di Wu Ming
In questi giorni di emergenza coronavirus, molti organi d’informazione, uomini politici ed «esperti» italiani ci ripetono che «in tutto il mondo l’Italia è un esempio», che tutti i governi – chi prima e chi poi – ci stanno seguendo sulla strada del lockdown con chiusura di scuole, fabbriche, uffici, luoghi pubblici e norme severe di distanziamento sociale.
Ogni volta che un paese entra nella grande famiglia dei «chiusi per Covid-19», parte una specie di ola, di applauso mediatico, a dargli il benvenuto dalla parte giusta del fronte. «Anche la Russia chiude bar e ristoranti!», «Coprifuoco in Ungheria», evviva!
Al contrario, i paesi non-all(in)eati vengono additati come folli, indifferenti alla salute dei cittadini, e ci si prepara a recitare un «noi ve l’avevamo detto», per quando finalmente si renderanno conto di avere sbagliato tutto.
A noi sembra che questa sete di conferme internazionali dimostri in realtà una certa insicurezza, o quantomeno il bisogno di mezzo gaudio nel mal comune.
In realtà, le situazioni dei vari paesi non sono davvero paragonabili, perché sono diversi i sistemi sanitari, le risorse, la demografia, le fonti giuridiche, i territori e i numeri del contagio.
Tuttavia, crediamo sia interessante verificare più da vicino se davvero il «modello Italia» sia stato «imitato in tutto il mondo» e quali siano le principali differenze, specie rispetto alle attività all’aria aperta, alle uscite con i figli e all’utilizzo degli spazi pubblici.
Questo perché certe regole non dipendono tanto – o non solo – dai livelli di contagio o dalle abitudini di un paese, quanto piuttosto da una diversa interpretazione di ciò che è salubre e ciò che non lo è in presenza del virus Sars-Cov2.
Ecco una carrellata, senza pretese di scientificità ma utile a farsi un’idea.
■ Cominciamo dalla Germania, dove le misure di contenimento sono scattate il 16 marzo.
Nel presentarle, la cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che:
«Frequentare gli spazi pubblici è permesso da soli, o in compagnia di un’altra persona soltanto, oppure insieme ai propri conviventi. Andare al lavoro, fare la spesa per beni di prima necessità, curarsi, partecipare a esami e incontri essenziali, assistere gli altri e fare sport o attività individuali all’aperto è ovviamente [selbstverständlich] sempre possibile» purché ci si mantenga a un metro e mezzo di distanza.
Restano aperti i mercati settimanali.
Non ci sono autocertificazioni o documenti da presentare quando si esce.
■ In Francia le misure di contenimento del contagio sono entrate in vigore dal 17 marzo e per almeno 15 giorni.
Di tutti i paesi che abbiamo preso in esame, la Francia è l’unico dove ci siamo imbattuti in un documento simile all’autocertificazione italiana. Il modulo però non è mai cambiato, è lo stesso dall’inizio dell’emergenza. [Correzione: è cambiato una volta, il 25 marzo scorso, come spiegato nei commenti qui sotto.]
Le uscite da casa sono permesse per i soliti bisogni necessari, per il lavoro, oltreché per passeggiate e attività fisica, purché da soli o in compagnia del proprio nucleo familiare, per un’ora al giorno, in un raggio di un chilometro, cioè un’area di 3,14 km quadrati e un perimetro di 6,28 km.
Se trasgredisci le regole, rischi 135 euro di multa. In caso di recidiva (2 violazioni in 15 giorni), diventano 1500. 3 volte in un mese diventa infrazione penale, con 6 mesi di carcere e 3750 euro di multa.
■ Il Coronavirus Act è una legge del Regno Unito dal 23 marzo e resterà in vigore almeno per tre settimane.
È vietato incontrarsi in luoghi pubblici in più di due persone, a meno che non si sia conviventi. Ai funerali possono assistere i parenti più prossimi.
Bisogna stare a casa, se non per: acquisti necessari; motivi di cura o di lavoro; una forma di esercizio fisico al giorno – corsa, bici, passeggiata – da soli o con i propri conviventi;
Bisogna sempre mantenere due metri di distanza dai non-conviventi e limitare il più possibile il tempo passato fuori.
Se non rispetti queste regole, la polizia può farti rientrare a casa; disperdere un assembramento; arrestarti se non segui le indicazioni e opponi resistenza. Può multarti per 60 sterline, ridotte a 30 se paghi entro 14 giorni. Ogni volta che sei recidivo, la multa raddoppia.
Non ci sono moduli da compilare e portare con sé.
■ In Svezia il governo sta prendendo misure relative all’economia e alla gestione della salute. Il Primo Ministro ha parlato alla nazione il 22 marzo. Non ci sono però leggi o decreti che regolino il distanziamento sociale.
Chi non sta bene o presenta sintomi, è invitato a restare a casa e a non recarsi a scuola o sul posto di lavoro.
Vengono dati consigli specifici agli over 70, come stare a casa, evitare i mezzi pubblici, ecc.
Scuole superiori e università sono invitate a implementare la didattica on-line.
Per quanto riguarda le attività fisiche, ecco cosa dice l’Agenzia di Sanità Pubblica di Svezia (Folkhälsomyndigheten) nella sua pagina di FAQ sul Covid-19:
«Esercizio fisico e pratica sportiva sono benefici per la salute pubblica, queste attività devono continuare. Non vi è necessità di annullare allenamenti, partite e tornei locali, palestre e centri sportivi possono restare aperti. Tuttavia, queste attività devono essere regolate per ridurre al minimo il rischio di contagio, seguendo le indicazioni per gli eventi con meno di 500 persone [testo in svedese].»
■ Dal 17 marzo in Belgio sono state rinforzate le misure di contenimento, con la raccomandazione di non uscire se non per andare al lavoro, in banca, alle poste, nei negozi di alimentari, dal medico, dal benzinaio e per aiutare persone bisognose.
L’esercizio all’aperto è permesso e raccomandato, insieme ai propri conviventi o al massimo con un’altra persona. Le uscite con la famiglia sono permesse.
■ In Olanda misure restrittive sono entrate in vigore dal 23 marzo.
I funerali, i matrimoni, le riunioni religiose o politiche sono permesse, con al massimo 30 persone e purché i partecipanti mantengano una distanza di 1,5 metri. Sono vietate riunioni in luoghi pubblici con più di tre persone non conviventi.
Passeggiate e attività all’aperto sono consentite. Parchi, giardini e spiagge restano aperti purché possano garantire gli standard igienici previsti e le persone possano mantenere un metro e mezzo di distanza tra loro.
I bambini di meno di 12 anni possono giocare insieme, purché sotto la supervisione di adulti che stiano ad almeno un metro e mezzo di distanza gli uni dagli altri.
■ Nello Stato Spagnolo dal 14 marzo c’è lo «stato di allarme, eccezione o assedio» su tutto il territorio.
Ci sono provvedimenti diversi per ciascuna comunità autonoma.
Il Real Decreto 463/2020 del 14 marzo dichiara che si può uscire per acquistare alimenti e farmaci, per motivi di cura, lavoro, assistenza ad anziani, minori, disabili e vulnerabili, per cause di forza maggiore, situazioni di necessità e qualunque altra attività di natura simile.
Tutte queste attività devono svolgersi individualmente, salvo che si accompagnino minori, anziani, o per altre cause ben motivate.
Le trasgressioni sono punite ai sensi della Legge Organica 4/1981 sullo «stato di allarme, d’eccezione o di assedio». Per i casi meno gravi, multe da 100 a 600 euro.
Il governo nazionale ha specificato che le attività all’aperto e dei bambini al parco sono proibite. Si può portare il cane a pisciare.
Per quanto riguarda i divieti, dunque, la situazione spagnola è la più vicina a quella italiana. Con la differenza che là non ci sono documenti o autocertificazioni da portare con sé. [Aggiornamento: la Generalitat de Catalunya richiede un’autocertificazione.]
■ A Malta sono state annunciate oggi, 27 marzo, restrizioni per ultrasessantenni, donne incinte e persone con particolari patologie, come il diabete. Non sono consentiti assembramenti oltre le 5 persone. Chi ha sintomi di Covid-19 deve lasciare il lavoro e stare in quarantena retribuita.
Da nessuna parte abbiamo trovato riferimenti a divieti di passeggiare o fare attività fisica, né a un’autocertificazione.
■ Negli Stati Uniti d’America ogni stato membro ha preso provvedimenti normativi diversi.
L’ordine del governatore della California è di stare a casa, fatta eccezione per i lavoratori di 16 settori-chiave dell’economia.
Tuttavia, sul sito del governo statale è spiegato chiaramente che si può fare attività all’aperto, purché si resti a due metri di distanza da chi non è un proprio convivente.
Sempre mantenendo la distanza di due metri si può portare fuori il cane, passeggiare, correre, andare in bicicletta e frequentare i parchi nazionali.
In Illinois sono chiusi i playground per bambini, ma si può comunque fare attività all’aperto di qualunque tipo, purché a distanza di due metri dai non-conviventi.
In Louisiana, è consentito l’esercizio fisico e si può uscire per andare a trovare un parente o frequentare un luogo di culto. Sono consentiti gli incontri e le riunioni con meno di dieci persone.
Lo stato di New York ha limitato le attività esterne a quelle che permettono di mantenere la distanza di due metri e di evitare assembramenti. Ci sono regole specifiche per gli anziani e i soggetti a rischio, i quali comunque possono uscire per fare attività all’aperto, purché solitarie.
Il sito del Dipartimento per la Conservazione dell’Ambiente invita esplicitamente a visitare i parchi nazionali per mantenere il proprio benessere psicofisico. Gli ingressi a pagamento sono stati sospesi, per evitare code in entrata.
Non ci sono moduli da compilare e portare con sé.
■ In Canada a livello nazionale, ci sono solo una serie di consigli e suggerimenti per le comunità locali, e solo relativi agli assembramenti. Nessuna restrizione alla circolazione degli individui.
Ad esempio, in Alberta, l’isolamento in casa è previsto solo per chi arriva dall’estero (14 gg) e per chi ha sintomi (10 gg).
Il distanziamento sociale è richiesto, ma non obbligatorio.
Si possono tenere riunioni fino a 50 persone, purché si svolgano in luoghi adatti sotto l’aspetto dell’igiene e non vi siano partecipanti giunti dall’estero, medici o personale sanitario strategico, ultrasessantenni o soggetti a rischio.
La regola non vale per i supermercati e simili. Sono chiusi molti luoghi pubblici. Ristoranti e caffè devono ridurre la loro capacità del 50% e non superare le 50 persone nel locale.
■ Anche in India, paese per il quale si parla del «più grande lockdown del mondo» e del quale abbiamo visto solo bastonate inferte da poliziotti a malcapitati passanti, lo stato federale rimanda alle decisioni dei vari membri dell’Unione. Ad esempo, in Maharashtra, la regione di Mumbai:
Il trasporto pubblico è sospeso;
sono consentite riunioni pubbliche solo se non superano le 5 persone;
sono aperti solo i negozi che offrono servizi essenziali;
I luoghi di culto sono chiusi; i cantieri edili anche;
Si deve restare a casa, salvo uscire per le attività permesse e mantenendo la distanza.
Nessuno verrà legalmente perseguito «per aver infranto in buona fede queste restrizioni».
In generale, nei vari stati, non c’è una casistica elaborata per definire quando si possa uscire e quando no. È permesso per le attività essenziali, purché si mantenga la distanza di un metro, senza creare assembramenti di più di 5 persone.
Non sono necessarie autocertificazioni né documenti specifici.
⁂
Al termine di questa rapida carrellata, alcune impressioni:
Al momento non pare che il «modello Italia» stia spopolando nel mondo, come invece sembrerebbe leggendo i nostri giornali e guardando la nostra tv. Lo sta seguendo, a grandi linee, soltanto la Spagna, dove però non sono stati introdotti documenti specifici da esibire all’autorità. Niente autocertificazione.
Quest’ultima, tra i paesi presi in esame, ce l’ha solo la Francia, dove però c’è molto più margine per passeggiate e attività all’aperto, anche insieme alla famiglia.
Il divieto di passeggiata e jogging come è stato imposto in Italia non si riscontra quasi da nessuna parte. Del resto, ricordiamolo: la stessa OMS dice che passeggiare e muoversi all’aperto aiuta a combattere l’epidemia. Men che meno sembra diffuso lo stigma di stato per chiunque prenda una boccata d’aria.
Ovviamente, la situazione è fluida, e quei paesi col tempo potrebbero decidere di muoversi nella stessa direzione dell’Italia.
Resta il fatto che, sebbene da settimane i nostri cronisti e opinionisti dicano che «tutti ci imitano», allo stato attuale non è affatto così.
E noi, ripetiamo, ci siamo concentrati solo su alcuni aspetti: attività all’aria aperta, uscite con i figli (da noi non previste in alcun modo), utilizzo degli spazi pubblici. È plausibile che lo stesso possa dirsi per gli altri aspetti del presunto «Modello Italia», come le tipologie di fabbriche chiuse o i sostegni per chi non lavora.
Serviranno, insomma, altre carrellate.
AGGIORNAMENTO 02/04/2020. Nei commenti qui sotto, testimonianze e analisi da/su Australia, Austria, Belgio, Cina, Cipro, Corea del Sud, Croazia, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Laos, Lussemburgo, Malta, Marocco, Norvegia, Nuova Zelanda, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera.
AGGIORNAMENTO 14/02/2020. Gli eretici di Stoccolma. Come e perché la stampa italiana disinforma su Svezia e coronavirus.
Fondamentale e’ aggiungere che in Gran Bretagna le scuole sono ancora aperte per i bambini “vulnerabili” seguiti dai servizi sociali, SEN special educational needs ovvero chi ha disturbi dell’apprendimento e i figli dei lavoratori considerati essenziali tipo medici, infermieri, lavoratori dei trasporti pubblici e tante altre categorie. Qui tutti fuori. Un delitto.
A dir la verità in Francia siamo alla seconda attestazione e il funzionamento è degno della casa che rende folli in Le dodici fatiche di Asterix. Per i lavoratori dipendenti serve l’attestazione del datore di lavoro e basta una per la durata del confinamento. Per tutti gli altri motivi, serve una nuova attestazione ogni giorno per ogni nuova uscita con data e ora e non è prevista l’attestazione digitale, te la devi scrivere a mano. Quindi io che tutte le mattine faccio corsetta oppure spesa, dovrei farmi un’attestazione diversa. Se mi scordo di comprare le patate o di passare in farmacia, devo farmi un’altra attestazione per uscire di nuovo con l’ora giusta. Ovviamente non faccio nulla di tutto ciò, esco sempre con lo stesso foglio scritto a mano da una settimana e se hanno davvero voglia di cagarmi il cazzo, prenderò la multa e pace, ciò non toglie che è un’assurdità e non so se lo scopo è fare cassa con le multe o demotivare la gente a uscire o entrambe le cose. Detto ciò, anche così è meglio che in Italia perché almeno possiamo uscire a respirare, per il momento
Quello è più o meno così anche da noi, ma qui non devi solo compilare la nuova certificazione, devi anche scaricare un nuovo modulo ogni tot giorni, con nuove voci e riferimenti ad altre normative. Lo hanno già cambiato quattro volte perché devono adeguarlo alle deliranti giravolte della decretazione a getto continuo, ogni decreto crea buchi che il decreto successivo deve rattoppare, e il modulo deve cambiare per includere il rattoppo. Se poi ti fermano con una versione del modulo precedente, ti rompono anche le balle: «Non lo sa che adesso è cambiato?» E va detto che molta gente non ha nemmeno la stampante a casa, il governo ti dice che puoi copiarlo a mano e girare con quello. C’è chi l’ha copiato, e due giorni dopo ha appreso che non valeva più, bisognava scaricarne (cioè copiarne) un altro.
Anche qui è cambiato il 25 marzo, siamo solo alla seconda versione perché abbiamo iniziato dopo, probabilmente, e anche qui ovviamente il vecchio modulo non vale più. Inoltre qui non c’è la possibilità come in Italia di chiedere il modulo alla polizia quando ti ferma o di riutilizzare lo stesso per due giorni di fila. Ma comunque non è una gara a chi sta peggio, son ben cosciente che qui per ora si sta meglio, facevo una precisazione
Precisazione giustissima. Abbiamo aggiunto al post la correzione.
Update dalla Francia: dalla settimana scorsa è possibile generare l’attestazione per smartphone dal sito del governo: https://media.interieur.gouv.fr/deplacement-covid-19/ Il giorno e l’ora sono precompilati, per i brevi spostamenti legati all’attività fisica vale un’ora. In compenso a Parigi, e in alcuni dei dipartimenti confinanti, da oggi è vietato fare jogging tra le 10 e le 19: http://www.leparisien.fr/societe/coronavirus-port-du-masque-horaires-decales-de-jogging-ehpad-anne-hidalgo-fait-le-point-pour-paris-07-04-2020-8295423.php (per inciso la foto dell’articolo alle Tuileries non penso proprio sia di adesso, dato che i parchi sono Chiusi)
Problema: nella nuova versione hanno inserito l’obbligo di dichiarare a che ora stai lasciando il luogo di residenza, quindi è difficile usare sempre la stessa autocertificazione se esistono diversi motivi in una volta per uscire di casa… dipende, ovviamente, dalla disponibilità e dalla comprensione mostrata dalle forze dell’ordine (che non sempre si sono distinti per l’una né per l’altra), il che lascia all’arbitrio della polizia ampli margini di interpretazione delle misure. Tuttavia, al contrario che in Italia (per quanto ne so), in Francia alcuni sindacati di polizia stanno cominciando a parlare del rifiuto di fare i controlli senza le adeguate misure di protezione individuale. A quanto pare, oltralpe hanno capito che il loro intervento spesso genera assembramenti anziché prevenirli o disperderli, e che anche loro possono contagiare o essere contagiati.
Per quanto riguarda l’autocertificazione (abito a Parigi), premetto che per ora non mi hanno mai fermato e che per ora sono sceso solo per fare la spesa e per passeggiate nel quartiere, ho ricopiato per intero il modulo a mano (ho finito l’inchiostro nella stampante!) e ho lasciato in bianco data e ora, e ogni volta che esco metto a matita data e ora e sbarro a matita la motivazione dell’uscita. Al seguente utilizzo cancello e rimetto data e ora e sbarro casella del motivo. Spero vada bene e non mi creino problemi, ma onestamente non ne capirai le ragioni, mi sembra in regola e mi evita di riscrivere ogni volta una nuova certificazione.
Per quanto riguarda la polizia, si’, alcuni si sono anche ammalati e si sono resi conto che senza precauzioni rischiano a ogni controllo di ammalarsi e di passare il contagio. Vero, pero’ che al contrario, ci sono stati molti episodi ceetificati di abusi dei poliziotti, sopratutto nelle “banlieuex”
A dire il vero, se compili il modulo a matita i problemi potrebbero farteli eccome: si tratta di un documento ufficiale che firmi e di certifichi la veridicità delle informazioni contenute, dunque ovviamente non puoi scriverle a matita. In particolare, la parte relativa all’ora di uscita, introdotta nella seconda autocertificazione proprio per evitare che si resti fuori per una durata considerata (secondo la sensibilità del controllore) eccessiva rispetto ai motivi addotti per l’uscita: se dici che stai facendo attività fisica, per la quale è consentita al massimo un’ora, scrivi a matita, poi ti porti una gomma per modificare l’orario e hai infranto la legge. Non credo proprio che te la farebbero passare liscia.
Per quanto riguarda i comportamenti delle forze dell’ordine, ho già accennato alle violenze verificatesi soprattutto nei quartieri popolari (come la maggior parte dei controlli) e nei dipartimenti più poveri, il ché mostra come l’emergenza approfondisca le discriminazioni e le oppressioni preesistenti nella società… ma non mi sembra questo il luogo per discuterne, visto che ci sono altri post specifici sulla questione!
Ho la sensazione che il discorso attorno ai controlli assolva alla funzione politica di creare dei capri espiatori. Nel confronto tra Italia e Francia (dove la prima sembra sanitariamente più impreparata), qua si cavalca la retorica del popolino ignorante che non rispetta le regole, questo discorso attecchisce meno in Francia, dove mi sembra che si preferisca attaccare il nemico interno: i discendenti dell’immigrazione. Aspettiamoci anche un particolare accento antimeridionale se (speriamo di no) i numeri di infetti aumentassero al sud.
Mi sembra corretto sottolineare le storture della gestione dell’emergenza, figlie di una mentalità autoritaria e paternalistica che non ci abbandona almeno dai tempi dei Savoia, ma oltre alla demistificazione dei temi della demagogia attuale (per cui servirebbe pure una campagna memetica specifica), credo che la sofferenza e la rabbia attuali debbano essere incanalate in una riflessione di più ampio margine: chi è il responsabile morale di questo eccidio?
Qui c’è uno spunto: https://www.ilpost.it/2020/03/15/tagli-sanita/
In Italia ci sono servizi essenziali (mi vengono in mente sanità e giustizia) gestiti al risparmio, invece che essere oggetto di investimenti consistenti per adeguarli al cambiamento della popolazione.
Ciao Gabriele, grazie del contributo, però è meglio se quest’aspetto lo continuiamo a discutere sotto qualcuno dei post precedenti sull’emergenza coronavirus, quello qui sopra è un articolo molto specifico e «di servizio», in questo thread vorremmo parlare delle differenze tra i provvedimenti adottati nei vari paesi, con focus su spazio pubblico e libertà di movimento.
Aggiungo informazioni su due paesi di cui ho informazioni di prima mano: Nuova Zelanda, dove mi trovo ora, e Cina, dove ero fino a fine gennaio e sono in contatto con diverse persone, cinesi e “expat”.
La Nuova Zelanda è in lockdown da giovedì, nell’annuncio il governo ha esplicitamente dichiarato che è permesso uscire per una passeggiata ma bisogna mantenere le distanze (2m dicono) e rimanere “local” qualunque cosa significhi. Lo stesso giorno, il capo della polizia ha invece annunciato che tutti devono rimanere a casa e la polizia pattuglierà le strade e “inviterà” a rientrare chiunque non stia svolgendo attività essenziali o facendo la spesa vicino casa. E subito ha minacciato non precisate “azioni più drastiche” se necessario. I giornali ieri hanno già riportato lamentele di gente fermata mentre passeggiava, e c’è una certa confusione su cosa è effettivamente permesso. I parchi sono aperti ma le aree giochi dei bambini sono off-limits. Comunque niente autocertificazioni.
In Cina, almeno per le province di cui ho informazioni di prima mano, Shanghai e lo Zhejiang, vi posso dire che il lockdown era quasi completo, solo che è applicato a livello di “complesso residenziale”. La maggioranza delle persone nelle grandi città vive in complessi recintati, gruppi di mega-condomini di venti piani o più, con una sicurezza interna e un responsabile rappresentante del partito. Le regole applicate quasi ovunque sono che solo un membro di ogni nucleo familiare può uscire dall’appartamento una volta ogni due giorni per comprare cibo e articoli di prima necessità. Con il fatto che le restrizioni sono iniziate durante le vacanze e quasi nessuno stava lavorando, non hanno dovuto fare tanti distinguo, i pochi autorizzati a uscire hanno ottenuto documenti ufficiali. Assolutamente vietato passeggiare per la gente comune, e la polizia ci è andata giù pesante con i trasgressori. E un commento per chi ora invoca il modello cinese che ci salverà dal virus: queste misure sono un’ulteriore e terribile stretta sulla libertà e il benessere delle persone, e solo il fatto che in Cina la libertà personale è già molto limitata ha permesso di applicarlo senza troppo clamore. Onestamente amo molto la Cina e la sua gente per una vasta serie di ragioni, ma sul piano politico e di governance credo che sarà (o è già) la distopia che dovremmo evitare, una combinazione di nazionalismo razzista, capitalismo di stato e stato di polizia che a me sembra il sogno di ogni fascista (finché è dal lato giusto del manganello). Chi lo addita come esempio dovrebbe riflettere meglio su quale futuro si prospetta.
P.S. Leggo Giap da una decina d’anni, da quando ho partecipato all’Onda, ma questo è il primo commento. Sapevate di avere lettori all’altro capo del mondo?
I cinesi si incazzano con la polizia.
Sommossa nell’Hubei dopo la quarantena, a migliaia assaltano la polizia
I disordini sul ponte che attraversa lo Yangtze al confine con la provincia dello Jiangxi. I residenti esasperati per le restrizioni agli spostamenti individuali che permangono dopo la fine dell’isolamento
https://www.agi.it/estero/news/2020-03-27/agenti-picchiati-hubei-coronavirus-7931194/
Succederà anche qui.
Su twitter dicono che la notizia non è attendibile perché la fonte è “voice of america”. Io boh. A me pare talmente ovvio che la gente abbia voglia di spaccare tutto dopo due mesi di isolamento coatto (e con un “no future” gigantesco come aspettativa di vita), che “voice of america” o meno, sarei molto più scettico se mi si dicesse che in cina va tutto bene madama la marchesa.
Ma bome, adesso va bene anche Voice of America?
Nessuno ha detto che «va bene» anche VoA, ma che una notizia così – sempre da verificare incrociando le fonti – ha una sua plausibilità, non è stata l’unica di quel genere e VoA non è l’unica fonte ad avere riportato episodi paragonabili. Che ci siano tensioni, conflitti, manifestazioni clandestine e sommosse è perfettamente credibile, anche nel quadro della situazione come l’ha certosinamente descritta in questi mesi il sito cinese anticapitalista Chuang. A meno di non credere che in Cina non ci siano classi sociali, contraddizioni sociali, conflitti sociali, e che qualunque notizia di scioperi, lotte, dissensi sia parte di un complotto imperialista. Ma non penso che tra i presenti qualcuno sia così scemo da avere un approccio del genere, come nessuno è così ingenuo da pensare che tutto quel che dice VoA sia vero, o viceversa, così paranoico da pensare che tutto quel che dice sia per forza fattualmente falso.
Per favore, manteniamo il focus di questa discussione: differenze tra i provvedimenti che stanno prendendo i vari paesi in tema di libertà di movimento, attività fisica all’aperto e uso degli spazi pubblici. Tra ieri e oggi si è cominciato a “traccheggiare” di qua e di là, mentre questo post è stato pensato come uno strumento molto specifico e pratico, per raccogliere nel thread testimonianze e comparazioni.
Sul fatto che le cose in Cina stiano andando benissimo io ho dubbi molto seri, e non perché lo scrive VoA. Simone Pieranni ieri diceva su Radio1 che i numeri reali sui morti a Wuhan sono di almeno un ordine di grandezza superiori a quelli ufficiali. Visto che va per la maggiore esaltare il modello cinese, e visto che le cose in Italia sono così tetre anche perché “dobbiamo mostrare al mondo di avere i coglioni come i cinesi”, io penso che fare un po’ di analisi critica di quel che è successo e succede in Cina sia importantissimo. Popolo disciplinato e obbediente un par di palle. Le proteste ci sono, ad esempio quelle degli operai che hanno costruito in 10 giorni un ospedale dal nulla, e non sono ancora stati pagati. Non ci devo credere perché lo scrvono a Hong Kong? Mi sembra di essere tornato ai tempi di Chernobyl, quando i vecchi della sezione del PCI dicevano che era tutta una montatura della propaganda occidentale. Con l’aggravante che ora non c’è nemmeno un simulacro di socialismo da difendere acriticamente, ma solo un sistema sociale oppressivo e tecnocapitalista. Credo che mostrare le crepe del metodo cinese sia utile a rompere l’incantesimo che permette a troppi di dire che “in Italia ci sono ancora troppe persone in giro” e che “dobbiamo fare come in Cina”.
Ciao, vorrei segnalare questa piccola curiosità.
Nelle informazioni che dà la città di New York riguardo al Corona virus (https://www1.nyc.gov/site/doh/covid/covid-19-main.page) nella lingua inglese si legge:
Daily Activities
Stay home. All New Yorkers — healthy or sick — must stay home. You should only leave your home for essential tasks, such as work (if you work for an essential business or entity), getting groceries and supplies or essential medical care. You may also leave for solitary exercise. Try to use delivery services when possible.
When you must go out for essential tasks or solitary exercise, keep at least 6 feet of distance between yourself and others.
Nella versione italiana diventa:
Attività quotidiane
Resta a casa. Tutti i newyorkesi — in buone condizioni di salute o ammalati — devono restare a casa. Devi uscire di casa solo per motivi essenziali, quali lavoro (se lavori per un’azienda o ente essenziale essenziale) o per procurarti generi alimentari, provviste o assistenza medica urgente. Usa i servizi di consegna a domicilio quando è possibile.
Quando devi uscire per motivi essenziali, mantieni almeno sei piedi (1,80 metri) di distanza dalle altre persone.
Chissà, forse gli italiani si portano dietro la propria demenziale normativa che impedisce loro di fare attività fisica all’aperto e in solitaria.
Aggiungo un articolo entusiasta di qualche giorno fa del nyt sulla corsa ai tempi del coronavirus (“… a mini boom is emerging in running, a natural for social distancing”).
https://www.nytimes.com/2020/03/19/sports/running-exercise-coronavirus.html
“(Some New York City paths, however, have gotten crowded with runners and walkers, making social distancing even there a challenge.)”
Significative le parentesi! (E il plug per le scarpe Nike.)
Mi chiedo se impostando il discorso fin dall’inizio in termini di diritto alla salute di tutti, invece che lasciarlo alla rivendicazione di individualità inviolabili, ci sarebbe stata meno pressione sociale sui “runner”. E come andranno le cose a New York, da quel punto di vista.
Alla fine non penso sia stato un esempio di “caccia all’untore”: l’untore è qualcuno che, paranoicamente, si crede intenzionato a danneggiare la salute pubblica; quell’antipatia invece mi sembra si giochi sul piano della responsabilità, sul confine tra individualismo e senso del bene comune.
Breve aggiornamento dall’Austria, anzi da Vienna che in quanto “città-stato” fa Bundesland a sé, dove del modello italia se ne sta facendo a meno:
– Si può uscire di casa in compagnia delle persone con cui si vive, mi è stato detto però che sono state fatte delle multe ad alcune persone che stavano in gruppo ed erano più di cinque persone. E’ una voce che mi è arrivata e, per quanto la ritenga affidabile, non ho prove documentarie.
– I parchi sono aperti, si può andare a correre a passeggiare a leggere un libro e non c’è un limite di tempo.
– Le aree giochi – sia per adulti che per bambini – sono chiuse ma bambini in giro coi genitori ne ho visti. Mancano i gruppi di bambini degli asili che quotidianamente si potevano vedere in giro, sia nei parchi a passeggiare e fare attività all’aperto che nelle aree giochi.
– Non dobbiamo autocertificare nulla.
– Sono aperti i supermercati, le drogherie, le farmacie e stamattina ho visto che anche i due chioschi che vendono frutta e verdura – nel mercato che ho vicino a casa – erano aperti.
Le aree cani sono aperte.
L’invito è di restare in salute “Bleibt Gesund”, anche se da qualche giorno circola parecchio il “Bleib zu Hause”. Mi rendo conto che comunque in tutti questi giorni ho seguito molto di più le notizie che arrivavano dall’Italia, che non la situazione che ho intorno. E il motivo non è tanto a causa dell’eccellenza della gestione italiana, del millantato esempio per l’Europa intera, ma a causa delle scelte assurde che sono state fatte e conseguente disastro sociale. A ogni modo la situazione qua è diversa,”sembra il paradiso” mi ha tristemente scritto un amico dall’Italia, e spero che regga.
ps: sul mio sito ho pubblicato la seconda parte de “Like cake in a crisis” https://yamunin.com/?p=1319 in cui racconto anche un po’ della situazione (mia ma non solo mia) lavorativa
Ciao, vi leggo da un pezzo ma ho fatto un account solo per darvi una descrizione di come stanno le cose in Germania.
Abito a Berlino e sono a casa da quando ci hanno messo in home office due settimane fa. In questi giorni sono uscito sporadicamente, ma come avete giustamente scritto l’invito è di evitare i contatti sociali più che blindarsi nei propri appartamenti. Non serve autocertificazione e si può uscire di casa per andare a fare commissioni (spesa, ma anche le librerie sono aperte per fare un esempio), andare a trovare la famiglia, recarsi in luoghi di culto o fare attività fisica, che anzi è (traduco letteralmente da quanto mi dice la morosa madrelingua) “strettamente consigliata”.
Le tre principali linee guida del ministero federale della salute per evitare il coronavirus, propagandate in più lingue sui social network, sono (a memoria) 1) di tossire e starnutire nel fazzoletto o nel gomito, 2) di lavarsi bene e spesso le mani, e 3) di cercare di mantenere le distanze il più possibile e fare “social distancing”. Niente #stateacasa governativo, anche se è consigliato.
In giro per il mio quartiere, la situazione sembra quasi quella di una domenica permanente, con molti negozi chiusi e persone e famiglie a passeggio. Unico elemento straniante, il fatto che sembriamo tutti molto più cauti nello scegliere le nostre traiettorie, la gente si gira molto al largo. Oggi al parco molta gente a piedi o in bicicletta o seduta a prendere il sole, ma anche lì tutti distanti, e niente gruppi o comitive. Un paio di pattuglie di poliziotti facevano la ronda, immagino per scoraggiare assembramenti.
L’impressione che ho avuto parlando con colleghi tedeschi è che già queste misure siano percepite come molto restrittive, ma si fa atto di responsabilità civica e le si accetta. Non so quanto sarebbe accettabile un coprifuoco generale all’italiana.
La Germania è comunque stato federale, quindi ogni Land può fare le sue norme, e girava voce che in Baviera le ordinanze siano lievemente più restrittive che qui, senza comunque arrivare ai livelli Italiani.
Mia figlia vive ad Augsburg, vicino Monaco, in Baviera. Può uscire con la coinquilina, un’altra stdentessa, e ieri il comune ha effettuato ugualmente la votazione per l’elezione a sindaco della città tramite posta. I cittadini hanno ricevuto una busta che si poteva o rispedire o mettere in una cassetta vicino al comune.
Nei supernercati si può entrare senza fare la fila fuori. Alle casse ed all’interno viene richiesta la distanza minima di un metro.
Anche la mia morosa è bavarese, e mi dice che continua ad uscire di casa per le sue passeggiate senza problemi. Comunque, dice che la grandissima parte degli edifici pubblici o aperti al pubblico è chiusa.
Confermo che anche oggi, bellissima giornata, è pieno di gente a passeggio o in bici, inclusi alcuni “assembramenti” di persone che chiacchierano tutti a 1-2 metri di distanza l’una dall’altra. Quasi comico, se il motivo non fosse tragico. Il mercato del sabato era sempre nella solita via, forse con qualche bancarella di meno. Sul supermercato non so dire perchè non sono entrato. I negozi aperti fanno entrare solo 1-2 persone per volta, o fanno servizio attraverso la porta (ordini e ti portano le cose).
Nota di colore, sulla recinzione del parco/cimitero dietro casa mia, uno striscione con pugno chiuso rosso stilizzato recitava “Ce la faremo insieme” e un secondo “Nessuno venga lasciato indietro”.
Rispondo qui a chi scriveva della necessità di andare in giro con l’ Anmeldungbescheinigung. Da quanto so io – e poi magari sbaglio perchè ultimamente seguo più la situazione italiana che quella tedesca – bisognerebbe avere con se un documento di identità che riporti il luogo di domicilio. Il problema è che può succedere che indirizzo sul documento e indirizzo reale di domicilio non coincidano, p. es. studenti che hanno sulla carta d’identità il vecchio indirizzo. In questi casi l’unico documento che può dimostrare il domicilio nel tal indirizzo è appunto il foglio dell’anmeldung, ovvero la registrazione nel nuovo comune di domicilio. Dato che non ci sono restrizioni di movimento in termini di distanze, credo che sia per permettere di verificare che persone abitanti nella stessa casa siano in giro insieme se fermate (come nell’esempio della figlia di Provolone). Mi fa ridere che la polizia di berlino consigli di fare l’Anmeldung anche se temporaneamente in città perchè trovare un appuntamento in municipio che non sia a un mese e mezzo di distanza è impossibile.
Le informazioni sulla Spagna sono quasi tutte errate. Innanzitutto non è né è mai stato uno stato federale. Con l'”estado de alarma” tutte le competenze in sanità e sicurezza sono state centralizzate e la sicurezza è affidata al ministro degli interni che la gestisce via esercito con tanto di generali a dare il bollettino quotidiano a reti unificate.
Anche l’acquisto di materiale sanitario passa tutto da Madrid, che lo ridistribuisce o perfino requisisce (quando gli pare) alle altre comunità. Eventuali decisioni a livello regionale richiedono NECESSARIAMENTE l’approvazione del ministero. Per es. le Baleari sono riuscite a sospendere i voli e a chiudere i porti, cosa che non è stata concessa a nessun’altra regione e sia gli aeroporti che i TAV (e corriere interregionali) sono tuttora funzionanti, senza quasi nessun controllo.
In teoria ci sarebbe bisogno di un’autocertificazione che però nessuno controlla, tranne qualche eccezione il fine settimana o nelle città meno popolate. Tutte le attività produttive sono permesse, comprese quelle non essenziali.
Mettere la bandiera repubblicana per rappresentare la Spagna direi che è un insulto all’intelligenza, visto che psoe e podemos hanno di fatto consegnato il controllo dello stato (e relativo esercizio della violenza) all’esercito, il cui capo è, fino a prova contraria, un re. E della peggior specie.
Correggiamo: la Spagna non è in effetti uno stato federale. Non abbiamo trovato notizia dell’autocertificazione, né sul sito del governo centrale, né su quelli delle diverse comunità. Ci puoi girare un link? La si può scaricare da qualche parte, come in Italia o in Francia?
Tutte le altre informazioni sono corrette e verificate.
Verificate in che senso? Le competenze in sanità e sicurezza sono state accentrate dallo stato. I mossos della Catalogna, per esempio, ora rispondono a Grande-Marlaska e il responsabile agli interni della Catalogna NON può prendere iniziative senza l’autorizzazione del governo centrale. Le autorità locali NON hanno il potere di confinare ulteriormente una città o un paese con focolai importanti SENZA l’autorizzazione del governo centrale. Il ministro della sanità spagnolo ha perfino la facoltà di reclutare (=togliere) medici dalle altre regioni. Le regioni possono semplicemente fare da “gestori” e chiedere il permesso: in alcuni casi (Baleari) accolto e in altri no (IMPEDISCONO di confinare la Catalogna e Murcia nonostante la richiesta dei rispettivi governatori).
Il link dell’autocertificazione della mia regione è questo: https://it.scribd.com/document/452619492/Certificat-Autoresponsable-Desplacament#from_embed
E questo è il link al video surreale del volo Malaga-Barcellona di oggi, pieno zeppo di passeggeri esenza rispettare le distanza di sicurezza. Uno delle decine di voli ancora attivi all’aeroporto di Barcellona nonostante sia stato supplicato in ginocchio di interrompere i collegamenti aerei, ferroviari e con corriere con le altre regioni della penisola. Se volessi, dopodomani potrei volare a Granada da Barcellona senza alcun inconveniente.
https://twitter.com/AlbanoDante76/status/1243630177931968515?s=19
Ripeto quello che ha scritto il mio socio: quello che c’è scritto nel post a proposito della Spagna è verificato o quantomeno abbiamo fornito la fonte ufficiale, basta rileggere quello che c’è scritto e usare il link. Ci siamo occupati, come per gli altri paesi, delle differenze con l’Italia a proposito di «attività all’aria aperta, uscite con i figli e utilizzo degli spazi pubblici»
Non possiamo rispondere a chi contesta quello che nel post non c’è scritto, e siccome del sistema sanitario spagnolo non abbiamo scritto, la tua contestazione è del tutto fuori fuoco. Non si capisce nemmeno cosa tu ci stia contestando, sinceramente.
Su centralizzazione/regionalizzazione della sanità in Spagna non abbiamo le competenze per scriverne, sappiamo solo che in Italia la regionalizzazione della sanità è stata co-fattore rilevantissimo della catastrofe che stiamo vivendo, ma non ne concludiamo automaticamente che la lezione sia esportabile.
L’autocertificazione che linki, dice MAGA qui sotto, è richiesta solo in Catalunya, a riprova, come scrivevamo, che ogni comunidad autonoma ha preso provvedimenti diversi.
La bandiera repubblicana l’abbiamo messa in onore a quello che la Spagna sarebbe potuta essere, e perché c’è un precedente: anni fa, in un altro post dove usavamo le bandiere per passare in rassegna diverse situazioni, avevamo messo la bandiera dello stato monarchico post-fascista e compagn* di varie parti di quel paese ci avevano scritto dicendo, giustamente, che non era un bel vedere. Così mettemmo quella della Repubblica e fu tutto un:: – Eddài! Grande! In culo ai Borboni! – Stavolta invece qualcuno piglia acido perché c’è quella della Repubblica, è destino che qualunque simbolo si usi si urti questa o quella sensibilità, ma stavolta non la cambiamo.
