Giap #13, VIIIa serie - Allons enfants - 5 settembre 2007
A Franco Carlini
A Hans Ruesch
In memoriam
00. PRE-EMBOLO: CETOMEDIUME VIGLIACCO
01. DUE QUINTI DEL COLLETTIVO IN PARTENZA PER IL CANADA
02. GHOST DANCE: SUL MASSACRO DI WOUNDED KNEE [WM1]
03. IN DIFESA DI STOKELY CARMICHAEL [WM1]
04. SPIGOLATURE, STRANO MA VERO, FORSE NON TUTTI SANNO...
a. ...che minchia succede alla mia copia di Manituana?
b. Un prologo a fumetti: la vendetta di Philip Lacroix
c. Calendario presentazioni settembre-ottobre 2007
d. Passaparola di fine estate: recensioni sul web
e. L'ultimo anno di che??
05. ALLONS ENFANTS! LE COSE SI MUOVONO IN FRANCIA
06. E FINALMENTE JENKINS: CULTURA CONVERGENTE IN ITALIANO
07. SI', A SCARLINO C'E' ANCORA QUELLA VIA
PRE-EMBOLO
Torniamo, tornati, al lavoro sul primo Giap dopo il superamento di quota 10.000, sovraccumulo di e-mail impossibile da smaltire, puzzo di bruciato un poco ovunque, ci guardiamo intorno, ascoltiamo, annusiamo, ci grattiamo le orecchie, finalmente esprimiamo un giudizio.
Non sappiamo se la sentenza dei posteri sarà "ardua". La nostra è molto semplice da emettere, eccola qui, chiara e risplendente:
'Sto tossico compost di cetomediume vigliacco, eterna piccola borghesia razzista, massa omologata individualista annegata nell'abitudine, base sociale d'ogni fascismo e fascismetto, merda che olezza di merda... Questa ex-sinistra ormai sub-destra che, anziché muovere guerra alla povertà, muove guerra direttamente ai poveri e lo fa perché li odia, i poveri, li odia biliosamente, dal profondo delle budelle, prova ribrezzo per i poveri, perché puzzano, sono d'intralcio, sono pre-moderni, questa ex-sinistra dei vigili coi tonfa, questa ex-sinistra in piena "modenizzazione" (non è un refuso) che firma per aprire i CPT anziché per chiuderli, che rincorre e afferra al lazo gli istinti più ferini e prevaricatori, che fa l'apologia criminogena della roba, gli sghei, e in cambio di un voto "moderato" che non esiste (che significa essere "moderati"? Essere un po' contro le unioni civili? Essere moderatamente contro l'eutanasia? Essere al 50% come Schifani?) vende "sicurezza" a chi è già al sicuro, al contempo deturpando la vita e la dignità di chi campa appeso a un filo, questa ex-sinistra ormai sub-destra che ha trasformato la mediazione al ribasso in vera e propria masturbazione, vi si dedica gemendo di piacere, e ha come unico referente l'Homunculus, l'Homunculus che spia dalle persiane e teme, trema e teme, ha paura di tutto e di tutti, vive un terrore prefabbricato e media-stimolato come falso veder bestia quand'ombra (Inferno, canto II, 48)... Noi la disprezziamo, l'ex-sinistra ormai sub-destra, dello stesso disprezzo che essa riserva ai disperati. I lavavetri come emergenza nazionale, si scomodano i ministri, che la farsa sia con noi. Ipocrita idolatria della "legalità", Legalità con la Maiuscola, legalità placebo di ogni male, in un paese dove si iper-legifera per accontentare ogni lobby e cordata e non vi è norma che non sia in contrasto con mille altre. Questa ex-sinistra ormai sub-destra. Questa cofferateria diffusa. Fa male constatarle ma fa bene dirle, queste cose. Cazzo, sì, fa bene dirle. Tacendole s'intorbidano le acque. Tacendole si uccide la speranza che rimane.
Ora il sangue s'ossigena, il fiele si stempera, il cranio si sgrava. Parliamo di noi, dei nostri progetti.
DUE QUINTI DEL COLLETTIVO IN PARTENZA PER IL CANADA
[A fine settembre WM3 e WM5 partiranno per i vasti spazi a nord del S. Lorenzo. Terranno una conferenza a Montréal, si sposteranno in Ontario, visiteranno il territorio mohawk di Tyendinaga (dov'è in corso da mesi una lotta furibonda, capeggiata da tale Shawn Brant - ne ha scritto tempo fa anche Naomi Klein, qui il blog con tutte le informazioni aggiornate), poi andranno a Ovest, nella Columbia britannica, Vancouver e dintorni. Quattro settimane di viaggio per introdurre il nostro "Trittico atlantico", porre le basi di future collaborazioni, snebbiarsi il cervello lontano dall'Ecomostro-Italia, scrivere un reportage.
