QUESTO NUMERO DI GIAP VIENE SPEDITO A 9238 ISCRITT* NOTA BENE: Per non ricevere più Giap o per riceverlo a un altro indirizzo. Per favore, NON chiedete di farlo a noi, la procedura è completamente autogestita dagli iscritti.
"Ho sempre rivolto a Dio una preghiera, che e' molto breve: 'Signore, rendete ridicoli i miei nemici'. E Dio l'ha esaudita." (Voltaire, lettera a Damilaville) HOME STOREFRONTRSS FEED
Giap 2006
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Giap#2, VIIIa serie - No Strunz - 26 settembre 2006
SUBSCRIBE NO STRUNZ. ESEMPI DI MALCOSTUME TELEMATICO E NON SOLO
Noi non rompiamo i proverbiali a nessuno affinché si iscriva a questa newsletter, e non la spediamo a nessuno che non l'abbia esplicitamente richiesta. C'è una pagina apposita sul nostro sito, questa, e c'è una procedura autogestita che prescinde da qualunque nostro coinvolgimento. Chi visita la suddetta pagina decide o meno di seguire la procedura e chiedere l'iscrizione alla newsletter. Le avvertenze (tecniche e di etichetta) sono semplici e chiare, addirittura brutali. Sono lì per essere lette, non ci piace la gente che si iscrive tanto per fare e poi, infastidita, ci chiede di cancellarla.
In testa a ciascun numero della newsletter e/o comunicazione inviata agli iscritti, è ribadito con chiarezza che chi non vuole più ricevere Giap deve tornare dove si è iscritto e seguire la procedura al contrario. Per la precisione, ogni volta ripetiamo:
"NOTA BENE. Per non ricevere più la newsletter o per riceverla a un altro indirizzo: http://www.wumingfoundation.com/mailman/listinfo/giapmail
Per favore, NON chiedete di farlo a noi, la procedura è completamente autogestita dagli iscritti."
Eppure c'è ancora chi:
1) si iscrive quasi per caso, senza prima leggere le avvertenze;
2) non legge nemmeno una delle newsletter che riceve, anzi, nemmeno le apre, dato che...
3) ...a dispetto dei nostri sforzi di comunicazione, ci scrive per chiederci di essere cancellata, e...
4)...lo fa pure in modo sgarbato, come se fossimo stati noi a iscriverla contro la sua volontà.
Un esempio. Qualche giorno fa, venti giorni dopo l'ultima spedizione (quindi non si può nemmeno dire che l'abbiamo assillata), una tipa ci scrive come se dall'altra parte ci fosse un software a cui dare ordini. "Unsubscribe newsletter", così, senza un "per favore" o un "grazie".
Le si ripropone il NOTA BENE di cui sopra, e le si fa notare quanto sia maleducato rivolgersi così a qualcuno.
Risponde piccata: "se il link per non ricevere più la newsletter faceva parte del testo di quest'ultima mi scuso per la richiesta...evidentemente non l'ho visto oppure non era così visibile." Dopodiché si lamenta in italiese del "tono della risposta da parte di chi promette un pò di più rispetto a quello che ci si aspetterebbe normalmente da un gruppo di 'novelists'. Complimenti per l'educazione, la cortesia e la disponibilità."
Uno di noi risponde: "Oh, scusa, mi è sfuggito che avevi scritto 'per favore' e 'grazie'. ... Ah, non l'avevi scritto?"
Al che la tipa si toglie finalmente la maschera e dice quel che davvero pensa, benché non vi sia attinenza con quanto è appena successo: "Povero intellettualoide da strapazzo". Si vede che il colpo era in canna da troppo tempo e l'attesa l'aveva messa in ansia. (Consigliamo estratto di iperico e passiflora, e un infuso di valeriana prima di andare a dormire)
Domanda: perché simili soggetti si iscrivono a Giap? Cosa vogliono da noi? E perché poi si mettono in testa che siamo noi a voler qualcosa da loro?