È vero, per il modello delle «comunidades autonomas» non si usa il concetto di «federazione», era sbagliato tecnicamente, non solo di fatto. Corretto.
Attendiamo la fonte sull’autocertificazione.
Il link dell’autocertificazione l’ho messo nell’altra risposta. E questo è il link al video surreale del volo Malaga-Barcellona di oggi, pieno zeppo di passeggeri e senza rispettare la distanza di sicurezza. Uno delle decine di voli ancora attivi all’aeroporto di Barcellona nonostante sia stato supplicato in ginocchio dalle istituzioni catalane di interrompere i collegamenti aerei, ferroviari e con corriere con le altre regioni della penisola. Se volessi, dopodomani potrei volare a Granada da Barcellona senza alcun inconveniente.
https://twitter.com/AlbanoDante76/status/1243630177931968515?s=19
Sinceramente, non so dove abbiate verificato le informazioni. Nemmeno i tamponi si possono comprare senza passare da Madrid. I 650.000 tamponi-fake comprati questa settimana dal ministero della sanità spagnolo da una ditta cinese senza licenza dovevano essere distribuiti in tutta la Spagna.
https://www.lavanguardia.com/vida/20200327/48115149343/gobierno-admite-compra-test-china-coronavirus-defectuosos.html
Nel post non ci siamo occupati né di treni né di tamponi.
«Sinceramente, non so dove abbiate verificato le informazioni.»
Per toglierti la curiosità bastava cliccare il link nel post.
Questo per quanto riguarda le cose che abbiamo scritto.
Per quanto riguarda le cose che non abbiamo scritto – ad esempio, non abbiamo scritto di treni, né di tamponi, né dell’allunaggio del 1969 – non saprei: come si dimostra di aver verificato le informazioni su qualcosa che non si è scritto?
Le informazioni sulla Spagna dell’articolo sono corrette ad eccezione di quella sullo stato “federale” che -come è già stato segnalato- si basa sul modello delle “comunidades autonomas” (CCAA).
Abito nel hinterland di Valencia, ultima capitale della Repubblica Spagnola.
– Qui non c’è bisogno di autocertificazione ne documenti per uscire.
– Non si può uscire per fare attività all’aria aperta e molti spazi pubblici sono vietati ma non tutti.
Secondo me la più grande differenza con l’Italia è che qui si fa molta leva sulla responsabilità e solidarietà. E non sulla repressione.
E così, riguardo ai bambini e altre persone che hanno bisogno di uscire, il problema viene proprio da quello che qui chiamano in forma sprezzante “policías de balcón” (poliziotti da balcone) e non dalle FdO. Comunque credo che bisogna anche capire un po’ a questi poveracci, sicuramente sono dei soggetti a rischio che con un occhio stanno tutto il giorno a sorbire il bombardamento terroristico mediatico/televisivo e con l’altro occhio guardano dalla finestra a beccare i “passeggiatori”. Davanti casa mia, quando il tempo lo permette, si vede sempre qualcuno che fa due passi.
Con l'”estado de alarma” certe competenze in sanità e sicurezza sono state centralizzate. Ma il grosso della gestione rimane nelle mani del governo autonomo, nel caso specifico della Generalitat Valenciana in queste ultime due settimane: compra di materiale sanitario aggiuntivo, assunzione (con regolarizzazione) di residenti stranieri con competenza medica/infermieristica, creazione di un gruppo di medici/infermieri “di ricambio”, strutture di emergenza.
È decisamente FALSO che “la sicurezza è affidata al ministro degli interni che la gestisce via esercito con tanto di generali a dare il bollettino quotidiano a reti unificate”. O meglio, come nel caso della sanità, certe competenze sono affidate al ministro del interno, ma a quanto mi risulta l’esercito sta impegnando la sua Unidad Militar de Emergencias (UME) in due questioni: residenze di anziani e disinfezione di luoghi pubblici. I bollettini quotidiani sono fatti dal direttore del Centro de Coordinación de Alertas y Emergencias Sanitarias del Ministerio de Sanidad, Fernando Simón, che a volte è solo e altre volte è accompagnato da un capo della Polizia, un generale dell’Esercito e anche altri membri del governo centrale.
L’autocertificazione linkata da urtzu67 è richiesta soltanto dalla Generalitat de Catalunya (a verifica che ogni CCAA gestisce certe cose in modo diverso). Ma è vero anche che la circolazione tra le diverse regioni in tutta Spagna non è vietata, e i test comprati dal governo centrale non servono a niente.
Notizie dirette da Berna, Svizzera, subito al di là del ferale confine lombardo, per ora sui diecimila contagiati: scuole e università chiuse da una decina di giorni, così come molti negozi, l’invito è al restare a casa, soprattutto per chi ha più di 65 anni, ma si può ad esempio uscire “per aiutare altre persone”, mentre qui a Bologna un amico in zona Santo Stefano sono venti giorni che non riesce ad andare a trovare la madre ultraottantenne a Minerbio dopo esplicito divieto dei carabinieri del loco in quanto dichiarata autosufficiente.
Tornando alla Svizzera: parchi e giardini sono aperti, i bambini giocano insieme nei cortili fino in numero di cinque. Praticamente una folla.
E ancora sui bambini: i singoli cantoni offrono servizi di custodia per quelli i cui genitori stanno continuando a lavorare. Il tutto fino al 19 aprile.
Insomma, si vive.
Ciao. Nella parte italiana della Svizzera, cantone Ticino, confinante con la Lombardia e con una situazione “simile” a quella del nord italia a livello di curva dei contagi e di diffusione, la situazione è la seguente:
– (hanno appena sospeso il traffico ferroviario tra svizzera e italia)
– 1837 contagi per 93 vittime (popolazione di circa 400.000 abitanti)/ incidenza di 515 casi per 100.000 abitanti
– fino al 5 aprile chiusi cantieri e attività lavorative
– non esiste autocertificazione e non esiste divieto d’uscire
– controlli frequenti di polizia su tutto il territorio e frontiera semi bloccata (passaggio permesso solo per residenti, per motivi lavorativi provati e per transito)
– vietati assembramenti di più di 5 persone ma “permesse” con moderazione e buonsenso uscite brevi per passeggiate, esercizio fisico.
– divieto o spesa consigliata per over 65 anni.
– in generale il numero di contagi è in costante crescita
magari una riflessione a livello di similitudini con il nord italia è che comunque non esiste il divieto totale di uscita, anzi il medico cantonale dottor Merlani, consiglia passeggiate ed esercizio fisico all’aria aperta con buonsenso e responsabilità e soprattutto la decisione – contestata inizialmente dal governo federale e poi accettata e tuttora fortemente criticata da economiesuisse – di chiudere tutto il settore lavorativo non necessario (quindi fabbriche, cantieri, grande produzione, ecc. ecc.)
Grazie per il lavoro di indagine e per le informazioni utili nei vari articoli.
Ciao cari, grazie per lo sbatti a mettere insieme questo collage.
Secondo me per stare al passo di un post del genere serve uno sforzo che va al di là della banda anonima. Faccio una proposta di metodo: perché non facciamo una mailing list fra vari paesi dove sistemiamo quello che c’è da sistemare, mettiamo i riferimenti dove mancano e aggiorniamo queste informazioni in evoluzione? Una cosa dal taglio critico, senza sfociare nell’assistenziale/vertenziale.
Nel merito, scrivo dopo averne parlato fra italianx in Germania, senza pretese di correttezza e al momento senza fonti.
– Ci sono stati alcuni tentativi di coordinare la risposta alla pandemia a livello federale, ma la situazione varia strutturalmente da Land a Land perché ognuno ha il proprio ministero della salute.
– Come misura minima federale, sono vietati gli assembramenti sopra le due persone (con l’ovvia esclusione dei nuclei familiari, ma in Italia i bimbi contano meno del cane). Si può andare in giro in coppia ma a più di un metro di distanza.
– Mi riferiscono che in Baviera, Saarland, Sassonia e a Friburgo ci vuole la certificazione del medico o del datore di lavoro per uscire di casa se esci per motivi di salute o di lavoro. (questa misura è ancora più stringente che in Italia). Manco a dirlo, la Baviera è stato il primo Land ad adottare questo provvedimento.
– A Berlino pare chiedano l’Anmeldung (l’attestazione di domicilio) per chi non ha scritto il proprio domicilio o la propria residenza su un documento di riconoscimento. Forse ne sa meglio questo commento che ci vive. Per chi è temporaneamente in visita, una compagna di Berlino mi riferisce che la polizia ha consigliato comunque di iscriversi.
Se qualcun* è interessat* alla proposta di diorama, noi abbiamo gli indirizzi email che avete usato per iscrivervi a Giap e, col vostro permesso, possiamo mettervi in contatto tra voi extra blog.
Io posso dare il mio contributo da Parigi, in caso.
Se serve una mano dal Belgio io ci sono.
Ottimo, raccogliamo ancora qualche adesione poi vi mettiamo in contatto.
Ne approfitto per segnalare che ieri sera in Belgio c’è stata la conferenza stampa del consiglio nazionale di sicurezza, durante la quale il primo ministro del governo di emergenza (il Belgio stava senza governo dalla fine del 2018) ha ribadito che le regole non cambiano, ma che i controlli saranno più frequenti con multe da pagare subito (250 euro per i contravvenenti, 750 euro per i commercianti).
In merito all’attività fisica, e rispetto a quanto già riportato nel post, si è precisato che si può uscire a prendere aria a distanza di 1.5 m, ma limitatamente nel tempo: restare fermi in un parco è proibito, per esempio. Nel mio quartiere hanno già da qualche giorno coperto le panchine (ma nemmeno tutte) a forma di X con nastri della polizia.
Ora che dopo mesi e mesi di cielo grigio e pioggia è finalmente arrivato il sole, restare in casa è psicologicamente difficilissimo. Mi sembra di capire che le forze dell’ordine godano di piena discrezionalità nello stabilire chi multare e perché. Si resta statici tirando due calci ad un pallone? Facendo stretching o quattro flessioni? Staremo a vedere.
Intanto qualcuno già prova a vietare l’accesso a un parco non recintato: https://www.rtbf.be/info/regions/bruxelles/detail_coronavirus-le-parc-de-forest-desormais-fermer-aux-promeneurs?id=10464970.
Stavo per scrivere la stessa cosa riguardo le nuove misure in Belgio di ieri sera, che si estendono fino al 19 aprile (https://www.thebulletin.be/coronavirus-belgium-information-covid-19-questions-answers), e posso anch’io dare una mano a monitorare la situazione.
Questa mattina ho fatto il solito giro in bici ad Anversa: le zone turistiche sono pressoché deserte mentre i parchi e il lungofiume sono piuttosto frequentati. Nel parco più grande della città ci sono persone che vanno in bici, corrono o passeggiano da sole o in coppia, col cane, con i bambini, rispettando le distanze. Se non fosse per le aree attrezzate e di ristoro chiuse e se circolassero meno pattuglie non si vedrebbe la differenza.
Nonostante le restrizioni di ieri riguardo il sostare o lo stendersi nei prati, ho visto diverse persone sedute sulle panchine a leggere o rilassarsi, con le pattuglie parcheggiate vicino che le lasciavano in pace, almeno mentre passavo di là. Non ho visto persone stese o i piccoli pic-nic che c’erano fino a ieri. Rientrando, c’erano padre e figlio che tiravano due calci al pallone in una piazza vuota.
Come diceva Roy C., ora che spunta il sole dopo mesi grigissimi e piovosi credo sarà impossibile tenere le persone rinchiuse a casa e limitare troppo le uscite.
PS: Ho incontrato due tizi che confabulavano vicino al vecchio porto. Dicevano di chiamarsi Eloi e Lot e vi mandano i loro saluti.
posso dare una mano anch’io
Ok, siete già in cinque, intanto mettiamo in contatto voi, poi se si aggiungono altre persone ve la “mandiamo” :-)))
Posso dare un contributo dal portogallo. C’è ancora spazio in mailing list?
Certo! Ti mettiamo in contatto. Intanto, se ti va, raccontaci come va lì riguardo a restrizioni, movimenti, spazio pubblico…
Ciao Diorama, scusa, un commento che non c’entra e che faccio qui ma che avrei voluto/ potuto fare altrove perché non sei il solo/a a dirlo: un cane conta quanto una persona, bambino o adulto che sia. Per la legge conta molto molto meno di una persona, eccetto che in questa circostanza e mica per motivi ” umanitari ” ma solo per motivi di ” igiene “. Tutto come sempre ascrivibile alla cornice di lotta al degrado che in questo caso è lotta al degrado, allo sporco e alla proliferazione dei batteri in casa tua e che, quanto pare, si può evitare portando solo fuori il cane per le passeggiate igieniche. Scusa, non è una polemica nei tuoi confronti. Semplicemente mi domando se questa sottile razzista ironia nei confronti di un’altra specie non possa alimentare poi qualunque altra forma di razzismo. Tutto qui. Se questa presunzione di essere superiori non sia la causa di tutti i nostri problemi. Scusa. Non è un commento rivolto a te nello specifico. Ciao.
Negli Stati Uniti, purtroppo, Trump sta cercando con tutte le sue forze di fare dell’epidemia un problema puramente politico, il che non solo sta rallentando la risposta pratica all’epidemia, ma sta anche inquinando completamente il dibattito
Su Twitter pressoché tutti gli americani che seguo e vari influencer da loro citati pregano per il lockdown all’italiana (“shelter in place”, anche se il termine ha sfortunate associazioni con la paranoia atomica della Guerra Fredda e si sta cercando una formulazione nuova), ma è più che altro una reazione all’incompetenza e alla faziosità di Trump, reazione così forte da addormentare il senso critico: molte di queste persone in “tempo di pace” denunciavano la discriminazione sociale e razziale, gli abusi di polizia ecc. (problemi di gravissima entità negli USA), ed è evidente che nella loro mente non abbiano ancora fatto il collegamento e capito le reali implicazioni del lockdown
Tutte queste persone non possono non ricordare il disastro-nel-disastro della gestione dell’uragano Katrina e l’esplosione di violenza (e disinformazione) razzista che ne scaturì. Non possono non ricordare l’ordine dato alla polizia di giustiziare sommariamente i “saccheggiatori” (persone che recuperavano beni, indispensabili e non, da negozi distrutti e abbandonati – azione che, in una memorabile gaffe della stampa, era considerata looting, “saccheggio” se fatta da neri, o semplice finding, “rinvenimento” se da bianchi). Ma, anche criticando Trump, sono prigionieri del suo frame
Le persone che stanno dalla parte di Trump, se possibile, sono messe ancora peggio, perché credono alle sue parole: due settimane fa, meno di metà dei repubblicani credeva che la minaccia del virus fosse reale; da allora, questo effetto di distorsione della realtà si è ridotto di molto, ma non azzerato
Segnalo che New York hanno deciso di chiudere delle strade al traffico per poter garantire maggiori e più sicuri spazi per l’attività fisica dei singoli.
https://www.youtube.com/watch?v=nlHlx1ONcZU
Dal minuto 5 in avanti.
Buona idea. Ci avevo pensato, soprattutto in previsione del periodo pasquale, in cui il traffico sarà comunque molto ridotto.
Chissà se per Pasqua assisteremo a una resurrezione del buon senso e potremo permetterci una passeggiata in solitaria o coi figli? Non ho ancora perso completamente la speranza.
Questo è un articolo del Post che riassume in modo schematico la situazione generale relativa ad altri Paesi più che altro con riferimento ai casi accertati e alle misure economiche adottate.
https://www.ilpost.it/2020/03/26/coronavirus-mondo-aggiornamenti-2/
Segnalo anche, sempre in tema “esteri”, che gli ormai tanto acclamati virologi si comportano come bulletti della scuola dell’infanzia.
https://m.dagospia.com/burioni-e-lopalco-godono-per-boris-johnson-positivo-forse-stiamo-esagerando-231472
Lopalco che scrive «il virus ci vede benissimo» mentre si infettano e muoiono lavoratori, soggetti deboli, poveri, e Burioni che gli dà il like. Non serve commento se non un «Bleah».
Torniamo in tema che è meglio.
Lopalco è stato mio professore di Epidemiologia e mi rattrista vedere che l’amicizia con Burioni l’abbia condotto sulla sua stessa linea.
Morti di fama.
Altro ottimo articolo del vostro blog che non conoscevo.
In sintesi solo in Spagna hanno adottato misure simili alle nostre e solo in Italia stanno criminalizzando i runner.
Concordo. Lo ho segnalato perché pare che anziché concentrarsi sull’aspetto prettamente scientifico anche i medici anelino a diventare stars dei social e godano nell’apprendere che Boris, aspramente criticato per aver sostenuto la teoria dell’immunità di gregge, abbia contratto il virus. In realtà non è detto che ciò gli abbia fatto cambiare idea.
E ad ogni modo esistono autorevoli scienziati ( v.prof Tarro) che non la considerano tanto campata per aria.
Attualmente comunque ad essere centrata dal mirino dei nostri è la Svezia perché ha adottato un atteggiamento molto soft e pare che l’andamento dei contagi, nonostante ciò, non si discosti significativamente da quello dei paesi limitrofi che invece, pur senza cadere nel delirio dittatoriale italiano, hanno optato per strategie più rigide di contenimento. Il problema è che nel nostro paese il concetti di “quarantena” e “distanziamento sociale” che sarebbero dovuti rimanere separati si sono sovrapposti.
Esatto, sui media l’uso improprio del termine «quarantena» come sinonimo di contenimento e addirittura di distanziamento ha dilagato, ma la quarantena è un provvedimento specifico e mirato riservato ai contagiati, e ha una durata prefissa. La totale sovrapposizione tra quarantena e distanziamento sta tenendo un intero Paese agli arresti domiciliari preventivi sine die. Cosa che, come si vede dal prospetto sopra, al momento è una reazione iperbolica molto italiana (nell’accezione data all’aggettivo da Stanis La Rochelle), nella quale si leggono tutti i fantasmi, tutte le ossessioni, tutti i riflessi condizionati della nostra cultura. A cominciare da una concezione di «assembramento» che, all’insaputa di quasi tutti coloro che la adottano e propagano, viene direttamente dal ventennio fascista.
A proposito di come stanno gestendo l’epidemia in Svezia, riproponiamo l’articolo di Roberto Salerno (qui su Giap @robydoc) uscito l’altroieri:
Adulti e ragazzini
Lo ho letto ieri e ho pensato all’abisso culturale. Qui ci trattano come fanciulli di tre anni che devono ubbidire senza fiatare semplicemente perché ciò viene imposto dall’alto. Il che dal punto di vista pedagogico è errato perché a chiunque, anche ai bimbi, bisogna sempre fornire motivazioni valide riguardo un divieto. Però notare il commento in calce: un invito a non mettere in discussione l’operato italiano, a non confrontarlo con altri paradigmi perché non bisognerebbe sommare ulteriori frustrazioni! Ma perché esiste situazione più avvilente dell’essere privati della propria libertà senza che i confini delle limitazioni siano netti, temporanei e soprattutto motivati? Almeno potremo esprimere il nostro dissenso o dobbiamo pure autocensurarci?
Dalla lettura del vostro excursus sulle misure in vigore in altri Stati mi pare emerga, oltre alla mancata previsione della demenziale autocertificazione ( perché dubito che in Francia e Spagna che pur la hanno introdotta sia altrettanto arzigogolata), la deroga all’obbligo di distanziamento per coloro che appartengono ad uno stesso nucleo familiare o che comunque convivano. In Italia invece si ode questa continua litania dell’evitare assembramenti ( termine odioso e che andrebbe declinato nella sua sottesa accezione che nulla ha da spartire con l’aspetto epidemiologico) e siamo al paradosso che anche le persone che vivono sotto lo stesso tetto rientrino nella categoria! È sconcertante. Ma perché dovremmo accettarlo? È un dogma o si può mettere in discussione?
Solo una piccola precisazione riguardo all’autocertificazione in Spagna: al momento ci risulta che esista solo in Catalunya. Il resto è giustissimo.
@Mandragola01 io non ho trovato questa cosa del distanziamento per conviventi, dove è indicato? Mi rileggo il decreto
L’obbligo di distanziamento in caso di uscita di casa è per tutti, Mandragola sta dicendo che nel decreto non è esplicitata alcuna deroga per chi già sta a contatto quotidiano in quanto convivente.
Nei nostri 85000000 decreti e nella giungla delle ordinanze ( regionali, comunali e chi più ne ha più ne metta) che sono tra l’altro illeggibili tale è l’enfasi del vietare tout court si rimarca che ogni attività lecita deve essere sempre svolta in forma individuale, mentre dall’analisi delle misure estere mi pare di capire che queste prevedano la deroga ( ovvia) per le persone conviventi.
Inoltre le nostre zelanti forze dell’ordine non tirano dritto di fronte a situazioni palesemente non foriere di alcun pericolo come molti qui testimoniamo accada invece in altre Nazioni. Da noi, pur di mostrare i muscoli, a breve fermeranno anche i ratti.
Grazie, siete una luce nel buio. Davvero!
Vedo che la Cina non è considerata nella lista, spero di non andare fuori tema. Sulle motivazioni delle scelte fatte in Cina sono usciti diversi commenti, a seguito della presentazione dei dati sull’epidemia a Wuhan.
Le propongo perchè in fondo il modello italiano si ispira a quello cinese, e questi dati mostrano la correlazione tra misure di contenimento e andamento della epidemia.
Negli articoli ci sono i link alle slide e i riferimenti della pubblicazione.
https://www.scienzainrete.it/articolo/quarantena-fuori-casa-e-accelerazione-sui-farmaci/michele-di-mascio/2020-03-21
https://www.huffingtonpost.it/entry/la-lezione-cinese-non-e-solo-divieti_it_5e789a6fc5b6f5b7c547b1b3?2kfv&utm_hp_ref=it-homepage
https://www.huffingtonpost.it/entry/la-lotta-contro-il-covid-19-ora-tocca-alla-fase-4_it_5e78ded8c5b62f90bc4ed685
Non penso che questo sia il metodo di gestione “giusto” della situazione, ma permette uno sguardo al nostro futuro che mi suggerisce queste considerazioni:
– Il distanziamento sociale attivo in Italia non è neppure comparabile a quello cinese. Qui non abbiamo le possibilità di trasferire medici, attrezzature e alimenti da altre regioni non raggiunte dall’epidemia, quindi ci sono milioni di persone che devono continuare a lavorare e spostarsi. Siamo tutti consapevoli che solo il 5% dei controllati non è legittimato ad uscire, quindi il distanziamento può essere reso più efficiente solo chiudendo ulteriori attività produttive e tagliando una grossa fetta del 95% che ancora si deve spostare.
– il problema attuale è negli ospedali, non in strada. Avere il 10% di positivi nei servizi sanitari (ospedali e case di riposo) è intollerabile e difficilmente potrà essere compensato da ulteriori azioni sul distanziamento sociale. I lavoratori della sanità sono in condizioni di stress elevatissimo: molti non tornano a casa per non mettere a rischio i familiari, chi lo fa è in ansia. Il lavoro con le protezioni è fisicamente pesante. Tutto questo rende più debole la loro risposta all’infezione e li mette fortemente a rischio.
– non è detto che le risorse organizzative ed economiche disponibili ci consentano di rallentare ulteriormente l’epidemia. Le restrizioni sono qui per restare ed è fondamentale ragionare sulla loro efficacia e reale necessità. Dove con necessità intendo anche un bilancio tra costo sociale complessivo e riduzione delle vittime dirette.
Grazie, sono link che avevamo già fornito nei post e thread precedenti ma è bene riproporli, anche perché aiutano a ribadire alcuni punti-chiave: non è vero che in Italia si è fatto come in Cina, quello è fumo negli occhi. Quando qualcuno intima di non criticare i provvedimenti presi qui perché «in Cina hanno funzionato», nella migliore delle ipotesi sta facendo un collegamento sbagliato, nella peggiore sta disinformando per mera difesa dei nostri governanti. A prescindere dal fatto che quella gestione autoritaria non è auspicabile e c’è chi sperimenta tutt’altri approcci, là non hanno detto semplicemente «chiudere tutto!», ma hanno fatto molte altre cose: ad esempio, hanno creato i corridoi sanitari per i positivi (noi invece abbiamo trasformato gli ospedali in focolai) e attrezzato strutture ad hoc per la quarantena fuori casa. Questo dopo aver appurato che la quarantena domestica aumentava il numero dei contagiati, mentre noi qui crediamo che starsene tappati insieme in casa senza sapere chi è positivo e chi no sia una soluzione magica. Inoltre, alcuni provvedimenti di chiusura e restrizione li hanno presi solo nell’Hubei.
Per chiarezza riporto le parole di Xihong Lin sulle misure prese a Wuhan dal 23 gennaio in avanti:
“The city was locked down: all transportation was suspended, citizens stayed at home. This strategy helped, definitely, compared to the no intervention strategy, but was not good enough.” (Al minuto 8:10 della presentazione, insieme a un grafico che mostra come la curva dei contagi passa da esponenziale a quasi lineare.) A quel punto hanno aggiunto altre misure, come appunto la quarantena centralizzata, che hanno fatto un’altra e decisiva differenza.
Di rilievo anche il commento di Tanuk che riferisce di un regime di isolamento domiciliare ferreo anche nelle città di altre due province cinesi.
Penso si possa affermare che lo “state a casa” italiano non sia un modello originale ideato dai nostri governanti. Solo che stiamo viaggiando su binari diversi e appunto non sembra chiaro se saremo in grado di contenere l’epidemia, al contrario di quanto successo finora in Cina.
Il lockdown italiano è molto meno rigido ma sembra funzionare come quello cinese, nonostante qualcuno dica che è necessario “spezzare la catena del contagio perseguendo i furbi”.
Infatti i dati degli ultimi giorni mostrano che siamo in una fase di incremento relativamente lento, molto simile a quella che avevano in Cina prima di implementare azioni mirate sul sistema sanitario. Sembrerebbe quindi uno sforzo inutile introdurre ulteriori restrizioni per tutta la popolazione, dato che anche con un lock-down totale la Cina non ha potuto fare di meglio.
Sarà interessante, confrontando le misure prese nei vari paesi e che state raccogliendo, vedere fino a che livello si possono allentare le misure di distanziamento ottenendo comunque un incremento lento.
Per quanto riguarda il FVG, più stretto di così significa che sigillano le porte di casa con la fiamma ossidrica, e passano una volta alla settimana a riempire di farina un cesto calato dalla finestra.
come ulteriori restrizioni pensavo al blocco delle attività lavorative, che in Cina hanno fatto da subito in modo totale. Da noi così sarebbe ovviamente impossibile e a questo punto anche inutile.
Anche io personalmente mi sento completamente “ristretto”, però mia moglie lavora regolarmente.
Però va sempre chiarito che in Cina non hanno messo in lockdown l’intero paese.
Questo modello sviluppato per l’Emilia Romagna dall’università di Ferrara (https://rer-covid19.herokuapp.com/) mostra che siamo ben lontani dai risultati cinesi e che le attuali misure stanno sicuramente evitando il disastro, ma non il dramma. La cosa interessante è che è possibile giocare con la barra dell’efficienza del contenimento, valore legato al numero di persone contagiate da ogni infetto. Si vede così che per uscire in tempi ragionevoli dall’emergenza bisognerebbe raggiungere l’85% o almeno l’80% (a Wuhan hanno raggiunto il 90%). Al momento invece siamo inchiodati ad un misero 60%. In realtà in considerazione del fatto che il numero di tamponi eseguiti tende ad aumentare e che c’è una grossa fetta di infetti non testati, probabilmente la crescita reale degli effetti è un po’ più bassa e quindi l’efficienza è un po’ maggiore. Fino a due giorni fa, quando il modello riportava anche i dati dei pazienti in terapia intensiva sembrava che la loro crescita fosse rallentata di più e che l’efficienza corrispondente fosse del 65%, ma per quanto le terapie intensive non risentano del numero di test, potrebbero invece risentire della saturazione del sistema sanitario che nelle provincie più colpite dell’Emilia è sicuramente vicina. In definitiva comunque l’efficienza del contenimento dovrebbe essere attorno al 60-65% e se il dato dovesse essere confermato il picco sarebbe ancora lontanissimo (20 maggio) e anche il sistema sanitario dell’Emilia Romagna con oltre 1000 terapie intensive e in crescita lenta per altri 2 mesi collasserebbe.
In pratica stanno carcerando le persone per nulla e gli stanno pure gettando la croce addosso per questo. E più che sensato immaginare che permettendo alle persone di uscire a prendere una boccata d’aria il risultato non sarebbe stato tanto diverso dall’attuale
(mi sa che sono andato un po’ OT, ma forse questo commento
Ad ogni modo, come diceva Simone Pieranni stamattina su radio 1, il numero di contagiati e morti reali a Wuhan è molto maggiore di quello comunicato ufficialmente. Lo si inferisce dal numero di urne cinerarie che escono quotidianamente dai crematori ora che il lockdown è stato alleggerito. Anche in Lombardia si sta cominciando a “contare i morti” in modo diverso. Mauro Vanetti sta facendo un po’ di raccolta dati, confrontando la media dei morti a marzo negli ultimi 5 anni col numero dei morti a marzo nel 2020. Ne esce che c’è un forte sottostima nei dati ufficiali (probabilmente fuori dalla Lombardia lo scostamento è minore). Stesso discorso va fatto per i dati sui positivi. Scrivo questo perché tutti modelli secondo me stanno lavorando a vuoto, in quanto manca una base solida di dati a cui applicarli. Solo a posteriori secondo me sarà possibile costruire un modello per questo specifico virus in queste specifiche condizioni. Quello che invece si può fare sicuramente è cercare di rallentare la propagazione del contagio, in modo da alleggerire la pressione sugli ospedali. Per ottenere questo risultato il divieto di passeggiata è del tutto inutile. Andrebbero evitati gli affollamenti veri, cioé in fabbrica, nei mezzi, nei supermercati (bisognerebbe inventarsi un modo diverso per organizzare la distribuzione), e andrebbero messe risorse illimitate nella protezione del personale sanitario e degli ambienti ospedalieri, oltre che nel potenziamento delle unità di terapia intensiva. L’Italia è l’ottava potenza industriale del mondo. Le risorse ci sono, e gli industriali che invece approfittano della situazione per moltiplicare i loro profitti sono oggettivamente dei nemici del popolo.
ti segnalo anche questa analisi fatta a Nembro.
https://www.open.online/2020/03/26/vittime-coronavirus-italia-4-volte-di-piu-studio-nembro-numero-anomalo-decessi/
In effetti questo è il modo in cui, a posteriori, si valuta annualmente la mortalità della solita influenza. Su un grande campione la valutazione statistica è molto buona e quindi il valore non dipende più dal numero di tamponi. Però così si stima solo l’eccesso di mortalità complessiva, senza misurare il numero di contagi.
Sulla qualità dei modelli ho anche io qualche dubbio. Tra l’altro non ho mai visto una stima di dell’errore indotto dalla variazione dei dati di input, che dipende dalle regole con cui i vari sistemi sanitari contano i casi. Però bisogna dire che le stime dei parametri di diffusione in italia (https://arxiv.org/abs/2003.09320 ) sono simili a quelle ottenute in cina, nonostante i diversi metodi di raccolta.
Sull’opportunismo del capitalismo non ci sono dubbi. Molti sono rimasti spiazzati di fronte alla spettacolarizzazione dell’emergenza e hanno accettato di chiudersi in casa come se fosse una necessità inevitabile. Lo spazio lasciato libero è stato predato dall’autoritarismo e dalle imprese che sono riuscite a farsi percepire come “essenziali”. Riappropriarsi di quanto perso sarà difficile ed è indispensabile dimostrare a tutti che le misure di distanziamento sono state declinate in senso politico e non tecnico.
Grazie mille per questa carrellata sulle misure adottate nei diversi paesi. Mi permetto di aggiungere una postilla sulla Svezia. Da mercoledì scorso sono entrate in vigore delle restrizioni riguardanti il servizio in bar e ristoranti dove non è più permesso ordinare al banco, ma solo dai tavoli. Inoltre da domani entra in vigore un’ulteriore restrizione: saranno vietati gli assembramenti con più di 50 persone (le scuole primarie resteranno aperte, così come i mezzi pubblici continueranno ad operare). Tuttavia, come scrivete voi, non ci sono restrizioni per legge alla mobilità ma solo incoraggiamenti ad evitare viaggi non necessari. Una misura adottata dal governo svedese che credo degna di nota (anche non direttamente relativa alla mobilità o all’accesso agli spazi pubblici) riguarda i congedi di malattia. Fin dalle prime avvisaglie, le regole sono state modificate per incoraggiare i lavoratori a stare a casa al primo manifestarsi di un sintomo influenzale. Prima il primo giorno di congedo non era retribuito, adesso si,e ed è stato anche rimosso l’obbligo di certificazione medica per assenze prolungate.
Gran bella panoramica, sia vostra che nei commenti, grazie mille!
Aggiungo un aggiornamento dal Marocco, paese che almeno in teoria si è più che allineato alle misure prese in Italia, seguendo le tempistiche della Francia.
Per la bandierina, io voto questa: https://images.app.goo.gl/i6sC5vF8RXz8anAa7 ;)
Qui siamo a 358 casi positivi e 23 morti. Su un po’ meno di 2.000 test. E’ chiaro a tutti che di persone infette, in giro, ce ne sono molte di più.
Fino a metà marzo nulla, a parte l’occasionale mascherina guardata più con ironia che con sospetto. Sospetto che c’era, invece, verso chi parlava in italiano o aveva una targa italiana.
Poi, in rapida successione: il 13 marzo hanno annunciato che il lunedì successivo le scuole sarebbero rimaste chiuse; il 17, martedì, il coprifuoco notturno e infine, il venerdì 20, è stato dichiarato lo stato d’urgenza sanitaria e è iniziato il “confinement”.
Bar, ristoranti e negozi sono stati chiusi, ad eccezione degli alimentari e dei supermercati. I souk settimanali nelle zone rurali anche, o almeno così pare ma non ho modo di verificarlo. Nella stampa, c’è polemica sulle chiusure degli studi medici privati.
Per uscire ci vuole un’autorizzazione.
All’annuncio dell’urgenza avevano detto che i mokadem del ministero dell’interno sarebbero passati in ogni casa del Marocco a distribuire questo foglio, che richiede la loro firma e timbro, per poter andare a fare la spesa e anche firma e timbro del datore di lavoro, per andare a lavorare.
E’ stato subito chiaro a tutti che, piuttosto che aspettare che questa sorta di capetto di quartiere (o villaggio) passasse, sarebbe stato meglio andarlo a cercare nel suo ufficio.
Io ho aspettato che l’ondata iniziale passasse, ma ho sentito racconti di assembramenti di 60 persone dentro a quegli uffici. Per non parlare degli assembramenti dentro ai supermercati, iniziati il giorno della chiusura delle scuole.
Quando ci sono andato io, a prendere questo foglio, ho scoperto che lo danno solo ai cittadini marocchini o agli stranieri in possesso della carta di soggiorno. E i turisti fra cui centinaia di over-60 francesi che svernano ogni anno nel sud ? La soluzione che mi ha detto il mokadem è « ti fai portare la spesa dal portiere ».
Per non parlare della situazione in cui si trovano i migranti in situazione irregolare: https://www.yabiladi.com/articles/details/91135/maroc-quotidien-migrants-situation-irreguliere.html .
Sui marocchini e le marocchine l’impatto del confinement si vede -a tratti, in parte, in gradi differenti a seconda delle zone : il traffico è diminuito e in certe parti di Rabat, per strada, si vedono quasi solo capannelli di poliziotti, quasi sempre troppo vicini gli uni agli altri. In altri quartieri, in altre città, il confinement (e il coprifuoco che, ricordiamolo, continua) lo fanno rispettare con gli autoblindo militari o a bastonate. Allo stesso tempo, le fake news su whatsapp si mescolano all’islamismo della peggior risma (https://fr.hespress.com/135383-coronavirus-et-confinement-rassemblements-a-fes-et-tanger-les-internautes-marocains-choques.html) e, a quanto vedo dalla fila del panettiere, a una generale sottostima di quanto sia un metro e mezzo realmente.
Chi è in macchina esibisce il permesso sul cruscotto, o incollandolo al finestrino. Nessuno viene fermato per controllare cosa ci sia scritto sopra. Io esco in bici col certificato (e il permesso di soggiorno) della mia compagna ma, per il momento, nessuno mi ha mai fermato per chiedermelo. La gente passeggia, con i caffè chiusi, i vecchi bevono il tè su sgabelli improvvisati, fuori dalle « boutiques », chiacchierando con l’occasionale poliziotto in pausa sigaretta.
Sospetto che in zone più periferiche del Marocco, sull’Atlas o nel Ketama o nel Sahara, quasi non ci si accorga del confinement.
Ci sarebbe molto da dire sull’impatto che questo confinement, al tempo stesso così duro e così inadeguato all’obbiettivo che si pone, sta avendo sul piano economico e sul controllo sociale, in un paese in cui la situazione era già preoccupante, ma sono già andato abbastanza OT così…
In Grecia la situazione è come segue:
Dal 20 di Marzo vige il divieto di circolazione tranne per i motivi seguenti, e deve essere accompagnata da certificazione già stampata o scritta a casa, e, se non è possibile scriverla o compilarla, con invio di un sms con i propri dati ad un numero verde:
– Motivi di lavoro (transito da e per il luogo lavorativo) solo se non è possibile il telelavoro
– Motivi sanitari – transito verso medici, ospedali e farmacie, solo con appuntamento
– Acquisto beni di prima necessità se non è possibile l’invio a domicilio
– Transazioni bancarie (se non è possibile online)
– Aiuto ad altre persone che si trovano in difficoltà (molto vago)
– Funerali, casi di familiari in fase di divorzio (es. l’incontro di divorziati con i figli) per assicurarne la comunicazione
– Attività fisica, al massimo due persone alla volta, con distanza di un metro e mezzo. C’è anche scritto “nelle vicinanze di casa”, ma non è chiarissimo e non penso sia applicato alla lettera.
– Ritorno a casa
Le attività commerciali (tranne i supermercati) sono sospese, e vige la chiusura dei parchi pubblici e dei parchi giochi per i bambini, come anche di palestre all’aperto, piscine e via discorrendo. Non è permessa l’attività fisica in gruppo.
La non osservanza delle regole imposte – inclusa l’autocertificazione che deve essere compilata a casa, con indirizzi completi di partenza e destinazione per qualsiasi dei motivi soprastanti – porta a 150€ di multa amministrativa ogni volta che accade, con discrezionalità sull’arresto in caso di comportamenti che subentrano al codice penale.
Nel caso di persone senza fissa dimora e tossicodipendenti, i comuni si prendono l’onere di trasportare, dare vitto e alloggio alle persone in necessità presso strutture idonee (qualsiasi cosa significhi).
Insomma, molto del modello italiano ma senza multe astronomiche e sempre con la possibilità di uscire, anche in due, per ragioni di attività fisica – ma non nei parchi, per amor del cielo, è ben rinomato che il coronavirus ama le panchine e l’erba del prato.
Una mia amica Greca ieri mi comunicava l’esistenza di un limite di «1 ora» per l’attività fisica. Ne sai nulla?
Da quello che ho riscontrato, sia via notizie (web) che tramite i miei amici greci, non c’è alcun limite imposto sull’attività fisica, sia da soli che in (massimo) due, con distanza minima di 1.5m l’uno dall’altro.
Anche perché sarebbe molto difficile dimostrare quando si è usciti e per quanto tempo si è rimasti fuori.
Potrebbe – tranquillamente – trattarsi di pressione fatta dalla polizia durante un fermo (con successivo tam-tam via social), che ben sappiamo hanno lo scopo di terrorizzare e far sentire in colpa.
“Una faccia, una razza”, come mi sento dire da quando ero bambino…
A Malta hanno annunciato stamattina che le scuole resteranno chiuse fino a settembre, e francamente è inspiegabile. C’è una situazione politica complicata, per cui le dichiarazioni del presidente del consiglio, quella del ministro della sanità e ora quelle del ministro dell’istruzione non raramente si contraddicono. Fino a ieri sembrava che i 65enni non potessero più uscire e neanche i loro familiari praticamente. Stamattina invece possono tutti quanti andare in giro, per i 65enni le restrizioni hanno così tante eccezioni da renderle inesistenti.
Sto osservando la Norvegia perché speravo di fare della Svezia un gruppo di controllo, ma in realtà i famigerati provvedimenti restrittivi sono acqua fresca rispetto a quelli italiani. E soprattutto, in Norvegia, il focus è su come sostenere i cittadini che possono avere danni economici (cittadini, non solo imprese). Ma aspetto di saperne di più
Rob, aggiornaci sulla Norvegia.
Mah, sono un po’ “deluso”, perché l’idea era di usare la Svezia come gruppo di controllo, e avevo sentito/letto (di questi tempi è difficilissimo risalire alle robe che si leggono) che gli altri paesi scandinavi erano molto in polemica con la Svezia. Ma guardando le misure le differenze non mi sembrano così ampie da configurare un modello differente. Comunque.
Quarantena.