Dal momento che WM4 sta ultimando il suo romanzo solista (uscita prevista per il 2008), il collettivo entra in un breve ma faticoso "Periodo Especial", in cui WM1 e WM2 dovranno smazzarsi quasi tutte le presentazioni di Manituana e tirare il carro del secondo libro del Trittico. God help us.
Di seguito, le sensazioni di WM5.]
[WM5:] Ho sempre considerato il viaggio come una salutare occasione per guardarsi da lontano. Di solito è un'esperienza che sembra avvenire in alto; è un'ascesa in cui c’è un testimone che guarda agire se stesso, immerso nel lontano, nell’alieno, nell’eccitante, nel doloroso e sublime. Altre volte, quando non si parte con la mente sgombra, ci si guarda da distante come se una parte di noi, un doppio, un fantasma rimanesse a casa, impelagato nell’usuale, nel consueto. Noi guardiamo noi stessi continuare la vita che accade lontano, in quella che chiamiamo casa. Non siamo totalmente nell’esperienza del viaggio. Questo è frustrante, ma altre volte può sembrare sordidamente rassicurante.
Dunque, una parte di noi, ora, rimane a casa, inevitabilmente. E’ che partiamo dall’Italia, ora, in questo preciso momento storico, assediati e inseguiti dai fantasmi dell’incertezza e del disgusto. Parliamo di una probabile esperienza di scissione, di continuo raffronto tra quel che incontreremo e quel che ci lasciamo alle spalle.
Viaggiare riguarda strati in qualche modo esterni di noi stessi, quelli che agiscono e interagiscono socialmente, quelli che sono mossi da ansie e aspettative, dalla gioia, dalla rabbia e dal dolore. Se ne va in giro un pezzo d’Italia, in questo senso e in questo caso; e poiché ora, in questo paese, siamo impegnati nella stesura di un trittico a dir poco ambizioso, abbiamo pensato di rendere il viaggio strumento oltre che esperienza. La parte di noi che rimane a casa è quella che vive con dolore e disappunto la decadenza, la putrefazione del paese. Quella che andrà in Canada riporterà notizie, visioni, parole, embrioni d’analisi che serviranno alla stesura dei capitoli successivi della saga, offrendo un punto di vista su un’altra America, sul quel vero e proprio what if vivente che è il Canada. Il modo per rimanere nel novero dei viventi, in tutti i sensi, è per Wu Ming quello di scrivere indefessamente. Tutto quel che accade dovrà essere riportato a quella dimensione.
GHOST DANCE: SUL MASSACRO DI WOUNDED KNEE
WM2 muove all'indietro: nel suo reading/concerto narra la rivolta di capo Pontiac (1763-1766) e l'è un trionf d'impertot.
[A proposito, c'è un bel commento qui, fatto da una spettatrice di lingua inglese.]
WM1 invece muove in avanti: in un articolo uscito quest'estate sul mensile XL, narra del massacro di Wounded Knee (1890) e della sua persistenza nella cultura pop, dai primi commenti (lo scrittore L. Frank Baum, in seguito autore del Mago di Oz, fece l'apologia dei massacratori) fino al recentissimo film tv, passando per il celeberrimo libro di Dee Brown e per la sfilza di canzoni dedicate all'evento da artisti country, rock e soul.
L'articolo è on line, qui.
IN DIFESA DI STOKELY CARMICHAEL / KWAME TURE
Seppure in buona fede, il 26 agosto scorso Vittorio Zucconi ha ripreso e amplificato una vetusta e diffamatoria leggenda urbana su Stokely Carmichael / Kwame Ture.
Carmichael, morto di cancro nel 1998, fu uno dei più importanti intellettuali e leader politici afroamericani del XX° secolo, protagonista delle lotte per i diritti civili nel Sud degli Stati Uniti, collaboratore di Martin Luther King, grande comunicatore, testimonial dello slogan "Black Power", marito della cantante Miriam Makeba, dirigente dello SNCC ("snic") e del Black Panther Party, ponte vivente tra il movement e le rivoluzioni anticoloniali africane, tanto da trasferirsi in Guinea come consigliere e braccio destro del presidente Ahmed Sékou Touré, e ribattezzarsi col nome pan-africano "Kwame Ture".
Tra i leader neri degli anni Sessanta e Settanta, Carmichael fu tra i più perseguitati dall'FBI attraverso il programma illegale COINTELPRO. Contro di lui fu condotta una crudele guerra psicologica, ogni diceria sul suo conto venne ingigantita e distorta fino a rendergli la vita impossibile. Per screditarlo agli occhi dei suoi compagni furono prodotti falsi documenti "certificanti" il suo ruolo di infiltrato e spia in seno al movimento. Tutto ciò è ampiamente documentato.