Nella homepage, sotto la definizione che diamo di Giap, abbiamo aggiunto: "ATTENZIONE: iscriviti soltanto se ti interessa davvero. Meglio dare un'occhiata ai numeri scorsi, prima di decidere. In rete c'è troppa gente che fa le cose alla cazzo, tu falle con coscienza. Meglio meno ma meglio."
Speriamo serva a qualcosa.
Che bello sarebbe se esistesse il comando automatico "Subscribe no strunz".
Siccome non esiste, sforziamoci almeno di far sapere che esiste una cosa che si chiama "netiquette". Nulla di astruso, solo buon senso e rispetto per gli altri, al fine di "saper stare al mondo".
Concludiamo con UN APPELLO a chi ci ha scritto e non ha ancora ricevuto risposta. Se la mail che ci hai mandato risale a meno di un mese fa, abbi pazienza, siamo sommersi. Se risale a più di un mese fa, è meglio se ce la rimandi. Cerchiamo di rispondere a tutt*, ma non è facile.
LEGGERE I NOSTRI LIBRI SULL'IPOD. QUANTUNQUE POSSA SEMBRARE UNA CAZZATA...
...e quantunque non escludiamo che possa esserlo, abbiamo deciso di darvene la possibilità. In fondo, perché no? Ormai ce l'ha un sacco di gente, che ci ascolta pure audiolibri e letture di poesie. Visto che esiste il modo di usarlo come supporto di testi, approfittiamone.
Un passo indietro: si sa che tutti i nostri libri sono scaricabili dal sito, in vari formati. E' un'opportunità in più per chi vuole farsi un'idea di quel che scriviamo e non si accontenta della quarta di copertina, o vuole copiare dei passaggi e citarli da qualche parte, o vuole fare una ricerca su quante volte compaia la parola "polmonite" in 54. Poi c'è chi se lo stampa e lo legge, chi ne legge qualche capitolo sullo schermo poi va a comprare il libro, chi si stampa l'intero testo di Q su una T-shirt.
C'è chi, legittimamente, ritiene che questa cosa non abbia alcuna importanza, e spiega il perché: "Leggere testi lunghi sullo schermo fa male agli occhi". Giustissimo, e infatti sarebbe d'uopo mangiare molti mirtilli, le cui antocianine sono un vero toccasana per la retina. E' poi saggio mantenere una dieta ricca di betacarotene e provitamina A (carote, broccoli, spinaci, albicocche, zucche gialle...)
Attendiamo nuovi strali, ora che incitiamo a leggere i nostri libri su schermi minuscoli. Certo, è oftalmicamente suicida leggere su iPod un testo da un milione di battute (come Q, ad esempio, o Manituana). Al massimo qualche stralcio, e meglio l'Ipod Video dell'iPod Nano. Il discorso cambia per i racconti brevi, che si possono leggere nelle pause, nei ritagli di tempo, mentre si aspetta l'autobus o durante uno spostamento in metrò. Certo, basta avere con sé il giornale o un libro tascabile, ma non sempre ci si pensa, e in ogni caso l'iPod (per chi ce l'ha) è piccolo, comodo, sta nel taschino e può contenere un numero di testi che sfida l'immaginazione.
Come si fa? Prima di tutto, devi collegare l'iPod al computer e abilitarlo come disco rigido esterno. In iTunes, seleziona "iPod" e scegli "Opzioni", poi "Abilita utilizzo come disco". Dopodiché, vai alla pagina download di wumingfoundation e scarica uno o più file contrassegnati dall'apposita icona. Sono cartelle zippate. Al momento di estrarre quel che c'è dentro (tanti file in txt linkati l'uno all'altro), devi indicare come destinazione la cartella "Notes" dell'iPod. Ecco fatto. Scollega l'iPod, seleziona "Notes" e clicca sul primo dei file. Il romanzo o racconto che dir si voglia è ora leggibile come successione di brevi estratti.
Raccomandazione finale: mirtilli a manetta!