In base agli ultimi regolamenti, le persone devono entrare in quarantena se hanno avuto stretti contatti con qualcuno con un’infezione coronavirus confermata. Ciò non si applica al personale sanitario che utilizza adeguati dispositivi di protezione. Definiscono “contatto ravvicinato” se sei stato per un quarto d’ora a meno di 2 di distanza da uno infetto, e non vale per gli operatori sanitari. Dal momento del contatto devi stare 14 giorni in quarantena. Se arrivi da un altro paese la quarantena la fai a prescindere.
i 14 giorni li fai a casa oppure “in un luogo adeguato”. Ciononostante, se eviti il contatto raccivinato con altri puoi uscire lo stesso. Dovresti evitare di andare a lavoro, a scuola, fare lunghi viaggi all’estero, utilizzare i mezzi pubblici frequentare luoghi affollati. Non solo, ci sono anche delle esenzioni per per i lavori dedicati “al corretto funzionamento dei servizi legati alla vita e alla salute” a condizione di non viaggiare col servizio pubblico.
Questa esenzione va chiarita con l’ente e riguarda i servizi sanitari, la polizia, i pompieri, l’alta direzione di servizi essenziali. L’esenzione vale per il lavoro ma NON per il tempo libero.
Isolamento
Se hai l’infezione o i sintomi della devi restare in casa o in un altro luogo “adeguato”. La persona non deve avere per quanto possibile contatti con la persone della propria famiglia. Si deve rimanere in isolamento dal momento in cui i sintomi si manifestano fino a 7 giorni dopo la scomparsa di tutti i sintomi. Non possono andare nelle seconde case, a meno che non serva una manutenzione straordinaria.
La pena per l’infrazione è o una multa o la reclusione fino a sei mesi.
Come si può notare non c’è una sola cosa che si possa paragonare al nostro delirio, la stessa attestazione – cioè la discussione con l’agenzia che deve certificartela – mi pare più ragionevole
C’è forse da aggiungere una cosa: le autonomie locali in Norvegia contano tantissimo, quindi magari esistono “ordinanze” che inaspriscono il tutto. Resta che le linee generali sono quelle.
Vivo a oslo. Qua situazione abbastanza tranquilla, senza provvedimenti estremi. Scuole e asili chiusi,ristoranti semi chiusi o molto limitati,qualche caffè aperto ma pochi. Passeggiare e fare attività fisica all aperto è permesso e consentito, e anche i parchi giochi per bambini sono ancora aperti e frequentati. Noi portiamo fuori i figli almeno un’oretta ogni giorno, e non siamo gli unici,anzi…
A proposito di Svezia e della narrazione che se ne sta facendo in Italia, un mio caro amico, residente appunto in Svezia, ha scritto un resoconto (su FB, quindi niente link) in risposta a un articolo apparso su un quotidiano italiano. Lo copio-incollo pari pari qua sotto.
—
In sintesi: Tutta l’unità di crisi, ovvero i dirigenti dei maggiori servizi pubblici coinvolti nella gestione dell’emergenza Covid sono concentrati su un punto fondamentale:
tenera bassa la curva dei contagi in modo da permettere alle strutture sanitarie di smaltire le emergenze in modo adeguato.
Sono perfettamente coscienti che non c’è scampo al contagio e che potrebbero esserci degli aumenti improvvisi. Qualora si verificassero stanno predisponendo misure extra tipo: strutture militari, attrezzando nuovi posti di terapia intensiva, velocizzando la distribuzione dei presidi sanitari nelle strutture.
Dunque tutti i pensionati e non, di oltre 70 anni, vengono informati e pregati di non uscire se non per ragioni super importanti. Tutti i loro luoghi di ritrovo sono chiusi. Si chiede a chi può, di dare sostegno alle persone anziane per spesa e altre esigenze. Si chiede ai familiari di usare il telefono anziché fare visite. Si dice di uscire a prendere sole e aria ma di tenere le distanze ed evitare situazioni di contagio.
Nonostante i giornalisti incalzassero sulla questione che tanto piace oggi, ovvero limitazione delle libertà individuali, loro fanno presente che ci si deve muovere entro ambiti democratici e stare concentrati sull’aspetto sanitario ovvero evitare che il sistema sanitario entri in crisi o peggio collassi.
Al momento non si segnalano situazioni di crisi se non nell’area di Stoccolma e, dei 178 ricoverati in terapia intensiva la maggior parte sono li. I posti ufficiali di terapia intensiva sono 534 in tutta la Svezia ma aumenteranno nei prossimi giorni. Anzi potrebbero aumentare da subito.
Si sta chiedendo quotidianamente a tutti di collaborare e mettere in pratica tutte le regole che hanno messo in pratica gli altri paesi e la gente risponde positivamente. I negozi e i centri commerciali per ora non hanno obbligo di chiudere ma di fatto non lavorano perché ci sono pochi o nessun cliente.
I ristoranti sono aperti ma lavorano forse al 30% e fanno consegne a domicilio.
Ci sono già tantissimi disoccupati e ne arriveranno altri ovviamente. Tante aziende in crisi e alcune che hanno già dichiarato fallimento. Il governo promette di sostenere tutti. Un decreto in tal senso verrà votato il 7 aprile con misure retroattive dal 1 gennaio. Aspetto di vederlo definitivo prima di commentare. Alcuni pagamenti di tasse sono stati rinviati di mesi.
In alcune aree come Stoccolma appunto e Goteborg, in alcune ore della giornata, alcuni mezzi di trasporto sono pieni ma di lavoratori che magari non hanno altre possibilità di trasporto. Chi può usa macchina e bici o si sposta a piedi. Le cosiddette categorie a rischio sono a casa.
Chi è in giro sono i lavoratori dei settori chiave, ovvero quelli che sono funzionali al funzionamento del paese e soprattutto del sistema sanitario.
Nelle aree meno densamente popolate il problema affollamento praticamente non esiste.
Dal mio punto di vista non c’è nessun atteggiamento irresponsabile da parte di nessuno degli esperti coinvolti, anzi, tutti, molto umilmente spiegano che ovviamente dobbiamo stare pronti al peggio perché la portata del contagio e la forza del virus è uguale agli altri paesi e la Svezia non è tanto diversa se non geograficamente.
Ma anagraficamente rispecchi l’europa, ovvero tanti anziani over 70 e 80 a rischio, inoltre tanti diabetici, cardiopatici e con problemi polmonari.
Dunque sono coscienti che si deve essere preparati al peggio e ad affrontare eventuali morti aggiuntivi rispetto al normale.
In questo momento lavorano per prepararsi al peggio ma sottolineano che il peggio non dipende dall’apertura delle scuole o dei negozi o dei bar ma da quanto il sistema sanitario può entrare in affanno o in pre collasso.
Dunque finché non si manifestano dei numeri tali che loro conoscono bene, per cui siano necessarie nuove misure e nuovi interventi, tali misure non vengono prese. Ma se servisse potrebbero essere prese nel giro di poche ore.
Ci tengono a sottolineare che il personale ospedaliero lavora pieno regime e sono stati richiamati in servizio medici e infermieri pensionati da poco, che sono in ottima salute ovviamente. Non si segnalano contagi tra il personale medico e paramedico e tutti lavorano in estrema sicurezza.
Ovviamente ci sono tanti che criticano il governo e l’unità di crisi e soprattutto Tegnell che è l’epidemiologo di stato che coordina tutto. Il problema è che spesso arrivano critiche rispetto alle misure adottate ritenute troppo blande. Giornalisti e una parte del popolo chiedono restrizioni e divieti mentre loro rispondono che in questo momento non serve soprassedere ai principi democratici e forse non servirà neanche dopo e in ogni caso sarà l’organo legislativo ed esecutivo a decidere.
Leggo in questo articolo del giornale italiano: “attualmente molti italiani residenti in Svezia hanno deciso di lavorare da casa… ma questa decisione viene giudicata eccessiva.”
In realtà non solo molti italiani ma molti lavoratori sono stati in parte obbligati e in parte invitati a lavorare da casa e tantissimi l’hanno fatto e lo faranno nei prossimi giorni. Ovviamente uno è libero di considerare la misura eccessiva o meno, ma se uno non è un lavoratore di un settore chiave deve eseguire anche se non vuole. Ma nell’articolo sembra che solo gli italiani siano stati quelli diligenti e responsabili. […]
Io però starei attento a non scivolare nell’eccesso di ritenere la Svezia la solita frontiera di benessere e cività. In un piccolo dibattito sul mio pezzo sono stati – secondo me correttamente – sottlineati alcuni punti. Ne riporto tre, ma ho invitato lui stesso a intervenire, saprà dirli meglio di me.
1.”Senza dubbio, sia le indicazioni ufficiali che il discorso di Löfven fanno molto affidamento sulla responsabilità individuale (in questo senso l’immagine degli adulti ci sta). Tuttavia le autorità non lanciano affatto messaggi coerenti, e soprattutto sono criticate da molti per la mancanza di trasparenza.
2. “Diversi medici ed epidemiologi di università svedesi (soprattutto Umeå, ma anche Uppsala, Karolinska e altre) hanno inoltre criticato la linea del FHM per la scarsa trasparenza e il rifiuto – finora – di mettere a disposizione dati e modelli utilizzati, di chiarire quali sono le basi scientifiche e gli scenari su cui si fondano le scelte operate.
3. “Se però si considera la qualità del dibattito e della divulgazione dei contenuti scientifici sui media, l’immagine si ribalta. Se da noi i blast di Burioni e le sue liti con i colleghi, ma anche l’antivaccinismo e la reazione di blog e siti di informazione, ecc., hanno creato un humus di preparazione alla complessità del dibattito scientifico (distribuito in modo molto diseguale, ovviamente), in Svezia la tendenza pro-scienza e pro-autorità dei media mainstream finisce per etichettare le critiche all’approccio ufficiale come populiste e inutilmente allarmistiche. I critici trovano qualche spazio sui media ma i commenti dei lettori vanno quasi tutti nella stessa direzione (“perché dovete spaventare il pubblico?” “mettetevi d’accordo e poi uscitevene con una dichiarazione congiunta” ecc.).
ieri FHM ha detto che metterà sul sito i dati sia da visualizzare sia da scaricare per essere usati in excel da chi vuole, proprio per aumentare la trasparenza.
ieri sera dagens nyheter ha condiviso dei calcoli di FHM previsioni su numero ammalati che cercheranno aiuti sanitario, bisognosi di ricovero ospedaliero e bisognosi di terapia intensiva sia per tutti gli svedesi, che per gruppi di età.
secondo me c’è coerenza. tegnell mercoledì alle 14 ha detto che lo stato era stabile. alla sera un responsabile della sanità a stoccolma dice “siamo nella tempesta”. Ah siete incoerenti, dicono tutti (a ragione imho). giovedì tegnell chiarifica: per me lo stato dell’epidemia è stabile, i numeri aumetano come ci si aspetta che aumentino. questo non vuole dire che sia facile per la sanità, soprattutto a livello locale in una area limitata come a stoccolma. ci sono due discorsi, quello epidemiologico (stabile) e sanitario (sotto pressione a stoccolma). chiarimento chiaro e immediato dopo le giuste critiche, per me. solo un esempio.
PS: ho aggiunto dei commenti sulla svezia sotto. :)
In Slovacchia, dove attualmente vivo, dal 13 marzo scuole e università sono chiuse, così come bar, ristoranti (in realtà i ristoranti possono essere aperti ma solo per il take away, non possono servire clienti nel locale) e centri commerciali, esclusi i supermercati e negozi che vendono alimentari, cibo per animali, farmacie… Questa settimana sono state prese altre misure, in particolare sarà obbligatorio indossare la mascherina (o qualcosa per coprire bocca e naso) per uscire (prima era solo consigliato, ed era obbligatorio in alcune città, inclusa Bratislava, per usare autobus e tram), e da lunedì all’ingresso di negozi, ospedali e fabbriche dovrà essere misurata la temperatura di chi entra.
Non c’è nessun divieto di passeggiata, bisogna solo evitare gli assembramenti, e ovviamente chi vive insieme può uscire insieme, e non c’è nessuna autocertificazione da compilare.
Nella tua utilissima e chiara descrizione della situazione in Svezia mi ha colpito l’avverbio che hai usato per descrivere l’atteggiamento delle autorità nello spiegare i provvedimenti adottati e i consigli dati: “ umilmente”. Io ho l’impressione che invece in Italia i loro omologhi si atteggino con tracotanza come se sapessero che tutto ciò che stabiliscono è corretto o necessario. Non c’è dialettica a nessun livello. Io ad esempio ho scritto una lunga e-mail al Sindaco del mio comune ( che usa solo fb per comunicare ma io non sono iscritta a nessun social) per manifestare delle esigenze che come cittadina ho e che vorrei fossero considerate, ma non ho ottenuto alcuna risposta.
Sulla questione “metodo Italia” aggiungo questa lunga analisi sulla differenza tra le misure prese dagli stati asiatici (Corea soprattutto) e quelle europee.
https://medium.com/@tomaspueyo/coronavirus-the-hammer-and-the-dance-be9337092b56
Molto interessante è la tabella 13b in cui si mostra quali sono le misure che davvero influenzano le curve epidemiche (intensive testing, strict contact tracing, surge critical bed capacity, providing supplies like hand sanitizers, soap masks, etc.) e quali invece sono quelle economicamente e socialmente “costose” (declaration for purpose of being outside, closing cities, closing borders, closing schools, closing churches, closure of all non-essential business) che si sono potuti risparmiare avendo attuato le prime.
Se vi sembra impossibile i grafici 1 e 2 mostrano impietosamente che la curva stava salendo ripidamente quanto in italia ma si stabilizza e comincia a scendere appena due settimane dopo.
In Corea ci sono persone per strada che vanno a lavoro e acoompagnano i figli a scuola.
Chiaramente per non vanificare lo sforzo fatto in prima battuta per tenere bassi i contagi, il governo ha chiesto una “enhanced social distancing campaign” dal 22 Marzo al 5 Aprile che prevede basilari misure igieniche e cercare di uscire solo per necessità, il tutto in assenza di autocertificazioni, militarizzazione e lanciafiamme.
http://ncov.mohw.go.kr/en/infoBoardView.do?brdId=14&brdGubun=141&dataGubun=&ncvContSeq=1551&contSeq=1551&board_id=&gubun=
uno sguardo all’Africa con nigrizia:
https://www.nigrizia.it/notizia/uscire-per-vivere?fbclid=IwAR3rz51sRFv4Z-tVpA3MlDKCG6cbtdoobQ3Jp8oaHg0TKu4aXCRe-KrsEDY
Prima, scusa per il mio italiano un po’ rudimentale. Sono arrivata a Bologna al inizio di febbraio per fare „fieldwork”. Sono rimasta qui durante la quarantena; forse, per ostinazione etnografica (sono antropologa). Questo blog e la mia lettura preferita: lucidita invece di panico, analisi invece di testimonianza. Mille grazie a tutti chi scrivono e commentano qui.
Ecco un progetto di monitorrare le misure governative e il loro impatto sulla diffusione dell’epidemia: https://www.bsg.ox.ac.uk/research/research-projects/oxford-covid-19-government-response-tracker
Forse piu importante e monitorare la diffusione delle fantasie di controllo, il contagio della sorveglianza e, sopratutto, „the trained incapacity” (apud Veblen) che e il prodotto di informazioni virali…
L’Iran che è uno dei paesi più colpiti dal virus, e sotto sanzioni pesantissime, non richiede la certificazione per uscire di casa. Solo recentemente, perché è il Nouruz ovvero il capodanno, si permettono spostamenti solo all’interno della propria città. Durante in capodanno infatti si viaggia, si va verso parchi e zone verdi, al Nord del paese principalmente, e si fanno picnic, si va a trovare la famiglia.
Ciao, qualche commento ulteriore sulla Svezia (dove vivo). Non sono esperto in materia epidemie, lavoro con tutt’altro, ho solo letto giornali svedesi e ascoltato conferenze delle autorità.
– qui sono gli esperti (epidemiologi di fölkhälsomyndighet su tutti, poi protezione civile smittskydd, agenzia sociale socialstylresen, etc) che hanno il palcoscenico principale – non i politici.
– tra i politici a livello nazionale, l’unico che praticamente si sente il primo ministro Löfvén.
– a livello regionale, situazione gestita da sanità regionale.
– ci sono pochissimi obblighi e tra questi i primi emessi sono stati diretti alla protezione degli anziani (divieto visita ospizi ad esempio) e da ieri blocco assembramenti sopra le 50 persone. Nei prossimi giorni verranno emesse dall’istituto di sanità le linee guida per supermercati.
– circa il distanziamento sociale e l’auto-quarantena, non ci sono obblighi ma solo una grossa ed esplicita responsabilità personale. Tutto tipico svedese, politica del consenso (accenno breve ma chiaro qui: https://ambstoccolma.esteri.it/ambasciata_stoccolma/it/ambasciata/news/dall_ambasciata/2020/03/messaggio-dell-ambasciatore-mario_0.html ). La gente ha fiducia nelle istituzioni, ascolta e agisce di conseguenza. L’aspetto legistativo legale è anche centrale nel discorso. Non hanno chiuso le stazioni sciistiche che di solito sono prese di mira sotto pasqua, sempre in quest’ottica della responsabilità: vedremo come va. A Stoccolma dove la situazione incomincia ad essere pesante per pressione su sistema sanitario leggo che la gente sta a casa (un casino di ristoranti e hotel in svezia stanno fallendo, proprio perché la gente sta a casa).
– l’asticella è bassa però: ti cola il naso e stai a casa, no lavoro e se cola il naso ai bambini no asilo (sì, asili e scuole sono aperti, no superiori e università con insegnamento a distanza – però nota curiosa, ieri il comune di Malmö ha annunciato che gli studenti delle superiori sono benvenuti a prendere il pranzo in 15 mense scolastiche aperte in città così anche se sei a casa non devi rinunciare a un pranzo sano, proposta spinta dal partito della sinistra).
– in generale se puoi lavora da casa. fatti un giro fuori. magari non andare a trovare la nonna a pasqua. la cena con 10 amici? fate una analisi del rischio, se state bene, nessuno è nel gruppo rischio, ci tenete proprio perché no? – sono alcune direttive ed esempi fatti dalle autorità.
(- i bambini all’asilo imparano a starnutire nel gomito, covid-19 a prescinedere).
– gli esperti più o meno dicono: il contagio non si stoppa, bisogna solo rallentarlo e così abbiamo tempo per organizzare posti extra in ospedale e terapie intensive (esercito costruisce ospedali da campo fuori alcuni ospedali). l’immunità di gruppo non è il fine, ma sarà un effetto che verrà raggiunto, così si spera di bloccare tramite gli auto-immuni future ondate – che invece temono che arrivino nel caso si chiuda la popolazione in casa e “in pochi” vengano a contatto col virus. aprono e chiudono i “rubinetti del contagio”. i numeri salgono tanto? bene, allora chiudiamo ad esempio le scuole. con la consapevolezza che la misura fatta oggi ha effetti sul numero di morti tra 3-4 settimane. è un approccio simile a quello inglese, che infatti ha recentemente chiuso i rubinetti (con la differenza che qui non c’è un Johnson con tutta la sua reputazione che parla…).
– ogni paese è diverso in quanto a popolazione, geografia, cultura, diffusione dell’epidemia, quindi ogni paese gestisce in maniera diversa – questo è altro concetto espresso dagli esperti: non “denigrano” altri paesi europei con misure drastiche.
– una grande preoccupazione è anche “questa misura che introduciamo è sostenibile nel lungo periodo?”. se la risposta è no, aspettano il più a lungo possibile per pensare di introdurla – e aspettano guardando l’evoluzione della pandemia.
– gli altri paesi nordici fanno diversamente ma a quanto letto il disaccordo è politico. gli esperti degli istituti di sanità non sono così in disaccordo. ad esempio gli esperti danesi e norvegesi non ritenevano di dovere chiudere asili e scuole lì, mentre i politici sì.
– ovviamente c’è disaccordo su questo modo di agire da parte di esperti dal mondo accademico.
[…] domanda, giustamente, se in tutta Europa le regole della quarantena siano simili. A quanto leggo da un articolo su Giap, pare che in Italia abbiamo le restrizioni maggiori per quanto riguarta l’attività […]
Ciao, una nota sul Giappone: ho sentito ieri un’amica giapponese che mi raccontato come da loro non ci sia nessuna misura di distanziamento sociale né chiusure di alcun tipo: mi ha inviato il video di un caffetteria dove si vede gente che lavora e chiacchiera tranquillamente (anche se molti hanno le mascherine). Mi ha raccontato come i primi malati di Covid19 siano arrivati molto prima che in Europa ma che l’epidemia procede lentamente. I morti sono pochi e l’opinione pubblica pensa che il virus italiano sia più letale. Poi aggiunge che loro non si salutano baciandosi o abbracciandosi né si stringono la mano e che forse è questa la ragione per cui il virus si diffonde lentamente. Inoltre dice che le persone hanno l’abitudine di lavarsi le mani e fare i gargarismi appena rientrano a casa e che in questo periodo “people are washing their hands and gargling like mad.”
un flash dal Kerala, India:
https://indianexpress.com/article/india/coronavirus-india-lockdown-kerala-plans-public-kitchens-says-no-one-should-starve-6331889/?fbclid=IwAR1pxjd63chcjeRUS9lK-Bd9mfQ4_fkcUN-eeaCJiq3uece1eT9V40DVOdQ
Nei Paesi Bassi dal 23 Marzo è vietato incontrarsi con 3 o più persone esterne al nucleo familiare e sono state introdotte multe per chi contravviene a questa regola o non rispetta il metro e mezzo di distanza. https://www.government.nl/latest/news/2020/03/24/additional-measures-introduced-on-23-march
I sindaci hanno ricevuto poteri più ampi per imporre regole aggiuntive nei loro comuni, e ad esempio alcuni comuni della zona costiera hanno chiuso le strade che portano al mare per evitare che le persone si rechino in spiaggia, come successo in massa nelle prime settimane di marzo.
Notizie anche dallo Stato d’Israele da parte di una mia amica ventenne:
«Here in Israel, the total quarantine will begin on Monday, leaving home will only be allowed for supermarkets and pharmacies, and it will last for three weeks … probably more, At this moment it is permissible to leave 100 meters from home for any sporting activity (Asked not to do sports can cause injuries).
Israel is different within its borders- kind of isolated – and the entrance is only airborne , that’s why the prime minister blocked all flight in and out two weeks ago- no one can get in – no surprises.»
A quanto pare le misure di lockdown più serrate prenderanno il via domani 30 marzo e sono percepite ancora come nebulose. Sembra che anche là ci sia ancora la possibilità di uscire di casa e fare sport entro 100 metri dall’abitazione ma evitando «attività sportive che possano causare infortuni».
C’è da capire quale attività sportiva non possa causare infortuni. Persino giocando a biliardo ci si potrebbe far male in qualche modo…
Comunque non c’è che dire, l’Italia è proprio in buona compagnia.
Dopo aver appreso di questa “ambita” comunanza Italia/ Israele ho deciso di prendere coraggio ed evadere in prossimità della mia abitazione.
Mi scuso per la fonte, ma la mappa può dare una mano
https://frontex.europa.eu/media-centre/news-release/covid-19-restrictions-4IdY3J
Vi prego di notare al minuto 33 https://archive.is/ssJkp
Tralasciamo questa tendenza, che la gestione della crisi Covid sta definitivamente sdoganando, di fare tutto in diretta FB, ma il punto mi sembra fondamentale: laddove si portano dei dati, laddove c’è da discutere su evidenze scientifiche, chi dovrebbe rispondere (lato istituzioni) la butta in vacca.
Non c’è modo di intaccare la narrativa di sistema, perché hanno fatto passare in maniera inderogabile l’idea che “non c’è alternativa”, anche se poi i dati dicono altro. Del resto, è lo stesso discorso applicabile al divieto di fare sport: laddove l’OMS sostiene che sia corretto farlo, purché in solitaria e rispettando il distanziamento sociale, qui da noi non si può, altrimenti “adesso tutti corridori e ciclisti”.
Ovviamente, molto di questo fascistume represso non vedeva l’ora di poter emergere e sarà in prima linea nel godere quando non si potranno festeggiare 25 aprile e 1 maggio.
Per favore, fai un riassunto di quel che viene detto per chi non vuole vedere un video su FB.
Viene posta la domanda circa l’effettivo utilizzo della mascherina, che dovrebbe principalmente essere portata da chi è infetto, fatto salvo che la persona ipotizzi di avere qualche sintomo, o per motivi personali. Eppure, i politici si presentano in video continuamente con le mascherine, alimentando la paura. La querelle verte non solo su questo, ma anche sul discorso delle fonti, dei dati. Tra le varie cose “divertenti” in questo video, un accenno di critica verso i social media, colpevoli di veicolare fake news e pareri di esperti laqualunque….in diretta facebook.
L’Italia è un paese di guardie e delatori. E’ l’eredità del fascismo. Ho scritto questo post che emblematicamente inizia con la frase “Quello che non fa la polizia lo fa la burocrazia”. Non è solo l’autocertificazione in sé il problema, ma anche l’accumularsi di nuovi moduli. E’ il sintomo di un riflesso pavloviano alla volontà di repressione che rende il cittadino suddito. E’ un impianto profondamente classista perché tutto ciò avviene con l’avallo di chi, in virtù della sua culturetta da quattro soldi o tout court dei suoi quattro soldi, si sente superiore a tutto questo.
https://www.publish0x.com/ideolog/autocertifica-questo-per-colpa-di-qualcuno-non-si-fa-credito-xlrmlw
Non so se è un’eredità del fascismo, sospetto che la relazione causale funzioni nel verso opposto. Il fascismo non è piovuto dal cielo, se è riuscito ad attecchire è perché ha trovato terreno adatto.
Il fascismo e’ il capitalismo in crisi. Ergo eccoci.
[…] Peraltro, alcuni aspetti del “modello italiano”, fulcro della propaganda politica dominante nel nostro Paese, paiono non essere così graniticamente condivisi dalla comunità scientifica internazionale (perlomeno non quanto i mass-media nazionali ci raccontano), come dimostrano varie analisi. […]
Oggi mio figlio ed io siamo usciti in modo temerario per andare a trapiantare l’albero di Natale che attendeva da troppo tempo sul balcone. Abbiamo attraversato tutto il paesino con la carriola , la zappa e l’albero, per raggiungere un piccolo campetto. Qualcuno ci guardava dalle finestre e dai giardini delle ville. Nessuno ha osato dirci qualcosa. Al ritorno ho di-attraversato il paese con mio figlio sulla carriola, assolutamente entusiasta del nuovo mezzo di trasporto. Missione compiuta!
Il modello italiano si porta dietro recenti e antichi retaggi culturali: il più antico è la penitenza. Se la quarantena non prevede anche l’auto infliggimento di tristezza, mestizia, privazione, dolore, c’è il radicato convincimento che non funzionerà. Il secondo è la delazione di stampo fascista: siccome io sono in quieta penitenza e mi privo di qualsiasi uscita, la cosa che nessuno mi dica bravo, bene, cittadino modello! La trovo inaccettabile, così mi premuro di denunciare chi fa la corsetta o I cento metri in più. Questo è il mio premio, la mia meritata medaglia.
https://stream24.ilsole24ore.com/video/mondo/coronavirus-stoccolma-residenti-strada-ad-ammirare-ciliegi-fiore/ADxoEoG
Non ho idea di come vengano svolti i controlli negli altri Paesi. Io abito in un piccolo comune e questo pomeriggio ho intravisto nel giro di dieci minuti una pattuglia dei carabinieri, una della guardia di finanza ed una di polizia municipale. Mi trovavo nei pressi di casa perché non riesco ad accettare l’idea di uscire con l’assurdo modulo e ho incontrato una sola persona nel marciapiede opposto. Per il resto silenzio totale. Perciò mi chiedo: anche all’estero c’è un tale dispiegamento di forze? Mi sono chiesta cosa stessero cercando dato che le strade erano deserte ( ed una amica che si trovava sulla propria terrazza mi ha confermato che dal suo punto di osservazione scorgeva lo stesso scenario).
Qui a Helsinki le persone vanno tranquillamente a passeggiare e correre come al solito, di solito rispettando le distanze. Ieri ho visto almeno una persona nuotare nel Baltico e stanno ricomparendo i canotti e barchette agli ormeggi sul mare.
Nel frattempo il parlamento ha ordinatamente votato la proposta del governo di chiudere le frontiere interne, che era stata preannunciata con due giorni di anticipo (dando tempo a tutti di organizzarsi, nel bene e nel male) e che il governo aveva ipotizzato già due settimane fa. Vedi “Restrictions on movement to and from Uusimaa enter into force on 28 March 2020” https://valtioneuvosto.fi/en/article/-/asset_publisher/10616/liikkumisrajoitukset-uudellemaalle-voimaan-28-maaliskuuta-2020-klo-00-00 .
A quanto pare le persone al confine regionale devono presentare una qualche motivazione scritta o verbale ma non so se esista l’istituto dell’autocertificazione: «”Everyone must come to the checkpoint ready to show sufficient verbal or written justification for crossing and police will make an immediate case-by-case assessment,” he said».
https://yle.fi/uutiset/osasto/news/police_warn_motorists_not_to_try_their_luck_getting_across_capital_region_border_as_850_turned_away/11281399
In migliaia sono da tempo scappati verso le seconde case (o meglio casette/baracche, dette mökki) sui laghi interni:
https://rondine.fi/2020/03/finlandia-in-fuga-dal-virus-tutti-al-mokki/
Ancora per onor di cronaca da Stoccolma e sempre sulla questione del lockdowm dalla Svezia rimandano al mittente le accuse e critiche di “esperimento sociale” e anzi il Direttore generale della Sanità Pubblica afferma che in realtà l’esperimento sociale vero e proprio è chiudere un’intera popolazione dentro casa e che il miglior risultato riguardo a misure i cui effetti si vedranno a lungo termine si ottiene attraverso “acceptance and understanding” non proibendo. Il resto dell’intervista in prima serata qui > https://www.svt.se/nyheter/inrikes/valdigt-knepigt-att-lasa-in-en-befolkning
Informazioni dal Perù: dal 16 Marzo è stato imposto l’isolamento sociale (equivalente del lockdown), si può uscire solo per fare la spesa e comprovate esigenze lavorative o emergenze. In quest’ultimo caso bisogna mostrare un’autorizzazione che si compila on line sul sito del governo. Inoltre dalla scorsa settimana è stato imposto il coprifuoco, cioè l’immobilità obbligatoria per tutti, dalle 8 pm alle 5 am (in questo arco di tempo non si può uscire per nessun motivo). La questione sport qui non è stata proprio considerata, sarà che 3/4 della popolazione vive di stenti e l’attività all’aria aperta nemmeno sa cosa sia?
In Irlanda non esistono autocertificazioni e il governo (ministro della salute, Simon Harris) ha diffuso ieri le seguenti indicazioni.
If you are planning on heading out into the fresh air, here are four things to remember:
1) Stay home, 2kms from home
2) Keep your distance
3) Stay within your own household group
4) Enjoy the outdoors respectfully
La differenza è palese. E sarebbe interessante studiare questa differenze linguisticamente.
I paesi anglosassoni insistono sul social distancing, concetto medico-sociale poco usato da noi, che insistiamo piuttosto sullo stare a casa, concetto più social-pop e di ordine direi ‘morale’. Ahimé, in Irlanda c’è un equilibrio fra approccio anglosassone e quello continentale-cattolico, come si evince dalla lista sopra. Il rinchiudere indiscriminatamente le famiglie in casa ha portato (e porterà) interi nuclei a contaminarsi traducendo molte case in veri e propri focolai. Ai nonni questa manovra giova come una notte nudi all’aperto sotto zero. La differenza fra social distancing e stare a casa è cruciale. Questa differenza può essere motivata da vari ideologemi fra cui 1) atavica mancanza di fiducia rispetto alla capacità degli italiani di stare a distanza, meglio tagliare la testa al toro e farli stare a casa 2) Idealizzazione dell’ambiente familiare; stare in casa è sempre e comunque giusto. Credo inoltre che chi abbia lanciato l’hashtags ‘stiamo a casa’ e chi l’ha riverberato entusiasticamente sui social siano spesso persone con case, tipi di lavoro e situazioni generali migliori di tanti altri e non sempre consapevoli di cosa significhi questa reclusione per varie tipologie di nuclei. Per uscire meglio possibile da questa situazione sarebbe necessario (oltre a potenziare subito la sanità pubblica requisendo medici e strutture a quella privata, come ha fatto la scorsa settimana il governo irlandese dicendo “there can be no room for public versus private’ healthcare during a pandemic, private hospitals will be used in Covid-19 response”) avviare una modalità di contenimento diversa basata sull’isolamento dei positivi successivamente a test di massa. So che passeranno settimane prima di riuscire a metterla in campo. Ma chi si illude più di tempi brevi?
https://napoli.repubblica.it/cronaca/2020/03/22/news/il_caso_medico_rianimatore_e_runner_messo_in_quarantena_ma_rispettava_le_regole_-251965758/
https://www.liberopensiero.eu/27/03/2020/attualita/psichiatra-piero-cipriano-stato-di-polizia/?fbclid=IwAR3rYOTlubIUrvpd1zjc5VM7gJMOYtTz1lSB_X_IIlT-hEEeYxN6vYHJxXk
“L’escalation dei decreti comunicati dal Presidente del Consiglio a tarda ora, senza che il parlamento democratico abbia voce in capitolo. L’ipotesi di droni e sequestro delle auto per chi esce senza motivo. Stamattina leggo di un mio collega rianimatore, di Napoli, che è stato trovato a correre sotto casa, non c’è stato verso di spiegare che è un rianimatore e l’ora di corsa per lui era vitale per poter continuare a essere in turno a fare il rianimatore, non c’è stato verso, è stato, come da decreto del governatore De Luca, messo in quarantena forzata per 15 giorni. Ora chi manderanno in rianimazione? I Carabinieri?”
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/30/coronavirus-parlamento-ungherese-da-a-viktor-orban-pieni-poteri-senza-limiti-di-tempo-per-gestire-lemergenza/5754151/
Stiamo andando oltre…
Con quanto orgoglio Virginia Raggi ci fa vedere che il parco Villa Caffarella a Roma è stato ripulito della presenza umana. https://m.facebook.com/virginia.raggi.m5sroma/videos/608273259755571/?refsrc=https%3A%2F%2Fm.facebook.com%2Fpg%2Fvirginia.raggi.m5sroma%2Fposts%2F&_rdr
A Sydney invece hanno chiuso le spiaggie (ancora affollate in questa stagione) e il ministro risponsabile dei parchi avverte che potrebbe anche chiudere i parchi se il pubblico non rispetta la social distance (1.5 m). Ma lo stesso ministro dice che chiudere i parchi sarebbe “una tragedia” e che durante il lungo periodo di isolamento prevvisto, il polmoni verdi delle città sarebbero essenziali per la salute fisica e mentale della popolazione, un’idea che non sembra di aver sfiorato il cervello dei nostri leader. https://www.smh.com.au/national/nsw/minister-s-stark-warning-for-sydney-respect-the-rules-or-we-ll-shut-the-parks-20200328-p54eui.html
Ciao, volevo solo segnalarvi un’imprecisione, ossia l’uso dell’espressione “reato penale”, che è errata.
Hai ragione, il reato è sempre penale. Qui mi sa che abbiamo tradotto in fretta «infraction pénale».
Aggiungo qualcosa su Cipro, che da domani diventa forse il primo paese più restrittivo dell’Italia
– i permessi per lasciare casa saranno limitati ad uno per giorno
– dalle 21 alle 6 non si può lasciare casa a meno di non avere un permesso firmato dal datore di lavoro
– massimo tre persone nei taxi o nelle vetture private
– tutti i parchi, le play areas, e gli spazi pubblici sono chiusi fino al 13
– se vuoi muoverti di casa, devi mandare un sms e aspettare che ti diano il permesso; gli over 65 per muoversi devono usare l’autocertificazione ma possono farlo solo per motivi di salute
Sembra che siano chiuse TUTTE le fabbriche e i negozi. Supermercati, cliniche private, farmacie, panifici, distributori di benzina, che sono aperti ma con restrizioni
Confermo, vivo a Cipro
… però è anche vero che i controlli sono scarsi se non pressoché nulli, almeno a Nicosia dove abito io.
Harvard Business Review (HBR), un’importante rivista dell’Università di Harvard (Stati Uniti), ha pubblicato un’analisi dell’epidemia da coronavirus in Italia: per chi sà l’ inglese il link è https://hbr.org/2020/03/lessons-from-italys-response-to-coronavirus ;
un breve riassunto e commento da un sito italiano ilpost.it : il concetto interessante di “pregiudizio di conferma” per cui un lock down compiuto e repentino sarebbe potuto essere realizzato in nome del principio di precauzione, determinando però azioni severe contro un evento che non si sarebbe realizzato, e che quindi sarebbero apparse esagerate.
Per dirla con le parole di HBR: “questo è un gioco dal quale molti politici preferiscono tenersi alla larga”.
Quindi la strabicità dello sguardo, del politico al Governo ne distorce la proporzionalità dell’ azione amministrativa.
The desire to act causes leaders to rely on their gut feeling or the opinions of their inner circle.
A spanna.. il desiderio di agire provoca nei leaders una presunzione fondata sul pensiero di *pancia* o sulle suggestioni di parrocchia…
Non mi fiderei di nulla che esca da Harvard.
Tra le tante nefandezze hanno fatto studi per anni sul genoma cinese per meglio creare virus ad hoc.
Per favore, non tiriamo in ballo teorie del complotto geopolitiche, non è mai stato questo l’approccio di questo blog, e doppiamente per favore, cerchiamo di mantenere il focus di questa discussione: differenze nei provvedimenti presi nei vari paesi per quanto riguarda libertà di spostamento, attività fisica all’aperto e uso degli spazi pubblici.
Per rimanere off topic un istante devo rispondere.
Non e’ un conspiracy theory osservare che uno dei pilastri del establishment USA ovvero Harvard abbia fatti questi esperimenti sul genoma cinese. https://news.harvard.edu/gazette/story/2019/01/perspectives-on-gene-editing/
Il termine conspiracy theory fu un’invenzione della CIA per screditare chiunque mettesse in dubbio la versione uffuciale dall’assassinio di JFK.
Ora torniamo on topic.
Sul punto specifico non entriamo. In generale, invece, per chiarire la nostra posizione e poi tornare IT segnaliamo che di “conspiracism” abbiamo scritto qui:
https://www.internazionale.it/reportage/wu-ming-1/2018/10/15/teorie-complotto-qanon
https://www.internazionale.it/reportage/wu-ming-1/2018/10/29/teoria-complotto
Il cospirazionismo è una mentalità e un insieme di retoriche e fallacie che esiste da secoli prima che esistesse la Cia. I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, per dire, li produsse l’Okhrana zarista, non la Cia.
Quasi tutte le teorie del complotto moderne risalgono a un periodo che va da fine XVIII a inizio XIX. Il complotto massonico, quello ebraico, quello degli Illuminati… Sono tutte narrative nate in reazione a Illuminismo e Rivoluzione francese. Da allora abbiamo avuto quasi solo ricombinazioni.
Il fatto che qualcuno definisca “cospirazionismo”, “complottismo”, “teoria del complotto” qualunque analisi che non gli piace indica solo che di questi termini e concetti si tende ad abusare, non che non esista la realtà e mentalità che descrivono.
La CIA ha coniato il termine non il concetto, chiaro.
Così si sente spesso dire… Però in quest’articolo di debunking si dimostra che il primo utilizzo riscontrato – e già inteso con accezione negativa – dell’espressione «conspiracy theory» risale al 1870.
Be’ non si puo’ certo debunk a debunker.
Ora e’ meglio che torniate IT. Peace.
Molto puntuale questo articolo, l’analisi dei bias cognitivi è fondamentale per capire come siamo arrivati a questo punto
Stasera ho fatto due passi di fronte a casa. Di fronte nel senso letterale del termine. Non c’era anima viva, camminavo avanti ed indietro sentendomi molto sciocca ma avevo necessità di muovere due passi e sentire l’aria fresca sulla pelle del viso. Ecco spuntare una pattuglia dei carabinieri. Fanno inversione e si fermano. Mi chiedono cosa ci faccia li. Rispondo che abito lì di fronte. Uno mi apostrofa perché non indosso nè mascherina nè guanti. Replico che non sussiste obbligo. E accompagno queste parole guardandomi intorno con sguardi eloquente che sta a significare che intorno a noi non c’è nessun essere umano. E lui: “ se tutti facessero come lei si rende conto cosa accadrebbe? È una questione di rispetto”. Di nuovo ribadisco che gli stessi medici su una cosa sono d’accordo ovvero che certi dispostivi non servono a nulla all’aria aperta e lui insiste che se esco di casa devo ( imperativo) indossare una sciarpa ed aggiunge: “ sono sicuro che la ha”. In quel momento sarei tentata di fargli notare che lui indossa una mascherina con valvola, sconsigliatissima, in macchina con il collega a viso scoperto… mi morsico la lingua per evitare di prolungare quella discussione che mi fa sentire una idiota. Ora ho voglia di piangere. Mi chiedo perche anziché andare a zonzo a sprecare soldi pubblici in gasolio non usino quelle risorse per acquistare DPI. Ho vissuto un episodio spiacevole simile a quello che come molti testimoniano anche qui. Non riesco a tollerarlo.