Su Carmilla, WM1 (che a Kwame Ture ha dedicato il suo New Thing) stoppa di petto il rimpallo di una vecchia panzana.
SPIGOLATURE, STRANO MA VERO, FORSE NON TUTTI SANNO...
...CHE MINCHIA SUCCEDE ALLA MIA COPIA DI MANITUANA?!? Siamo tra i rompighiaccio italiani del progetto "Scrittori per le foreste", e tra i primi a mettere in pratica certe indicazioni in seno all'Einaudi, e son soddisfazioni, ma questo ci espone anche a rischi, effetti collaterali, e con noi, prima di noi, espone la casa editrice.
Come segnalammo a suo tempo, soltanto metà della prima tiratura di Manituana è sulla carta ecologica già usata per le nostre produzioni dal 2004 in avanti (carta Cyclus Offset della cartiera danese Dalum Papyr, riciclata al 100% e sbiancata senza uso di cloro). Al momento di stampare, un problema di forniture ha costretto l'editore a utilizzare anche un'altra carta, non altrettanto ecologica ma comunque certificata dal Forest Stewardship Council (cioè non ottenuta dall'abbattimento di foreste primarie). Quest'ultima ha una grammatura più pesante (80 gr./mq2 contro i 70 della Cyclus Offset).
Da quando è uscito il libro abbiamo ricevuto alcune missive da parte di lettori del tipo "stropiccione", quelli che lottano coi libri corpo-a-corpo, li vivono intensamente strapazzandoli, li aprono come ante d'armadio, sottolineano calcando a fondo con matite HB, segnano i passaggi piegando gli angoli delle pagine etc.
Un libro ben rilegato dovrebbe resistere anche a quel tipo di trattamento. Ebbene, le copie di quei lettori non resistono, perdono i fogli, l'incollatura non tiene. Persino la copia di Gianni Minà, vista coi nostri occhi in occasione del Festival Sergio Leone, era poco più di una rismetta di volantini.
Abbiamo indagato e fatto prove su diverse copie. Il problema si presenta con quelle stampate sulla carta "di ripiego": la rilegatura, calcolata per la grammatura 70, non sostiene i dieci grammi in più a metro quadro. Viceversa, le copie "regolari", stampate su Cyclus Offset, non hanno problemi di sorta.
Benché non sia colpa nostra, chiediamo scusa ai lettori. Anzi, chiediamo scusa due volte, perché abbiamo avuto i riflessi lenti: le prime segnalazioni non hanno fatto scattare i nostri allarmi, abbiamo pensato a singole copie "fallate", e invece l'inghippo stava a monte.
Il problema si risolve da sé, perché le tirature successive sono e saranno stampate sulla carta giusta. Nel frattempo, la casa editrice sta cercando di inviduare le ultime partite presenti in libreria, per vedere se è possibile ritirarle e sostituirle con copie non difettose. Chi nel frattempo dovesse scoprire che la sua copia si sfoglia, segnali subito la cosa al libraio, che a sua volta lo farà sapere al distributore, e le cose fileranno più lisce.
La lotta al disboscamento planetario ha di fronte a sé innumerevoli ostacoli, lo dimostrano anche gli incendi che durante l'estate hanno devastato l'Europa meridionale. Qualche pagina che si stacca non è certo uno dei problemi più gravi, ma è abbastanza per farci rodere il didietro.
Intendiamoci, questa battaglia sulla carta è una piccola cosa: "soltanto" il 3% della deforestazione in Amazzonia è responsabilità dell'industria del legname (legale e illegale); il 60% è responsabilità dell'industria dell'allevamento, carne bovina che all'80% viene esportata in Europa. I bovini e chi pretende di mangiarne la carne un giorno sì e l'altro pure sono tra i principali agenti della catastrofe ecologica planetaria.
Tuttavia, piccola o non piccola, è la battaglia che possiamo combattere dal punto in cui ci troviamo, come "tecnici del sapere pratico" attivi nell'editoria. E continueremo a darci da fare. Correndo anche qualche rischio.
LA VENDETTA DI PHILIP LACROIX (A FUMETTI). Proseguono le collaborazioni transmediali intorno a Manituana. L'autore di comics Mauro Balloni (lo trovate sul sito Tribe Comics) ha realizzato un nuovo prologo. La tragedia che consolida la leggenda del "Grande Diavolo" Ronaterihonte. Lo sterminio della sua famiglia e la sua spedizione vendicativa. La storia che Peter sente raccontare intorno al fuoco in una sera del 1775, durante un turno di guardia, fatidica pausa del viaggio verso Oswego. In attesa di mettere su manituana.com la versione scaricabile in pdf, linkiamo quella presente su Tribe Comics.