LA PARTICELLA "MU" NELLA PAROLA "COMUNISMO"
Uscirà a ottobre in Gran Bretagna e Irlanda l'antologia Make Everything New: A Project on Communism, a cura di Grant Watson, Gerrie van Noord e Gavin Everall, co-pubblicato da Book Works (Londra) e Project Arts Centre (Dublino). Si tratta di una raccolta di contributi (testuali, ma anche grafici) sulla parola "comunismo". Hanno chiesto un contributo pure a noi e li abbiamo presi in parola, vale a dire che ci siamo concentrati sul composito etimo della parola "comunismo", rimbalzando da un vocabolario all'altro, risalendo al latino, al greco e molto più indietro, sviscerando e scomponendo la parola latina "Communis", isolandone la sillaba centrale, fino a trovare (almeno così ci sembra) la particella concettuale originaria in antiche lingue semitiche scritte in cuneiforme come l'ugaritico e l'accadico. Nostra guida in questa spedizione, il grandissimo linguista Giovanni Semerano (1913-2005). Il testo è scritto direttamente in inglese, non l'abbiamo ancora tradotto, lo metteremo on line appena esce il libro. Intanto, per i curiosi, la scheda è qui.
CARY GRANT: UN LIBRO, UN VIDEO, UN FILM, UN SOGNO
Come annunciato nello scorso numero di Giap, è uscito il libro Cary Grant. L'attore, il mito, Marsilio, pagg. 239, € 20,00, a cura di Giaime Alonge e Giulia Carluccio. Quindici saggi e un'intervista (a WM1) sul proletario inglese che seppe trasformarsi in "simbolo transatlantico di classe ed eleganza, un mito che dura ancora oggi". L'intervista a WM1 è lunga quindici pagine e ha come fulcro la presenza di Cary in 54, ma poi si allarga e spazia liberamente, contiene riflessioni sull'America contemporanea, su dove si cercano e trovano le idee per un romanzo, sul rapporto tra cinema e letteratura etc.
Come ulteriore contributo alla diffusione del verbo grantiano, e per contribuire al lancio del libro, abbiamo caricato su Youtube (a destra) un interessante video-esperimento di Valentin Spirik. Costui ha preso la commedia del 1940 His Girl Friday (titolo italiano "La signora del venerdì", con Cary Grant e Rosalind Russell) e ha tagliato tutte le parti di dialogo, lasciando solo gesti, movimenti, azioni. Il risultato sono otto minuti di puro linguaggio del corpo, espressioni facciali, spostamenti coordinati, passaggi da uno spazio all'altro. Emerge la componente cinetica della recitazione del Cary trentaseienne, ancora sopra le righe eppure già tendente a quella "performance controllata, stilizzata e sottotono" (citiamo Barbara Grespi, in un saggio contenuto nel libro) tipica dell'ultima fase della sua carriera. In questo film, "trasparenza e invisibilità dell'artificio" si contendono ancora il primato espressivo coi residui del passato saltimbanchesco, ma sono già i valori a cui tende Cary, possiamo vederlo lavorare tra le battute e puntare in quella direzione.
Rosalind Russell, dal canto suo, è fenomenale.
L'intero film His Girl Friday (inglese, niente sottotitoli) è scaricabile qui.
Il libro Cary Grant. L'attore, il mito si può ordinare qui o anche qui.
SUPREMAZIA DEL RUMORE NERO
Siamo lieti di annunciare che, tra una ventina di giorni, sul numero 23 del trimestrale rock Il Mucchio Extra uscirà un saggio free-form di WM1 intitolato: "Supremazia del rumore nero. Note e digressioni sulla presunta 'bianchitudine' del punk e le origini afro del corpo rock".
Il Mucchio Extra è diretto da Federico Guglielmi, omonimo del nostro WM4 (o piuttosto l'inverso, almeno anagraficamente parlando), e non va confuso con il mensile Il Mucchio, diretto dal sempiterno Max Stefani.
CHE FINE HA FATTO LUTHER BLISSETT 10 ANNI E 1/2 DOPO?