Certo, ma la mancanza di Dpi non è un problema di soldi. È un problema di metodo: in realtà continuano ad applicare agli acquisti gli stessi metodi iperburocratici arzigogolati in anni di complicazione affari semplici. Insomma, fanno ancora le gare di appalto CONSIP , alle quali ridono dietro tutti i produttori di Dpi perché tutto il mondo li chiede e li paga cash senza burocrazia, vista l’emergenza.
Si certo. È il solito problema burocratico. Però tutte queste pattuglie in giro in mezzo al nulla ( abito in un comune con poche migliaia di abitanti) mi sembrano un oltraggio. Ero io, di fronte a casa e senza che ci fosse nessuno nel raggio di km e km e mi devono intimare di indossare una mascherina? In mancanza una sciarpa, che di sicuro non serve a nulla. Si possono insultare così le persone e la loro intelligenza? Non potevo non replicare. Provo disgusto.
Leggendo quello che scrivi, mi chiedo che tipo di strategia stiano attuando. Parlando con amici abbiamo riscontrato una forma di controllo più accanita in alcune zone periferiche e un certo ” lassismo” in altre zone. Molti dei miei amici con cani, ed io, abbiamo interpretato in maniera “soggettiva” il concetto di prossimità da casa. Chi ha un cane è spesso abituato a fare chilometri a piedi. Mi sono ripetuta, in questi giorni, che ingaggiare un confronto sul terreno della logica con le forze dell’ordine non sarebbe proficuo. Perché se mi capitasse ne ricaverei l’ impressione che hai anche tu.
Probabilmente ciò che preferiscono fare è scegliere soggetti isolati in contesti isolati. Questo è quello che mi sembra di avere osservato, in generale, e in questa situazione. Essere vittime isolate di una prepotenza amplifica il senso di ingiustizia.
È una chiave di lettura molto plausibile. La mia ‘innocuità” era palese, probabilmente l’intento è quello di provocare una reazione, perché ad un certo punto il carabiniere che mi apostrofava mi ha rivolto uno sguardo che non mi è piaciuto minimamente. Non sopportava probabilmente che io replicassi anziché chinare il capo. Ma cosa dovrei rispondere ad un soggetto che non ha nulla di più forte come argomento del banalissimo “ se tutti facessero come lei…” inoltre ho avuto l’impressione che poiché non stavo commettendo alcune violazione stessero “forzando” la mano come a dare l’impressione di essere autorizzati ad esercitare una certa discrezionalità.
Io non cercherei una logica nei fatti specifici ma una volontà di prevaricazione che, vista la situazione, non trova un argine.
Autorizzati lo sono certamente. Anzi, proprio incoraggiati. Credo che la direttiva arrivi da molto in alto: “Fate paura alla gente, ragazzi, intimidite, terrorizzate, minacciate. Sapete come si fa, no? Ecco.”
é un problema di sapere
apprendere che la solitudine prolungata è seconda forse solo al fumo nel provocare vulnerabilità alla malattia e minacciare del 25%- 30% la stabilità del nostro equilibrio biologico.
A second lesson Learning is critical. Finding the right implementation approach requires the ability to quickly learn from both successes and failures and the willingness to change actions accordingly.. per diversi giorni l’Italia ha inseguito la diffusione del coronavirus, invece di prevenirla.
Mi pare sia quello che hanno fatto tutti, tanto è vero che le misure sono state progressivamente inasprite ovunque.
Segnalo il commento di un rinomato giudice (in pensione) della Corte Suprema di Sua Maesta` la Regina Elisabetta, Lord Sumption, se non altro perche` e` apparso sul Times di giovedi` scorso ed e` poi rimbalzato sulla BBC e su tutte le testate nazionali e social media di oggi; gli e` stato dato un notevole spazio, cosa che a me e` parsa positiva dato il taglio polemico a riguardo dell’isteria collettiva. I fatti in breve: le forze dell’ordine del Drebyshire hanno fermato delle persone che passeggiavano in un parco nazionale, fatto diventare l’acqua blu di un laghetto nera (per scoraggiare i visitatori) e hanno inoltre pubblicato un video registrato tramite drone, su twitter, nel quale si “nominava e umiliava” una coppia per essersi allontanata troppo da casa con la scusa di passeggiare il cane.
L’ex giudice ha commentato cosi`: “Questo e` una dimostrazione di cosa sia uno stato di Polizia: e` uno stato nel quale il Governo puo` rilasciare ordini o esprimere preferenze senza nessuna autorita` legale e la polizia si occupa di far rispettare i desideri dei ministri.” Continua inoltre affermando: “Chiunque abbia studiato la storia umana riconscera` qui`, in questi fatti, i sintomi classici dell’ isteria di massa. L’isteria e` contagiosa. Ci stiamo preoccupando in maniera esagerata del pericolo e abbiamo smesso di domandarci se la cura possa essere piu` dannosa della malattia.”
Nell’articolo orginale il Lord dichiara che non e` la sete di potere dei politci ad accrescere il potere dello stato ma che cio` avviene su richiesta popolare: “Piu` le capacita` tecniche e amministrative dello stato si espandono e piu` i cittadini ne richiedono l’implemetazione, in una costante ricerca di sicurezza.” “La pressante richiesta di azione da parte dell’opinione pubblica nei confronti dello stato spinge le misure adottate oltre […] molto al di la`…”. Continua affermando che stiamo correndo il rischio di distruggere le liberta` personali, i modi di vivere e la socialita`. Dice poi che le voci dissonanti sono poche, che sono “…affogate in un torrente di emozioni collettive e abusi. [Per l’Inghilterra] Questo rappresenta un cambiamento profondo per la cultura politica del paese”.
Insomma, parole abbastanza forti, espresse a pochi giorni dall’intorduzione del “lock down” alle quali e` stato dato ampio spazio. L’articolo originale e` (a pagamento) qui`:
https://www.thetimes.co.uk/article/there-is-a-difference-between-the-law-and-official-instructions-j9tthqnrf
Una sintesi qui:
https://www.theguardian.com/world/2020/mar/30/covid-19-ex-supreme-court-judge-lambasts-disgraceful-policing
Qui in Italia invece i giuristi sono annichiliti? Ho sentito ben poche riflessioni su temi così importanti. Il giudice in questione si esprime in modo molto chiaro. Da noi ogni manifestazione del pensiero sembra come confinata nel limbo del “dopo”. Ma “dopo” cosa? Non può definirsi uno stato di diritto quello in cui la propria libertá viene calpestata dalla prepotenza e dall’ignoranza. Ho addosso la spiacevole sensazione che il carabiniere che mi ha fermato tornerà a fare un giretto dalle parti di casa dato che era visibilmente indispettito.
Negli ultimi giorni sono usciti diversi nuovi articoli di giuristi e costituzionalisti molto duri su quello che sta succedendo.
https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2020/03/27/coronavirus-interventi-normativi-costituzione-10-domande-e-risposte/
https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/pizzetti-a-rischio-le-liberta-dei-cittadini-urgente-un-intervento-giuridico/
https://www.sistemapenale.it/it/articolo/decreto-legge-19-del-2020-covid-19-coronavirus-sanzioni-illecito-amministrativo-reato-inosservanza-misure
https://www.ladige.it/news/politica/2020/03/23/lesi-diritti-costituzionali-problema-enorme-ma-non-affrontare-ora
Il motivo principale che mi ha spinto a pubblicare il mio commento e` perche`, mi sembra che, considerand che sono passati pochissimi giorni da quando e` iniziato l’isolamento sociale, la questione della validita` giuridica di determinati interventi di polizia perlomeno viene posta, e` resa pubblica. Se ne parla sui piu` importanti giornali nazionali, senza distinzioni e sul sistema televisivo e radiofonico nazionale. Con questo non voglio dire che la situazione sia migliore in UK o che non cambiera`, anzi, pero` mi sembra che ci sia la possibilita` che si sviluppi tra la gente piu` consapevolezza a riguardo, o almeno lo spero. Da quello che ho letto e sentito finora inoltre (sto` approfondendo in queste ore) mi pare che negli USA, o in certi stati, la situazione sia simile. Il discorso sulle liberta` personali e` molto piu` mainstream che in Italia.
Sì, il tuo commento era nel focus. Invece se ci spostiamo su episodi di repressione qui in Italia, senza comparazioni con quanto succede altrove, l’altro thread è più adatto.
Grazie per la segnalazione, due di questi articoli in effetti li avevo letti ma trovo molto fastidioso il continuo sottolineare che “questo non è il momento per discutere” riguardo i provvedimenti adottati. Si dà per scontato che il requisito della proporzionalità sussista, ma io, per quanti sforzi compia, non trovo che vi sia alcun legame tra misure talmente drastiche da impedire addirittura una passeggiata o un minimo di moto all’aria aperta e la possibilità di contrarre/diffondere il virus. Non riesco a liberarmi dall’angoscioso timore che l’isteria di cui parla il giudice inglese nella sua esternazione sia il cappio che gli italiani si stanno sommessamente lasciando stringerebbe intorno al collo. Penso che libertà come quelle di riunione ed associazione saranno limitate anche in futuro e che sarà molto semplice addurre a motivazione questa o quella emergenza sanitaria. Una volta oltrepassato il confine non vi è garanzia che si tornerà indietro. Di fronte ad un militare che mi ordina di uscire solo con la sciarpa sul volto anche se sono da sola nel raggio di km mi sento offesa come persona dotata di coscienza. Avrei voluto replicare : “ E perché non indossare anche un amuleto fatto di spicchi d’aglio al collo, così giusto per essere più sicuri?”. Ho desistito solo perché ho realizzato che il mio interlocutore era evidentemente sprovvisto di buon senso e strumenti culturali almeno sufficienti. Mentre parlava, abbassando e sollevando continuamente la sua mascherina super filtrante e sputacchiando ad un cm dal volto del collega nell’abitacolo, mi è venuta in mente “Us and them” dei Pink Floyd e ho pensato “ che pena mi fa, passa il tempo ad eseguire ordini e crede di poter ammaestrare il mio pensiero…” eppure alla fine quando si è allontanato mi sono sentita vulnerabile, incazzata ma fragile.
Avrai desistito anche perche’ aveva un’arma che to poteva uccidere?
Ero isolata, nessun testimone e si sa che la parola di un pubblico ufficiale fa fede fino a querela di falso. Il tono non mi è piaciuto e tanto meno lo sguardo con cui ha accompagnato l’intimazione a coprirmi il volto “ per rispetto” a suo dire…Aggiungendo che lo stavo esponendo ad un potenziale pericolo perché avrei potuto essere infetta. Questo per me è un livello di barbarie culturale troppo elevato. Non ho pensato al fatto che avesse un’arma ti confesso, ma che potesse abusare del suo potere si. Ci ho pensato ed è stato molto spiacevole.
Mandragola, non hai personalmente ricevuto una ” umiliazione “. Intanto perché non è così. Non è un insulto alla tua intelligenza ma alla loro. È un episodio che va inquadrato politicamente oltre che personalmente. Siamo nella dinamica di un abuso di potere, di un atto di forza e prevaricazione agito dal più forte sul più debole. In una condizione di abuso sistemica. Prevista e prevedibile. Riconoscere l’ “ordinarietà” della situazione, anche in un contesto straordinario come questo, ha due vantaggi: pianificare una risposta come quella di Pietro, per esempio. E, se le circostanze lo permettono ( ma non era il tuo caso), imbastire un confronto al solo scopo di far capire al tuo interlocutore di non essere una sprovveduta a cui si può fare paura aumentando il tono di voce. Se fosse una prassi diffusa, non si sentirebbero così liberi di esercitare in maniera arbitraria la loro funzione. Seconda cosa, non consentirgli di esercitare una pressione psicologica più forte di quanto già non abbiano fatto. Questo li ” aiuta” a sentirsi più forti.
Mio vicino di casa prima di essere multato perche’ in giro “senza motivo valido” e’ stato insultato (“faccia da merda”) da un vigile in borghese. Ha iniziato a registrarlo col cell al che’ il vigile ha cambiato tono e negato tutto. Il mio vicino lo vuole denunciare e fare ricorso perche’ era di ritorno dalla tabaccheria.
Coprirsi il volto per rispetto. Praticamente il burka. Sono bastati 20 giorni per far sgretolare come merda secca la patina liberal sotto cui il cosiddetto occidente ha nascosto la barbarie patriarcale.
Tra ieri e oggi qui si sono aperti sotto-thread specifici sulla repressione, mentre lo scopo di questa particolare discussione è un altro: comparare i provvedimenti presi in diversi paesi.
Il thread più focalizzato sulla repressione è questo. Per favore, torniamo in carreggiata.
Sorry…
Sarebbe interessante capire, negli altri paesi, quanto è diffuso il costume di restringere, a livello locale, le norme nazionali o regionali sul distanziamento sociale.
A Trino Vercellese, ad esempio, il sindaco Daniele Pane ha appena disposto un’ordinanza che vieta di uscire di casa senza mascherina. I forestieri devono coprirsi naso e bocca almeno con una sciarpa o un foulard (Questo, mi par di capire, perché a Trino il comune ha distribuito mascherine agli abitanti. Quindi chi arriva da fuori, per lavoro o per la spesa, potrebbe non averla). Inoltre, ha stabilito che il percorso per andare al supermercato o in altri luoghi “necessari” dev’essere sempre il più breve, pena multa fino a 250 euro.
Come ricordava Wolf Bukowski, tutto ciò è possibile anche grazie all’elezione diretta del sindaco, che non ha più neppure lo scrupolo di consultare la giunta o il consiglio comunale, ma si rivolge direttamente via Facebook ai cittadini (come fa, del resto, il “sindaco d’Italia” in pectore Giuseppe Conte).
Naturalmente queste ulteriori misure e ritocchi ai decreti nazionali hanno il solo scopo di ricevere qualche like, qualche “Grazie!”, di mostrarsi attivi, sul pezzo, in un momento in cui il sindaco non ha molti temi su cui intervenire.
Mi piacerebbe capire come si stanno comportando gli enti e i governi locali negli altri paesi.
In the UK l’NHS e i media sconsigliano l’utilizzo delle mascherine per il pubblico e SOLO se affetti gia’ o se si prende cura di una persona infetta.
Ho appena parlato con i miei e hanno detto che per strada non vedi tante persone con le mascherine. In piu’ hanno ribadito il fatto che li’ puoi uscire senza problemi e NON c’e’ nessun modulo da portare appresso.
Quando ho raccontato le cose come stanno qua erano abbastanza inorriditi.
Un esempio regionale, sempre dal Regno Unito: prima di tutto quello passato in parlamento la settimana scorsa non e` un vero e proprio Atto del Parlamento ma piuttosto uno strumento statutario (Statutory Istrument), che autorizza il Primo Ministro a far passare una detrminata legge per necessita`.Al momento, a livello nazionale, questa nuova “legge” impone, in maniera molto vaga, il divieto di uscire di casa senza una “scusa ragionevole”; l’esercizio fisico e` considerata una scusa ragionevole (cosi` come l’allontanarsi da casa a causa di maltrattamenti domestici). Bojo ha poi dichiarato pubblicamente che e` consentito fare esercizio fisico una sola volta al giorno; il fatto pero` e` che questo dettaglio non fa parte della suddetta “legge”; cio` ha causato un po di confusione tra la popolazione piu` attiva fisicamente; i centraini della polizia, nelle varie contee, sono stati bombardati in questi giorni da telefonate di cittadni che chiedevano chiarimenti e precisazioni su quante volte fosse consentito uscire, se si puo` usare la macchina oer raggiungere un parco o luoghi di camagna etc; giornali locali commentano il fatto che basta mettersi una tuta e un paio di scarpette da ginnastica e dichiarare che si sta` facendo esercizio per poter uscire liberamente, considerando inoltre che sul territorio nazionale non c’e` nessun obbligo di portare con se documenti d’identificazione…gestire regole del genere pare quindi molto difficile e improbabile a meno che non si ntroducano ulteriori normative di controllo degli spostamenti. Nel frattempo il Galles, regione con una certa autonomia legislativa in materia di salute pubblica, ha reso illegale l’esercizio fisico piu` di una volta al giorno.
In Spagna soltanto il governo centrale e quelli delle Comunidades Autónomas hanno competenze per prendere misure.
Nonostante ciò, ci sono stati dei casi in cui dei sindaci -tutti del partito popolare, di destra- hanno preso o tentato prendere ulteriori misure restrittive.
Queste restrizioni, però, solo riusciranno a tenersi in piede se il governo centrale concede la sua autorizzazione.
– El Gobierno pide a los ayuntamientos que dejen de emitir bandos con medidas extra al estado de alarma
https://cordopolis.es/2020/03/28/el-gobierno-pide-a-los-ayuntamientos-que-dejen-de-emitir-bandos-con-medidas-extra-al-estado-de-alarma/
– El alcalde de Tres Cantos (Madrid) se ve obligado a retirar el bando municipal que limitaba las compras en el supermercado y los paseos al perro
https://www.eldiario.es/sociedad/Ultima-hora-coronavirus-mundo-Espana_13_1000679924_42910.html
– La Policía Local multará los paseos de perros de más de 10 minutos en Alicante
https://www.diarioinformacion.com/alicante/2020/03/30/policia-local-multara-paseos-perros/2250768.html
– Madrid estudia limitar el tiempo y el espacio para sacar a los perros a la calle y sancionar la picaresca
https://elpais.com/espana/madrid/2020-03-31/madrid-estudia-limitar-el-tiempo-y-el-espacio-para-sacar-a-los-perros-a-la-calle-y-sancionar-la-picaresca.html
[…] forse il regno di Spagna, ma non so se sia il caso di vantarsene – sta davvero pensando di imitare le scelte del governo Conte e della classe dirigente italiana nel suo […]
Ci è appena arrivata una mail a cui abbiamo risposto al volo, e ci siamo resi conto che la risposta funzionava anche come riassunto del lavoro fatto sinora sull’argomento affrontato sopra. Riproponiamo lo scambio, debitamente anonimizzato:
MAIL RICEVUTA
Ok, lo so che bisogna esser filologi. Ma è chiaro in tutte le ordinanze ( lombardia ha fatto restrittiva) che il diritto di passeggiata c’è ( art 1 comma due: attività motoria individuale in prossimità dell’abitazione) sempre stato anche in italia. Diffondete fake?
NOSTRA RISPOSTA
Ciao XXXXX,
nel post che presumibilmente stai commentando c’erano i link alle nostre analisi di ordinanze e decreti, e alle relative discussioni dove abbondano analisi e testimonianze dirette:
1) sulla discrezionalità data – mediante formule vaghe come «in prossimità» – alle forze dell’ordine per impedire de facto passeggiate e jogging; non ne abbiamo scritto solo noi, nelle ultime due settimane si è accumulata una notevole mole di articoli e analisi. Molte le trovi linkate nei post e nei commenti;
2) sul fatto che in alcune regioni – FVG e Campania, ad esempio – e in centinaia di comuni vige il divieto totale di passeggiare e fare jogging, imposto con ordinanze ulteriormente restrittive rispetto ai dpcm; anche in questo caso, non ne abbiamo certo scritto solo noi, e infatti trovi molti link; alcuni casi hanno fatto scalpore, come quello del medico rianimatore messo in quarantena a Napoli perché faceva jogging vicino a casa, e adesso in rianimazione c’è un posto vacante per colpa di un divieto delirante:
https://napoli.repubblica.it/cronaca/2020/03/22/news/il_caso_medico_rianimatore_e_runner_messo_in_quarantena_ma_rispettava_le_regole_-251965758/
3) sulla campagna d’odio mediatica e politica rivolta a demonizzare chi esce di casa a passeggiare o fare jogging, con pressanti inviti alla delazione, insulti dai balconi ecc. Anche qui, idem con patate, non ne abbiamo scritto solo noi.
Non sappiamo se tu viva in Italia e dove tu abbia trascorso le ultime settimane, né su quali fonti giornalistiche tu ti sia informata. Fatto sta che le cose riassunte sopra erano tutte raggiungibili dal post che hai commentato, mediante i link che conteneva, e molte cose le avresti trovate continuando a scorrere fino ai commenti sotto, dove ci sono altre testimonianze.
Ecco, magari prima di mandare mail superficiali per lanciare laconiche accuse di diffondere fake, la prossima volta approfondisci un poco, grazie.
Un saluto,
WM
Pare che il rianimatore di Napoli sia stato reintegrato in servizio dal Tar.
Altra cosa a proposito dei comuni: nel mio comune i vigili urbani giravano coi megafoni in macchina per dare indicazioni, ma tutto sommato senza particolare violenza verbale. In un comune vicino, invece la voce registrata faceva espressamente riferimento all’ordinanza di De Luca, minacciando appunto la quarantena per chi esce a fare due passi, correre, ecc.
Addirittura mi è stato riferito di un ragazzo minacciato dalla protezione civile, durante una ronda, perché portava il cane in giro.
Non riesco a trovare conferma della reintegrazione del medico di Napoli, ma in compenso ho trovato notizia di un altro ricorso al TAR della Campania per annullare una quarantena impropria, di un avvocato che osava usufruire delle tabaccherie aperte: Il Tar della Campania gli annulla la quarantena: deve lavorare e comprare le sigarette. Vi risparmio il titolo de Il Giornale, ma il giornalista, cercando di fare il duro, in realtà pecca di ingenuità, perché è convinto che la quarantena fosse giustificata da motivi sanitari:
“La spiegazione più verosimile è che l’uomo fosse entrato in contatto con un infetto da virus, o che fosse rientrato in Campania da una delle «zone rosse» dopo il divieto di spostamento.”
… mentre De Luca ha spiegato chiaro e tondo che la quarantena, in Campania, non è una misura sanitaria ma di puro ordine pubblico. Neanche a pensare male si riesce a star dietro alla fantasia autoritaria degli sceriffi
Altro ricorso accolto, il caso piuttosto grave di un uomo che doveva prendersi cura della madre non autosufficiente, e che ha dovuto rivolgersi al TAR per vedere riconosciuta la necessità: Salerno. Doveva andare dalla madre, il Tar boccia la quarantena . Ricorso dell’avv. Oreste Agosto e Stefania Forlani . Viene da chiedersi quante altre persone si trovano in una situazione simile, e non sanno che possono presentare un ricorso (o non osano), e restano in quarantena ingiustificata e coatta mettendo a rischio le vite delle persone di cui si prendono cura
Ma ci sono anche ricorsi falliti: Coronavirus, Tar respinge ricorso giornalista in quarantena. Qui il ricorrente riscuote certo poca simpatia, ma le motivazioni del TAR secondo me sono vacillanti:
“Il Tar ha richiamato il contenuto dell’ordinanza Covid-19 della Regione Campania nella parte in cui ribadisce sia il «rischio di contagio, ormai gravissimo sull’intero territorio regionale», sia la circostanza che «i dati che pervengono all’Unità di crisi istituita con decreto del Presidente della Giunta regionale della Campania n. 45 del 6 marzo 2020 dimostrano che, nonostante le misure in precedenza adottate, i numeri di contagio sono in continua e forte crescita nella regione».”
Certo che i numeri sono in continua e forte crescita! Se sommiamo il tempo di incubazione a quello di degenza, consideriamo la quantità di persone che ancora vanno a lavorare, specialmente i sanitari, senza le protezioni adeguate, è ovvio che i numeri (sottostimati!) crescono. Crescerebbero anche con un lockdown perfetto!
Chi ci accusava di diffondere false notizie, poiché abbiamo sostenuto che il decreto del governo vieta passeggiate, jogging e uscite con i bambini, avrà mai l’onestà intellettuale di notare che proprio quelle questioni, in apparenza così chiare, stanno agitando un vespaio di polemiche, chiarimenti del Viminale, grida allo scandalo, contro-provvedimenti regionali, contro-chiarimenti del Viminale, interpretazioni contrastanti, piagnistei per i sacrifici buttati al vento per colpa di irresponsabili, precisazioni matematiche con rapporti 1:1, misure prese col righello, teorie pedagogiche e vaneggiamenti?
Tutto questo mentre nelle case di riposo si sta verificando una vera e propria ecatombe. Le case di riposo, comunali e private convenzionate, erano spesso dei veri e propri lager anche in tempi più mansueti. Ogni tanto saltava fuori qualche scandalo, i NAS scoprivano che gli ospiti venivano legati, che il cibo era avariato, eccetera. Ora io non lo so come siano gli ospizi negli altri paesi, ma ho il sospetto che se in Italia ci sono così tanti morti è anche perché trattavamo i nostri vecchi come “häflinge” già prima. E ho anche il sospetto che la criminalizzazione dei bambini e dei ragazzi (“assassini dei loro nonni”, li hanno chiamati) serva anche e forse soprattutto a occultare questo orrore, in cui la responsabilità diretta di politici e amministratori è enorme.
Ho ricevuto oggi una comunicazione sulla situazione in Slovenia e Croazia da un amico che vive in Slovenia, ma lavora in Croazia (dunque attualmente bloccato in Slovenia, vista la chiusura del confine, ma aggiornato su entrambi i paesi).
La Croazia è partita prima con le misure di contenimento, la Slovenia le ha adottate dal 30.3 (modellandosi in larga pare su quelle già prese in Croazia). Fino a domenica 29 molti lubianesi si sono riversati sulle cittadine della costa per godersi gli ultimi momenti di libertà di movimento.
In entrambi i paesi è fatto obbligo di restare entro il proprio comune di residenza. Lo spostamento dal comune di residenza è possibile solo con una dichiarazione che ne espliciti le motivazioni (motivi di lavoro, salute o simili).
Nell’ambito del proprio comune di residenza non c’e’ alcuna limitazione agli spostamenti, salvo per l’accesso a negozi e a uffici pubblici. Le autorita’ comunque consigliano di non uscire di casa.
E’ possibile uscire di casa, anche assieme ai membri del proprio nucleo familiare, purché venga mantenuta la distanza di sicurezza tra i familiari e, ovviamente, con i passanti.
E’ permesso fare jogging, attivita’ fisica e passeggiate con un ridotto numero di partecipanti, sempre mantenendo le distanze ed entro il territorio comunale.
Sono aperti solo i negozi di alimentari e le farmacie. I mercati di cibo fresco (ortofrutticoli e simili) sono chiusi, vengono organizzati metodi di consegna alternativi a domicilio. E’ stato introdotto un regime particolare di accesso ai supermarket e ai negozi: la spesa può essere fatta da una sola persona per nucleo famigliare. In Slovenia dal 30.3, nei negozi l’ingresso e’ riservato alle categorie vulnerabili (pensionati, invalidi e donne incinte) dalle 8.00 alle 10.00. Sia in Slovenia che in Croazia dev’essere strettamente rispettato il limite di distanza tra le persone e la disinfezione delle mani.
Volevo segnalare questo deep (very deep) fake.
https://video.repubblica.it/dossier/coronavirus-wuhan-2020/coronavirus-polemica-social-per-la-presentazione-dell-ospedale-della-fiera-di-milano-non-c-e-distanza-di-sicurezza/357153/357715
Insomma è evidente che erano immagini di repertorio su cui poi hanno montato delle mascherine ai partecipanti e messo voci deep fake di Fontana, no? Cioè è impossibile che in piena attesa del picco del virus, in cui tutti stringiamo i denti per rispettare le ordinanze anche quelle più assurde, il presidente della regione Lombardia organizzi un party per inaugurare un nuovo ospedale? Giusto? è un deep fake vero? ditemi che è un deep fake… vi prego…
Temo di no…le regole valgono solo per noi sudditi.
In Inghilterra, su BBC Radio 2, s’è tenuto un dibattito che ci dovrebbe suonare molto familiare: http://archive.vn/Q6Bbf
“if you’re wondering how britain is doing during this crisis, jeremy vine is currently on radio 2 hosting a heated debate between a jogger and a dog walker about who is more entitled to their space on the pavement”
Ho paura che tutti i paesi “occidentali”, gradualmente, finiranno per allinearsi all’Italia. In fondo, le condizioni di partenza sono simili, e il virus è identico ovunque. Insomma prosegue in parallelo il contagio del meta-virus
La Boris Broadcasting Corporation non e’ da considerare un buon esempio ma l’Italia e’sempre stata un laboratorio. Prima Mussolini poi Hitler. Prima Berlusconi poi Trump etc.
Non e’ una questione di allinearsi. E’ che prima ci provano qui per poi provarci altrove.
«D’altra parte sarebbe bizzarro che il paese oggi messo peggio al mondo sia quello che ha azzeccato più cose degli altri. Nei contesti internazionali più seri e affidabili l’Italia non viene citata come il paese da cui imparare cosa fare, ma come il paese da cui imparare cosa non fare.»
Da: Il famoso modello italiano, di Francesco Costa
Segnalo questo recente rapporto dell’Imperial College (30 marzo)
https://www.imperial.ac.uk/media/imperial-college/medicine/sph/ide/gida-fellowships/Imperial-College-COVID19-Europe-estimates-and-NPI-impact-30-03-2020.pdf
Potro’ approfondire meglio stasera, per ora vedo che mette a confronto la situazione di 11 paesi in Europa – con casi sensibilmente diversi tra loro – prendendo in considerazione la dimensione temporale. Si basa su una valutazione realistica dei contagi (ad esempio per l’Italia e’ stimata al 9,8% della poplazione) e tenta una valutazione dell’impatto delle misure adottate.
Questi modelli vanno presi per quello che sono, esercizi di lavoro. Vengono usati come risorse da parte dei decisori, ma ognuno può tranquillamente giudicare quanto psosa valere un modello che ha queste assunzioni:
One of the key assumptions of the model is that each intervention has the same effect on the reproduction number across countries and over time. This allows us to leveragea greater amount of data across Europeto estimate these effects.
It also means that our results are driven strongly by the data from countries with more advanced epidemics, and earlier interventions, such as Italy and Spain.
Io faccio ancora fatica a crederci
Ti dirò che sono d’accordo Robydoc, neanche a me convincono premesse e conclusioni, e il fatto di mettere a confronto situazioni così diverse con dati provvisori ha alte probabilità di essere fuorviante. Vedremo come si sviluppa.
Quello che ritengo utile dell’articolo sono alcuni spunti che considero attinenti al tema della discussione, come il fatto di offrire una sinossi delle misure prese dai vari paesi su una scala temporale. E in generale il ragionare sui tempi.
Va certo preso tutto con le molle, perché come stiamo discutendo il lockdown in Italia e quello in Belgio non sono la stessa cosa mentre nell’articolo non si distingue nel merito. Può essere comunque un punto di partenza per un ulteriore approfondimento critico. Così come possono esserlo le stime sui casi di contagio effettivi, nell’ordine di milioni, che trovano dei riscontri anche in altri studi come quello di Oxford menzionato da qualche parte su Giap. Si sapeva, certo, ma avere questo tipo riscontri mi è utile a saperlo meglio.
Rispetto ai tempi, come vediamo soprattutto in Italia si è insistito molto sull’aspetto spaziale nel controllo dell’epidemia mentre credo sia stato trascurato l’aspetto temporale: i tempi del primo caso oramai accertato, che risale credo a gennaio ed era stato dapprima catalogato come polmonite, e chissà quanti ancora; i tempi di incubazione che sono relativamente lunghi; i tempi di vita delle persone compressi e spezzati, e così via. Insomma questo nuovo virus ci spiazza nei tempi e per non farci mancare nulla noi ci mettiamo pure in “quarantena” (il più delle volte senza neanche stare male)
L’enfasi sullo spazio è conseguente al tipo di discorso dominante in Italia, Francia e altri paesi di “guerra al virus”, che è là fuori invisibile, ci assedia e può colpirci da un momento all’altro. Alla necessità di evitare assembramenti in spazi chiusi, di seguire regole igieniche e rispettare le distanze, altri paesi hanno integrato una strategia di bilanciamento, basata (anche) su responsabilizzazione sociale e “adattamento” (nel senso che diceva Burgio). Non a caso, questi paesi hanno adottato una narrazione diversa e dei portavoce diversi come figure di riferimento: non la protezione civile, ma epidemiologi e virologi (penso al caso del Belgio con Marc van Ranst) e si parla di “stare sani e al sicuro” invece di “stare a casa”. (Per inciso, in Italia lo stesso Walter Ricciardi usa il linguaggio militare, come nell’intervista recente a Presa Diretta). Non ci si sorprende se almeno gli episodi di cittadin-poliziott sono molto meno frequenti quando il discorso verte sulla responsabilizzazione individuale e collettiva, e ci si può fare una corsa all’aperto o addirittura stendersi in un prato senza venire linciati.
Ora non sono in grado di trarre conclusioni generali da queste riflessioni, che assomigliano più a pensieri ad alta voce che prendono la tangente. Ma per tornare a monte dell’articolo linkato, non credo avremo mai un quadro esaustivo di quello che sta succedendo. Quello che cerco di fare almeno adesso è tirare fuori dagli innumerevoli discorsi dei pezzetti di ragionamento e delle testimonianze che mi sembrano valide, cercare di metterle insieme, levigare e affilare il tutto.
Sempre a proposito della Svezia segnalo quest’articolo https://www.coronatimes.net/trust-science-sweden-covid19/?fbclid=IwAR0fr6gp-PsXAyvjuVUHvOePYPVKGKyHbiIXGRN8mzTEEkbZr8AEaDCLadU
sperando di essere IT
Esempio di distorsione nel passaggio dal contenuto di un’intervista al (falso) virgolettato nel titolo (corsivi miei).
Dichiarazione:
«Chiunque entra in contatto con altri deve portare la mascherina».
Titolo:
«Coronavirus, il primario: “Chi esce di casa deve indossare sempre la mascherina”»
Su La Stampa di oggi.
Senza il continuo lavorìo dei media, non sarebbe possibile mantenere – l’Italia quasi unico Paese al mondo – l’idea che il virus sia genericamente «là fuori nell’aria» e il conseguente divieto di uscire di casa per passeggiare, con relativo stigma sociale e clima di linciaggio.
Da notare anche che quella travisata nel titolo era una frasetta en passant dentro un’intervista dove Pesenti si concentrava su tutt’altro.
Il medico does say: “chi è fuori deve aiutarci portando la mascherina”. Ma il titolo “Chi esce di casa deve indossare sempre la mascherina” fa capire quanto piace alla stampa rappresentare la voce grossa delle autorità con il popolo indisciplinato. Su Raiplay qualcuno potrebbe forse ritovare il servizio di una giornalista del Tg Lazio che andava in giro arringando i jogger untori trovati per strada con: “Dovete tornare a casa immediatmente!”
Da notare, a proposito delle mascherine, che ho girato ieri 7 farmacie in zona e nessuna le aveva
Però he does say (corsivo mio):
«Dobbiamo tenerci pronti e chi è fuori deve aiutarci portando la mascherina, provando la febbre e disinfettando le mani prima di entrare nei luoghi pubblici.»
e poi precisa che, appunto, sta parlando di «chi entra in contatto con altri».
Nel titolo questi dettagli scompaiono e la raccomandazione diventa di portare «sempre» la mascherina, cosa che in queste settimane pletore di medici hanno definito inutile.
“Senza il continuo lavorìo dei media, non sarebbe possibile mantenere – l’Italia quasi unico Paese al mondo – l’idea che il virus sia genericamente «là fuori nell’aria» e il conseguente divieto di uscire di casa per passeggiare, con relativo stigma sociale e clima di linciaggio.”
Questa cosa è cruciale. Molti di coloro che tra ieri e oggi si sono inalberati per l’interpretazione minimamente più lasca del divieto di passeggiata fornita dal Viminale, che consente a un genitore di portare un@ figli@ a sgranchirsi le gambe in prossimità dell’abitazione, sono completamente succubi di questa narrazione falsa del virus.
Ai bambini stessi viene propalata. Ieri guardavo la clip didattica sul coronavirus postata dalla maestra di mio figlio piccolo sulla piattaforma online dove mette i compiti settimanali. Il messaggio trasmesso in toni rassicuranti era in realtà quanto di più pedagogicamente scorretto si possa immaginare: la bambina del cartone animato passeggiava all’aperto rischiando di essere aggredita da mostricciatoli verdi fluttuanti nell’aria. Il messaggio è chiaro: là fuori c’è un mostro, anzi una vera e propria invasione degli ultracorpuscoli.
Ma tutti noi sappiamo che non è così che funziona il contagio. Se davvero il virus volteggiasse libero nell’aria, allora non si dovrebbero nemmeno aprire le finestre di casa né stare al balcone (altro che sonatine pro patria) e si dovrebbe portare la mascherina h24. Un messaggio del genere non fa altro che trasmettere ai bambini il terrore del mondo esterno come minaccia. E infatti io a mio figlio il video non l’ho fatto vedere.
In compenso, già che c’ero ho provato a guardare il video pasquale postato dalla maestra di religione: lì si diceva che Gesù è rappresentato con le braccia aperte per abbracciarti come fa la mamma. Come sia possibile abbracciare chicchessia con le mani inchiodate a una croce è un mistero della logica, anziché della fede.
Dice: mica vorrai parlare ai bambini di concetti complicati (virologici, teologici…) che non sono in grado di gestire?
No, infatti. Mi accontenterei che non raccontassimo loro delle balle.
“Se davvero il virus volteggiasse libero nell’aria, allora non si dovrebbero nemmeno aprire le finestre di casa né stare al balcone”.
Fa conto che ieri sono sceso nel cortile condominiale a saltare un po’ con la corda, e un paio di vecchi nel palazzo vicino appena mi hanno visto hanno abbassato le tapparelle.
Hai ragione, ed è molto preoccupante. Il divieto di uscire di casa resta la principale (unica?) misura applicata per contrastare la diffusione.
Forse nell’imbarazzo di dimostrarne l’efficacia, mi sembra che molti (politici e giornali) abbiano iniziato a manipolare i dati, mostrando i nuovi positivi come numero aggregato, dopo avere sottratto guariti e deceduti. Quindi abbiamo il paradosso che nelle giornate con più vittime si può comunque cantare vittoria perchè ci sono meno persone “attualmente” positive. NB: i dati completi sono comunque disponibili, ma bisogna guardare sui siti ufficiali.
A proposito del megaesperimento mondiale di lockdown, delle disugaglianze sociali che hanno causato la pandemia e che verranno aggravate da essa è molto interessante l’articolo sul Guardian che riprende quanto afferma lo storico Peter Turchin (https://www.theguardian.com/commentisfree/2020/apr/12/inequality-pandemic-lockdown). Tra le tante cose di rilievo nell’articolo prendo un passaggio che ritengo utile per la discussione: “Svenn-Erik Mamelund of Oslo Metropolitan University sat on a committee that advised the World Health Organization on non-pharmaceutical interventions in case of a pandemic. The committee’s job was to assess the costs and benefits of measures for slowing disease spread – everything from hand-washing to border closure – based on the available evidence. They came up with a list of recommendations that excluded lockdown, even in the worst-case scenario. “We never suggested lockdown because we knew it would be so harmful socially and economically for all countries,” he says. “And I never thought the rest of the world would follow China’s lead.”
Chiaro come il sole direi.
Vicino casa ho un parco pubblico, in realtà trascurato/abbandonato dal comune e affidato/gestito da una associazione di quartiere. Un paio di giorni fa sono stato fermato da un guardiaparco o qualcosa del genere, non si è identificato, io passeggiavo da solo a piedi, non c’era nessuno in un raggio di 300 metri… con la sua jeep mi ha tagliato la strada, è sceso dalla sua macchina intimandomi di stare lontano (praticamente ero un appestato), mi ha chiesto l’autocertificazione (che non è obbligatoria) che non avevo. Mi ha chiesto i documenti, ero in tuta e facevo una passeggiata nel parco (chiuso) e mi sono allontanato più di 200 metri da casa. Comunque per completare il quadretto, mi ha insultato, mi ha mancato di rispetto, mi ha dato del tu come se fossi uno dei suoi figli degenerati (io ho superato la cinquantina), mi ha associato ad un delinquente incallito e mi ha riferito che avrebbe chiamato la polizia per denunciarmi. Io gli ho spiegato che non stavo causando alcun pericolo per nessuno, che è più pericoloso fare la fila al supermercato piuttosto che passeggiare in un parco deserto (perchè chiuso da un’ordinanza comunale o dal decreto ministeriale, non lo so)… gli ho detto che me ne sarei tornato a casa e se mi avesse voluto fermare, mi avrebbe dovuto sparare. Così mi sono girato e me ne sono andato… Insomma mi è parsa una scena cilena al tempo del virus democratrico Pinochet. Dal punto di vista costituzionale, questi atteggiamenti violano la libertà individuale, oppure sono io in torto marcio e mi dovrei autodenunciare alle autorità? Qual è l’attegiamento giusto da seguire? Fare la pecora a casa?
Sarei grato se mi deste un vostro parere, grazie.