CALENDARIO PRESENTAZIONI SETTEMBRE-OTTOBRE 2007. Ci sono state alcune modifiche, alcune date di settembre sono saltate, altre che orbitavano da tempo sono atterrate, alcuni dettagli sono meglio definiti.
5 settembre - PIACENZA
h. 21 Libreria fahrenheit 451
via legnano 16, piacenza
tel. 0523/335725 |
11 settembre - RAVENNA
h. 18 Mama's Club
Via S.Mama,75
Info: guerra.francesca @ gmail.com |
15 settembre - BORGOTARO (PR)
h.18,
Sala del Consiglio della Comunità Montana
delle Valli del Taro e del Ceno
P.za XI Febbraio
|
16 settembre - AREZZO
Copyleft festival
"Pontiac: storia di una rivolta"
Reading/concerto Wu Ming 2 + ElSo
Approfondimento qui |
17 settembre - PERUGIA
Festival "Le arti in città - Perugia contemporanea"
Sala dei Notari, Palazzo dei Priori, Piazza IV Novembre
info: giovanni.dozzini @ gmail.com |
29 settembre PADERNO DUGNANO (MI)
h.21, Biblioteca comunale
con i Cinemavolta
Info: glesaz @ virgilio.it |
3 ottobre - GENOVA
Laboratorio Buridda
Ex Facoltà di Economia e commercio
Via Bertani 1
www.buridda.org
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6 ottobre - ROMA
Libreria Torre Maura
via dei Tordi 12/a, municipio VIII
Tel. 06/2674450
|
10 ottobre - MODIGLIANA (FO)
h.21, Biblioteca comunale
Piazza Matteotti 5
Tel. 0546/941019
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17 ottobre - AOSTA
Info: alexandre.g @ libero.it
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19 ottobre - GUBBIO
Festival Altrocioccolato
h. 18, Piazza Quaranta Martiri
Presentazione di Manituana
h. 21.30, Chiostro di San Pietro
"Pontiac: storia di una rivolta"
Reading/concerto Wu Ming 2 + ElSo
Approfondimento qui |
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25 e 26 ottobre - URBINO
Università degli studi di Urbino
Dettagli da definire |
28 ottobre, FIRENZE
Festival della creatività
dettagli da definire
"Pontiac: storia di una rivolta"
Reading/concerto Wu Ming 2 + ElSo
Approfondimento qui |
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PASSAPAROLA DI FINE ESTATE: RECENSIONI SUL WEB
Sul suo blog Parole e pensieri vissuti correndo, Leonardo M, benché scrivendo "a caldissimo", confeziona una recensione molto densa, critica e partecipata, che rimette in gioco molti aspetti e possibili letture di Manituana.
INCIPIT:"Usciti dalla lettura di questo romanzo si è un po' straniti."
CUSPIDE: "Leggi Manituana e pensi, pensi continuamente, Manituana è un motore che fa girare gli ingranaggi del cervello, e rappresentando un pezzo di storia visto dalla parte di 'chi perde' esso diventa un allenamento del pensiero, una sorta di esercizio sul cercare di valutare eventi e fatti anche da altri punti di vista e sul non fermarsi all’apparenza. Come se gli autori, facendo un passo oltre nella loro produzione, esigessero un passo ulteriore anche al lettore, un maggior lavoro di comprensione: aspetto amplificato forse dalla presunta lontananza di luoghi idee e vicende dall’Italia. E ciò magari spiega anche un minor valore di 'intrattenimento' di Manituana rispetto ad altre opere wuminghiane. "
Sulla rivista on-line Hideout, Stefano Aldeni scrive di Manituana.
INCIPIT: "I Wu Ming hanno la Storia nel sangue".
CUSPIDE: "Sorprende la nutrita presenza della guerra. Stupisce per come è presente. Quasi di sottofondo, quasi silenziosa. Non c'è attesa roboante per gli scontri, ci sono riflessioni e rassegnazione. Un implicito giudizio triste su un pezzo di mondo possibile che tramonta e scompare per sempre. L'inesorabilità si esplica in un linguaggio davvero piano, con incipit armoniosi 'da campo lungo', lunghissimo. In effetti, gli autori ci hanno lavorato, sul linguaggio, con un investimento di costante e ostinata ricerca."
Sul blog Pillole per la bile, Jack Cantastorie commenta il romanzo e riflette sul personaggio di Jonas Klug.
INCIPIT:"Innanzitutto, lo stile".
