Da La Repubblica-Bologna, 20 ottobre 2000:Partigiani e squatter uniti da Wu Ming
Stasera al Tpo incontro tra generazioni per la presentazione del libro ‘Asce di guerra’
I partigiani tra gli squatter. Fischia il vento questa sera al nuovo Teatro Polivalente occupato. Che di fatto inaugura la nuova sede nell’ex Euraquarium di viale Lenin 3, frutto ancora non maturato di complesse trattative con il Comune dopo lo sgombero da via Irnerio, con un abbraccio fra generazioni di ribelli. La Resistenza e lo Spirito di Seattle. Fazzoletti rossi di cinquant’anni fa e tute bianche di questi mesi. Cortocircuito ideale, gioco di rimandi che starebbe bene in un libro; e infatti ci sta. Perché l’occasione che mette assieme questa sera (alle 21.30 puntuali: il nuovo Tpo cerca di non fare le ore piccole per politica di buon vicinato) vecchi nemici dei nazifascisti e giovani avversari della globalizzazione è proprio un libro: Asce di guerra (Marco Tropea editore), la seconda prova narrativa del quartetto che ha scalato le classifiche librarie con il bestseller Q: Roberto Bui, Giovanni Cattabgirga, Luca Di Meo e Federico Guglielmi allora si nascondevano sotto il nome collettivo Luther Blissett, oggi Wu Ming. Ma sulla copertina c’è un nome meno astruso: Vitaliano Ravagli, imolese. Non proprio un expartigiano (nel ’44 aveva dieci anni), ma un ex combattente, e di che guerra: quella del Vietnam. Uno dei pochi italiani che, seguendo le rotte di un ancora misterioso internazionalismo «a sinistra del Pci», andò per qualche mese tra ’56 e ’58 a combattere l’imperialismo in Indocina. Storia quasi incredibile, e difatti non tutti ci credono; comunque formidabile da raccontare: e i quattro Wu Ming non se la lasciarono sfuggire, e il risultato è un volume di quasi 400 pagine che attorno alla storia del «vietcong romagnolo» raduna storie vere, quasi vere o immaginarie dei «ribelli» del dopoguerra, i partigiani delusi dalla «Resistenza tradita».
Ravagli, comunque, questa sera ci sarà e racconterà; e con lui, oltre ai quattro Wu Ming, ci saranno i partigiani che credono alla sua storia: Graziano "Mirco" Zappi (36a Brigata Garibaldi), Carlo "Ming" Venturi (Brigata Stella Rossa), Vittorio "Drago" Caffeo (2a brigata ‘Paolo’).
(m.s.)