Il lockdown in Laos è iniziato da oggi e dovrebbe durare almeno fino al 19. Le chiusure sono però iniziate tempo fa e sono aumentate all’aumentare delle voci sui primi malati ufficiali che ora sono 9. Ci è voluto quindi circa un mese per organizzarlo e per svuotare le città di turisti (pare comunque non del tutto).
Il testo ufficiale in inglese circolato da queste parti su Facebook e su Whatsup non si distanzia molto dalle diverse circolari di altri paesi. C’è una lettera generale poi ogni città ha messo in piedi strategie specifiche per la circolazione delle informazioni, le chiusure dei mercati generali e le rigidità dei controlli.
I collegamenti tra città e villaggi sono vietati e l’approvvigionamento di cibo e materiali clinici è possibile solo su veicoli con autorizzazioni specifiche. Chi doveva rientrare nel suo villaggio lo ha già fatto.
Si richiede di rimanere in casa eccetto per acquisti di cibo o per recarsi al lavoro nei luoghi autorizzati e che non possono seguire una politica di “work from home”. Ai contadini è permesso di continuare a prendersi cura dei loro campi. E’ permessa anche l’apertura di tutti gli alimentari, supermercati, stazioni di benzina, farmacie, ospedali, banche, istituzioni finanziarie, agenzie per il cambio di valuta. I ristoranti possono fare solo take away e delivery. Si richiede comunque di ridurre il personale e di avere alcuni accorgimenti sanitari quali l’obbligo di mascherina, la misurazione della febbre e il lavaggio delle mani ad ogni ingresso. Sono stati vietati tutti i festival religiosi (come la celebrazione del nuovo anno laotiano\buddista che sarà a breve), le feste, i matrimoni e per i funerali si richiedono solo piccole commemorazioni. Non si menziona l’attività fisica all’aperto.
A Luang Prabang la danza nei parchi e le passeggiate\corsetta di giovani e meno giovani non ci sono più o si sono ridotte radicalmente. La mattina presto ci sono i Monaci buddisti per la questua che camminano lungo le strade per ricevere il cibo del giorno e qualche signor* soprattutto tra i più anzian* che fa i soliti esercizi lungo la via di casa. Tutti i luoghi adibiti a sport di gruppo sono chiusi.
Va detto che il pomeriggio del 29 Marzo è iniziato un incendio ancora non controllato nel bosco di una montagna vicina alla città. Da due giorni l’aria è irrespirabile e il sole oscurato, con una visibilità di circa 200 metri. In queste condizioni siamo costretti a casa comunque, visti gli altissimi livelli di CO2 e percolato registrati dai polmoni e dall’unica centralina della città, istallata da una multinazionale svizzera che vende mascherine, depuratori dell’aria per auto, case e uffici. Una loro app, che va di moda da queste parti, ci segnala con valori di PM2.5 quasi doppi rispetto a Pechino, ma lo fa spesso in questo periodo dell’anno.
Devo confermare se è vero che nemmeno durante la guerra americana, a Luang Prabang, era stato sospeso il rito del lavaggio del Buddha Prabang per le celebrazioni del nuovo anno.
credo sia rilevante verificare, al di là della lettera della legge, la concreta applicazione delle disposizioni: quale effetto hanno sulle città? se percorressi oggi le strade di Roma, Berlino, Barcellona, New York o Parigi noterei differenze significative?
Per chiarire meglio ciò che intendo consiglio la lettura di questo articolo pubblicato oggi, 1 aprile, sul Guardian: https://www.theguardian.com/world/2020/mar/31/uk-police-reissued-with-guidance-on-enforcing-coronavirus-lockdown
Come potrete leggere, nonostante abbiate evidenziato – giustamente – che le disposizioni imposte in Inghilterra siano formalmente meno rigide di quelle italiane, nella sostanza la polizia si comporta esattamente nello stesso modo: per esempio, si descrivono posti di blocco che verificano la serietà delle motivazioni di chi si allontana da casa, con inviti, anche perentori, a non passeggiare liberamente.
A quanto mi sembra di capire leggendo la stampa estera e testimonianze qui su Giap e in giro per la rete, ben percepibili differenze ci sono soprattutto tra “Roma” da un lato e Berlino dall’altro, con varie situazioni “in mezzo”. Se chi vive nelle città menzionate – e in altre, ovviamente – vuole pubblicare nuove testimonianze e aggiornamenti alla data di oggi, questo spazio è sempre a disposizione.
“Le relazioni interpersonali sono diventate molto più complicate negli stati di Victoria e Nuovo Galles del Sud, che impongono restrizioni diverse alle persone che stanno insieme.
“Le restrizioni in Victoria rendono illegale per chiunque stare dentro o fuori casa con qualcuno con cui non vivono o lavorano – a meno che non si incontrino per fare esercizio fisico o shopping. “So che sto chiedendo molto, ma è un prezzo che vale la pena pagare perché salverà delle vite”, ha detto il Premier Daniel Andrews.
“Nel NSW le restrizioni affermano che che nessuno può lasciare la propria casa se non per lavoro, studio, salute, esercizio fisico o shopping. Ma il commissario di polizia ha avuto buone notizie per le coppie – uscire per vedere il proprio partner rientrerebbe “assolutamente” nella categoria delle cure e della salute mentale.
https://www.canberratimes.com.au/story/6707484/nsw-allows-visiting-your-partner-for-your-mental-health-victoria-says-no/
Ancora sulla Svezia, che evidentemente è diventato un caso di “frontiera”
https://volerelaluna.it/mondo/2020/03/29/il-modello-svedese-alla-prova-del-coronavirus/
Invece in Finlandia (quando è troppo fate un fischio)
– Asili e tutte le attività ad essi legate rimangono in funzione. Se però le famiglie riescono ad organizzarsi diversamente si chiede loro di farlo.
– Le lezioni frontali sono sospese in tutte le scuole, gli istituti, le università, i politecnici e le scuole di istruzione per adulti. In via eccezionale si possono organizzare lezioni per i primi 3 anni della scuola primaria per i bambini di quei genitori impegnati in settori critici.
– Vietati assembramenti superiori alle 10 persone sono vietati
– Consiglio di evitare i luoghi pubblici se non necessario.
– Chiusi musei, teatri,l’Opera Nazionale, biblioteche, biblioteche mobili, l’Archivio Nazionale, le piscine, le palestre e tutti i luoghi di ritrovo.
– I privati e le comunità religiose sono invitati a fare altrettanto
– Vietate le visite alle case di riposo e agli appartamenti residenziali messi a disposizione di chi fa parte dei gruppi a maggior rischio.
– vietate le visite di personale esterno negli ospedali e altre strutture sanitarie, con l’eccezione dei parenti di pazienti in condizioni critiche o bambini asintomatici.
– i cittadini con più di 70 anni devono rimanere a distanza dalle altre persone, in condizioni simili alla quarantena, con l’eccezione dei parlamentari, alti ufficiali e persone con incarichi pubblici.
– Quarantena di due settimane per coloro che tornano dall’estero, sia finlandesi che stranieri residenti in Finlandia
In Lussemburgo le attività ricreative all’aperto (“activités de loisirs en plein air”) e gli spostamenti necessari ai bisogni degli animali da compagnia sono espressamente consentiti, a condizione che si svolgano individualmente o in compagnia delle persone conviventi, senza dar luogo ad assembramenti.
Chi viola il regolamento granducale che adotta le misure di contrasto all’epidemia è passibile di una multa di 145 euro; a sentire la stampa locale, alcune persone sono effettivamente state multate.
Personalmente, sono uscita quasi ogni giorno dall’inizio del lockdown per una corsa o una passeggiata, senza incorrere in problemi di alcun tipo, e ciò sebbene mi sia imbattuta più volte nelle pattuglie della polizia.
In città sono state chiuse le aree di gioco all’aperto ed alcune aree dei parchi pubblici che non si prestano al mantenimento della distanza di sicurezza (per esempio i tavoli da pic-nic).
Certo, nel discorso pubblico c’è una certa enfasi sul rimanere a casa, ma mi sembra di poter dire che, fino ad ora, il tutto è vissuto con una certa pacatezza.
Il testo regolamentare che ho citato sopra, per chi volesse consultarlo in integrale, è qui: http://www.legilux.lu/eli/etat/leg/rgd/2020/03/18/a165/consolide/20200401
Facciamo il punto: questa vera e propria inchiesta collettiva ha sinora messo insieme testimonianze e analisi da/su Australia, Austria, Belgio, Cina, Cipro, Corea del Sud, Croazia, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Laos, Lussemburgo, Malta, Marocco, Norvegia, Nuova Zelanda, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera. Abbiamo dimenticato qualche paese?
Dimenticato no, però strano che manchi il Portogallo.
Nella lista mancava l’Irlanda, della quale ha invece parlato l’utente Nestor Makhno.
Oltre al Portogallo, mancano ancora alcuni paesi europei e, ovviamente, moltissimi extraeuropei.
Un contributo dal Portogallo lo aveva portato l’utente Day in questo commento.
Qui sotto ho postato un aggiornamento.
Breve aggiornamento dal Portogallo. Stato d’emergenza dichiarato il 18 marzo scorso, si parla di estenderlo.
Io tutti i giorni esco per una passeggiata, dato che ancora è permesso. Ho fatto anche un lungo giro in bici, poca gente in giro ma credo molta più che in Italia. Il governo aveva detto “potete uscire, ma se ne abusate introdurremo misure più strette”. A quanto pare misure maggiormente restrittive verranno annunciate a breve, ma non credo si arriverà ai livelli di reclusione italiana.
Ogni volta che esco vedo gente fare jogging. La polizia ha cominciato a girare con maggior frequenza, ma finora non li ho mai visti fermare nessuno, men che meno quelli che escono per una corsetta, anche a coppie.
Per inciso: il governo portoghese ha fatto un apido passaggio sulle cronache internazionali per un atto di buon senso e umanità, merce rara di questi tempi, per aver garantito ai migranti l’accesso a tutti i servizi sanitari e di welfare.
Confermo sostanzialmente quello che scrive Luca, ma vorrei fare qualche precisazione in più dopo le sortite di questo ultimo fine settimana per la città nella capitale lusitana (l’alpinismo molotov si pratica anche tra i quartieri di Lisbona..anche se non serve alcuna autorizzazione scritta per uscire di casa) cercando di non andare fuori topic e rimanendo su “spazio pubblico e il suo utilizzo”.
Servizi:
A Lisbona il trasporto pubblico (metro, tram e autobus) è diventato gratuito, così come il pagamento del parcheggio dell’automobile. Questo però non ha portato a un aumento dell’uso dei mezzi pubblici (che passano moooolto vuoti).
Alcune “freguesias” (circoscrizioni) hanno organizzato servizi di assistenza ad anziani (spesa) e tappezzato tutti i portoni di poster “fumettosi” che invitano gli anziani a stare a casa e chiamare il numero verde di assistenza in caso di bisogno.
Spazio Pubblico:
Lo spazio pubblico è stato “igienizzato” con discriminanti geografiche-sociali: in quartieri più popolari, con utilizzo normalmente prolungato di piazze e giardini le panchine e i giochi per i bambini sono state nastrate (la nuova architettura ostile dell’emergenza?). I senza tetto comunque alcune le usano. In certi casi le attrezzature pubbliche per l’eserczio fisico sono state addirittura asportate. In due quartieri “bene” non ho visto alcun nastramento dei banchi pubblici, che sono invece liberi di essere usati.
Praticamente il 90% dei pannelli pubblicitari di fermate dell’autobus e sui lati dei chioschi dei giornali sono stati utilizzati per mandare messaggi alla popolazione, sia da parte del governo che da parte di imprese private (come i supermercati). E’ veramente difficile andare in giro e non imbattersi in un cartello sul “distanziamento sociale”/”cura te stesso, curiamoci noi sessi” del ministero della Sanità oppure in cartelli dal tono un po’ paternalista delle imprese che elogiano le categorie di lavoratori che ancora prestano servizio: dai giornalai (“soldati dell’informazione”) ai pony express in bici, dai pompieri ai medici dai poliziotti ai commessi dei supermercati.
I quartieri turistici di Lisbona sono praticamente mezzi vuoti e il numero di case inutilizzate in quei quartieri non si conta (grazie ‘rbnb’!).
Forze dell’ordine
Il controllo è blando, ma presente e crescente nelle ultime due settimane, crescente soprattutto nel numero di agenti impiegati. se la scorsa settimana in un parco grande come Alameda c’erano 2 poliziotti, questa settimana ce ne sono 6.
Ho personalmente assistito a un caso di delazione (un* vicin* che ha chiamato la polizia per far sloggiare una coppia che stava bevendo in una piazzetta – la polizia è arrivata e senza scendere dall’auto col megafono ha intimato alla coppia di andarsene, anche perchè il divieto di bere nello spazio pubblico è in vigore dall’inizio dell’emergenza. I ragazzi dopo due minuti di questa insistenza se ne sono andati. Dopo 5 minuti c’era un’altra coppia con il cane nello stesso punto e nessuno ha chiamato la polizia) e me ne sono stati riportati alcuni altri da amici diretti.
Nei parchi non recintati la polizia avvicina le persone che NON stanno facendo attività motoria (molto spesso piccoli gruppetti di giovani sia portoghesi che migranti o coppie) e le fa allontanare, ma se hai la tuta o stai camminando nessuno ti dice nulla, neanche i gruppetti da 3-4 persone distanziate tra loro che si allenano sono fermati.
Comunque, stando a quanto dice il governo, dopo 2 settimane in tutto il portogallo sono 90 le persone incarcerate per disobbedienza allo stato di emergenza (non si specificano bene i motivi dicharando “violazione dell’obbligo di confinamento e per altre situazioni di disobbedienza e resistenza”).
La pratica securitaria insomma è molto diversa da quello che dice il governo, che continua a dichiarare che la polizia sarà implacabile, ed è pur vero che in teoria ci sono tutte le carte in regola per attuare una linea dura che nella pratica ancora non c’è, ma a volte una nuova notizia ci ricorda che sarebbe possibile: per esempio a nord del portogallo in un singolo comune è già stato impiegato l’uso dei droni (avvallato fin dalla proclamazione dello stato di emergenza dall’agenzia portoghese per il controllo dello spazio aereo).
In Marocco è cominciato il flusso inverso degli emigrati in Spagna senza privi di documenti.
Il Marocco ha chiuso le frontiere per motivi sanitari, e tanti emigranti marocchini senza documenti si trovano ora intrappolati in Spagna con una situazione di contagio fuori controllo, senza possibilità di lavoro e ovviamente privi di accesso agli aiuti governativi. Sta cominciando l’esodo inverso dalla Spagna al Marocco con mezzi di fortuna dato che i traghetti sullo stretto non viaggiano.
Ieri è stata data notizia di due gommoni ciascuno con una cinquantina di di persone a bordo che tntavano di attraccare nei pressi di Larache (nord del Marocco). A causa delle condizioni del mare non hanno potuto avvicinarsi alla costa per l’intera giornata e sono stati persi di vista. Sembra che siano riusciti a sbarcare più a sud. I migranti ormai doppiamente clandestini si sarebbero poi dati alla macchia facendo perdere le proprie tracce (anche se credo che l’unico rischio sarebbe stato di essere messi (giustamente, direi) in quarantena obbligatoria. Sembra che il passaggio clandestino dello stretto in gommone costi ora sui 60.000 dirham, cioè circa 6.000 €.
https://fr.le360.ma/societe/insolite-des-immigres-clandestins-deboursent-60000-dirhams-pour-rentrer-au-maroc-212295
Il bollettino ufficiale in Marocco è di 650 contagiati e una ventina di deceduti. Sembra che il contagio proceda molto più lentamente che in Europa. Il governo comunque ha imposto misure di distanziamento simili a quelle dei paesi europei e varato ammortizzatori sociali straordinari che includono anche gli addetti del settore informale, anche se per importi al livello della pura sopravvivenza o forse sotto (da 80 a 120€/mese a seconda del nucleo familiare). Si registra una forte mobilitazione a livello di associazioni caritatevoli
Ciao, segnalo questo interessante profilo TW, che raccoglie e segnala gli abusi di polizia in giro per il mondo durante la pandemia.
https://nitter.net/COVIDStateWatch
(mi pare non sia stato ancora segnalato, in caso contrario mi scuso per la ridondanza)
Ciao, io vivo a Minneapolis, Minnesota. Qui abbiamo l’ordine di “stare a casa” – ovvero di rispettare le distanze se andiamo a passeggio o a fare la spesa – ristoranti, bar e negozi non essenziali sono stati chiusi, fabbriche e uffici sono aperti ma se possibile si deve lavorare da casa. Il governo conta sul senso civico della popolazione, e non credo proprio che vi sia chi approfitta del fatto che non ci sono limitazioni ad uscire per fare una corsa o una passeggiata con i bambini: non ho visto assembramenti, i parchi sono chiusi e regolarmente deserti, nonostante l’assenza di recinzioni. Vi sono tuttavia molti disinformati che fanno riunioni familiari, gruppi di preghiera e qualche piccola festa: dicono – e pensano – “se mi sento bene, non ci sono problemi per me e per gli altri”. Grazie, Fox News.
L’altro problema sono i viaggi, divenuti meno frequenti ma tuttora sostanzialmente possibili, per cui se io volessi andare a Newark domani mattina, troverei sicuramente il modo di andarci – e questo credo valga anche per la direzione opposta di viaggio.
Uno schema dei provvedimenti presi stato per stato si trova qui: https://covid19.healthdata.org/
Qui francamente nessuno parla di “modello italiano”, si parla molto di Italia tuttavia e soprattutto per compassione – da qualche giorno i ragazzini di qui hanno cominciato a seminare in giro per le strade dei sassolini colorati con le bandiere d’Italia e Spagna, o che recano scritte come “be positive” e “smile”. Immagino che le loro intime certezze cominceranno molto a vacillare quando si troveranno a dover elaborare il fatto che, anche per gli Stati Uniti d’America, sia venuto il tempo della compassione degli altri.
Altro punto. Gli Americani mal digeriscono qualsiasi limitazione alle proprie libertà – il fatto che si precipitino ad acquistare armi si spiega col timore di venirne privati (delle armi e della libertà di fare quello che vogliono) – qui il “modello cinese” di quarantena dura non si potrà mai imporre – sarà un caso, ma in Cina i cittadini non si possono armare e sono abituati a farsi espropriare di tutto senza protestare (o quasi). In America invece i cittadini hano cominciato a fare scorta di armi e munizioni non appena hanno avuto sentore di possibili limitazioni alle proprie libertà.
Sarebbe interessante fare la lista degli stati che hanno classificato come non essenziale il commercio d’armi – e per altro verso quelli che hanno classificato come non essenziale l’esercizio dell’aborto. Due modi di approfittare della situazione che partono, forse, da posizioni ideologiche lontane tra loro, ma che non sono poi così diversi nella sostanza.
Segnalo il curioso caso di Panama in cui è stato deciso che possono uscire a giorni alterni uomini e donne. Si può uscire comunque solo per necessità (spesa, farmacia, urgenze) e in una precisa fascia oraria che viene assegnata in base all’ultimo numero del documento. Ad esempio se sono donna e il mio documento finisce con 7 posso uscire il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 14 alle 16. È inoltre vietato il consumo di alcolici, anche in casa (pare per limitare i casi di violenze domestiche).
Grazie per il questo blog. Sono olandese, vivo in Italia. Mi scuso se il mio italiano non è perfetto.
Volevo condividere quello che ha detto il nostro presidente oggi. Effettivamente chiede agli olandesi in questo weekend di bel tempo di non andare ad affolare i parchi naturali e le spiagge, di usare la testa e,se possibile, prendere aria vicino a casa, sempre a distanza. Poi c’è questo:
“Voor een verbod voelt de premier niet veel. “Ik ga niet voor iedere deur een politieagent zetten.” Het gaat volgens de minister-president om een kleine groep die de regels niet naleeft.”
Traduco: “Il presidente non sente la necessità di un divieto: “Non mi va di mettere un poliziotto di fronte ad ogni porta.” Secondo lui si tratta di una piccola minoranza che non rispetta le regole.” (Fonte: https://www.nu.nl/coronavirus/6042478/rutte-het-wordt-mooi-weer-maar-ga-niet-naar-parken-of-het-strand.html) Il tono, diciamo, è ben diverso rispetto al quello in Italia.
In oltre, un altra cosa diversa è che in olanda si parla più apertamente sul senso o meno di far lottare da solo una persona anziana fragile nel IC se questa persona ha poche speranze di sopravvivere o chi, se dovrebbe sopravvivere, ne uscirebbe indebolito, magari col polmoni danneggiati e vivrebbe in sofferenza per pochi mesi. Non fraintendermi, è una cosa che ognuno decide da solo o con i suoi cari e neanche voglio dire che gli anziani devono essere sacrificati per consentire la nostra stile di vita. Però, sotto l’influenza del Vaticano, vedo che esiste questa idea che nessuno può mai morire, mai lasciato andare, senza poi minimamente considerare la qualità di vita o la voglia di viverlo. Questo è davvero una grossa differenza di cultura.
Ma tu, dal punto di vista di un Olandese che vive in Italia, cosa pensi che si dovrebbe fare a questo punto in Italia? Parliamo del paese più colpito al mondo dall’infezione, con un sistema sanitario collassato, e che, per di più, è popolato da gente con scarso senso civico – gente abituata, chi più e chi meno, a fare quel che vuole. Molto corretta peraltro l’osservazione che fai sull’irrazionalità “religiosa” degli Italiani. In un quadro così, cosa potrebbe accadere se si facesse la quarantena come in Olanda?
È difficile dire cosa succederebbe applicando le regole di un posto nel un altro che ha una numeri di casi diversi, un altra culture, un sistema sanitario diversa ecc. Non mi metterei a dire che se farebberó tutti come olanda andrebbe tutto bene (arcobaleno!) neanche sono sicura che in olanda non finiranno ad essere più restrittivi. Poi non è che è “business as usual”, l’unica cosa davvero diverso dal Italia è se può uscire ed andare ovunque in non più di due e ci sono aperti i negozi. Però, quello che apprezzo del mio paese è non hanno voluto applicare divieti leggermente e senza buon motivo ed anche che hanno sempre puntato il più possibile a spiegare il senso delle misure invece di imporli da in alto con multoni esagerati ed autocertificazioni ecc. Per me, anche se la gente a volte puo portare all’esasperazione, convincere funzione meglio di imporre.
Poi quello di “mah gli italiani sono un popolo indisciplinato, non funzionerebbe qui” l’ho sentito mille volte. È stato interessante a leggere nei siti olandesi quando c’era qualche casino il prima weekend che”questa
è proprio tipica per gli olandesi – non fanno mai quello che gli è stato detto”. Mi chiedo se gli italiani sono davvero bambini indisciplinati o se era più il fatto che le misure erano poco chiare, ambigue e communicate male in modo che si perdeva il messaggio. Con misure sensate e communicate chiare ci sarebbe stato un altro risultato? Chi lo sa, ma non so che sia vero il fatto che con gli italiani funziona solo il modo pesante col bastone. Questo è forse davvero una cosa di cultura, ma il senso di cui vorrei mettere in dubbio.
Ieri sono stata sconvolta (sono troppo ingenua ancora) di leggere su La Repubblica che il lockdown intelligente di olanda “non funziona”. Motivazioni prima del paywall i seguenti:
1. Comincia: “Le strade in olanda sono vuote.”
Eh quindi non funziona? Ma non siete voi a pubblicare foto con strade “affollate” dicendo “non ci siamo”? Ma adesso se gente ha presa la sua responsabilità senza polizia e multe è un segno che non funziona.
2. Poi. -“Il governo constretto a rivedere la sua strategia di immunità di greggio”. Allora, questo del immunità di greggio lo hanno detto già da subito che sarebbe una cosa buona ma non l’oggetivo principale. Ma peggio è che fa sembrare che il governo ha cambiato o ripensato qualcosa recentemente. L’ultime modifiche sono state due settimane fa’ e il cosiddetto lockdown intelligente è ancora in forza.
3. “Critica la situazione in ospedale”. Ho cercato dappertutto ma questo non mi risulta. Ci sono preoccupazioni si, come ormai dappertutto, ma non risulta della media olandese che siamo ad un punto di crisi che farebbe necessità di cambiare strategia.
Seguo scrupolosamente cose sta succedendo il olanda ed il governo in verità ha detto che erano contenti con il compattamento dei cittadini. Poi i numeri sembrano di mostrare una stabilizzazione su cui c’è ottimismo cauto. Non vedo proprio da dove si dovrebbe concludere che “non funziona”. L’unica cose che potrebbe essere che si parla di due settimane fa’ quando ci sono stati qualche aggiustamenti. Ma l’articolo ha la data di 5 aprile.
Dopo il Paywall, non so che altro si siano inventati.
Ho capito che non volete che la gente esce (e che il mio paese non van di moda per altri motivi) ma è terrificante quanto mentiscono ed ingannano.
Dato che i giornali iniziano a fornire interpretazioni semplicistiche e fantasiose su quanto succede negli altri paesi, suggerisco un semplice controllo che ciascuno può fare per avere una idea dell’effetto delle restrizioni. Sul solito sito della John Hopkins sono raccolti i dati ufficiali https://gisanddata.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/bda7594740fd40299423467b48e9ecf6
Dopo avere selazionato il paese nel pannello a sinistra, sul pannello in basso a destra si seleziona “daily increase”. Qui si vede sempre una salita velocissima nella fase iniziale che poi diventa quasi piatta con le restrizioni. Questa è una caratteristica comune, solo la Cina è riuscita ad avere un calo deciso grazie alla misure specifiche descritte in altri commenti.
Non si può fare un confronto numerico, perchè i dati dipendono dalla popolazione totale, dal tempo passato dall’inizio della diffusione, dall’efficienza e da improvvise variazioni del metodo di conteggio, saturazioni dei sistemi sanitari etc.
Però l’andamento è significativo, e non si vedono differenze evidenti tra Olanda e Italia. Qualunque articolo onesto dovrebbe tenere conto di questi dati, ed eventualmente giustificare perchè, nonostante gli andamenti siano simili, si ritiene che uno dei sistemi sia migliore o peggiore.
Dal Giappone (tramite mia moglie). Il governo si è limitato a pregare e si è astenuto da un’iniziativa legislativa. Nello specifico il governo ha chiesto di “rimanere a casa”, nel senso di evitare assembramenti e spostamenti che non siano assolutamente necessari soprattutto da e per le principali aree urbane. Il riferimento è al classico dopolavoro coi colleghi e alle vacanze. Date queste premesse non si rinuncia alle attività essenziali come lavorare e la cura di sé tra cui chiaramente figurano la passeggiata lungo il fiume, la pedalata o anche la visita ai ciliegi in fiore, chiaramente evitando i più famosi in favore dei più vicini. Le scuole e le università hanno sospeso le lezioni già da qualche giorno prima che in Italia. Nelle scuole elementari i bambini possono andare comunque. Un’amica si è stupita quando è andata a scuola del figlio e ha trovato che la maggior parte dei bambini era là. Un’altra amica ha iniziato col telelavoro. Mia suocera negli scorsi giorni ci ha spedito un pacco perché ci voleva mandare delle medicine. Nella ristorazione gli affari chiaramente languono e chi può tiene chiuso.
Finalmente! La Raggi flagello dei runner contestatissima su Twitter. https://nitter.net/virginiaraggi/status/1245767286461521927
Ciao a tutte e tutti,
oggi, 4 aprile 2020, per via della tumultuosa crescita del numero dei commenti su Giap (centinaia al giorno), del carico di lavoro redazionale che questa situazione sta comportando e della fatica a seguire le discussioni che sempre più persone segnalavano, abbiamo dovuto reintrodurre il limite minimo di battute, riattivando un plugin che avevamo disattivato nel 2019.
Questo per far sì che un singolo utente non lasci tanti commenti in rapida successione lunghi una frase o due, ma cerchi di ponderare i propri interventi. Come diceva qualcuno, «meglio meno ma meglio».
Per essere pubblicato, un commento dovrà suprare le 550 battute, che per convenzione corrispondono a una novantina di parole. Secondo vari studi, 90 è il numero minimo di parole emesse da un parlante in un minuto di conversazione.
Ecco, ci piacerebbe che un intervento su Giap corrispondesse ad almeno un minuto di intervento a voce.
Scusateci, è che ci stiamo facendo un gran mazzo e dobbiamo razionalizzare un minimo, perché le energie non sono illimitate. Soltanto un mese fa non avremmo mai immaginato di ritrovarci a svolgere questa “funzione”.
Grazie della comprensione e collaborazione, e buon proseguimento di discussione!
Ciao a tutti, vi mando le disposizioni in Perù, dove sono attualmente, e in Bolivia, dove ho tanti amici. Perù: Isolamento sociale in vigore dal 16 marzo, con misure che gradualmente si sono irrigidite; attualmente abbiamo coprifuoco dalle 18:00 alle 5, domenica divieto assoluto di uscire, e durante la settimana si esce a giorni alterni uomini (lun, mer, ven) e donne (mar, gio, sab). Ieri, primo giorno delle restrizioni per “genere”, hanno mostrato video di donne arrestate quando sono andate a buttare l’immondizia (che qui si deposita in strada, di fronte al portone di casa). Pensando alla comunità Trans e intergenero (fatto assolutamente apprezzabile ed innovativo in un paese religioso come il Perù), il Governo, attraverso il Ministro dell’Interno, ha invitato le forze dell’ordine a rispettare l’identità di genere visibile, e non quella dichiarata sui documenti. Le forze di polizia sono aiutate da esercito, marina ed aviazione, almeno qui a Lima e nelle città. In Bolivia, invece, se non sbaglio le misure di quarantena sono iniziate uno o due giorni dopo il Perù, da subito coprifuoco notturno, e le persone possono uscire un giorno alla settimana, secondo l’ultima cifra del DNI (la carta d’identità).
Ieri il Corriere della Sera titolava:
Coronavirus, la Svezia pronta a cambiare rotta: «Basta “tutto
aperto”, prepariamoci a migliaia di morti»
Leggendo l’articolo, che abbonda di vaghezze e “indiscrezioni”, il titolo non trova riscontro. A parte il fatto che non è «tutto aperto», che il Paese si prepari a cambiare rotta dal pezzo non si evince. Se qualcuno che sta seguendo la situazione svedese vuole commentare…
Visto che sono vivo in Finlandia da diversi anni e ho diversi contatti con la Svezia per motivi personali, penso di poter dare qualche testimonianza diretta (ma comunque parziale) della situazione. In questo momento, in Svezia, il governo sta cercando di far passare un pacchetto di leggi emergenziali che dia più poteri all’esecutivo nella gestione dell’emergenza sanitaria. Le misure di contenimento e prevenzione adottate finora dal Ministero della Salute svedese (che gode di una certa autonomia rispetto all’esecutivo e al Parlamento) hanno prodotto risultati a dir poco interessanti se comparati agli altri paesi scandinavi. In breve, fino a questo punto, più contagi e più morti: in questo momento, i dati indicano 6,830 casi positivi and 401 decessi in Svezia (10 milioni di abitanti circa), comparati ai 1927 casi positivi e 28 morti della Finlandia ( quasi 6 milioni di abitanti). Sulla Finlandia, dove abito, vorrei fare un ultimo appunto, non riportato dalle testimonianze che ho letto su Giap. A metà marzo, il parlamento ha approvato, su proposta del governo di Sanna Marin (Socialdemocratici-Centro-Alleanza di Sinistra), l’attivazione del poikkeustila, lo stato di eccezione, l’ultima volta approvato per la Guerra d’Inverno contro i Sovietici. In base a questo dispositivo, il governo Marin ha potuto isolare completamente la regione metropolitana di Helsinki dal resto del paese, limitando il diritto al movimento di tutti i residenti in Finlandia. La cosa ha suscitato clamore e polemica in Finlandia, visto che una situazione del genere non si è mai verificata dalla WWII, ed è stata considerata da qualcuno un attacco alle istituzioni liberali e democratiche del paese. Questo per dire (mio modesto parere e opinione fallibile e discutibile) che le vostre analisi, con mio grande disappunto sono molto parziali e discutibili. Il vostro diario virale è invecchiato malissimo in poche settimane. In Italia ci sono eccessi, cattiva informazione e preoccupanti ricadute securitarie, ma il resto del mondo fronteggia comunque situazioni impensabili fino a poche settimane fa.
Sulla Svezia risponderà chi sta seguendo quella situazione, mi limito a dire che «più contagi e più morti» in sé non vuol dire molto, i numeri bruti citati senza fonti né contesto ci servono a poco se vogliamo comparare le situazioni di due paesi.
Non capisco il tuo disappunto per il fatto che trovi le nostre analisi «parziali e discutibili». Ogni analisi è parziale, un’analisi totale non è in grado di farla nessuno; «discutibile», letteralmente, significa «che si può discutere», e noi infatti da settimane e settimane stiamo qui a discutere.
Quanto al Diario virale, è tutto sommato improprio dire che appunti pubblicati in forma di diario «invecchiano male» o addirittura «malissimo»: un diario “fotografa” la situazione giorno per giorno, e noi questo abbiamo fatto: abbiamo fotografato in sequenza, man mano che si svolgeva, una fase dell’emergenza coronavirus, mantenendo il focus su Bologna.
Le tre puntate pubblicate a fine febbraio-inizio marzo, peraltro, testimoniano di un affinarsi dell’analisi man mano che la situazione si faceva più complessa e drastica. La prima puntata era soggettiva, impressionistica e andava a tentoni, come andava a tentoni molto di quel che si stava scrivendo in quei giorni; la seconda approfondiva alcuni aspetti, precisando e correggendo alcune formulazioni della precedente; la terza puntata – pubblicata il 10 marzo, ormai quasi un mese fa, e linkata nel post di oggi – mi sembra di gran lunga la migliore. Rileggendola oggi, sinceramente, trovo ben poco da cui prendere le distanze. Sono in buona sostanza cose che da allora abbiamo continuato a dire, naturalmente approfondendo e sviluppando i ragionamenti, e che hanno cominciato a dire sempre più persone.
Del «grande disappunto» che ce ne facciamo, scusa? Non è meglio superarlo, e confrontarsi? Se hai notazioni specifiche da fare sul Diario virale, con grande piacere le accoglieremo in calce alla terza puntata, dove volendo la discussione è ancora aperta.
Certo che il nostro diario virale è invecchiato in fretta. Come qualunque cosa scritta in questo ultimo mese. La forma stessa del diario si presta all’invecchiamento precoce, ne eravamo consapevoli quando l’abbiamo scelta. Contesto il fatto che sia invecchiato “malissimo”, perché invece molte delle preoccupazioni che abbiamo sollevato sono tutte sul tavolo, e anzi, sono oggi ancora più forti. Il fatto che in Finalndia la svolta accentratrice-securitaria sia stata accolta da “clamore e polemica” è indice del fatto che lì una preoccupazione per lo stato della democrazia esiste. In Italia, a parte qualche sporadico luogo della rete o giornale alquanto marginale, questa preoccupazione sulla gestione tutta poliziesca dell’emergenza non la trovi espressa. Anzi, moltissima gente urla all’untore e chiede ancora più controlli e limitazioni. E la dice lunga.
Magari potremo riparlarne quando e se anche in Finlandia e in Svezia impediranno alla gente di uscire dalla propria abitazione per raggiungere un bosco, un pratone, un lago, una montagna, un qualunque luogo isolato dove la possibilità di trasmettersi il virus è infinitamente più bassa che in un luogo chiuso come una fabbrica “essenziale” o un supermercato. Perché del fatto che l’Italia ha fatto un passo da gigante fuori dai parametri della cultura politica occidentale, come non accadeva proprio dalla WWII, ancora non si parla granché. Se altri paesi ci verranno dietro – io spero ancora di no – il disastro potrebbe essere di proporzioni colossali.
Del mio disappunto non ve ne fate una mazza, chiaramente. Su questo thread avete chiesto testimonianze, e io quella vi ho dato: opinabile, parziale, e discutibile. I numeri comunicati alle testate finlandesi e svedesi sono direttamente forniti dai rispettivi Ministeri della Sanità. Qui il link al sito del Ministero della Sanità Pubblica svedese coi dati che ho riportato: https://experience.arcgis.com/experience/09f821667ce64bf7be6f9f87457ed9aa
Qui di seguito, quello al sito del Ministero della Sanità finlandese:
https://thl.fi/en/web/infectious-diseases/what-s-new/coronavirus-covid-19-latest-updates/situation-update-on-coronavirus
In generale, la Svezia si è distinta da Danimarca, Norvegia e Finlandia per la diversa strategia di contenimento e mitigazione dell’epidemia a livello nazionale. In Finlandia, nessun lockdown marziale come in Italia, ma chiusura di tutte le scuole (a parte gli asili), palestre, università (se ricordo bene, da più di due settimane), teatri e, da qualche giorno, anche i ristoranti. Lavoratori pubblici e privati invitati a lavorare in remoto dal 9 marzo. Stayathome# come parola d’ordine. Attivazione delle leggi speciali, che hanno richiesto l’approvazione della Corte Costituzionale e accese polemiche riguardanti la limitazione dei diritti individuali e sociali (in particolare, associazione e istruzione). In Italia la situazione è preoccupante e difficile, ma non è che un paese scandinavo affronti la pandemia globale senza incorrere in circostanze straordinarie e pericolose. Poi, vero, qui a Jyväskylä, dove vivo, nessuno caga il cazzo se ti fai una passeggiata nella foresta da solo o in compagnia. Il refrain sui migliaia di morti in Svezia è riportato dai giornali locali e svedesi in base alle dichiarazioni del premier Löfven fatte ieri e oggi, e ribadito da pochi minuti dal re Carl Gustaf che, italianamente, dichiara: “state a casa”. Sulla Finlandia, non citare l’attivazione dello stato di eccezione e l’isolamento coatto della zona metropolitana di Helsinki, fatti clamorosi nella vita pubblica e sociale del paese, mi sembra solo una grave carenza e omissione, che non però non dipende da voi. Rileggerò la terza puntata del diario. Se avrò qualche commento significativo da fare, lo farò sul thread apposito.
Di seguito, se vi interessa, una riflessione sulla questione dello stato di eccezione finlandese di Tuomas Nevanlinna, scrittore, filosofo e candidato alle ultime elezioni per Vasemmistoliitto (Alleanza di Sinistra). E’ in finlandese, ma la traduzione automatica in inglese funziona egregiamente:
https://yle.fi/aihe/artikkeli/2020/03/28/tuomas-nevanlinna-poikkeustilan-julistaminen-on-aarimmaista-vallankayttoa-mutta
Visto che l’attuale pandemia, coi suoi risvolti sociali, economici e politici, non è solo una questione di dati bruti e epidemiologia, penso che contributi critici anche da altre realtà intellettuali e militanti possa essere significativa, al netto delle enormeni differenze storiche, culturali e politiche del paese di provenienza.
Agganciandomi al commento precedente e condividendolo, vi segnalo invece questo,ritengo penoso,articolo sul New Yorker: https://www.newyorker.com/news/dispatch/what-italians-have-learned-from-the-coronavirus
Stereotipi e luoghi comuni di prima mano, con un briciolo di compiacimento si direbbe, da chi si definisce “novelist”. Ora, abbiamo sicuramente problemi più ingombranti di fronte, ma a mio avviso non guasta mai rammentare dove e perché trovano terreno fertile alcuni meccanismi di controllo a tutti i livelli e in maniera assolutamente trasversale.
Ieri sera ha parlato il re, dicendo sostanzialmente di essere d’accordo col governo. Gli articoli – anche questo del Guardian, che mi pare identico a quello del corriere https://www.theguardian.com/world/2020/apr/05/sweden-prepares-to-tighten-coronavirus-measures-as-death-toll-climbs ma come si diceva sopra è un po’ LA repubblica – riportano le discussioni che si stanno svolgendo, e le critiche al governo, raccontando in un modo che è difficile non definire tendenzioso. Noto en passant che gli argomenti dei critici dei provvedimenti governativi non sembrano “scientifici”.
(proseguo, stavolta sono andato lungo)
Infatti consiglio vivamente di vedere i dati reperibili su Wikipedia. Mostrano come non solo la Svezia abbia, nella prima fase della curva della pandemia, subito una fase esponenziale molto meno grave; ma la Svezia ha anche sostanzialmente raggiunto il picco dei casi giornalieri. C’è da pensare che ben presto, forse già nei prissimi giorni, il numero dei positivi giornalieri diventi negativo e la Svezia si metta alle spalle la parte pericolosa della crisi. Tutto questo senza leggi liberticide, senza isterismi di sorta e rigurgiti fascisti.