CUSPIDE: "...gli autori mi hanno abituato sempre alle tonalità di grigio, anche per personaggi solo abbozzati. Trovare uno così assolutamente nero, per il quale è impossibile parteggiare...non so. Mi ha lasciato stupito e un pò deluso. Alla fine muore, ma la sua meschinità rende la sua morte meno epica rispetto allo scontro di Zollo o alla fine di Q. C'è però da dire che, pur morendo, Klug rappresenta un pò i vincitori. Alla fine chi perde sono i Mohawk. Dunque, può essere una scelta voluta. Nell'unico romanzo dove il protagonista non arriva a una pace interiore (ma prosegue "il suo sentiero"), gli ostacoli sono più meschini e ineluttabilmente negativi. E forse questo rende più accettabile l'idea di sconfitta."
[Di Klug e del suo ruolo si è discusso molto anche sul Livello 2 di manituana.com]
Sul blog Letti da rifare, Rebus recensisce il libro (in calce, alcuni commenti).
INCIPIT:"Manituana: ovvero, quello che avreste dovuto sapere sui retroscena del 4 luglio statunitense ma non avete mai avuto il coraggio (o l’urgenza) di chiedere."
CUSPIDE: "Ho trovato un po’ farraginoso l’avvio, per la riscontrata difficoltà di collocare sistematicamente i tanti personaggi sparati subito e contemporaneamente, come una rosa di pallini da un archibugio (peraltro, quasi tutti muniti di doppia denominazione anglo/indiana, a rendere più arduo l’orientamento). Poi, però, il romanzo prende il volo come il picchio-proiezione astrale di Molly e ci porta a volteggiare su epiche battaglie alla “ombre rosse” e a solcare quell’oceano che unisce e, contemporaneamente, divide i due mondi, il Nuovo ed il Vecchio, così distanti eppure così simbiotici. E legati da un cordone ombelicale destinato, in quanto tale, ad essere reciso."
Sul blog Tsubasa tsu451, asciuttamente, dice la sua.
INCIPIT:"Ci risiamo."
CUSPIDE:"...[Manituana] non ci mostra delle persone spiritualmente elevate. Insomma, niente favolette: gli indiani scuoiavano i nemici - che fosse l'uomo bianco o meno, poco importava, uccidevano senza pietà, portandosi in giro teste mozzate e scalpi, e si ubriacavano col rum fino a diventare solamente degli inutili ubriaconi. Insomma non sempre ci fanno una bella figura."
Sul blog Senzaordine, SD parte in quarta.
INCIPIT:"Manituana è una grande storia."
CUSPIDE: "Ti senti gli odori addosso. La stanchezza. E segui i personaggi come se tu fossi lì. Vedi il viso di Joseph Brant che lentamente si trasforma, invecchia, mostra la drammatica consapevolezza della sconfitta nei solchi intorno agli occhi, negli abiti sporchi e distrutti, nelle pieghe intorno alla bocca. Mostra il viso infantile di Esther trasformarsi da dolce e delicato a sofferto e vecchio, nel giro di soli tre anni. Mostra i capelli di Molly, i suoi occhi profondi, la forza, nonostante tutto. Così i paesaggi, gli altri personaggi, i sogni e le battaglie. Plasticità. Linguaggio pieno, denso, ricco."
Ci ha fatto molto piacere leggere le considerazioni (non soltanto su Manituana) di Andrea Consonni sul suo blog Wrong. Consonanze, echi e paragoni. Come quando il nostro amico Claudietto ha definito Manituana "poco al di sotto di Ken Parker", lusingandoci.
INCIPIT:"Chiudere Manituana con lo stomaco a pezzi."
CUSPIDE: "Avrei voluto scrivere di questo libro. Solo di questo libro. Di quei pochi anni che vanno dal 1775 al 1783. Ma mi era impossibile farlo, risolvere il mio cuore nelle mie 286 pagine direttamente scaricate dal sito, in un periodo di zero soldi e ringrazio davvero tanto Wu Ming per questa possibilità offerta, e ho lasciato che i ricordi, le letture, i sogni si mischiassero nello stomaco e che questo libro violento ed emozionante, rimanesse sullo sfondo."
Sul blog Mangialibri, David Frati, tra le altre cose, definisce "bizzarro" il nostro collettivo, e precisa: "non per la sua natura o la sua genesi, ma per la sua longevità". E infatti we're still here, you bastards! :-)
EXCIPIT:"Ce ne fossero. Di siti così. Di libri, così."
CUSPIDE:"Un'ucronia? Un what if? O piuttosto una favola allegorica anti-americana elaborata da raffinatissime menti in vena di propaganda, come è arrivata a sostenere una parte della stampa conservatrice italiana, con molta fantasia e sospetto livore 'a prescindere'? A parer nostro, 'soltanto' un romanzo d'avventura di impianto classico, uno di quelli buoni insomma [...] Incedere arioso da mainstream, ritmo da kolossal hollywoodiano, senza rinunciare alla raffinatezza stilistica."