Avevamo dato l'annuncio un'era geologica fa, qui. Finalmente è pronto, qualcuno lo ha ricevuto per posta. Distribuzione aleatoria e misteriosa, a cura di strane sigle come "EON" o "WOT4". C'è un booklet impreziosito da un'introduzione di Vittore Baroni, e c'è il DVD vero e proprio. Sul sito del coagulo di scrittura collettiva Neuende Project c'è un pdf con il loro contributo al DVD (invero... fumoso). Per informazioni su come ricevere il DVD: Near the Edge editions - via C. Battisti, 339 - 55049 Viareggio (Italy)
FORBICI DI MANITU', YO YO MUNDI, AFTERHOURS
Chi è iscritto al podcast lo saprà già: abbiamo aggiunto all'audioteca due tracce ("Cambiare tutto e tutti: quando anche Malevic perse le staffe" e "Psicomonumento dinamico alla Quarta Internazionale") dall'oramai introvabile album delle Forbici di Manitù Luther Blissett: The Original Soundtracks (1995). L'album conteneva quattro colonne sonore di altrettanti, misteriosissimi, film underground di Luther Blissett. Questi due pezzi vengono dalla colonna sonora di A Russian Supreme (1969). La scheda del film è riportata in calce ai titoli. Ricordiamo che le Forbici di Manitù sono Manitù Rossi, Enrico Marani e Vittore Baroni. E' in preparazione un loro nuovo libro/cd, che si intitolerà L'isola. Informazioni qui. Anteprima di un brano (Galleria) qui (parte direttamente l'mp3).
Dal canto loro, i nostri cugini Yo Yo Mundi hanno aperto un loro space su MySpace. Ci sono quattro brani in download.
Infine, qualcuno ha messo su YouTube il videoclip (girato da nostro fratello Guido Chiesa) degli Afterhours che reinventano Gioia e rivoluzione degli Area, dalla colonna sonora di Lavorare con lentezza. Vale sempre la pena.
"IL SOLE 24 ORE" SULLA NOSTRA "OPERAZIONE GLASNOST"
Da Il Sole 24 ore, 27 agosto 2006: Quando l'autore dà i numeri
di Stefano Salis
"In realtà, pare banale dirlo, non tutti i libri che vendono sono per forza banali o compiacenti o derivativi, e non tutti i libri invenduti sono incomprensibili, elitari o-semplicemente-brutti. Eppure, ancora troppa gente schifa chi vende solo perché vende ed esalta chi "floppa" solo perché "floppa". Occorre un approccio più laico e meno ipocrita. Se uno pubblica un libro è perché si auspica che altri lo leggano, possibilmente molti altri, più ce n'è meglio è. Se lo pubblica presso un editore, accetta che il libro rechi un prezzo in copertina e venga scambiato con denaro. Se firma un contratto in cui gli viene accordata una percentuale (bassa o alta che sia) del prezzo di copertina, vuol dire che si auspica di guadagnarci qualcosa pure lui".
Parole sante, che meritavano l'ampia citazione. Sono di Wu Ming, il collettivo di scrittori autore di Q, New Thing, Giap! e tanti altri. E servono a spiegare i motivi che sottendono la pubblicazione- sotto il nome di Operazione glasnost (sul loro sito)- dei numeri precisi, alla copia, dei rendiconti di vendita dei loro libri. Per dire: Q, il loro libro commercialmente più riuscito, "nel 2001, Q vende 12.322 copie. Nel 2002, altre 17.345. Nel 2003, altre 12.876. Nel 2004, altre 15.463. Nel 2005, 15.488. Tirando le somme: 122.638 copie delle varie edizioni Einaudi vendute in 81 mesi di presenza in libreria". Copie che, con altre edizioni extra-libreria, arrivano fino a 242mila. A che serve tutta questa esibizione di ragioneria? I Wu Ming spiegano: "è una questione di glasnost e di approccio laico alla natura (anche) mercantile del libro, ossia allo scrivere come lavoro". Ma c'è di più. E lo testimonia, per esempio, la virulenza con la quale l'argomento è stato ripreso, trattato e commentato sull'interessante blog di Loredana Lipperini. Poiché siamo nel sottile crinale tra "Arte" e "mercato", nei criteri di misurabilità del valore di uno scrittore, nei meccanismi che stanno nel mondo dell'editoria, l'argomento si presta a parecchie riflessioni. E, in sottofondo, si sente la questione del grande rimosso dell'editoria italiana: il denaro. C'è ancora bisogno di meditare su tali questioni. A patto di partire dalla prima, sacrosanta, frase che leggete in apertura d'articolo.
