocazione antiumana del potere - tutta quest'opera di autentico neoumanismo ha in Wu Ming il suo cantore epico e il suo autentico collettore.
Era dall'assassinio di Pasolini che non si assisteva alla pubblicazione di un testo così decisivo sul piano comunitario. La gragnuola emotiva di intelligenza, scrittura e intervento politico a cui si è sottoposti entrando nell'universo di Giap! (che è esattamente l'universo storico che stiamo tutti vivendo) merita una gratitudine che, volenti o nolenti, chiunque dovrà concedere al gruppo bolognese.