Sul blog Appunti di gola, Marsi Frelock usa la seconda persona singolare e il futuro semplice, prevedendo le reazioni del lettore di Manituana.
INCIPIT:"Narratori."
CUSPIDE: "Potrai anche vedere fin troppo chiaro il giudizio di valore sugli avvenimenti che seppur non gridato, seppur non schiaffato lì come un altro personaggio incomodo appare in tutta la sua drammatica evidenza. Potrà non piacerti il puntiglio storico e l'affettazione nozionistica, oppure sì. Di certo le cinquecento pagine di Manituana le brucerai via in un attimo, con la voglia di saperne di più, di vedere quei posti, e di capire i meccanismi che hanno provocato da un lato la creazione del Paese dove glil uomini hanno diritto alla felicità per legge, dall'altra la distruzione di una cultura: con i suoi belli e i suoi brutti, senza drappeggi da mitologia new age, ma con la consistente sensazione di avere perso qualcosa."
All'inizio dell'estate ci ha intervistati Pagina Tre, la rivista dell'associazione Liber Liber, che da anni cura e arricchisce la più fornita biblioteca digitale di libri in italiano, tutti scaricabili gratuitamente. Oltre all'intervista, c'è anche una bella recensione di Manituana a firma di Ermanno Lolli & Giuseppe D'Emilio. Uno stralcio dell'intervista:
Pagina Tre è un’iniziativa dell’associazione culturale Liber Liber, la prima, in Italia, a occuparsi di ebook da distribuire gratuitamente in Rete. Siete molto attivi su Internet, non solo per quanto riguarda i vostri siti, ma anche per quanto concerne gli interventi nei blog letterari…
In realtà uno solo di noi, WM1, ci si è messo per qualche tempo, rispondendo a dubbi, lasciando commenti, ma è una fase già terminata, che volgeva già al termine nel 2006. La cosiddetta “blogosfera letteraria” non si è dimostrata un’alternativa alla mefitica “società letteraria”. In poco tempo, si è rivelata un’emulazione, una falsariga di quest’ultima: stesse invidie e rivalità, stesse pesantezze, stesso desiderio di gerarchie basate su rigidi processi di legittimazione, stessa voglia di fare consorteria, stesso sgomitare per apparire. Con pochissime eccezioni. E’ una roba già mezza morta, schiacciata dal proprio trasmutarsi da soffio di vento ad incudine.
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L'ULTIMO ANNO DI CHE?? [Riceviamo e volentieri pubblichiamo:] "Cari Wu Ming, ho finito da poco il vostro Manituana. Mi è piaciuto abbastanza, ma qualcosa (quasi tutto) mi sfugge dello sfondo storico e politico, sicché dovrò confrontarmi con un amico olandese che ha studiato la materia.
Vi scrivo per correggere un errorino sul risvolto posteriore della copertina: un dettaglio stupido, probabilmente sfuggito a un editor, ma che non fa onore alla cura e intelligenza della vostra scrittura. Cito:
«Wu Ming è un collettivo di narratori attivi dalla fine del XX secolo. Nell’ultimo anno del Novecento […] pubblicarono il romanzo Q […]. A partire dal Duemila hanno scritto romanzi di gruppo e individuali».
Ora, dato che in cronologia l’anno zero non esiste, ossia è un punto che sulla linea del tempo separa l’avanti dal dopo Cristo, è chiaro che il primo anno del I secolo d.C. è l’anno 1, sicché il suo ultimo è l’anno 100. Se perciò ciascun secolo finisce con la mezzanotte del 31 dicembre dell’anno che termina con doppio zero, l’ultimo anno del Novecento o del XX secolo fu il 2000, non il 1999, nonostante a milioni di sempliciotti fu dato a bere (e loro, va detto, bevvero) che il millennio cominciava con il passaggio dalla cifra iniziale “1” alla “2” (con contorno di bufala sul millennium bug).
Temo che non ci sia nessuna possibilità, né nel contesto né nella lingua italiana in genere, d’intendere “Novecento” come “serie dei numeri del centinaio che comincia con “9” anziché come “il secolo dal 1901 al 2000”.
Scusate, se potete, la pignoleria. Grazie. Narno Pinotti, Treviglio (Bg)
ALLONS ENFANTS! LE COSE SI MUOVONO IN FRANCIA
Come annunciato nei numeri scorsi, il 23 agosto le edizioni Métailié di Parigi hanno pubblicato Guerre aux humains di Wu Ming 2 e New Thing di Wu Ming 1, nella traduzione (e con prefazione) dell'amico e collega Serge Quadruppani. Questo dopo sette anni di nostra assenza dal mercato francese, per ragioni su cui non è il caso di tornare .