Segue il link per comodità.
https://en.wikipedia.org/wiki/2020_coronavirus_pandemic_in_Sweden
Però voglio aggiungere un paio di cose. Le discussioni che stiamo affrontando qui su Giap – o almeno il modo in cui le interpreto io e sostanzialmente quello che a me interessa – non sono finalizzate a dire “brava Svezia, cattiva Italia”. La Svezia è un paese capitalista, che ha seguito tutti i dettami del neo liberismo e – tanto per essere chiari – la distribuzione delle morti da quelle parti non è certo egualitaria, anzi, alla fine stanno morendo i poveracci e un’anomala percentuale di somali. Quello che è importante è mostrare che la via italiana è sostanzialmente una cazzata dal punto di visto scientifico e risponde a logiche differenti dal contenimento dell’epidemia. Fra l’altro tutte le discussioni sugli inasprimenti non prevedono certo la chiusura come in Italia, ma l’identificazione dei luoghi per – eventualmente – mettere quelli in sicurezza. Se la Svezia ad un certo punto cambierà rotta il discorso non si sposterà di una virgola. Il dibattito sui giornali si è spostato ad un “appena la Svezia cambierà rotta starete finalmente zitti”. Nope, è irrilevante.
La seconda questione riguarda le comparazioni. Dalle prime cose che si notano sembra che queste benedette curve siano assolutamente indifferenti ai provvedimenti. Dal punto di vista “scientifico” questo significa che c’è altro che è rilevante e che quest’altro va ricercato. Se prendiamo come punto di partenza i 1200 contagiati (inizio marzo in Italia), vediamo come i paesi dopo nove giorni hanno dei risultati del tutto sconnessi tra loro: la Spagna va a 18000; la Germania a 15300; la Francia a 11000; la Svezia 2800; la Norvegia 2900; ecc. La Finlandia ha raggiunto i 1200 la settimana scorsa e i 9 giorni scadono domani, siamo a 2176. Da questi primi grezzi dati – la sconnessione continua a 18 giorni – l’unica cosa che a me viene da pensare è che trattare l’epidemia in modo indifferenziato su un territorio nazionale è una sciocchezza. Però è vero che lo pensavo anche prima e con me credo tutti gli epidemiologi
Riguardo alla osservazione sui numeri bisogna tenere conto che la presenza di una percentuale di asintomatici (a cui si è aggiunta una colpevole inerzia del sistema sanitario) ha ritardato la rivelazione dei contagiati. Quindi i numeri non sono comparabili perchè i paesi nordici, allertati da quanto succedeva qui, hanno “cercato meglio” i contagiati ed implementato prima le loro misure di isolamento. In altre parole noi abbiamo avuto un periodo di “crescita libera” più lungo. Tra l’altro il confronto dei valori assoluti è sempre rischioso, dato che cambia la popolazione totale.
Su una caratteristica delle curve che si può guardare per avere un effetto dei provvedimenti ho scritto qualche considerazione poco sopra. La mia impressione è che ci sia uniformità degli effetti in tutti i paesi che hanno imposto il solo distanziamento sociale.
Scusate il doppio post ma ho dimenticato di dettagliare sulla “colpevole inerzia”. Con una possibile pandemia alle porte (emergenza in Cina del 20 gennaio), io trovo la prima procedura CONSIP sui dispositivi medici pubblicata il 6 marzo:
https://www.consip.it/media/news-e-comunicati/emergenza-covid-19-pubblicata-la-prima-procedura-d-acquisto-per-la-fornitura-di-dispositivi-medici-per-la-terapia-intensiva-e-sub-intensiva
e la seconda procedura (con i dispositivi di protezione i.e. tute e mascherine) pubblicata il 9 marzo:
https://www.consip.it/media/news-e-comunicati/emergenza-covid-19-pubblicata-seconda-procedura-d-urgenza-per-la-fornitura-di-dispositivi-di-protezione-individuale-e-apparecchiature-elettromedicali
La cosa triste è che questi sono solo i bandi di gara, in regola con tutte le procedure burocratiche e formali, ma questo non vuol dire che tutto il materiale desirato sia stato poi consegnato nei tempi desiderati. Anche senza discutere le possibili cause di questa situazione, mi sembra evidente che l’apparato politico-burocratico si è mosso in ritardo.
Desideravo giorni fa pubblicare un breve messaggio con cui ringraziare Derkhan per avermi risposto. Fa piacere apprendere che, agli occhi di un’Olandese in Italia, gli Italiani mostrino di avere abbastanza senso civico da poter fare – governo permettendo – il “lockdown intelligente” all’olandese. Il commento seguente, in cui Derkhan segnala la “bugia” di un articolo a pagamento del quotidiano La Repubblica, mi pare però poco a fuoco.
Per prima cosa, la notizia cheil numero di morti da coronavirus in Olanda è da qualche giorno decisamente in crescita si trova ovunque, da fonti d’informazione di tutte le specie. Significa dunque che il lockdown intelligente non funziona? Dipende. Posto che l’epidemia non si debella col lockdown – col lockdown, semplicemente, la si contiene – un governo può permettersi di fare il calcolo freddo di quante morti siano accettabili – e quale ritmo di crescita delle stesse sia accettabile – per limitarsi a fermare solo il minimo necessario, non rallentando irreparabilmente l’economia. La questione poi delle libertà individuali viene in secondo piano, ma comunque su questo punto si può ragionare: semplificando molto, ci sono soggetti che hanno a cuore la libertà di muoversi indisturbati e la privacy, mentre per altri potrebbe contare di più la salvezza dei propri cari, anche a costo di sacrificare, per qualche tempo, le passeggiate e i momenti di aggregazione.
Non c’è però niente da discutere sul fatto che per settimane gli ospedali del Nord Italia non fossero in grado di fare fronte all’emergenza. Errori di valutazione? Impreparazione che viene da lontano (l’ampliamento dei reparti di terapia intensiva non s’inventa)? Indipendentemente da questo, c’era – e probabilmente ancora c’è – un’emergenza umanitaria. C’era altro modo di porre rimedio, nell’immediato, a questa situazione, se non quello di chiudere tutto e limitare al minimo indispensabile gli spostamenti delle persone?
L’Olanda, la Svezia e anche il posto dove vivo (Minneapolis, negli Stati Uniti) non si trovano di certo in una situazione disastrosa come quella del Nord Italia. I numeri dicono che Italia e Olanda vanno allo stesso ritmo? Cazzate. Quei numeri non contano niente. Nel caso dell’Italia, moltiplicateli per dieci e sarete più vicini al vero. Lo stesso, per dire, vale per New York. Lasciate perdere i numeri e andate a vedere quanto stanno lavorando gli ospedali e i cimiteri.
Se il punto di questo articolo era una critica a quel modo di auto-assolversi – “alla fine vedrete che faranno tutti come noi” – sono completamente d’accordo. Se poi vogliamo aggiungere che non è colpa degli “Italiani irresponsabili”, sono anche d’accordo – le colpe risiedono decisamente altrove, e c’è stata anche tanta sfortuna..
Ma di certo, per l’Italia, non è venuto ancora il momento di reclamare maggiori libertà individuali. Troppo presto. Lo vedo qui, dove si fa il lockdown intelligente e la gente è invitata a non riunirsi, e ci sono i coglioni ascoltatori di Fox News che fanno gathering familiari o riunioni di preghiera. Non perché vogliano fare i furbi – come si direbbe degli Italiani – ma perché non hanno capito un cazzo. E si contagiano.
Poichè la gente non capisce un cazzo, facciamo le multe a chi cammina da solo per strada (comportamento innocuo), inducendo a pensare che quello sia un atteggiamento dannoso, invece di dire chiaramente quali sono gli atteggiamenti veramente pericolosi e agire coerentemente? Non ti pare ci sia qualcosa che stride?
E l’assunto che la gente non capisce e che bisogna obbligarla con la forza non credi che rischi di far scivolare pericolosamente verso atteggiamenti autoritari e antidemocratici? Dobbiamo evitare anche di porci questa domanda, in nome dell’emergenza?
Chiunque abbia seguito un corso di sicurezza sul lavoro, anche quello base, sa che il datore di lavoro ha l’obbligo di informare i dipendenti sui rischi, di fornire le attrezzature per la protezione individuale, e soprattutto di formare i dipendenti alla corretta gestione collettiva delle situazioni di rischio. E sa anche che una delle cose più importanti è la corretta valutazione del rischio, che non deve essere sottovalutato, ma nemmeno sopravvalutato. Perché sopravvalutare un rischio che in realtà è basso distoglie la concentrazione dai rischi veramente alti. Chi sta gestendo politicamente questa emergenza sta facendo esattamente il contrario di quel che c’è scritto nel testo unico sulla sicurezza sul lavoro, che è il minimo sindacale a cui far riferimento. In particolare, concentrare maniacalmente l’attenzione su un inesistente rischio di contagio all’aria aperta e a distanza di sicurezza (ma attenzione attenzione, durante il tempo libero!!11!) impedisce di focalizzare il problema vero e reale del contagio in fabbrica e nei mezzi di trasporto che gli operai utilizzano per andare al lavoro. E questo è solo uno dei mille esempi che si possono fare.
Claudio, se posso permettermi: invito te e Curra, che ha commentato qui sopra, a guardarvi un momento da fuori.
Lui scrive da Jyväskylä, un’amena cittadina in mezzo a tre laghi, più un altro lago enorme a distanza di bici, con le oche artiche al posto dei piccioni, dove anche in questi giorni si può passeggiare nei boschi da soli o in compagnia e – testuale – «nessuno ti caga il cazzo».
Tu scrivi da Minneapolis, dove c’è il lockdown «smart».
Entrambi, difendendo il lockdown dumb a cui sono sottoposti milioni di vostri connazionali non expat, fate l’apologia della clausura altrui e di una situazione in cui «ti cagano il cazzo» eccome, alla grande.
Curra, se si potesse fare a cambio, te lo proporremmo. Ma dubitiamo che accetteresti.
Claudio, non è una mera questione di libertà «individuali»: come ha fatto notare il nostro amico Wolf intervistato da Global Project, sono in gioco le libertà collettive. Cito:
«Se accettiamo tutto ciò che viene fatto passare per “contenimento del virus”, non potremo agire collettivamente per ottenere i servizi sanitari adeguati alla cura di questa e della prossima epidemia, e tantomeno la fine dell’ecocidio che genera epidemie – perché questa non sarà certo l’ultima.
L’uscita dal paradosso implica una parte di rischio. Quanto rischio è pensabile affrontare? Questo è precisamente lo spazio della riflessione morale e politica.»
Ed è lo spazio che stiamo cercando di tenere aperto.
Miguel Benasayag, in un’intervista che qualcuno qui ha già segnalato
(https://www.youtube.com/watch?v=d499f6oqBSE&list=PLsMszKgn16Ln8BmxMhMF0ZquPTy32zIvV&index=4), parla di assunzione di responsabilità e dei pericoli dell’obbedienza, ricordando la sua esperienza nelle carceri argentine durante la dittatura.
In un passaggio dice (riassumo con parole mie) che in un situazione sconosciuta e complessa, ogni atto è una scommessa da assumere. E’ quello il momento in cui l’etica emerge.
Mi sembra che si colleghi bene all’interrogativo sul rischio da affrontare che pone Wolf.
p.s.
Mi scuso se nel mio commento a Claudio ho ripetuto il concetto di libertà collettiva già ribadito da WM1, non lo avevo letto.
Wu Ming 1, chiedo: in che punto del mio interevento avrei difeso il lockdown italiano? “In Italia ci sono eccessi, cattiva informazione e preoccupanti ricadute securitarie, ma il resto del mondo fronteggia comunque situazioni impensabili fino a poche settimane fa.” Questo ho scritto. Non mi mettere in bocca cose che non ho detto. Io vi ho fatto notare che non è solo in Italia che vengono fate scelte lesive dei diritti individuali, civili e sociali delle persone. Il mio punto era semplicemente far notare che l’Italia non rappresenta, a mio parere, l’eccezionalità e l’unicità che voi le attribuite. Dico che le tesi che avete sostenuto nel Diario e in questi interventi sono parziali e invecchiate male per questo motivo: questa pandemia ha fatto emergere, facendo da spinner, le contraddizioni del sistema economico e produttivo in società anche molto differenti fra di loro su scala globale. Ha portato a un blocco e a una sospensione di costumi sociali dati per scontati e delle istituzioni democratiche in luoghi molto differenti dall’Italia. Ha messo in luce i limiti di strumenti predittivi e narrazioni “scientifiche” che sembravano granitiche per i più. Per questo ho detto che parlare dello stato di eccezione in cui si trova la Finlandia è importante. Detto questo, visto che la butti sul personale in maniera scorretta, ti informo che la famiglia e i miei amici abitano a Reggio Emilia; mia sorella ha preso il Covid perchè costretta a lavorare senza misure di sicurezza; mia madre, soggetto a rischio, è isolata da settimane, con me che cerco di convincerla almeno a fare due passi sotto casa per non uscire fuori di testa; e io qui che sto a uscire pazzo. A queste condizioni, con queste frecciatine bambinesche degne di Fazi o Boldrin, non mi pare possibile avere una discussione decente e corretta. Wu MIng 1: “fate l’apologia della clausura altrui e di una situazione in cui «ti cagano il cazzo»”. La tua malafede e disonestà intelletuale mi fanno ribrezzo. E ti lamentavi del fatto che ti davano del “negazionista”… :-D
Per poi provare a silenziare me, tacciandomi di apologia (il sottotesto di questa accusa è lo stesso di chi accusava voi di negazionismo) e distorcendo le mie parole con framework narrativo che nulla a che fare con quanto ho scritto (“un’amena cittadina in mezzo a tre laghi, più un altro lago enorme a distanza di bici, con le oche artiche al posto dei piccioni, dove anche in questi giorni si può passeggiare nei boschi da soli o in compagnia”). Il fatto che non condivida una delle tesi che avete sostenuto nei diari non vuol dire che non condivida le vostre preoccupazioni per i tentativi di scaricare le responsabilità politiche e sanitarie di certe scelte sui singoli cittadini e lavoratori, o sulla natura poliziesca della strategia italiana. In mezzo a questa tempesta di merda, applicate un principio di carità interpretativa verso gli altri e voi stessi. Non è possibile pensare che lo spettro delle posizioni in campo sulla questione sia “Wu Ming VS Apologeti del lockdown”.
Ps. nell’amena cittadina di cui sopra, la temperatura a inizio marzo toccava i meno dieci gradi. Di solito, d’inverno, fra dicembre e marzo, puoi anche fare amene esperienze a -20 o -30 gradi, con quattro-cinque ore di luce al giorno.
Ma non ti sembra di essere passato senza alcuna gradualità dell’argomentazione all’ invettiva? Ma perché un aumento dei toni da parte tua non prevede una risposta perlomeno altrettanto sostenuta? Ma perché butti le cose sul personale e non rimani nel recinto di un confronto politico? Tutti quelli come te, che hanno espresso un punto di vista differente e magari anche interessante perché nelle pieghe del discorso emergevano dettagli ed informazioni utili, hanno spesso associato all’originalità della loro rappresentazione un tono vittimistico, narcisistico e teatrale, francamente infantile. Ma perché? Non era meglio anche per una questione di “igiene” ( che schifo di ‘sti tempi ‘sta parola suona come un corpo contundente) del dibattito collettivo evitare l’ insulto?
No, non mi sembra. Io ho buttato le cose sul personale? Io il lato personale l’ho tenuto fuori, sottolineando più volte la parzialità della mia prospettiva e l’influenza dei miei bias da expat, finchè non ho letto il post acrimonioso di WM1. Nei miei primi due post, ho solo voluto parlare del fatto che il problema securitario non è solo una questione italiana, e che questa prospettiva mi sembra troppo stretta, “narrow”. Lo stato di eccezione in Finlandia e un accentramento di poteri inedito ha portato all’isolamento di una regione abitata da 1/5 della popolazione finlandese. Non è unlockdown marziale come quello italiano, ma mi sembra difficile negare che anche in paese senza un background fascista e coloniale come la Finlandia sia avvenuto qualcosa di clamoroso. Detto questo, non accetto le accuse subdole e gratuite di apologia del securitarismo che mi sono state mosse. Come non accetto di essere dipinto come un privilegiato vista la mia condizione di expat. Io sono un lavoratore, sono un precario, e le ricadute economiche e sociali di questa pandemia colpiscono duramente la qualità della vita, mia e delle persone che ho intorno, anche qui in Finlandia. Per ora non c’è niente da aggiungere. Tolgo il disturbo e torna nella mia condizione di cecità ideologica.
“I numeri dicono che Italia e Olanda vanno allo stesso ritmo? Cazzate.”
I paesi del nord Europa sono stati messi in allarme da quanto successo da noi ed hanno implementato le misure di distanziamento prima di avere molti contagiati. Quindi in termini assoluti hanno meno infetti e meno morti. In un altro post ho suggerito come vedere l’andamento (il ritmo) del contagio. Anche qui non vanno confrontati i numeri, ma la pendenza delle curve. Ad oggi l’Olanda è stabilizzata su 1000 nuovi contagi al giorno. L’Italia sta calando lentamente, è passata da 6000 a 4000 in 15 giorni, quindi sembra una situazione leggermente migliore. Però un vero confronto si potrà fare tra qualche giorno, perchè l’Olanda ha cominciato dopo.
“Lasciate perdere i numeri e andate a vedere quanto stanno lavorando gli ospedali e i cimiteri.”
Questi sono i dati Istat di marzo per l’Italia, http://www.deplazio.net/images/stories/SISMG/SISMG_COVID19.pdf e confermano che il virus è molto più diffuso di quanto veramente misurato.
“e ci sono i coglioni ascoltatori di Fox News che fanno gathering familiari o riunioni di preghiera.”
sarebbe meglio una passeggiata da soli: i momenti di aggregazioni possono propagare il virus, una passeggiata solitaria no.
“Ma di certo, per l’Italia, non è venuto ancora il momento di reclamare maggiori libertà individuali. Troppo presto.”
Claudioog, facci un cenno, da Minneapolis, quanto ritieni che sia il momento giusto per reclamare maggiori libertà.
Nel frattempo, vorrei farti notare che qui si sta discutendo da settimane, non del semplice diritto individuale a passeggiare, muoversi indisturbati o farsi i cazzi propri, perché questo é più importante “della salvezza dei propri cari”, ma di dinamiche autoritarie che stanno minando le libertà ed i diritti fondamentali di intere collettività.
‘C’era altro modo di porre rimedio, nell’immediato, a questa situazione, se non quello di chiudere tutto e limitare al minimo indispensabile gli spostamenti delle persone?”
Su questo punto, ti rimando ad un passaggio fondamentale dell’intervista ad Ernesto Burgio di cui si è discusso in questo blog (la trovi su Radio Onda Rossa). Burgio sottolineava l’importanza di stare all’aperto, di ossigenarsi su una spiaggia o in un parco, dove il Sars-Cov-2 può avere con una carica virale bassa. Dobbiamo, cioè, sperare di incontrare il virus nelle migliori condizioni possibili e preferibilmente in buna salute, per immunizzarci gradualmente.
Cioè l’esatto contrario di incontrare il virus in un ospedale, in una casa di riposo, in una piccola fabbrica, in famiglia, o depressi e/o immunodepressi dai tanti giorni di confinamento, come sta avvenendo in Italia.
Il “lockdown intelligente” è, per quanto mi riguarda, un ossimoro. Vorrei discutere di distanziamento fisico programmato e praticato con intelligenza, individuale e collettiva.
Intelligenza che, soprattutto nelle logiche delle emergenze e nei sistemi autoritari, non va d’accordo con la cieca obbedienza.
“la notizia che il numero di morti da coronavirus in Olanda è da qualche giorno decisamente in crescita si trova ovunque, da fonti d’informazione di tutte le specie”
Il numero di morti non è il numero da guardare. Se anche si trovasse un modo per eliminare i contagi da domani, i contagiati fino ad oggi possono comunque peggiorare e morire con l’evoluzione della malattia. Il numero da guardare per capire l’efficienza delle restrizioni è l’incremento giornaliero di nuovi contagiati (senza togliere guariti e deceduti).
“Posto che l’epidemia non si debella col lockdown – col lockdown, semplicemente, la si contiene”
E’ vero, per debellarla servono azioni specifiche di rivelazione (tamponi) ed isolamento dei positivi, oltre a particolari attenzioni negli ospedali e nelle comunità di anziani.
“per altri potrebbe contare di più la salvezza dei propri cari, anche a costo di sacrificare, per qualche tempo, le passeggiate e i momenti di aggregazione.”
I momenti di aggregazioni possono propagare il virus, una passeggiata solitaria no.
“Non c’è però niente da discutere sul fatto che per settimane gli ospedali del Nord Italia non fossero in grado di fare fronte all’emergenza. Errori di valutazione?”
In Italia l’epidemia si è propagata ben prima di essere identificata, come vedi a pagina 17 di questo articolo. A posteriori, si vede che i primi casi sono partiti a gennaio, ed hanno interessato anche le strutture sanitarie. Quando l’epidemia è stata riconosciuta era così diffusa da avere poi prodotto una situazione molto difficile negli ospedali.
pagina 17 di questo articolo:
https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/2003/2003.09320.pdf
Questo è il riassunto, per arrivare ai caratteri…
The epidemic in Italy started much earlier than February 20, 2020. At the time of detection of the first COVID-19 case, the epidemic had already spread in most municipalities of Southern Lombardy. The median age for of cases is 69 years (range, 1 month to 101 years). 47% of positive subjects were hospitalized. Among these, 18% required intensive care.
The transmission potential of COVID-19 is very high and the number of critical cases may become largely unsustainable for the healthcare system in a very short-time horizon. We observed a slight decrease of the reproduction number, possibly connected with an increased population awareness and early effect of interventions. Aggressive containment strategies are required to control COVID19 spread and catastrophic outcomes for the healthcare system.
Aggiungo: appurato il fatto che ci siano gravissime collusioni tra potere politico e Confindustria, che hanno condizionato in maniera determinante la tempestività e l’ efficacia di alcuni interventi (che avrebbero davvero potuto essere decisivi per il contenimento del contagio) si può facilmente dimostrare che le responsabilità dell’inefficacia delle strategie di contenimento si possono imputare a qualcun altro. Invece che scaricarle su di noi. Trattandoci come untori e criminali. Divide et impera. Sempre attualissimo.
Si può dimostrare che la preoccupazione per la vita delle persone e la salute pubblica sono state barattate con uno spietato desiderio di profitto. Ora per nascondere questa vergogna e l’ insulsaggine di questa classe dirigente ci tengono agli arresti domiciliari.
Ho sottomano una tabella che ho trovato su Twitter un paio di giorni fa (spero di non aver preso una cantonata nel qual caso mi scuso in amticipo). Ad ogni modo, vengon.o messe a confronto diciassette diverse nazioni che hanno adottato rispetto al Covid misure molto diverse tra di loro: da molte restrittive a “quasi” nulla. Se, tra i dati messi a disposizione, confrontiamo il numero dei nuovi contagiati lo scostamento tra i due approcci è tra il 4 e il 5%.
I paesi presi in considerazione sono Italia, USA, UK, Svizzera, Iran, Turchia, Belgio, Francia, Germania, Spagna, Olanda, Canada, Austria, Portogallo, Brasile, Sud Corea. E ovviamente la Cina.
Provo a rispondere a tutti.
Sì, è vero che se mi guardo da fuori, vedo che sto scrivendo dalla parte più “scandinava” di tutto il Nord America – la storia coloniale, il freddo e le migliaia di laghi del Minnesota – un posto dove “il social distancing c’è da sempre”. Facile parlare da qui. Possiamo uscire di casa e guidare anche sino a Dallas senza incontrare un solo checkpoint sulla nostra strada.
Però è anche vero che qui non vi è che un’emergenza embrionale che ha poco a che fare con l’apocalisse del Nord Italia: non c’è “spazio per riflessioni morali e politiche” in una situazione funesta com’è quella italiana, non ancora. [Ho detto che i numeri italiani a questo punto non contano niente? E lo ripeto. Zero valore statistico].
Se poi volete prendere per un attimo in considerazione gli Stati Uniti, pensate a quei governatori che hanno dichiarato – temporaneamente? – la pratica dell’aborto “servizio non essenziale” – che non è come la sospensione del diritto di andare a passeggiare per i cazzi propri. Lo dico anche come auspicio – e lo diceva anche quella band di Minneapolis dal nome scandinavo – “days go faster anyways”, torneremo/tornerete presto a camminare liberi. Grazie e continuate a resistere.
Curra ha tolto il disturbo, stizzito perché punto sul vivo. Del resto, dopo averci accusati di «malafede e disonestà intellettuale» mi sembra assolutamente coerente da parte sua andarsene.
Detto questo, ci ha «fatto notare che non è solo in Italia che vengono fatte scelte lesive dei diritti individuali, civili e sociali delle persone». E ha aggiunto: «Il mio punto era semplicemente far notare che l’Italia non rappresenta, a mio parere, l’eccezionalità e l’unicità che voi le attribuite».
Anche claudiog, con più serenità, ci dice che è solo questione di tempo perché anche altrove si sovvertano i diritti civili (sto parafrasando).
La differenza di vedute al succo mi pare questa. Perché sul fatto che la pandemia abbia prodotto provvedimenti straordinari ed eccezioni costituzionali in ogni paese coinvolto siamo tutti d’accordo, è un’evidenza.
Qual è, dunque l’eccezionalità italiana (e spagnola)? È presto detto: il ribaltamento della stessa logica scientifica e la conseguente instaurazione dello stato di polizia.
Un conto è imporre – con le buone (Svezia) o con le cattive (un altro paese a caso) – il distanziamento sociale, necessario a ridurre le possibilità di contagio; un altro è blindare la gente nelle proprie abitazioni e impedirle di uscire se non per motivi comprovabili al cospetto delle autorità di polizia.
C’è una differenza abissale in termini di civiltà politica. La stessa differenza che passa tra un sistema autoritario-dittatoriale e un sistema politico che quanto meno afferma i diritti civili.
Questo salto passa per il ribaltamento logico di cui sopra, che al momento non ci risulta essere in atto in nessun altro paese, ad eccezione forse della Spagna; vale a dire l’idea che “al chiuso” si sia al sicuro dal virus, mentre “all’aperto” si sia minacciati. La virologia ci dice esattamente l’opposto, cioè che le probabilità di contrarre il virus all’aperto sono inferiori, e se si mantiene il distanziamento sociale addirittura quasi nulle, rispetto agli ambienti chiusi. In base a questa ovvietà, la stragrande maggioranza dei paesi coinvolti dalla pandemia non solo non ha ritenuto necessario impedire alle persone di uscire all’aria aperta – tutt’al più di limitare “il raggio” di questa possibilità (Francia)-, ma in certi casi lo consiglia proprio.
In Italia il suddetto raggio è, nella migliore delle ipotesi, di 200 metri dalla propria abitazione, ma ci sono Comuni e Regioni che lo hanno ridotto a zero metri. Per chi vive in città, un raggio del genere equivale facilmente a mezzo isolato di strade d’asfalto, per altro molto più affollabili di uno spazio aperto fuori città, se fosse dato raggiungerlo. Per chi vive in campagna, invece, o in aree scarsamente popolate, un raggio di 200 mt è altrettanto assurdo, dato che la probabilità di incontrare qualcuno e doverlo avvicinare è infinitamente più bassa che in un centro urbano.
Non solo: abbiamo visto che pochissimi paesi hanno introdotto l’obbligo di giustificare tramite autocertificazione, esibizione di scontrini della spesa, calcolo della distanza da casa tramite GoogleMaps, la propria presenza all’aperto. Anche questo è un passaggio importante: significa mettere la cittadinanza alla mercé delle forze dell’ordine.
Abbiamo registrato casi di persone ipertese, con tanto di prescrizione medica che raccomandava il moto quotidiano per motivi di salute, multate per €500; oppure di persone multate perché passeggiavano con la compagna incinta, alla quale il medico aveva raccomandato di camminare. L’elenco delle assurdità sarebbe lungo, qui su Giap ne abbiamo collezionate davvero tante. L’incertezza giuridica, l’arbitrio delle forze dell’ordine, la limitazione illogica di comportamenti nient’affatto pericolosi, sono tutti elementi essenziali dello stato di polizia. Dover obbedire a un ordine illogico, irrazionale, è l’esercizio d’obbedienza per antonomasia.
Perché questa illogicità? Lo abbiamo spiegato a più riprese: perché la classe politica italiana è quella che si è dimostrata meno adeguata a fronteggiare la pandemia, il paese si è mosso tardi e malamente; perché questa classe politica è la stessa (o tutt’al più l’erede di quella) che ha ridotto la sanità pubblica italiana nelle condizioni in cui versa. Vedremo quanti medici finlandesi – o svedesi, olandesi, tedeschi, ecc. – contrarranno il codvi19 per assenza di protezioni adeguate. In Italia ne sono morti 61, se ho i dati aggiornati, e svariate migliaia sono positivi. La debacle sanitaria italiana non ha eguali, per ora. Tra l’altro è ormai palese che stiamo taroccando il conteggio dei morti, lo dicono i sindaci lombardi. E molti di quei morti sarebbero vivi se invece di chiudere le persone insieme negli stessi ambienti (case, case di cura, reparti ospedalieri), le si fosse separate in ambienti distinti, come hanno fatto i paesi asiatici. La negligenza, la lentezza, l’inadeguatezza, sono responsabilità gravi.
Per non assumersi questa responsabilità – che meriterebbe un “processo di Norimberga” a pandemia attenuata – la classe politica italiana, sorretta dai mass media, fin da subito ha giocato la carta della colpevolizzazione individuale, scaricando tutto sugli italiani indisciplinati, cazzoni e festaioli. Ed è tutt’ora così. Si continuano a chiudere strade, a restringere la libertà di spostamento all’aperto, a dare la caccia a chi passeggia senza motivo, a chi fa troppa poca spesa nei supermercati, ecc.
Tutto questo è un’eccezionalità italiana. Altroché. Se lo rimarrà, saranno solo cazzi nostri (e il dilemma sarà: siamo sicuri di voler crescere i nostri figli e figlie in un paese del genere?). Se altri paesi dovessero farsi prendere dalla stessa criminale guitteria governativa e dallo stesso contagio psichico, allora il problema politico e culturale sarà su una scala diversa. Per ora, fortunatamente, non sembra così.
Ci tengo a precisare che questo spazio di discussione è abbastanza unico nel suo genere, come molti hanno scritto in queste settimane. Non credo esista un altro luogo, nel Web in italiano, dove si discute in maniera approfondita dell’epidemia, con oltre mille commenti a svarioati post, senza che il dibattito si perda, svacchi o si trasformi in un flame. Questo accade perché chi interviene qui – nella stragrande maggioranza dei casi – si rende conto del valore di questo bene collettivo e in qualche modo se ne prende cura, lo rispetta. Allo stesso tempo, ci sono tre persone che fanno i salti mortali, dietro le quinte, per evitare le derive di cui sopra, distinguere chi arriva per dire la sua e chi vuol solo provocare, evitare i toni offensivi, stimolare la qualità degli interventi. Per far questo, ci siamo dati delle regole. Ad esempio, gli insulti non sono ammessi. E quando uno dice che se ne va, che toglie il disturbo, lo toglie davvero. Vale a dire che mettiamo il suo nome, la sua mail e il suo indirizzo IP nella lista nera e qui sopra non ci mette più piede. Curra, dopo aver scritto che la nostra disonestà intellettuale gli fa ribrezzo, e dopo aver dichiarato che non ha altro da aggiungere, non tornerà davvero ad aggiungere altro. Buona vita a lui.
Sui commenti ai post, dall’inizio dell’emergenza, ho sparato un numero a naso. Preciso che ad oggi sono più di duemila. Giusto per dare un ordine di grandezza corretto.
Another paiàz bites the dust.
Non c’è neppure una virgola che non condivida di questa sintesi così lucida e lineare. Mi sembra talmente chiaro ciò che scrivi che mi viene da piangere nel constatare che troppe persone non si pongano neppure il problema. Ieri il Presidente della regione Sardegna, tale Solinas, ha affermato: “mica sismo in uno stato di polizia, certo che sì può fare una passeggiata…nel raggio di 200 metri”. Due giorni fa mia sorella è stata fermata di ritorno da una farmacia. Per strada non c’era anima viva. Ha dovuto consegnare lo scontrino agli agenti! Ma ciò é folle. Perché, io che abito ad un km dalla costa, non posso salire in macchina e vedere il mare? Quale sarebbe il rischio cui mi espongo e che creo agli altri? Il problema sono i gruppi? Bene, vigilino, finché questa epidemia non scema, su questo fronte. Ma non è degno di uno stato democratico impedire alle persone di muoversi senza dover giustificare dinanzi a controllori che abusano dell’autorità e della discrezionalità, ogni spostamento. Che il contagio si diffonda nei luoghi chiusi credo sia l’unico dato incontrovertibile, arrestare tutti indistintamente e sottoporli di fatto alla misura della quarantena anche se sani lo trovo inaccettabile, ogni giorno che passa sempre di più. Non vi è ragione scientifica ed è per questo che ho paura. Non tollero più il neppure il giubilo di chi, nonostante questo sopruso, continua ad esaltare i mirabolanti passatempi per trascorrere il tempo segregati tra quattro mura e addirittura paventa un futuro senza socialità vera.
Concordo completamente sul punto, in particolare da “perché questa illogicità?” in avanti.
Aggiungo, e non so se sia un’eccezionalità italiana o possa essere globale anche questo aspetto, che la cosa che mi fa più paura è la velocità con cui i provvedimenti più restrittivi, non solo siano accolti come male necessario dalla maggioranza delle persone, preoccupate per la salute immediata propria o dei propri cari molto di più che di “cose” ritenute marginali o “temporaneamente” sacrificabili come i diritti civili, ma soprattutto siano immediatamene recepiti e spesso interpretati nel modo più severo anche al di là della norma (nel dubbio lasciato dalla norma, scegli l’ipotesi più restrittiva) anche dalla maggior parte dei cittadini con un ruolo pubblico. Volontari, piccoli amministratori, gente di ogni tipo, molti in buona fede, altri perché “lusingati” dalla possibilità di esercitare il loro ruolo “per un bene superiore”, quasi tutti senza poter avere le competenze per giudicare le considerazioni che vengono dal mondo scientifico e sono tradotte in direttive da quello politico.
A questo punto volevo fare un parallelismo con la questione sicurezza / privacy e il detto “male non fare, paura non avere” che tanti citano quando ingenuamente dicono “mi controllassero pure”, ma mi sembra più utile e pertinente citare un fatto personale appena accaduto.
Mentre scrivevo ho inviato il virgolettato del testo di Wu Ming 4 a un familiare che vive in città (io ho la fortuna di essere in campagna e di avere un giardino in cui stare durante il giorno con i miei bimbi), con cui polemizzo involontariamente da giorni.
La sua risposta mi ha shockato, perchè vibrante di vero e proprio terrore: in pratica mi ha detto che non si prendeva neanche la briga di leggere il lungo commento, perché “basta con queste polemiche, qua la gente muore”.
Ecco, il terrore, la paura nuda e cruda che è stata ampiamente diffusa dai media, se da una parte può anche essere funzionale a incutere il rispetto delle norme di sicurezza e a limitare le occasioni di contagio, dall’altra è un ottimo diversivo per tutti gli errori e le mancanze citate da Wu Ming 4 e a cui nessuno “adesso” vuole (deve?) pensare.
Il meccanismo psicologico che scatta è in effetti quello della negazione. Pensare che la colpa del contagio sia del singolo “italiano” insubordinato e irresponsabile è facile e rassicurante, perché è autoconsolatorio: io rispetto le ordinanze alla lettera *quindi* posso accusare altri di questo disastro, cioè dei quindicimila morti (probabilmente almeno venti o trentamila).
Ben più difficile sul piano psicologico è mettere in discussione proprio la ratio delle ordinanze e dei decreti a cui ci si attiene. Perché presupporrebbe il dubbio che chi li emana non ha in realtà la più pallida idea di cosa sta facendo, e non segue una ratio “virologica”, bensì lo stesso meccanismo di colpevolizzazione che, in questo caso, diventa uno scarica barile.
Se davanti alla scrivania di ogni goverante dovrebbe esserci scritto “Lo scarica barile finisce qui”, si può dire che i nostri governanti e governatori invece il barile lo ricacciano indietro, addosso alla cittadinanza, accusandola di irresponsabililtà. E questo funziona, per il meccanismo psicologico suddetto, anche se è la negazione di un’evidenza: e cioè che dopo un mese di lockdown siamo il paese al mondo con le restrizioni più rigide, lo stato di polizia per le strade, e al tempo stesso con il più alto numero di morti. Insomma l’Italia potrebbe riuscire nel capolavoro di avere il record di decessi, la disoccupazione più alta (quanti saranno a spasso dopo questo lockdown nazionale?) e la Costituzione nel cestino della carta straccia.
Solo un irresponsabile vero, e non supposto, seguirebbe alla lettera l’esempio italiano.
Un paio di piccole aggiunte a quanto già detto, che vengono da amici che abitano all’estero.
– In Francia i figli di lavoratori della sanità vengono affidati ad educatori – forniti di tutte le protezioni – mentre i genitori lavorano. Un bell’aiuto.
– In Spagna le regole sono simili alle nostre ma bisogna anche dire che la polizia sembra molto meno severa che da noi. Un amico che vive là con la moglie (e che è un temibile extracomunitario, oltretutto), è stato “beccato” a passeggiare con lei e la polizia gli ha dato una specie di ammonizione, niente multa o peggio denuncia.
Ci tengo inoltre a dire che per chi ha un permesso di soggiorno o una domanda di cittadinanza in corso di esame ogni denuncia può avere conseguenze drammatiche, come la perdita del pds o del diritto a ricevere la cittadinanza italiana. Quindi i migranti e i loro congiunti non hanno neanche la gioia di una piccola “evasione” dato che comporta rischi altissimi.
Wu Ming 4 scrive: “Anche claudiog, con più serenità, ci dice che è solo questione di tempo perché anche altrove si sovvertano i diritti civili (sto parafrasando)”. No, non l’ho detto, da nessuna parte. Ho scritto: “Se il punto di questo articolo era una critica a quel modo di auto-assolversi – “alla fine vedrete che faranno tutti come noi” – sono completamente d’accordo. Se poi vogliamo aggiungere che non è colpa degli “Italiani irresponsabili”, sono anche d’accordo – le colpe risiedono decisamente altrove”. Ho anche scritto, sbagliando, che “di certo, per l’Italia, non è venuto ancora il momento di reclamare maggiori libertà individuali”, mi è stato fatto notare e devo dire che, rileggendomi, mi trovo un po’ “stonato” su questo punto. Però anche chiedo: ma state veramente facendo tutta ‘na discussione perché in Italia in questi giorni è vietato allontanarsi da casa?! Parliamo di una cosa temporanea, “days go fast”, tra un paio di settimane sarà passata.
Wu Ming 4 chiede: “Qual è, dunque l’eccezionalità italiana (e spagnola)?” Rispondo: il numero abnorme di morti. E non vedo nessun “ribaltamento della logica scientifica” se il fine ultimo (per tutti e a rigor di logica) è la pratica del social distancing (“con le buone o con le cattive”, poi, come scrive Wu Ming 4, suona stonato come la mia frase infelice di cui sopra).
Io vi ho detto come funziona qui a Minneapolis, vi ho anche raccontato di come molti vadano attrezzandosi per fare fronte, se dovesse capitare, allo “stato di polizia”: fanno scorta d’armi. Loro alleato e avvocato delle loro libertà – sempre che non si tratti del diritto ad abortire – è il governo federale presieduto da Donald Trump. Incapace, impreparato, ignorantissimo arrogante neo-nazista. Bolsonaro, Boris Johnson (che, poveraccio, se l’è poi presa sui denti): altri paladini del “tutto aperto”.
Se a questo punto mi inviterete ad abbandonare la discussione, amen: vi ho seguiti per anni senza sentire il bisogno di postare alcun commento, sempre vi leggerò con piacere ed interesse. ciao
Nessuno qui ti inviterà ad abbandonare la discussione, fin tanto che ribatti in maniera serena, e nessuno pretende che tu ti legga tutti i commenti e i post delle ultime sei settimane. Tuttavia, se la tua sensazione è che qui si stia “facendo tutta ‘na discussione perché in Italia non ci si può allontanare da casa”, mi viene il dubbio che tu ci stia prendendo in giro. Perché in tutti i punti della situazione che abbiamo fatto fin qui, anche in quello di Wu Ming 4 al quale rispondi, è chiarissimo che il problema non sono i metri concessi per allontanarsi da casa, ma il tipo di controllo che viene esercitato sui cittadini e la loro libertà di movimento. Ed è soprattutto chiarissimo che tutta la nostra riflessione nasce dall’idea che le leggi emergenziali non sono qualcosa che passa, days go fast, come dimostrano moltissimi esempi, non da ultimo quello dell’emergenza terrorismo (più recente) e dell’emergenza italiana degli anni Settanta, sulle cui ricadute e permanenze esiste una ponderosa bibliografia.
«ma state veramente facendo tutta ‘na discussione perché in Italia in questi giorni è vietato allontanarsi da casa?!»
Fai cadere le braccia, per il grado di disinformazione che riveli su quanto sta accadendo qui, e per il punto di vista esterno, privilegiato e in definitiva borghese che riveli aggiungendo: «Parliamo di una cosa temporanea, “days go fast”, tra un paio di settimane sarà passata». L’effetto è quello di un grillo parlante che trincia giudizi su situazioni che non conosce dall’altra parte di un oceano.