SCRIVONO DI NOI VARIE PERSONE...
Ehm... Quasi imbarazzante. La Critica-Critica, proprio quella Accademica, si occupa di noialtri, all'improvviso, convergendo su di noi da diverse direzioni. E non per dire che facciamo cagare, ma per tessere elogi.
Abbiamo sbagliato qualcosa?
Il "Bollettino di Italianistica" edito dall'Università La Sapienza, n.1, 2006, anno III, contiene un saggio di Marco Amici, "La mitopoiesi secondo Wu Ming", che è una delle cose più approfondite mai scritte sul nostro conto, benché si fermi alla prima edizione di Asce di guerra. E' un'analisi del biennio a cavallo tra la fine del Luther Blissett Project e la nascita di Wu Ming.
Stiamo parlando dell'organo personale del professor Alberto Asor Rosa, secondo soltanto al suo membro virile. Insomma, per poco non gli stavamo sul..., ma in senso positivo.
Purtroppo la circolazione del BdI è addirittura inferiore a quella di "La nostra lotta" (foglio dell'Organizzazione per il Partito Comunista del Proletariato d'Italia), per cui questo saggio non avrà alcun tipo di riscontro nel mondo reale, a meno che non decidiamo noi di metterlo on line, in un futuro prossimo.
Dopodiché, ci si mette pure l'augusto Romano Luperini, che sull'ultimo numero di Allegoria ospita un saggio di Angelo Petrella su romanzo epico e postmodernume, in cui si parla anche di noi.
Dopo questo uno-due, passiamo a roba più funky: Luca Muchetti ha messo on line la sua tesi su Luther Blissett, L'informazione secondo Luther Blissett. La tesi è arricchita da svariate interviste, tra cui una a Wu Ming 2 in cui ricostruisce alcune vicende pre-Blissett, in quel di Bologna, nei primi anni Novanta. Tutto cominciò con una fanzine liceale, Perle ai porci, e proseguì con un'altra fanzine, River Phoenix. Nel frattempo, nell'etere... Puoi trovare il tutto qui.
Infine, scopriamo soltanto oggi, e soltanto grazie a Google Ricerca Libri, che ben due anni fa si sono occupati di noi tre psico-antropo-cognito-neuro-terapeut-qualchecosa, Pietro Barbetta, Michele Capararo e Telmo Pievani. Nel loro libro Sotto il velo della normalità. Per una teoria alternativa dei sistemi di cura della mente (edito da Meltemi), c'è un capitolo su di noi intitolato "I coni d'ombra e il peyote". Uno stralcio è leggibile qui.
CRITICHE COSTRUTTIVE
Mentre ci interroghiamo su che fare della nostra congestionatissima e pressoché inutile pagina dei link, intanto abbiamo aggiunto una nuova sezione, contrassegnata da un bidone della spazzatura. Si chiama "Critiche costruttive" e raccoglie un florilegio di opinioni sul nostro lavoro e su noi in quanto persone.
L'ANTIFASCISMO DOPO IL LAVORO DEGLI ENZIMI, PARTE SECONDA
Accade talvolta che tenutari di situncoli e blogghetti fascisti cerchino su Google Immagini ritratti dei loro eroi (squadristi, gerarchi, loschi figuri del Ventennio etc.). Per coincidenza accade che su wumingfoundation.com, ogni tanto, noi illustriamo articoli o recensioni con immagini dei suddetti personaggi. A volte i fasci trovano le immagini e, senza nemmeno andare a vedere da che sito le stanno prelevando, le "richiamano" sui loro blog.
Di conseguenza, quando noi controlliamo le statistiche del nostro sito, troviamo nei referrer indirizzi di siti pieni zeppi di ciarpame razzista et similia. LEGGI IL RESTO QUI
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