Bene, la prima accoglienza da parte della critica è molto buona. Finora sono uscite più recensioni di NT che di GAU, ma solo perché NT è stato impaginato per primo , e il pre-print ha raggiunto i giornalisti prima di quello di GAU.
In una recensione uscita su Le Nouvel Observateur il 23 agosto, Bernard Loupias scrive:
"New Thing intreccia le voci dei musicisti, dei giornalisti e della gente di strada. Gigantesco collage, equivalente letterario della tecnica musicale del remix (numerose frasi sono prese in prestito da altri testi, come doverosamente segnalato nell'appendice), New Thing è esso stesso una 'nuova cosa' letteraria, molto appassionante."
Nella recensione uscita su Le Monde il 24 agosto, Fabio Gambaro scrive:
"Romanzo corale, indagine di polizia, ma anche jam session politica carica di poesia sincopata e desiderio di rivolta, New Thing fa apparire le ombre di Ornette Coleman e Sun Ra, Albert Ayler e Archie Shepp, Malcolm X e Martin Luther King. E, soprattutto, gli spettri di John Coltrane e Stokely Carmichael, il mago del sax e l'infaticabile militante che inventò il Black Power. Se New Thing è un avvincente romanzo politfonico che 'va ben oltre il free jazz', Guerre aux humains punta invece su spirito fumettistico e ritmo molto cinematografico [...] un romanzo ricco di conseguenze che, con aria apparentemente svagata, denuncia la crisi culturale, sociale ed economica della nostra civiltà."
Il quotidiano L'Humanité si è occupato di noi ben due volte: prima Evelyne Pieiller ha recensito NT, con notevole anticipo sull'uscita in libreria (10 agosto) scrivendone:
"New Thing è più sul versante del documentario, documentario punteggiato da improvvise esplosioni oniriche. Ci propone una sequenza di testimonianze fittizie che dicono una verità, di per se stesse o mediante la loro collisione. Quel che ci è dato scoprire è il ruolo dei musicisti neri, il loro status, le loro difficoltà e aspirazioni. [...] Ma la cosa più commovente, la più intrigante è senza dubbio - e semplicemente - il fatto che a scrivere questo libro sia stato un uomo giovane."
Tre settimane dopo, l'1 settembre, sempre su L'Humanité usciva un articolo di Justine Lacoste sul romanzo storico italiano. Un lungo capoverso era dedicato a noi:
"Esiste in Italia un altro modo di vivere l'arte romanzesca, ed è trasgressiva al massimo grado. [...] Il Luther Blissett Project (gli autori hanno preso in prestito il nome di un calciatore caraibico) è apparso Oltralpe nel 1999 con un libro intitolato Q (in francese l’OEil de Carafa, Seuil, 2001) [...] Nel terzo millennio è nato un nuovo gruppo, Wu Ming, che ha prodotto molteplici interventi mediatici e opere di narrativa. Due di esse sono appena state tradotte [...] Una volta ancora, è la Storia a condurre la danza, poiché ci si ritrova, attraverso l'incrociarsi di diverse storie e diversi personaggi, negli Stati Uniti di fine anni Sessanta, all'epoca della guerra in Vietnam, delle Black Panthers e del free jazz. E' una storia bizzarra, sconnessa e miscelante ogni sorta di generi letterari. In Guerre aux humains, invece, Wu Ming 2 [ha] immaginato un universo utopico e delirante dove si fondono il romanzo noir, la fantascienza e la cronaca giornalistica. E' una magnifica presa in giro del nostro piccolo mondo, che ricondano un poco le News From Nowhere di un William Morris postmoderno."
Il 31 agosto, sul sito di TF1 (il primo canale televisivo francese), Matthieu Durand ha recensito Guerre aux humains e tra le altre cose ha scritto:
"In uno stile vivido, alternarsi di frasi brevi e asciutte e slanci quasi lirici, Wu Ming 2 ci consegna un racconto tra la farsa e il poliziesco, ricco di rimandi e personaggi ben piantati. [...] Ma questa storia intenzionalmente stramba gli dà anche l'occasione di interrogare il lettore sul mondo che lo circonda. Perché quel piccolo angolo d'Italia è anche un po' nostro, vi ritroviamo intrighi e scivoloni molto familiari, la cui logica l'autore porta all'estremo."
E' in apparenza, ma soltanto in apparenza, più "prevedibile" che si sia occupato di noi il sito L'Italie à Paris, anch'esso due volte. Prima, il 23 agosto, Stefano Palombari ha recensito NT, scrivendo:
"Realizzato in forma di intervista polifonica, o meglio alla maniera del free jazz, dove più personaggi, i cui discorsi si alternano senza essere incastrati tra loro a forza, questo libro è un piccolo capolavoro. La forma atipica della narrazione non toglie nulla al piacere della lettura [...] una galleria di personaggi esilaranti, commoventi, buffi, originali, senza mai essere caricaturali. Ma New Thing è anche un lungo e metodico lavoro d'archivio sull'ingloriosa storia degli Stati Uniti di quell'epoca, con strizzate d'occhio all'epoca nostra, non meno ingloriosa."