Riguardo alla prima frase, ti faccio notare che già l’11 marzo scorso sull’Avvenire (non su un giornale sovversivo, ma sul quotidiano della CEI) si scriveva:
«questi decreti hanno messo in campo la più intensa limitazione dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione dal momento in cui questa è in vigore, cioè da 72 anni a questa parte: non è solo limitata la libertà di circolazione, ma anche quella di riunione, così come il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro e la libertà di iniziativa economica, nonché, almeno in parte la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà religiosa e la stessa libertà personale, pur con una serie di meccanismi di flessibilizzazione dei divieti e delle prescrizioni che in taluni casi li riducono a mere raccomandazioni.»
Questo un mese fa. Le maglie da allora sono andate serrandosi, e in ogni caso – come abbiamo scritto più volte su Giap – proprio la “flessibilizzazione”, proprio la vaghezza e incongruenza delle prescrizioni, hanno permesso la discrezionalità delle fdo e quindi l’arbitrio di cui abbiamo testimonianza ogni giorno, oltre a generare una “rat race” di sindaci e governatori a interpretare in modo più restrittivo le raccomandazioni nazionali, a colpi di ordinanze surreali e di divieti del tutto irrazionali.
L’Avvenire proseguiva parlando dei decreti del pres. del cons.:
«Questi ultimi sono sottratti a qualsiasi controllo preventivo, dato che non sono emanati dal Presidente della Repubblica (come decreti legge e regolamenti) e non sono sottoposti a conversione in legge come i decreti legge e quindi non sono soggetti a esame parlamentare. Il Presidente del Consiglio diventa quindi una specie di dictator, abilitato a stabilire effettivamente quali limitazioni dei diritti fondamentali possono essere adottate. Questo schema appare costituzionalmente problematico e ci si può chiedere se le esigenze di efficacia che hanno spinto a disegnarlo non possano essere soddisfatte con soluzioni procedurali più compatibili con la struttura costituzionale italiana.»
Il fatto che tu non ti sia accorto di tutto questo non vuol dire che non sia accaduto.
Riguardo invece alla seconda frase, quella con citazione huskerduesca, tocca essere anche più bruschi.
A parte che con questi arresti domiciliari di massa si va di proroga in proroga e stanno già parlando di arrivare a fine maggio, e non hanno nessuna exit strategy minimamente intellegibile, hai mai provato a capire come stiano vivendo questi arresti le famiglie di lavoratori che magari stanno in cinque in cinquanta metri quadri, i precari e intermittenti del lavoro che sono alla fame, i sofferenti psichici, i bambini, le donne che subiscono le violenze di mariti e compagni, soggetti deboli di ogni sorta che non possono farsi forza a vicenda, gruppi presso i quali il tasso di suicidi è già normalmente molto più alto della media (penso alle persone trans), ecc. ecc?
A tutte queste sofferenze hai mai dedicato mezzo pensiero?
Mi dispiace per l’effetto che faccio. Io comunque ti/vi leggo proprio per (provare a) capire e non avevo mai commentato: l’ho fatto, in questo caso, perché mi ero sentito in qualche modo chiamato in causa. Ma evidentemente, con gli interventi che ho fatto, più che le diversità del “lockdown americano” ho portato alla luce la mia insensibilità alle sofferenze degli altri.
Mi dispiace: ho travisato il tuo/vostro messaggio. Lo intendevo come una mera presa di posizione ideologica e libertaria e, come dire, “in punta di penna”. E mi pareva fuori luogo, perché in Italia ci sono i morti e l’apocalisse degli ospedali e bisognerà pure provare a far qualcosa.
Ma allora tu parlami ancora delle altre vittime di questa situazione, “Elisei Marcello di anni 19” l’hai scritto tu e mi è servito. Mi serve quando mi sbatti in faccia la realtà e non ho mai messo in dubbio la tua credibilità. Sbattimi in faccia la realtà, io ho questa anestesia di privilegi e circostanze fortunate, fammi pensare.
Poi se però leggo commenti come “in Spagna la polizia sembra meno severa” (Adriana) cadono a me le braccia. Quello “beccato” ma non multato… Ma cosa cavolo. È questo il livello della discussione?
Grazie per il blog e per avere coniato l’aggettivo “huskerduesco”. Continuo senz’altro a leggerti/vi.
Il livello della discussione si capisce, molto semplicemente, leggendo la discussione, non certo isolando frasi dal contesto. Qui ci sono milioni di corpi in cattività e di menti aizzate a pensare che chiunque metta il naso fuori di casa «senza motivo» sia un criminale. È in corso dai primi di marzo un festival permanente della delazione e del sospetto reciproco. La gente sbrocca, si va da chi si ammazza per il rimorso di avere forse contagiato qualcuno a chi ammazza la propria compagna e convivente perché «mi aveva attaccato il coronavirus», poi gli fanno il tampone ed è negativo, ma anche fosse stato positivo non cambiava niente, solo che i media hanno imposto il concatenamento positivo = ammalato = untore o morto. Si va da chi è rimasto letteralmente (letteralmente) senza un euro e non ha alcun futuro davanti a sé a chi sta tutto il giorno sul balcone a insultare chi passa, e sbraita «Assassino!» a un genitore che sta facendo respirare dieci minuti fuori casa la propria bimba di quattro anni. Questo è il clima che ha costruito il «modello Italia» di gestione dell’epidemia coronavirus. Paranoia, colpevolizzazione di capri espiatori, abusi di polizia, paternalismo schifoso del potere, dinamiche di esclusione, un paesaggio di macerie psichiche (e materiali) davanti a noi. Da settimane lo raccontiamo, e tu vieni a dire «pensavo fosse una cosa in punta di penna». Rendiamoci conto.
Propongo di organizzare una raccolta di firme per richiedere urgentemente al governo di permettere la libera circolazione delle persone in spazi aperti sanzionando solo chi non rispetta le distanze interpersonali minime di sicurezza.
Se è accertato che per evitare il contagio è sufficiente rimanere sufficientemente distanziati, per quale motivo dovremmo accettare ulteriori proroghe al confinamento in casa?
Capisco che con tanta gente in giro c’è la possibilità alcuni irresponsabili possano fregarsene di osservare le distanze e aumentare il rischio di contagio, ma è pur vero che sta a ciascuno di noi evitare di frequentare luoghi eccessivamente frequentati. E,per contro, chi ha paura di uscire può liberamente scegliere di tapparsi in casa.
Un altro rischio possibile è che un numero sempre maggiore di persone, stanche di rimanere segregate, violino le disposizioni attualmente vigenti, subiscano sanzioni pesanti e si incattiviscano sempre di più alimentando fenomeni di protesta non civile che potrebbero giustificare repressioni e ulteriori limitazioni delle nostre libertà personali.
Il mio pensiero è che il governo, ancora incapace di gestire efficacemente la pandemia, tenderà a farci rimanere in casa il più a lungo possibile allentando – in futuro – le restrizioni solo per chi ha un’attività lavorativa dimostrabile e trattenendo in casa tutti gli altri chissà fino a quando (perchè non avrebbero un giustificato motivo per uscire liberamente).
Per questo ritengo necessario precorrere i tempi e cominciare a organizzarsi civilmente dal basso e spingere per ottenere dalle istituzioni azioni più sensate ed efficaci di quanto non siano state fin’ora.
Vorrei sapere che ne pensate della mia proposta e se credete che sia realizzabile.
Le raccolte di firme sono piuttosto inutili in questo momento. Per chiedere il permesso di far uscire i bambini di casa, accompagnati da un genitore, per una breve passeggiata, ci sono state petizioni e almeno tre lettere aperte indirizzate ai giornali e al governo. L’unico risultato è stata una precisazione del Viminale, che ha interpretato il DPCM dicendo che quelle passeggiate erano consentite, con tutta una serie di grossissimi limiti. Anche così, lo stesso Primo Ministro e diversi governatori regionali si sono precipitati a smentire quell’interpretazione e a ribadire il divieto. L’unica azione che ha ottenuto una risposta immediata da parte del governo – per quanto limitata – è stato il tentativo di alcune famiglie palermitane di fare la spesa senza pagare, con il parallelo allarme, da parte dei servizi segreti, circa il possibile diffondersi di gesti simili. In meno di 24 ore, i ministri sono corsi ai ripari con i buoni spesa da distribuire nei singoli comuni. Dobbiamo essere consapevoli che solo azioni dirette di questo genere possono modificare la situazione. Se riteniamo che le misure imposte siano inaccettabili, non possiamo soltanto scriverlo, o metterci una firma o dircelo in chat.
Sono d’accordo che allo stato attuale solo la propaganda del fatto può smuovere questo governo incapace. Ma penso che sia altrettanto importante creare le condizioni “mentali” perchè tali azioni siano viste positivamente dalla popolazione. Si rischia che tali azioni siano prese a pretesto per inasprire ulteriormente le norme, dato che il frame mentale rimane quello che “il lockdown funziona, lo dicono i dati, ci copiano tutti” e altre follie propagandate dai media mainstream.
Il cambio di frame, a mio avviso, si fa propagandando il più possibile notizie e dati che comprovano 1. la interminabile lista di errori e ritardi del governo 2. l’inutilità delle norme approvate in Italia, le più restrittive d’Europa 3. il palese tentativo di scaricare su capri espiatori vari le colpe degli industriali e dei vertici delle istituzioni.
Penso che l’arma più potente a nostra disposizione sia il caso di studio della Svezia. Lì la curva epidemiologica è rimasta sotto controllo e sta rientrando nonostande il rifiuto di applicare il lockdown indiscriminato all’italiana.
Allo stesso modo le dichiarazioni assolutamente fuori dal mondo degli industriali assetati di profitto hanno un’ottima potenza persuasiva, a mio giudizio.
Faccio perfino la provocazione di dire che forse potreste trovare il modo di usare la potenza di fuoco del vostro account twitter per diffondere maggiormente i risultati più convincenti e destabilizzanti delle discussioni che stiamo facendo in questo piccolo angolo di web. Magari senza stare dietro a ogni singolo tweet di risposta, ma inviando tweet trategici, persuasivi, impattanti virali. Inoltre, dato che ovviamente il blog vi da già abbastanza noie, potreste perfino eleggere qualche persona fidata (ed esperta di twitter), la gestione di questa campagna di informazione, in qualità di vostro social media manager.
Consapevole che forse mi prendo eccessive libertà, sottolineo che è solo un suggerimento/provocazione.
Scusa, claudiog, il mio commento ” beccati ” e quello di Adrianaaa ( se mi posso permettere di interpretare la sua intenzione) sono constatazioni fattuali di singoli episodi che, francamente, ci servono per prendere le misure in questo strazio carcerario. Uscire di casa comporta dei rischi. Cercare di sdrammatizzare anche dicendo che non sempre una trasgressione conduce ad una sanzione è un ” servizio civico “, in una situazione di tensione permanente. L’atmosfera fuori casa non è né piacevole né simpatica. Non stiamo giocando a guardie e ladri. Purtroppo. Ma non possiamo abbandonarci al terrore di non uscire di casa per ” paura del virus” o paura della polizia. Ci sono testimonianze di episodi di sanzione che sono davvero drammatici. Io ho utilizzato, forse, un registro spaccone e canzonatorio perché non amo nessuna forma di rispettosa subalternità per qualunque tipo di autorità. Che penso debba essere costantemente ridimensionata anche attraverso il racconto dei fatti. Rimanendo più possibile obiettivi. Se l’esercizio del potere, poi, si manifesta attraverso la prepotenza e l’arroganza è assolutamente inaccettabile. Eppure sta succedendo. Tutti i giorni.Conosco, attraverso i racconti su Giap e di persona, episodi di sanzione che sono di totale arbitrarietà. La maggior parte delle persone sanzionate era sola, in luoghi isolati, non faceva feste o assembramenti. Cosa c’entra tutto questo con il contenimento dell’ epidemia? Quale è il nesso logico?
Il mio commento – mi pare evidente ma chiaramente non a tutti – voleva essere una piccola aggiunta al contenuto del post. Come ho specificato nella frase successiva (ma forse faceva troppa fatica leggerla o capirla), la differenza tra denuncia o non denuncia è cruciale per tante persone, ad esempio per chi non è cittadino del paese in cui si trova. Il delirio poliziesco che c’è in Italia sta peggiorando enormemente e in modo del tutto insensato la vita di chi già sta sperimentando un disastro in cui ci sono migliaia di morti, impoverimento di massa, riduzione al lumicino o a zero della vita sociale. Perché non venirmi a dire che dal punto di vista sanitario ha senso denunciare due persone che vivono insieme e che semplicemente stanno insieme fuori di casa. La loro probabilità di contagiarsi rimane esattamente uguale che sia dentro o fuori casa, se fuori si rispettano le distanze ecc ecc, e la coppia citata lo stava facendo. Questi provvedimenti polizieschi non hanno niente a che vedere con le esigenze sanitarie, ma con quello che la sociologa dei disastri Kathleed Tierney definisce “il panico dell’élite”, i cui ingredienti sono “paura del disordine sociale, paura di poveri, minoranze e immigrati, ossessione dei saccheggi e dei crimini contro la proprietà, disponibilità a usare la forza letale e azioni intraprese sulla base di voci”. Voci, come quella che “il virus sia nell’aria”, o che se si desse un minimo di libertà le persone si assembrerebbero all’aperto e si creerebbero nuovi focolai.
Il meccanismo autoassolutorio da un lato e alla ricerca di capri espiatori dall’altro, ben descritto da wm4, funziona con geometrica precisione anche perché le domande che esigono risposta metterebbero davvero in crisi l’universo di noi tutti, le nostre categorie interpretative come la nostra prassi quotidiana, e ben oltre lo stucchevole invito a reinventarsi o a trovare del bello in questa situazione. In particolare:
-perché l’italia è il paese messo peggio al mondo?
-perché tanti contagi tra i medici e gli operatori sanitari?
-che fine ha fatto l’eccellenza sanitaria lombarda?
-qual è il nesso tra correre/camminare in solitaria e diffusione del virus?
-ma soprattutto: ci dimostreranno mai, alla fine (se vabbé) di tutto ciò, che l’aver “sconfitto la malattia” sarà stato merito del lockdown, di *questo* lockdown?
Se si uscisse appena appena dal recinto del #iorestoacasa e ci si ponesse queste domande, bisognerebbe non solo cambiare lo schema con cui si interpeta la realtà, ma anche e soprattutto cambiare modalità d’azione (disobbedienza, resistenza civile, solidarietà attiva e via dicendo). E questo a prescindere da quello che succede o succederà in Svezia. Potrebbero militarizzare i paesi scandinavi, potrebbe nascere qualche nuovo e più esteso focolaio nel nord europa (dio o chi per lui non voglia), le domande poste non perderebbero la loro cogenza. E qualcuno prima o poi dovrà pur rispondere.
Intanto a Parigi, a partire da mercoledì, non sarà più permesso fare sport individuale dalle 10 alle 19. Secondo la prefettura di Parigi ci sono troppi podisti allo stesso tempo (il problema è che ci sono troppi podisti e non che lo spazio per fare sport si è ristretto a causa della chiusura dei parchi). Quindi da domani si potrà fare sport individuale dalle 19 alle 10. Per passeggiare, invece, non ci saranno limiti di orario, si potrà tutto il giorno. Sembra una sciocchezza all’italiana. Anche oltralpe le forze dell’ordine fanno di tutto per farsi detestare. Per quanto riguarda, invece, l’autocertificazione, l’unica novità ora è che c’è anche la versione digitale, si può scaricare nel cellulare.
1. Quando riapriranno i vari comparti lavorativi, hanno già detto che non sarà un “liberi tutti”. Il fatto che resteranno proibite molte attività del tempo libero, potrebbe farci scivolare dagli arresti domiciliari ai lavori forzati.
2. Credo che chi è guarito o in genere chi ha sviluppato gli anticorpi, debba essere lasciato libero da restrizioni, essendo immune e non portatore di contagio. Oltretutto, nel suo piccolo, è diventato un killer di virus.
3. Chi subisce palesi prevaricazioni da parte di qualche “solerte” rappresentante delle forze dell’ordine, può sempre presentare querela per abuso di potere. Io sono stato fermato tre volte e sempre trattato con la dovuta gentilezza, ma a quanto dite non sempre succede. Far valere i propri diritti non è una concessione, ma un atto dovuto.
Troppo frettolosamente i dati vengono liquidati come inattendibili: dipende dall’uso che devi farne e anche dai dati italiani si poteva (e si possono) ricavare indicazioni abbastanza ragionevoli, che poi è il compito della statistica, scienza per sua natura imprecisa, che offre scenari, non certezze. Sarebbe troppo lungo il discorso e magari ci sarà lo spazio per farlo. Qui però mi preme dire che non c’è nessun motivo STATISTICO (scusate il Cap Block, non so fare il corsivo) che possa far supporre una qualche relazione tra il tipo di intervento su scala nazionale e l’andamento dell’epidemia. Aperti o chiuse, permissive o repressiva, il contagio pare allegramente fregarsene e proseguire il proprio andamento con scostamenti che dal punto di vista decisionale sono irrilevanti. Ma, altro discorso lungo, una delle cose che è completamente saltata in questo delirio è la distinzione tra “possibilità” e “probabilità” e persino un ragionamento balordo sul “tipo” di dato. Perché una cosa è il “dato” prodotto per decidere altra cosa il “dato” prodotto per conoscere precisamente un fenomeno.
Chiedo di nuovo scusa pere il commento doppio, provocato dalle “restrizioni”
Il commento è messo qui perché qui si parla delle misure diverse dei paesi. tra un po’ saranno due mesi, forse è il caso di cominciare anche a vedere gli effetti delle misure. Una delle cose che non sappiamo è in che modo si contagia effettivamente la gente e dove, a parte ospedali e case di cura. E poi dove? Al bar? Sull’autobus? a casa? Sistematizzare almeno le domande servirebbe ad evidenziare ulteriormente l’assurdità di molte risposte. Tra breve si lanceranno strali comtro l’Olanda – dopo il turno svedese – eppure anche lì le curve sono fino ad ora praticamente identiche a quelle italiane. Ma, di nuovo, ragionando su scala nazionale è impensabile uscirne.
La constatazione – fatta da robydoc e pm2001 – che le curve del contagio sono molto simili in tutti i paesi a prescindere dai provvedimenti adottati e dalle differenze d’approccio mi sembra cruciale e meriterebbe un post dedicato. Soprattutto perché questa cosa, in tv e sui giornaloni, non la sta facendo notare nessuno, et pour cause.
Riuscire a partire da questo post per entrare in un confronto dei dati sarebbe veramente cruciale. Penso che ci siano però dei rischi, che ho incontrato parlando con familiari e amici (ovviamente via webcam…) che vi elenco qui.
1 – i numeri assoluti non sono importanti, e questo in genere sfugge. I valori assoluti dipendono dalla popolazione e da quanto l’epidemia ha potuto espandersi prima delle restrizioni. Dopo mezz’ora di spiegazione a voce puoi ancora sentirti dire: Ma nel pese XYZ ci sono più morti quindi hanno fatto peggio.
2 – i numeri da confrontare sono gli andamenti, cioè gli incrementi giornalieri. E anche qui non conta il valore assoluto, che dipende da popolazione e numero di tamponi, ma di nuovo l’andamento. Questo perchè il sistema di misura dei positivi può essere diverso da un paese all’altro, ma si può ipotizzare che in uno stesso paese catturi sempre la stessa percentuale dei casi. Quindi l’andamento dell’andamento, una cosa che fa girare la testa.
3 – questo è il punto più critico: se stimi con un numero l’efficienza di due paesi, e trovi che una differenza anche piccolissima, 1% o meno, la puoi convertire in morti moltiplicando per la popolazione, la percentuale di infettati e la letalità. A questo punto, se non ammetti che il sistema migliore è quello che ha il numero di morti minore (anche fossero solo 2), sei un cinico.
detto quanto sopra, se ancora vogliamo provare a vedere dei dati, c’è un servizio (free and open) molto efficace che permette di graficare anche sottoinsiemi di dati ufficiali. Il sito non permette di normalizzare per la popolazione o di fare il cosiddetto “andamento dell’andamento”. Si possono però copiare i link per scambiarsi le figure:
https://ourworldindata.org/grapher/covid-confirmed-cases-since-100th-case?country=FRA+DEU+ITA+NLD+SWE+CHE+AUT
https://ourworldindata.org/grapher/daily-covid-cases-3-day-average?time=39..78&country=DEU+ITA+ESP
https://ourworldindata.org/grapher/daily-covid-cases-3-day-average?time=39..78&country=NLD+SWE+NOR+AUT
Vi propongo i grafici separando paesi grossolanamente tra grandi/piccoli. Le mie osservazioni (valide comunque come le vostre, perchè non costruisco questi modelli per lavoro):
1 – i 3 paesi “grandi” hanno andamento simile, tenendo conto che in Italia l’epidemia è partita prima
2 – Norvegia e Svezia sono ancora più in “ritardo”, quindi è forse ancora presto per inserirle in un confronto.
3 – considerato le fluttuazioni sui dati, non mi sembra che ulteriori manipolazioni potrebbero generare una figura molto chiara.
4 – c’è un comportamento chiaramente diverso tra Olanda e Austria che sarebbe interessante correlare con le misure prese. Anche se, come ha detto da qualche parte l’utente pandiver, “correlation is not causation”…
Che ne pensate?
La separazione che definisci grossolana tra paesi grandi/piccoli può essere un buon punto di partenza.
Tralasciando Norvegia, Svezia e gli altri paesi della penisola scandinava, c’è un motivo particolare per cui non hai incluso nei paesi grandi Spagna e UK? In particolare modo Francia e Uk, hanno un numero di abitanti simile (intorno ai 66 milioni) e due metropoli paragonabili, anche se densità abitative molto diverse.
Il confronto tra loro potrebbe essere interessante e più diretto, anche perché hanno applicato misure abbastanza diverse e comunque in momenti diversi dell’epidemia.
Qui il grafico che include Spagna e Uk:
https://ourworldindata.org/grapher/covid-confirmed-cases-since-100th-case?country=FRA+DEU+ITA+ESP+GBR
non c’è un motivo particolare, volevo solo iniziare con una proposta senza mettere troppe curve per non confondere. I grafici dei totali sono chiari ma purtroppo non mettono in luce le variazioni, che è invece quello che si guarda per capire le tendenze.
La cosa è difficile, perchè secondo me non si può sperare che un lettore, magari occasionale, segua grafici e ragionamenti come in una spiegazione dal vivo.
Sarebbe molto più comodo mostrare una tabella o un grafico con l’incremento (o sperabilmente il decremento) percentuale, ma non è disponibile sul sito.
Continuo a pensare che i dati statistici in assoluto più significativi verrebbero fuori dai test sierologici.
Un’indicazione, anche se puramente statistica, sulla percentuale della popolazione entrata in contatto con il Sars-Cov-2, avrebbe un valore epidemiologico e politico enorme.
A mio parere dopo mesi dall’inizio dell’epidemia la mancanza di questi dati è di una gravità assoluta.
Fatta questa premessa, confrontare i dati a disposizione e gli andamenti delle curve è secondo me il logico sviluppo di questa discussione.
Ragionare sull’equazione provvedimenti diversi=curve di contagio simili è, come dici, cruciale (e il ragionamento potrebbe poi essere applicato ed implementato se e quando i dati sui test sierologici saranno disponibili).
Rispetto ai rischi che elenchi, rispetto al punto 3, io credo che sarebbe meglio, soprattutto in questa fase, mantenere il livello del confronto ad una sorta di prudente monitoraggio. Non va imboccata la strettoia che dall’analisi dei grandi numeri (con tutti i livelli di approssimazione dovuti a numeri di tamponi effettuati, alla popolazioni e densità di popolazioni dei diversi paesi) porta al conteggio dei numero di morti.
Prendo spunto da quest’ultima frase di robydoc e dai commenti precedenti [ero andato parecchio lungo e vedo ora che sono stati pubblicati nuovi contributi su cui riflettere]
Credo che al momento ci siano due modalita’ principali di produzione del dato su cui si basano conoscenza e decisioni rispetto alla pandemia.
La prima, di tipo diciamo “geografico-amministrativa”, calcola quanti sono i contagi, quante persone muoiono, quante guariscono e dove: i dati sono aggregati a livello locale (province, regioni etc.) e poi c’e’ il dato a livello nazionale. Possiamo immaginare che questa sia una forma analoga di produzione dei dati anche degli altri paesi. Guardando alle varie curve, queste hanno si’ una forma simile, ma sappiamo anche che i dati disponibili dai vari paesi sono parziali, prodotti in modo disomogeneo. Certo, possiamo ipotizzare che i dati siano stai prodotti “in modo disomogeneo e parziale alla stessa maniera” e sostenere che l’impatto delle varie misure sia difficile (se non impossiile) da quantificare, e la differenza nel tasso di letalita’ e’ probabilmente legata alle risorse gia’ in dotazione ai diversi sistemi sanitari e ad altri fattori.
La seconda modalita’ di misurazione segue indicatori di tipo “anagrafico-medico”, chi si ammala e chi no: eta’, genere, presenza di altre malattie, dati ambientali, biografie del contagio etc. Molto interessante, ma presto per trarre conclusioni e il dibattito e’ in corso.
Mi pare che le decisioni e predizioni dei vari paesi siano il risultato di una stima combinata e approssimata di questi due tipi di produzione di dati (anche se diversi da stato a stato). E mi pare anche che questo generi vari cortocircuiti, come il fatto di applicare soluzioni generali a casi particolari, aggregando tanti casi diversi tra loro e imponendo confini a emergenze che li travalicano. Infine, mi sembra che interessi anche cio’ cui fa riferimento pm2001, sulla questione del cinismo e delle morti, che dovra’ misurarsi anche su scala temporale di lungo periodo. Credo che occorra ripensare contemporaneamente le modalita’ di misurazione per uscire dal paradosso.
Scusate, non so bene sotto quale argomento sia più consono segnalare quanto di seguito:
https://m.huffingtonpost.it/entry/litalia-chiude-i-porti_it_5e8d89f2c5b6e1d10a6c2671?yhj&utm_hp_ref=it-homepage
Lo ho letto abbastanza velocemente, ma il primo pensiero già dal titolo è stato: ci sono riusciti. Non è sicuro per loro o per noi? Ormai i problemi dell’umanità non esistono più. Sono tutti scomparsi a cospetto del Coronavirus. Non sto dicendo che la pandemia non sia una afflizione. Solo che sta diventando un carro dove tutti ormai salgono per strumentalizzarla a proprio uso e consumo.
Non mi torna quello che dite, e non è una domanda retorica: come fate a dire che in Italia c’è il “divieto di jogging o di passeggiata”? Leggo ad esempio dal sito del mio comune, Firenze, che “Non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona”. Probabilmente quindi il divieto varia a seconda del comune, ma credo sia una generalizzazione sbagliata dire che valgano le stesse regole in tutta Italia.
Premessa: siamo tra i pochissimi paesi che hanno proibito alle persone di allontanarsi dalla propria abitazione, divieto che non ha alcuna base scientifica. Se uno mantiene le distanze di sicurezza, dovrebbe poter andare dove gli pare, come avviene in quasi tutta Europa. Siamo anche tra i pochissimi paesi ad aver chiuso i parchi e a impedire alla gente di passeggiare nei boschi o nei campi.
Premesso ciò, ricapitoliamo: da settimane raccogliamo su questo blog analisi giuridiche e, soprattutto, testimonianze dirette di come la capziosa vaghezza dell’espressione «in prossimità» abba consentito pressoché completa discrezionalità e arbitrio alle forze dell’ordine, introducendo un divieto de facto a livello nazionale.
Introduzione resa facile e passata come acqua fresca, senza troppe reazioni, per via del clima di vituperazione e stigma sociale che circonda l’uscire di casa «senza motivo».
L’espressione «in prossimità» è spessissimo interpretata nel modo più restrittivo e coercitivo possibile. Sovente le fdo che ti fermano fanno valere arbitrariamente un limite in metri che sulla carta non c’è. Questa prassi è addirittura cominciata prima che entrasse in vigore il decreto sulla «prossimità».
È un andazzo incoraggiato da politici e amministratori, che spesso fanno dichiarazioni “interpretative” divergenti dal testo stesso di un decreto o di una circolare, che giuridicamente non valgono ma che danno la linea, com’è avvenuto quando Conte ha scavalcato a voce il testo della circolare interpretativa sulle passeggiate con bambini.
Ci sono inoltre vaste zone del paese dove ordinanze regionali e comunali hanno introdotto il divieto è de iure, vale a dire che è tout court proibito uscire di casa: Campania, Friuli-Venezia Giulia e una pletora di comuni.
Puoi trovare molte testimonianze nelle discussioni qui:
https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/03/vendicatori-in-divisa-coronavirus/
https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/03/criminalizzare-il-jogging/
https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/03/bambini-scomparsi-coronavirus/
https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/04/multe-coronavirus/
Permettimi. Secondo te si può definire attività motoria quella svolta con l’ossessione di non sforare i 200 metri da casa? Perché il concetto di prossimità, laddove non fissato da ordinanze regionali e/ o comunali, più o meno é quello ed il confine tra l’essere sanzionati o scamparla è rimesso alla mera discrezionalità di chi controlla. Ed anche nel caso in cui il pubblico ufficiale si mostri “ comprensivo” l’avvertimento sarà sempre e comunque di “ andare a casa”. Senza contare che per molti uscire entro limiti così idioti significa incontrare più persone di quante se ne incrocierebbero allontanandosi dal domicilio. Qui sono riportate testimonianze di persone che vivono in altre nazioni dove addirittura l’attività fisica all’aria aperta viene consigliata! In Italia invece trasmettono in tv gli spots per incitare a fare esercizio fisico tra quattro mura dimenticando i benefici sul corpo e la mente del sole e del moto svolto all’aria aperta senza assurde limitazioni. Per tacere poi del fatto che oltre che alle guardie bisogna fare attenzione pure ai vicini!
La mia sommessa opinione è che per parlare di dati bisogna capire 1) qual è la domanda a cui dovrebbero rispondere e 2) a che ci serve rispondere a questa domanda. Altrove – sul maledetto FB – ho seguito una mia “strategia” per il mio gruppo di contatti, che ha funzionato abbastanza. Ve la offro come spunto, non è necessariamente la migliore e qui ne seguirei un’altra, perché quella di prima secondo me non serve più. Non so quanto sarò lungo, siate comprensivi.
Il (mio) problema isolato era la saturazione dei posti in terapia intensiva. Né contagi, né morti, né guariti. Non mi interessavano. Per sapere quando sarebbero stati saturi dovevo guardare intanto quanti erano quelli complessivi (cosa già non semplicissima) e quanti a di questi fossero a disposizione dei malati di COVID19 (complicato anche quello).
“Risolto” (più o meno per convenzione) questo problema si poteva passare a “prevedere” quanto si sarebbero riempiti. Per fare questo ho usato ricerche pionieristiche e previsioni di diverse parti. Alla fine una stima che a me è sembrata soddisfacente era quella di una percentuale tra il 4 e il 5% sui contagiati.
Considerata la modalità generica di rilievo (si è scelto di fare il tampone a quelli che manifestavano sintomi evidenti) ho ipotizzato che questa percentuale sarebbe calata con il tempo. Più tamponi, più bassa la percentuale, perché all’inizio erano le persone messe peggio poi via via quelli che beccano il virus in forma lieve.
Fatto questo si poteva passare ai dati della protezione civile. Interessano i “positivi attuali” non i “contagiati totali”.
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[Ricordo che non è mai stato in discussione il fatto che dovessero essere presi provvedimenti. E non è mai stato in discussione il fatto che i provvedimenti presi in Italia avrebbero funzionato. In discussione c’è se per catturare due criminali chiusi dentro un palazzo pieno di gente si debba usare una bomba che lo faccia saltare in aria]
Il nostro 5% dei numeri positivi quindi stimava il fabbisogno di posti in terapia intensiva. Il 21 marzo, circa 14 giorni dopo la bomba tirata sul palazzo, i numeri hanno cominciato a decrescere.
Per verificare se questa “decrescita” fosse reale ho usato il “dato relativo cumulato”: positivi/numero dei tamponi. Se oggi ne facevano 10 e c’erano 2 contagiati, domani ne facevano 20 e c’erano 8 contagiati il 20% di oggi (2/10) diventava 33% (10/30) domani. Questo dato percentuale è aumentato costantemente dal 3 al 24 marzo sia in Lombardia che in Italia. Ha raggiunto il 40,03% e il 23,29%. Da allora diminuisce costantemente costantemente (fino a ieri – era il 32,89 in Lombardia e il 17,95 in Italia – e non c’e ragione per non credere che non lo faccia oggi, domani ecc).
Da questo punto di vista il primo problema per me era chiuso. La domanda era 1. “quando ci sarà il picco” e 2. serviva a verificare se ci sarebbe stato un collasso. Questa questione per ma si è chiusa con un osservazione.
Questo numero, su base nazionale, non è MAI andato in sofferenza. Sentite le testimonianze direi che in Lombardia è QUASI SICURAMENTE falsato, in Piemonte e Marche, e forse Emilia Romagna e Liguria, lo è MOLTO PROBABILMENTE. Nel resto d’Italia, secondo me, è decisamente affidabile.
Ma la questione Epidemia di COVID, dal punto di vista del contagio per me è tecnicamente chiusa almeno da fine marzo.
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In un intervento su GIAP di fine febbraio (o inizio marzo) avevo detto “secondo me si apriva prima del 3 aprile”. L’errore (grave per le mie competenze) è stato dimenticare che i decisori non sono un gruppo monolitico razionale e che la decisione è la risultante di una serie di fattori, di cui quello tecnico-razionale non è certo quello predominante. Non siamo in un laboratorio dietro la vetrata del quale un gruppo di saggi guarda e decide per il meglio, siamo tra attori con interessi contrapposti, che giocano e fanno valere le proprie risorse – influenza, denaro, culture, ingenuità. Tagliata con l’accetta, siccome non c’è verso di far chiudere quelle dannate fabbriche di Bergamo e Brescia allora chiudi la gente in casa, tanto il virus lo sconfiggi lo stesso, e dei morti figuriamoci che ci frega. Ma torniamo ai nostri numeri, scusate la digressione.
Detto che il primo tema non è più interessante dobbiamo trovarne un altro. Vanno bene tutti: il numero reale dei contagiati, come si fa il conteggio dei deceduti,i ragionamenti disaggregati per regione o vedete voi. Ma appunto io seguirei il procedimento: 1. qual è la domanda? 2. Perché proprio quella?
Da quello che emerge leggendo la mia impressione è che qui si voglia sapere se c’è una qualche connessione tra i provvedimenti e l’arretramento dell’epidemia. Se l’impressione è giusta secondo me dovremmo risolvere un problema preliminare, che ho già accennato: ha senso parlarne su scala nazionale? Secondo me no, quindi preliminarmente, dovremmo uscire da questa cosa di Italia, Olanda, Uk ecc. In Svezia ci sono 10 milioni di persone e a Stoccolma ci vive il 10% dell’intera popolazione. Un paragone più sensato è forse tra il territorio di Brescia e Bergamo e Stoccolma, più che tra Svezia e Italia, ma sono le prime cose che mi vengono in mente, si può fare meglio.
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1. qual è la domanda? 2. Perché proprio quella?
Io non prenderei in considerazione il numero dei deceduti, che dipende dai dettagli dei conteggi e dall’efficienza ospedaliera. Neppure il numero dei contagiati è facile da gestire, dato che dipende anche da quanto l’epidemia ha potuto espandersi indisturbata. Entrare poi nei dettagli delle diverse densità di popolazione diventerebbe un vero progetto di ricerca, con tutte le difficoltà di comunicare poi ipotesi, metodi e risultati in un contesto non di ricerca.
Proviamo a partire da una definizione “sociale” di epidemia. Secondo me quello che conta è la percezione che ogni paese ha di se stesso: quanti nuovi contagiati al giorno vengono dichiarati? Un paese sarà soddisfatto delle azioni messe in atto per contenere l’epidemia quando avrà annullato quel numero che è la sua percezione dell’epidemia stessa. Per questo resterei sulla scala nazionale usando quindi i dati complessivi forniti al Centro Europeo di monitoraggio.
Quindi la mia domanda è: esiste uno stimatore che valuti l’incremento o decremento percentuale di nuovi contagiati in funzione del tempo? Infatti, quando guardiamo i nuovi contagiati di oggi, cerchiamo subito di capire quanti sono rispetto a ieri (il doppio, la metà, un terzo?). Serve un numero percentuale perchè il numero assoluto di nuovi contagiati è diverso per ogni paese, e noi vogliamo fare un confronto sulle percezioni di paesi diversi.
Una cosa simile mi pare venga proposta su questo video (analisi del 7 aprile minuto 5, purtroppo non ho trovato una fonte alternativa):
https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2020/03/15/coronavirus-lanalisi-dei-dati-in-video_69862b45-390c-4c7e-b415-cc4ff6994baa.html
anche se non ho capito il dettaglio della implementazione: perché proprio 5 giorni? sui dati in ingresso è già applicata una media mobile?
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Finisco chiedendo la clemenza dei nostri ospiti e scusandomi per il pitazzone inesorabile. anche perché mi faccio un altro po’ di pubblicità. In un lungo articolo ho osservato alcuni studi sulle misure di distanziamento sociale viste non come unicum, ma provvedimento per provvedimento: quarantena, isolamento, chiusura scuola, chiusura uffici e non ricordo cos’altro. Anche Vanetti (che ho diligentemente citato) lo ha fatto, io ne ho aggiunti un altro paio, e le conclusioni, dal punto di vista scientifico non sono confortantissime, nel senso che “si boh, sembra serva ma insomma”… Ricordatevi quindi di salutarmi la scienza, quando la vedete eh?
Il dato sui positivi al test è irrimediabilmente falsato dall’incapacità dei sistemi sanitari (tutti, chi più e chi meno) di eseguire campagne a tappeto su tutta la popolazione. Alcuni, compresa l’Italia, stanno pensando di testare campioni di popolazione, ma non credo che i dati di queste prove siano, per il momento, disponibili.
Una cosa più certa sono il numero dei ricoverati e il numero dei morti (anche se dei morti si è già fatto notare che nelle aree più travolte dall’emergenza sanitaria, per esempio la Lombardia, si stia facendo una sottostima). Questo sito (https://covid19.healthdata.org/) correla le crescite (positivi, ricoverati, morti) alla disponibilità di letti e di posti nei reparti di rianimazione. Ovviamente il numero dei morti cresce molto dal momento in cui si ha carenza di posti in ospedale e in rianimazione. Inoltre su questo stesso sito si possono trovare informazioni schematiche sui provvedimenti presi paese per paese per il contenimento dell’epidemia.
(1/3)
A questi parametri, aggiungerei la lista delle categorie “a rischio” o in sofferenza:
– Anziani, malati – e qui c’è poco da dire.
– Bambini – loro soffrono, ma non tanto per l’offesa di doversi autocertificare, quanto per il fatto che si esce poco di casa (in Italia meno che altrove, ma anche in Spagna, Francia, persino Nuova Zelanda ci sono divieti), per il fatto di non vedere gli amici a scuola o all’asilo (scuole chiuse ovunque nel mondo), perché piscine, campi sportivi, biblioteche pubbliche, parchi cittadini sono stati chiusi (quasi ovunque nel mondo, sicuramente qui in Minnesota dove vivo).
– Disoccupati – questi soffrono di più dove non c’è niente che li salverà dall’inevitabile e imminente bancarotta – utile ricordare che negli Stati Uniti l’assicurazione medica è legata all’impiego (già di suo è una fregatura, calcolate che per COVID-19 l’unica cosa gratuita è il test, il resto è co-pay, che vuol dire a spanne $15,000 per una degenza di 10 gg. in rianimazione – che diventano facilmente $100,000 per chi debba pagare tutto di tasca propria sulla base di listini prezzi non negoziati da un’assicurazione).
– Adulti annoiati/sclerati – si mettano il cuore in pace.
– Diritto alle libertà individuali o di aggregazione: cruciale il passaggio alla “fase 2”.
– Lavoro – qui negli Stati Uniti chi si ammala deve prendere ferie (non c’è malattia pagata, non c’è mai stata, salvo forse qualche eccezione), ma le aziende, nel precisare che la regola vale anche per l’epidemia in corso, hanno anche fatto sapere che anche per prendersi cura dei figli ci si deve mettere in ferie (!).
(3/3)
– Densità di popolazione – su questo punto, anche semplicemente da un sorvolo sui dati di https://www.worldometers.info/coronavirus/, si evince che tra i paesi poco densamente popolati quello che sta soffrendo di più (per crescita del contagio e numero di ricoverati e morti) è la Svezia.
– Senso civico della popolazione – mi verrebbe da dire “chi è causa del suo divieto, pianga se stesso”, ma capisco che fare delle analisi sulla base di un parametro tanto opinabile non sia bello – resta il fatto che qui in Minnesota dove vivo hanno chiuso i parchi cittadini con dei semplici cartelli (no multe, no recinzioni, solo raccomandazioni scritte all’ingresso) e di fatto non ci va più nessuno: la strategia soft funzionerebbe anche in Italia?