Lo stesso Palombari, qualche giorno dopo, firmava un articolo intitolato "Wu Ming e la primavera transalpina" [cioè italiana, N.d.R.], che è una sorta di scheda di presentazione del nostro progetto.
E FINALMENTE JENKINS: CULTURA CONVERGENTE IN ITALIANO
Da tempo vi parliamo di Henry Jenkins, docente al Massachussets Institute of Technology e autore di alcuni dei più importanti saggi degli ultimi dieci-quindici anni sull'odierna cultura pop, soprattutto nei suoi aspetti di partecipazione e creazione di comunità.
Abbiamo fatto talmente tanti riferimenti al suo lavoro che, in occasione di alcune presentazioni di Manituana, i presenti ci hanno fatto domande sui suoi libri (finora mai tradotti in italiano) anziché sui nostri!
Ebbene, finalmente il più importante libro di Jenkins, Convergence Culture, è stato tradotto nella lingua di Petrarca (cioè, più o meno). Esce tra qualche settimana per le edizioni Apogeo. Il titolo italiano è Cultura convergente, la prefazione l'abbiamo scritta noi. In anteprima, qui, la copertina (pdf).
SI', A SCARLINO C'E' ANCORA QUELLA VIA
[Nello scorso numero di Giap abbiamo raccontato di aver ricevuto buffe mail di insulti dal municipio di Scarlino, provincia di Grosseto, probabilmente da un computer sito nella biblioteca comunale. Mica ci voleva 007, per capire la provenienza: bastava l'IP.
In una di queste mail l'anonim* ci chiedeva fessacchiottamente: "Ma a Bologna c'è sempre Via Stalingrado?" e noialtri, freschi d'averlo sgamato, rispondevamo: "E a Scarlino, provincia di Grosseto, c'è ancora Piazza dei Martiri d'Istia? O l'hanno re-intitolata al colonnello Graziani?".
Per capirci: Piazza dei Martiri d'Istia (in capo a via Martiri d'Istia) è dove ha sede il comune di Scarlino. I martiri d'Istia erano undici renitenti alla leva rastrellati e trucidati dai fascisti a Maiano Lavacchio, il 22 marzo del '44. Il colonnello Graziani, "macellaio d'Etiopia", fu invece uno dei più sozzi criminali di guerra espressi dal fascismo. L'abbiamo usato come figura retorica, esempio di toponomastica revanscista.
Alla nostra domanda ha risposto l'amico Alberto Prunetti, autore del libro Potassa. Storie di sovversivi, migranti, erranti sottratti alla polvere degli archivi (Stampa Alternativa, 2004).]
Cari Wu Ming,
a Scarlino (dove ho vissuto per quattro anni) via Martiri d'Istia c'è sempre. Però la via principale è intitolata a Citerni, cadetto di una illustre famiglia del luogo. A dire il vero non ricordo con certezza se la via sia intestata al padre esploratore o al figlio, un tenente colonialista che si lanciò glorioso per una campagna coloniale africana ma si fece catturare e finì i suoi giorni legato a un palo, con le trippe aperte. Un po' come si fa coi cinghiali e, aggiungono i cacciatori di queste parti, coi figlioli di troia (ove "troia" deve qui essere intesa come la femmina del maiale).
E pensare che Scarlino avrebbe dei grandi benefattori dell'umanità cui dedicare la toponomastica locale. Uno per tutti, che seguo da anni e a cui spero di dedicare qualche pagina prima o poi, è un tal Angiolino Bartolommei, anarchico fuoriuscito all'insediarsi del fascismo, che negli anni trenta fu contattato da un prete a Bruxelles. Tal prete, esercente funzioni di spia per conto dell'OVRA, fu omaggiato di quattro pallottole dal Bartolomei, che non sopportava infami e delatori. Ovviamente anche qui, intestando la via al Bartolommei, ci sarebbe il vantaggio di una felice ambiguità. Infatti Scarlino è il borgo natale di un altro Bartolommei, lui stesso anarchico, che non espatriò sotto il fascismo, ma rimase in patria a fare l'orto. Sorprende però che gli inquirenti non trovarono solo carote e ravanelli nel fondo dell'ortolano, ma anche candelotti di dinamite con cui si preparava a saldare un po' di conti con gli italianissimi nerocamiciati.
Cordialmente,
Alberto |