– Violenza della polizia – in Italia si parla di qualche migliaio di multe al giorno (e non le pagherà nessuno, tra l’altro), ma è poi vero che la polizia spagnola è più tenera? E che dire della polizia di qui, Stati Uniti? Come pensate che la popolazione nera, anche qui a Minneapolis, se la possa cavare, a dover andare in giro col volto coperto, rischiando di essere presi a colpi di pistola perché scambiati per criminali? (sì, anche qui nella “scandinava” Minneapolis la polizia fa parecchi morti tra i neri).
– Grado di disinformazione – quanta paura fa il “virus nell’aria”? o, al contrario, quanti danni fa Fox News che minimizza?
Claudio, per un motivo che non capiamo questo tuo commento – insieme ai suoi gemelli nati dai tentativi ripetuti di pubblicarlo – era finito nello spam. Ripescato e sbloccato, eccolo.
Che dire? Grazie infinite!
E siccome solo grazie non si può dire (troppo breve) vi lascio con un bonus
Apprendo dai miei suoceri in Romania che anche lì devono certificare il motivo per cui escono di casa, gli ultra-sessantacinquenni possono uscire solo dalle undici all’una, non ho capito se le passeggiate siano consentite o no ma ho capito che chi trasgredisce i divieti – quantomeno, quello di allontanarsi in auto da casa per non comprovate esigenze come lavoro o acquisto di cibo o farmaci – viene sanzionato con multe che vanno da 20.000 a 50.000 Lei (un bel po’ di quattrini).
La tv, oltre a sparare le solite bufale grandi come Casa Poporului di Bucarest, trasmette da un paio di giorni il messaggio che il governo italiano ha fatto richiesta a quello rumeno di braccianti da impiegare nell’agricoltura.
ma è più importante discuterne o cercare di intervenire me migliorare la nostra condizione?
Propongo di organizzare una raccolta di firme per richiedere urgentemente al governo di permettere la libera circolazione delle persone in spazi aperti sanzionando solo chi non rispetta le distanze interpersonali minime di sicurezza.
Se è accertato che per evitare il contagio è sufficiente rimanere sufficientemente distanziati, per quale motivo dovremmo accettare ulteriori proroghe al confinamento in casa?
Capisco che con tanta gente in giro c’è la possibilità alcuni irresponsabili possano fregarsene di osservare le distanze e aumentare il rischio di contagio, ma è pur vero che sta a ciascuno di noi evitare di frequentare luoghi eccessivamente frequentati. E,per contro, chi ha paura di uscire può liberamente scegliere di tapparsi in casa.
Un altro rischio possibile è che un numero sempre maggiore di persone, stanche di rimanere segregate, violino le disposizioni attualmente vigenti, subiscano sanzioni pesanti e si incattiviscano sempre di più alimentando fenomeni di protesta non civile che potrebbero giustificare repressioni e ulteriori limitazioni delle nostre libertà personali.
Il mio pensiero è che il governo, ancora incapace di gestire efficacemente la pandemia, tenderà a farci rimanere in casa il più a lungo possibile allentando – in futuro – le restrizioni solo per chi ha un’attività lavorativa dimostrabile e trattenendo in casa tutti gli altri chissà fino a quando (perchè non avrebbero un giustificato motivo per uscire liberamente).
Per questo ritengo necessario precorrere i tempi e cominciare a organizzarsi civilmente dal basso e spingere per ottenere dalle istituzioni azioni più sensate ed efficaci di quanto non siano state fin’ora.
Vorrei sapere che ne pensate della mia proposta e se credete che sia realizzabile.
Tutto fa brodo, almeno per sollevare la questione e far vedere che si muove qualcosa, noi però sull’efficacia di questi strumenti siamo da sempre piuttosto scettici, a volte aderiamo ad appelli e petizioni, pro forma, ma non ce ne facciamo promotori.
A me già il termine petizione, inteso come dover chiedere qualcosa che già mi spetta, mi crea un certo disagio. Una petizione come la disciplina la nostra Costituzione ha un significato diverso, ma nel contesto attuale una simile iniziativa non solo, ma è ovviamente il mio limitato parere, non sortirebbe alcun effetto ma mi procurerebbe altresì la spiacevole sensazione di “implorare” per ottenere l’esercizio di un mio diritto individuale che già è sancito nel nostro ordinamento come in qualsiasi altro che si definisca democratico. Poiché le misure che ci vengono imposte non hanno alcuna proporzionalità rispetto alla situazione di emergenza sanitaria ( siamo tutti confinati a casa indistintamente) nè vi è prova che siano funzionali allo scopo proclamato ( in che modo impedirmi di fare una passeggiata o una corsa nel bosco ha un nesso con una eventuale diffusione del contagio? ) io direi che bisognerebbe pensare ad azioni più che a petizioni. Il diritto alla salute è quello che sovrasta tutti gli altri e giustifica le misure in vigore? Bene, io lo ritengo leso perché questo esilio dimestico può avere effetti deleteri sul benessere psicofisico di chiunque.
Wu Ming e Mandragola01, avete ragione. Ieri ho preso informazioni sulle petizioni ed ho capito che in questo caso non avrebbe alcun senso promuoverne una. Mi scuso per aver avanzato una proposta senza neanche sapere bene in che cosa consista realmente una petizione. Occorre cercare altre strade per spingere il Governo a modificare questa norma e mi sento frustrato perchè non ne vedo nessuna che possa ottenere risultati in tempo utile. Inoltre, per quanto abbia cercato e continui a cercare, non trovo traccia di iniziativa alcuna, nè tantomeno di segnali di protesta collettiva contro queste misure sproporzionate, dannose e lesive (questo forum è l’unico spazio che ho trovato in cui si discuta dell’argomento, onore al merito). Ciò che trovo, ahimè, è la conferma di quanto paventavo, ossia la prossima reiterazione di queste misure a tempo indeterminato. Sarei ben felice di passare all’azione come suggerisce Mandragola01 ma come? come contattare e coinvolgere chi è disposto ad agire? La portata dei decreti non lede solo il diritto alla salute ma anche la libertà personale e la libertà di circolazione; tutti d’accordo…eppure tutti sottomessi a tempo indeterminato! Se mi legge qualcuno che possa attivare importanti canali informativi/comunicativi si faccia avanti, in caso contrario chiedo scusa a tutti per essere uscito fuori tema di discussione.
Ma tu lo hai azzeccato in pieno il senso! È che secondo me non solo non avrà effetti ma ci farebbe sentire solo più frustrati. Nel mio dialetto chiedere di dice “pedire” ma ha un significato un po’ diverso perché è più accentuato, nel modo in cui lo usiamo noi, l’aspetto della supplica e nel contempo di riflesso una sorta di biasimo da parte di chi riceve la richiesta. Questo è il motivo per cui la proposta non mi entusiasma. Però ben venga qualunque idea, qualunque moto di non supina accettazione dello status quo. Anche io ogni tanto ne covo qualcuna, magari poi la “scannerizzo” e non mi convince più. Però discuterne è sempre utile a mio parere.
Ciao Doppiodiesis, ma non ci ” importanti canali comunicativi/ informativi da attivare”. L’ attesa di una reazione, di un moto di orgoglio, di disobbedienza,di insofferenza sono determinati da una somma di fattori che in un certo momento vengono accesi da una scintilla. Alcuni moti di protesta importantissimi hanno preso l’abbrivio da atti di autolesionistica e disperata protesta, penso a Jan Palach o alla “primavera araba”. Singoli episodi in cui si concentrava tutta la potenza della sofferenza assorbita, subita, inflitta… io spero che non succeda questo, ma che una somma di fattori accenda un moto popolare di reazione, una rivolta, un rifiuto. Nell’ aria ci sono segni comprensione razionale della situazione, pochi. Molto pochi. Non bastano. Bisogna che scatti anche un istinto di ribellione più ” immediato”, la risposta ” spontanea” di cui parlava Pietro parecchi commenti fa. Io non so se e cosa la innescherà ma il fatto che si sia parlato di soldi e di aiuti e che ” nessuno ” ancora li abbia concretamente visti potrebbe accelerare la velocità di reazione. Ci sono situazioni ormai giunte al limite del sopportabile.
Non so se queste mie osservazioni siano ancora attuali, altri post più recenti “ribollono” di attività e io ne sono felice dopo avere visto tanti amici e compagni in silenzio e annichiliti nelle prime settimane della narrazione emergenziale.
Sono passati tanti giorni da quando ci avete proposto queste considerazioni sui runners, ma solo ora i dati delle infezioni permettono di vedere la situazione in Europa e apprezzare le differenze tra i vari paesi. Propongo due grafici in cui ho deciso di dividere i dati. Due dei link mandano su un sistema che si dichiara open e free, che costruisce le figure aggiornandole con i dati complessivi forniti dal Centro Europeo di monitoraggio.
1 – paesi più efficaci dell’Italia: http://archive.is/mWxVd
https://ourworldindata.org/grapher/covid-daily-cases-trajectory-per-million?time=11..80&country=AUT+FRA+DEU+ITA+NOR+SVN+CHE+ESP
2 – paesi meno efficaci dell’Italia: http://archive.is/wip/QrNiZ
https://ourworldindata.org/grapher/covid-daily-cases-trajectory-per-million?time=11..80&country=BEL+NLD+SWE+FIN+ITA
I grafici mostrano i nuovi casi giornalieri per milione di abitanti. Il giorno di partenza è quello in cui ciascun paese ha osservato un livello pari a 1 caso per milione di abitanti (ad esempio in Italia 60 casi). Essenzialmente i dati dicono quanti nuovi contagiati al giorno vengono dichiarati, quantità che secondo me rappresenta bene la percezione che ogni paese ha dell’epidemia. Questo numero è direttamente confrontabile tra i diversi paesi. L’obiettivo delle restrizioni applicate è cercare di piegare la traiettoria verso il basso, per annullare il numero di nuovi contagi nel minore tempo possibile. Spero che le figure scelte riescano a mostrare con una semplice occhiata la situazione.
(1/2)
Come vedete la posizione dell’Italia non è decisamente migliore o peggiore di quella degli altri paesi europei. Quindi, dopo avere verificato grazie alle testimonianze che non tutti nel mondo “fanno come l’Italia”, possiamo anche affermare che diversi paesi stanno riuscendo a controllare l’epidemia un po’ meglio di noi. Controllando i grafici nei prossimi giorni si potrà vedere come si aggiorna la situazione.
Al momento l’unica situazione che spicca è quella dell’Austria, che sembra avere trovato la chiave per una soluzione più veloce del contagio. Io comunque non mi sento in grado di proporre confronti puntuali tra le varie curve, che dipenderanno dai dettagli delle restrizioni applicate, dei sistemi sanitari e dall’estensione dell’epidemia nei diversi paesi.
(2/2)
I dati delle ultime settimane confermano che la rigidità delle restrizioni italiane non è necessaria per il contenimento dell’epidemia. L’aggiornamento delle figure proposte nel commento precedente mostra che:
1 – paesi più efficaci dell’Italia: http://archive.is/664BR
molti paesi hanno una marcata riduzione dei positivi senza imporre l’isolamento nelle abitazioni, in molti casi anche promuovendo l’attività all’aperto di gruppi familiari, vietando solo gli assembramenti. Ad esempio:
NORVEGIA: Puoi ricevere visite, ma poche persone alla volta. Puoi uscire, ma devi tenere la distanza di sicurezza dalle altre persone. I bambini che sono in buona salute possono stare insieme a piccoli gruppi.
GERMANIA: Il lavoro, l’assistenza di emergenza, lo shopping, le visite dal medico, la partecipazione alle riunioni, gli appuntamenti e gli esami necessari, l’aiuto ad altri, sport singoli e l’esercizio all’aria aperta, nonché altre attività necessarie sono ovviamente ancora possibili.
AUSTRIA: L’attività motoria e sportiva all’aperto è consentita, ma non in gruppo (solo con i familiari con cui si convive) e a distanza di sicurezza di almeno un metro da altre persone. Sono previste sanzioni per i contravventori. Per recarsi in luoghi in cui effettuare passeggiate è consentito l’utilizzo dell’automobile ma non dei mezzi pubblici.
SVIZZERA: vietati gli assembramenti di oltre cinque persone nello spazio pubblico, in particolare nei luoghi pubblici, sui sentieri e nei parchi. Negli assembramenti di fino a cinque persone deve essere mantenuta una distanza di almeno due metri dalle altre persone.
2 – paesi meno efficaci dell’Italia: http://archive.is/V40md
le curve dei contagi sono molto simili a quella italiana, anche se, come riportato in altri commenti, sono in vigore misure di distanziamento molto meno rigide.
Ciao pm2001, vorrei chiederti cosa ne pensi della posizione dell’immunologo Le Foche che esprime un punto di vista un po’ diverso da quello di altri colleghi e più vicino a quella del prof. Tarro la cui credibilità è secondo taluni minata da supposti aspetti poco chiari della sua carriera. Da profana non posso avere una mia posizione si intende e potrei essere tentata di credere alla tesi più ottimistiche per non cadere nello sconforto più cupo. In sostanza Le Foche sostiene che il COVID si comporterebbe come la SARS ovvero, dopo una ondata pandemica, tendererebbe ad auto spegnersi e che pertanto non è ( solo) ad un ipotetico vaccino che bisogna guardare ma anche al perfezionamento di terapie efficaci e soprattutto al potenziamento della medicina territoriale che eviterebbe di trasformare gli ospedali in megafoni del contagio. Te lo chiedo perché le analisi che tu riporti potrebbero deporre per una verosimile fondatezza di queste teorie. Ovvero, indipendentemente da quanto rigide siano le maglie del contenimento, vi sarebbe una sorta di andamento “programmato” e naturale sul quale si può incidere solo in parte.
Potremmo scendere tutti in strada con un bel cartello al collo “non sono un untore” “se posso andare al lavorare posso uscire di casa” ” il contagio avviene nei luoghi chiusi” “lascio la mascherina a chi ne ha davvero bisogno” “la mascherina la indosso nei luoghi chiusi e frequentati da molte persone” “il virus all’aria aperta si disperde”, giusto per smentire con la semplice presenza un po’ delle fandonie che ci propinano. Ok, è un’idea del c…, Ma mi viene voglia di fare un po’ di teatro, lo fanno governo, sindaci, pseudo scienziati, giornali, noi perché no?
Invece funzionerebbe! Qui nella mia via hanno appeso uno striscione. Dal basso non si vede, se non sollevi la testa. Ma dalla stessa finestra usciva ” curre curre guaglio’ ” dei 99 posse che oggi suona come ” elogio del runner” e sullo striscione c’era scritto: ” LIBERE E LIBERI TUTTI “. Accanto alle persone mascherate stanno cominciando ad uscire allo scoperto anche quelli che, più timidamente, cercano di opporsi a questa dittatura dell’ ” andrà tutto bene ” a cui, ormai, nessuno più crede. E la scomparsa dell’ ipocrita ottimismo d’accatto potrebbe fare spazio a sentimenti più sinceri.
Innanzitutto un grazie di cuore, sono anni che seguo il sito ma oggi più che mai sembra una roccaforte di buon senso, una delle poche rimaste.
Vorrei segnalare questo articolo sulla Svezia uscito ieri su Repubblica per capire, magari grazie a qualcuno che vive da quelle parti, se c’è qualcosa di vero in quello che viene riportato in modo palesemente fazioso nell’articolo o se come spesso accade sono stati “interpretati” i fatti a proprio piacimento.
https://archive.is/DjieL
Facendo una rapida ricerca mi sembra che il giornalista abbia ripreso quanto detto qui
https://www.bbc.co.uk/sounds/play/p0899djk
e ci abbia ricamato intorno tutto il resto.
Stando a questo articolo (dell’8 Aprile, però) di un giornale svedese sembrerebbe appunto che le cose stiano diversamente.
https://www.thelocal.se/20200408/explained-what-swedens-new-government-powers-actually-mean-in-practice
Stavo pensando, dato che i nostri media si “divertono” a spararle grosse sulle politiche degli altri stati al fine di far vedere quanto siamo bravi, di scrivere una mail in inglese da inviare a qualche quotidiano straniero, come ad esempio il The Local per la Svezia, per esprimere il punto di vista di quegli italiani che iniziano a sentirsi presi in giro da queste misure di contenimento che sembrano essere più sceniche che funzionanti.
O meglio, forse/sicuramente funzionanti ma magari gli stessi risultati si potrebbero ottenere con misure meno impattanti sulla vita e sulla psiche di tutti i cittadini, già messi a dura prova dalla situazione generale.
Non so a quanto potrebbe servire, ma potrebbe essere un modo per iniziare a smuovere qualcosa dall’esterno, forse.
Secondo me quella della lettera è una buona idea. Tentar non nuoce.
Scrivo da Stoccolma. La Repubblica, come altri, ha ormai la Svezia nel mirino per il solo fatto che non ha seguito lo sbandierato “modello italia”. Già l’incipit dell’articolo racchiude il senso di tutto il pezzo e cito: “CLAMOROSA e vergognosamente tardiva autocritica del premier svedese […]”, maiuscole nel testo. Articolo che ha ricevuto ben 25,3 mila condivisioni (ad ora). La notizia si basa sull’intervista di SVT (https://www.svt.se/nyheter/inrikes/stefan-lofven-beredskapen-har-inte-varit-tillrackligt-bra) in cui, in effetti, egli ammette che non è stato fatto abbastanza e si deve fare di più. Per tale motivo il parlamento ha ratificato la possibilità per il governo di poter aver mano libera in caso di necessità (per esempio chiudere i ristoranti e i caffè se sono troppo affollati e non rispettano le regole – recommendation – date nei giorni scorsi). Per il resto, per ora il sistema sanitario regge, nonostante le catastrofiche affermazioni dell’articolo > https://www.svt.se/nyheter/inrikes/over-80-procent-overlever-intensivvarden. Il problema sono le molte case per anziani toccate dal virus (ora c’è il divieto di visita) e l’alto numero di deceduti rispetto ai paesi vicini. Inoltre, si continua con lo smart working (chi può), con le scuole aperte per i figli di chi lavora in settori socialmente utili, con la libertà di uscire di casa (che ti tiene in vita mentalmente) stando comunque a distanza dagli altri, con il limitare per sola necessità l’uso dei mezzi pubblici (sospesi i controlli), con lo sconsigliare l’uso di mascherine per evitare un falso senso di sicurezza, tranne per chi lavora in ospedali e a contatto con i settori più colpiti. Infine, nonostante le decisioni le iscrizioni al collocamento sono schizzate ai massimi livelli percentuali, molte aziende costrette a licenziare, settori turistico e culturale (musei per esempio) in grosse difficoltà economiche per il futuro. (Ad oggi 899 morti – troppi – e 10,483 infetti confermati > https://www.svt.se/datajournalistik/har-sprider-sig-coronaviruset/).
Come tedesco posso dire: i tedeschi e gli italiani sono un po’ diversi in tutto quello che concerne la disciplina. Ma in Germania c’é una grande contraddizione contro queste restrizioni e in questo momento 50% dei tedeschi non sono d’accordo con la quarantena e le altri misure. Un dottore, professore, virologo che ha esaminato molto la patologia del virus, è andato al paese più contaminato, e ha trovato diverse traccie del virus, sia nel corpo umano che anche su oggetti, ma tutti erano giá senza vita. E’ Prof. Dr. Streeck. Il problema qundi non è il contagio, perchè questo è meno forte. I tedeschi cercano ora di uscire da tutte queste regole, ma sanno, che le restrizioni sono stati un vicolo cieca.
In Italia ogni persona puó sviluppare una buona autorespansabilità. Perchè dovrebbe essere un problema? Se il controllo viene, dobbiamo dire: siamo responsabili e non contagiamo nessuno.
Il popolo deve mostrare la responsabilità.
Heinz Grill, docente per la medicina antroposofica.
Ciao Caprera,
io non abito in Svezia ma me ne sto occupando un po’ grazie anche all’aiuto di un paio di amici che vivono lì (e con cui non siamo necessariamente sempre d’accordo). Ieri sera avevamo parlato di questa intervista che era stata rilanciata dall’Ansa (Repubblica credo abbia preso tutto da lì).
Dell’Ansa meglio fidarsi fino ad un certo punto, prossimo allo zero.
Se non ho capito male Lofven parlava più del sistema sanitario in generale e ha cercato di scaricare colpe su altri governi. Nello specifico del virus – sempre se non ho letto male – ha detto che ci sono alcuni ristoranti che non rispettano l’obbligo di distanza e che quelli – ma solo quelli – secondo lui andrebbero chiusi.
Per quanto riguarda la comparazione con Norvegia e Finlandia non è che gli altri stati abbiano adottato misure troppo diverse, mi pare che l’unica differenza sia che hanno chiuso anche le scuole inferiori (la Svezia no). Credo che la questione sia relativa più che ai provvedimenti specifici a come il virus abbia impattato i sistemi sanitari, ridotti peggio in Svezia che in Norvegia e Finlandia. Questo è quello che sto capendo io (sui provvedimenti simili sono abbastanza sicuro, anche se non ho visto cos’è successo nell’ultima settimana, però fino a domenica era così).
Uno dei due amici ha puntualizzato qualcosa
Lofven ammette che la prontezza di reazione del governo non è stata sufficiente, e dice che la responsabilità è di tutte le forze politiche che a turno hanno governato dalla fine della guerra fredda (il riferimento è allo smantellamento di procedure e scorte di emergenza, anche di materiale medico, che esistevano in caso di attacco o di grave crisi durante la guerra fredda).
Dice che la maggioranza degli svedesi rispetta i consigli delle autorità ma che una minoranza non lo fa, e che con i ristoranti che non rispettano le regole (distanza minima tra i tavoli, solo servizio ql tavolo e non al banco) – che nella mia esperienza a Uppsala sono molti – bisognerà usare il pugno di ferro, anche arrivando alla chiusura. Bontà loro faranno i primi controlli a campione questo weekend.
Infine si rifiuta di rispondere a una polemica della leader cristianodemocratica che sostiene che il governo non abbia fatto abbastanza per proteggere gli anziani nelle case di riposo, un punto dolente emerso soprattutto negli ultimi giorni date le cifre sulle alte percentuali di contagio (un anziano su tre secondo alcune fonti) e le polemiche su Tegnell che ha in parte cambiato politica sui test al personale di cura (vedere: https://sverigesradio.se/artikel/7448662).
Finisco dicendoti che sto cercando qualcosa sul report ma non ho ancora trovato nulla.
Kosovo:la Corte suprema il 7 aprile ha dichiarato incostituzionali le misure del 23 marzo di restrizione della libertà di movimento per il Corona virus. Queste saranno rimosse dal giorni di Pasquetta. Il giudizio era stato proposto dal Presidente Thaci .
The court further declared that the Kosovo Assembly should take the lead in issuing measures to protect Kosovo citizens during the pandemic.
“The relevant institutions of the Republic of Kosovo, primarily the Assembly, shall take appropriate measures to ensure that the necessary rights and fundamental freedoms for the purpose of safeguarding public health are made in accordance with the Constitution and this Judgment.”
Fonte: http://nad.unimi.it/governmment-decision-restricting-movement-ruled-unconstitutional/
Grazie a tutti perché segnalando fonti diverse dai media italiani ci si può rendere conto di come sia in atto nel nostro paese una manipolazione della realtà che sta raggiungendo vette di nefandezza. La cosa peggiore è che immagino che tale forma di mistificazione non sia neppure indotta o richiesta, semplicemente i giornalisti italiani in circolazione, per lo meno quelli dei giornali acchiappaclick, sono spudoratamente faziosi ed asserviti non solo all’editore ma anche a direttori non all’altezza del ruolo che improntano la linea delle testate a quella che meglio coincide con le proprie simpatie politiche. Per cui ormai dobbiamo considerare che il 90% dell’informazione che circola da noi non è attendibile. Infatti la notizia del presunto mea culpa della Svezia mi ha schifato, dato che avevo letto su altre fonti ( straniere ovviamente) che le cose non stavano proprio come le racconta Repubblica.
Vi ringrazio per il vostro sguardo lucido sulla sospensione del diritto alla libertà di movimento. In Svizzera, dove vivo, si è adottato il confinamento volontario. C’è chi esce tutti i giorni e chi cerca di limitare le uscite per evitare il sovraffollamento dei luoghi pubblici. Ma al di là delle inevitabili differenze di comportamento, ci si sente ancora in parte liberi. Ben diverso è il sentimento dei miei familiari e amici in Italia e in Spagna: chi non vede il sole da una settimana in un appartamento senza balcone, chi si deprime, chi inventa escamotage per farsi una passeggiata e viene fermato dalla polizia. Dopo un mese di quarantena, mi chiedo se una misura emergenziale come questa possa essere protratta per tempi superiori a un mese. Basta parlare con chi la vive per capire che la risposta è no, soprattutto in vista di un prolungamento estivo di queste condizioni.
Scrivo brevemente per comunicare una notizia che riguarda la situazione della Svezia. Negli ultimi giorni i giornali italiani, con La Repubblica e Il Fatto Quotidiano in prima fila, hanno scritto articoli su articoli per raccontare come la Svezia, non seguendo il modello italiano, stia vivendo un rapido aumento dei contagi e dei morti e come infine, avendo imparato la lezione, siano sul punto di cambiare rotta. Il 5 aprile la Repubblica titolava “Coronavirus, la Svezia cambia strategia e si prepara a rinunciare al tutto aperto. L’appello dei medici: -Se non si inverte la rotta, sarà una catastrofe”, ancora l’11 aprile “Coronavirus, aumentano i contagi in Svezia. Il mea culpa del premier: “Non abbiamo fatto abbastanza.”
Da sabato in poi tacciono.
Sapete perché?
Da giovedì 9 aprile sia i contagi che i morti cominciano a calare, passando da 722 contagi a 322 e da 106 morti ai 12 del 12 aprile, ai 20 di oggi 13 aprile. Ho trovato la notizia su un giornale svedese in lingua inglese http://www.nordstjernan.com/news/sweden%20today/8992/
e su questo sito che raccoglie i dati giornalieri del Covid19 in Europa. https://www.worldometers.info/coronavirus/country/sweden/?fbclid=IwAR0xC_lfMU1vK7gRdWhENPa8lI12cpDzDIMgs–farqTyJ9T7KH75MLL2fI
In questo caso, non essendo possibile la manipolazione della notizia, la si omette.
Bell’articolo, molto completo e interessante, ma credo che parta da un presupposto errato: neanche qui è vietato fare una passeggiata o una corsa. Posto qui sotto un parere ben motivato e con tutti i riferimenti del caso per approfondire la questione.
https://twitter.com/Caputolex/status/1249287435336499202
Il diritto di fare una passeggiata o una corsa c’è (salvo divieti a livello regionale, come credo avvenga in Campania), ma la comunicazione del Governo è pessima e le norme sono di difficile comprensione anche per i tecnici.
Assurdo che ci sia tanta confusione su cose così semplici, in un periodo già difficile di suo. Le istituzioni dovrebbero semplificare e aiutare, non complicare e punire ingiustamente i cittadini.
Per favore, capiamo che sono ormai tanti commenti, però prima di commentare cercate di verificare se alla vostra obiezione/specificazione si è già risposto o meno. Altrimenti tocca rispiegare sempre le stesse cose. Il divieto di passeggiata esiste de iure in alcune regioni e molte municipalità, e de facto nel resto del Paese. De facto, perché, grazie alla vaghezza delle formulazioni presenti nei decreti, la questione è stata lasciata alla discrezionalità delle forze dell’ordine, e la persecuzione dell’uscita di casa «senza motivo» è stata fomentata da un’informazione criminalizzante, che ha costruito la figura del «furbetto». Per settimane e settimane abbiamo raccolto e pubblicato testimonianze al riguardo: arbitrio delle forze dell’ordine, sanzioni irrogate per il mancato rispetto di una distanza in metri che nel decreto non c’è, caccia all’untore, delazione. Questo è divieto de facto, in nessun altro paese abbiamo riscontrato niente del genere.
Come volevasi dimostrare, l’autonomia di regioni e comuni sta impapocchiando la questione. Da oggi, solo in Veneto, è consentito uscire per attività motoria anche oltre i 200 metri dall’abitazione ma… la distanza interpersonale è aumentata di 2 metri. Il Veneto è l’unica regione che ha allentato le restrizioni sulla mobilità o – come già scrivono – inaugurato il “lockdown soft” (sic.).
Le nuove “mod” coinvolgono diverse regioni e misure restrittive (che evito di elencare per non divagare) ma il risultato è confermare quanto schizofrenica e feudataria sarà la gestione dell’irresistibile fase 2, in cui sindaci e governatori faranno il bello e il cattivo tempo e la polizia avrà ampio spazio di manovra di fronte a una popolazione sempre più confusa e (in)felice. E la partita, ancora una volta, si giocherà in strada.
E proprio in una strada perimetrale del mio quartiere che lambisce la recinzione di un piccolo parco ormai chiuso, coperta da palazzine e i binari sopraelevati, le persone hanno iniziato a “ritrovarsi” a passeggiare e correre individualmente. Non ci si dà appuntamento e ognuno si fa i fatti suoi, ma si percepisce che quella è una piccola zona franca e il clima è totalmente diverso da quello sospettoso e burbero che respiri all’interno dei market. È una via del passeggio fuori norma perché non ci sono vetrine né esercizi commerciali, ma la si attraversa solo per sgranchirsi le gambe e godersi un po’ di tranquillità. Per ora ci sono andato due volte (la via dista 300 m da casa) e il distanziamento è rispettato. In circa 1 km di strada ho visto passeggiare al massimo 10 persone. Abitando in una delle zone più popolose di Roma, è la prova che lo slogan “e se lo facessero tutti” qui non regge: tutti/e nel mio quartiere conoscono quella strada ma evidentemente c’è attenzione nel frequentarla in maniera “autodisciplinata” per evitare che si riempia e attiri troppo l’attenzione. Penso davvero che queste “Zone di Temporaneo Passeggio” (e credo ce ne siano altre in giro per i paesi) siano un’opportunità per sperimentare forme di cittadinanza responsabile, attiva e non asservita all’autoritarismo governativo.
Premetto che io sono favorevole all’autonomia delle Regioni dove queste fanno meglio dello Stato (e nel mio settore professionale e territoriale conosco più di un esempio luminoso ed estremamente positivo), però è vero che in questa situazione l’autonomia di ogni Presidente di Regione sta creando problemi e confusione su confusione.
In Piemonte ad esempio, librerie e studi professionali e abbigliamento bimbi (???) sono ancora chiusi.
Con tutta la relativa ridda di domande spesso senza risposta chiara sulla gerarchia delle fonti, sui casi ammessi, la definizione di “urgente e indifferibile”, etc. etc.
Senza contare che non si contano i Comuni in cui ormai da settimane vige l’obbligo di mascherina all’aperto etc.
Tra l’altro (commento da altra discussione ma evito di duplicare gli interventi) è di ieri la notizia che in un Comune del Torinese 12 fedeli sono stati identificati dai Vigili perché hanno partecipato alla Messa di Pasqua e oggi il verbale verrà trasmesso al Sindaco per valutarne la sanzionabilità.
(Ho provato a cercare la notizia su archive.org ma non l’ho trovata e nel dubbio quindi la riporto senza linkarla).
Come già detto da altri, è interessante dal punto di vista antropologico leggere i commenti sotto la notizia, un’attività che mi piace fare un po’ ovunque (particolarmente istruttivi sono quelli sotto gli articoli de “il fatto”).
A volte mi chiedo se il livello di livore, intolleranza verso qualunque chiodo “sporga” dal tavolato e di giustizialismo espresso in molti commenti siano:
– frutto dell’operato di fantomatici Troll in capo all’ufficio stampa di qualche partito (tipo quelli che hanno nome e cognome inventati ma “plausibili”);
– solo l’espressione di una popolazione non statisticamente significativa di gente veramente arrabbiata che passa il tempo a commentare e sfogarsi sui giornali;
– la reale espressione di un sentimento popolare diffuso.
Il che nell’ultimo caso sarebbe veramente inquietante.
Se può interessare qui c’è un parere scientifico contenuto in un saggio scientifico belga-olandese:
https://medium.com/@jurgenthoelen/belgian-dutch-study-why-in-times-of-covid-19-you-can-not-walk-run-bike-close-to-each-other-a5df19c77d08
Che riprende l’articolo originale:
http://gladiator-lab.ru/run-during-coronavirus
La fonte ufficiale, cioè la pubblicazione scientifica è questa:
http://www.urbanphysics.net/Social%20Distancing%20v20_White_Paper.pdf
MI piacerebbe molto avere un’opinione. Perché di pareri ne ho sentiti tanti. E paragonare l’Italia ad altri paesi non mi ha mai personalmente portato da nessuna parte. Sia nel bene che nel male.
Ciao
Questo qui, secondo me, è uno dei tanti esempi dell’impazzimento valutativo (in attesa di trovargli un nome migliore) procurato dall’espansione del panico e da una certa irresponsabilità da parte di chi dovrebbe comunicare. Gli scienziati fanno in continuazione prove del tutto teoriche perché sono interessati anche a minime probabilità di verificarsi di un fenomeno, ma se prendi uno studio e lo butti nel discorso pubblico, soprattutto in questo periodo, il risultato è che cominci a pensare che sia un miracolo non essere già morti.
Nello specifico lo studio ti dice che le particelle “potrebbero” trasferirsi da un corpo all’altro. Non dice nulla nè 1. sulle probabilità che sconosciuti si mettano a correre uno dietro l’altro (in scia) nei parchi (dove non si fanno gare di atletica e i percorsi non sono standardizzati); 2. su quanto sia probabile che una volta in scia effettivamente il virus si trasferisca (ti dice che è possibile che accada); e 3. l’effettiva virulenza del virus dopo aver compiuto il percorso.
In sostanza è come se noi pensassimo prima di uscire di casa che camminando accanto ad un albero durante il temporale rischiamo di farci beccare da un fulmine, quindi prendiamo la strada opposta, che però è più trafficata e quindi aumenta il rischio di essere investiti, allora meglio prendere la macchina ma giornalmente c’è una % di incidenti mortali e quindi restiamo a casa. Dove incespichiamo sul vano doccia e sbattiamo la testa…
sulla probabilità che questo accada DAVVERO, né sul tipo
Ciao, ragiono con logica.
– Secondo la costituzione italiana: Articolo 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
– Secondo i medici e l’OMS l’attività fisica fa bene alla salute: “Durante questo momento difficile, è importante continuare a prendersi cura della propria salute fisica e mentale. Questo non solo ti aiuterà a lungo termine, ma ti aiuterà anche a combattere Covid-19, in caso di contagio”. Un corpo in salute è un corpo più resistente alle infezioni e ai suoi effetti, e l’Organizzazione raccomanda “se le linee guida nazionali lo consentono, fare una passeggiata, o farsi una bella corsa, mantenendo la distanza di sicurezza. Se si è impossibilitati a uscire di casa, seguite un corso di ginnastica online, ballate, fate yoga, camminate su e giù per le scale”.- Stare bene in salute significa riuscire a combattere contro attacchi virali esterni, cioè avere migliori difese immunitarie.
Quindi:
Impedire lo svolgersi dell’attività fisica all’aria aperta (c’è gente che non ha posto in casa per fare passeggiate) significa impedire alle persone di rinforzare il sistema immunitario e quindi di combattere (e magari anche sopravvivere) contro un eventuale contagio da covid o altre malattie, quindi si va contro l’art 32 della Costituzione.
Ergo: IMPEDIRE L’ATTIVITA’ FISICA ALL’ARIA APERTA (mantenendo le distanze di sicurezza) E’ ANTI-COSTITUZIONALE-
Un saluto a tutti dal Sudafrica, sono un vostro lettore da molti anni e seguo da tempo questo blog ma non sono mai intervenuto.
Qui in Sudafrica e’ stato implementato da fine marzo un lockdown durissimo: tutto chiuso tranne alimentari e farmacie; vendite online e consegne sospese; divieto di qualsiasi tipo di uscita, compresa passeggiata, jogging e persino portare fuori il cane. Ciliegina sulla torta: divieto di vendita totale di alcolici di qualsiasi tipo e sigarette (spegatemi la ratio, boh…)
Attualmente il lockdown e’ attivo fino a fine aprile, ma gia’ si parla di prolungarlo ulteriormente: considerate che qui abbiamo al momento poco piu’ di 2000 casi, 25 (venticinque) decessi, a fronte di una trentina ammazzati dalla polizia per non aver rispettato il lockdown. Entrambi i numeri potrebbero essere sottostimati, il secondo presumibilmente aumentera’ con il prolungarsi del lockdown..
L’opinione pubblica (bah) e’ quasi totalmente a favore del lockdown durissimo e delle proroghe, addirittura c’e’ chi invoca di rendere il ban su alcol e sigarette permanente (incidenti e crimini di strada sono diminuiti del 70%, vabbe’).
https://www.forbes.com/sites/avivahwittenbergcox/2020/04/13/what-do-countries-with-the-best-coronavirus-reponses-have-in-common-women-leaders/?fbclid=IwAR2-oDQYVYgltuf3OCD4mE-cMUELwpMJptMGpSf13y-dvAQ-kuskscLK-JI#2e624a6f3dec
Ho appena discusso animatamente con un collega che mi ha rivolto la solita, stupida, domanda avvita-discorso ovvero: “ tu cosa avresti fatto al loro posto?” aggiungendo che la nostra classe dirigente non ha responsabilità ed anzi ci sta salvando e che all’estero siamo un modello da seguire! Ecco, forse non avrei iniziato a gestire la situazione contingente colpevolizzando i cittadini ed addossando loro le nefandezze della mala gestio passata e presente. Sarà anche vero che i cd esperti cambiano una versione al minuto e raramente sono d’accordo tra loro, ma la responsabilità delle scelte non può essere scaricata su di loro. La responsabilità è e deve essere di chi governa. Io comunque ho scelto la Finlandia come nazione in cui emigrerei domani se potessi. A parte le persone che dibattono qui e pochi altri mi sto rassegnando al fatto che gli italiani siano di una ottusità senza eguali.
e mentre repubblica aggiunge ai titoli “la neutrale svizzera schiera i militari contro il virus” (evidentemente anche i vicini elvetici sono rei di non seguire l’aureo modello unico – ma l’esercito, dice l’articolo, lo usano in soccorso degli ospedali; non, dico io, per multare chi passeggia. E, prosegue l’articolo, la Svizzera ha riportato le cose sotto controllo con: soldi immediati, militari, lockdown “annacquato” e tamponi 4 volte quelli italiani. quindi, che titolo è?)
nel frattempo il Sole, il cui azionista di riferimento non ha probabilmente lo stesso interesse a dire “c’è troppa gente in giro”, pubblica le statistiche dell’istat alla fine di marzo (https://archive.is/wip/CZZ5P) secondo cui il 55,7% degli addetti di industria e servizi (credito escluso) è al lavoro. Ma quello che spicca più di tutto è il dato di Milano e Bologna: 67% di addetti al lavoro. C’è bisogno di qualcos’altro per smentire la vulgata del bambinoincortilecheinfettaicondomini-vecchinodellaspesamultisettimanale-grigliatoreincasasua ecc ecc ecc?
In Germania, Ohio e Brasile ci sono già state manifestazioni di protesta in strada. Eppure in quei paesi le misure non sono così restrittive come da noi.
Probabilmente alla maggior parte degli Italiani questo lockdown non dispiace poi così tanto.
https://www.youtube.com/watch?v=_F_L97Zz0Y4
https://www.youtube.com/watch?v=fJKgxB_QuY8&fbclid=IwAR0_Ez9hKzUe1wTYscL5O6zhrzzCzH_KWeHK6xnhg-Jk9LVMk5sd9gEAD8Q&app=desktop
https://www.youtube.com/watch?v=mS2q41gN8ZI&feature=share&fbclid=IwAR0vdeKrfYSBFEKI0T22tRbcNI4spwNHxljAtcdP0E9FdKqgRQcYMfWE-y0
Comunque, a parte il giudizio che ognuno è libero di esprimere sulla Merkel come figura politica e sul ruolo della Germania nell’Unione, ascoltando il suo discorso ai tedeschi e ponendolo a confronto con quelli del Presidente del Consiglio italiano il paragone è davvero impietoso. Nessuna retorica, una comunicazione asciutta e diretta. Credo che solo i giornali italiani possano essere davvero convinti che siamo “ the best in the world”. Che poi convinti non credo, ipocriti e faziosi mi sembrano aggettivi più consoni. Certo agli italiani sta comunque bene essere trattati da infanti. Se penso a quello stupidissimo meme che girava all’inizio: “ ai nostri nonni hanno chiesto di andare in guerra, a noi stanno chiedendo di rimanere sul divano”. Lo avevo trovato rivoltante e non ero rimasta stupita quando ad usarlo era stato il Ministro Di Maio durante una intervista o conferenza, non ricordo bene, Davvero, se questo è il livello dei nostri rappresentanti è difficile resistere allo sconforto.