Quando ci arriveranno nuovi commenti, creeremo nuove pagine (the way we do it today) e a queste si giungerà mediante link. Grazie per l'attenzione. (WM, aprile 2005) |
Asce di guerra – commenti e recensioni dei lettori
Dal 21 ottobre 2000 al 7 gennaio 2001
BRAVISSIMI. Avete tutta la mia simpatia...e la mia ammirazione per la straordinaria storia che avete scovato. Ero appena arrivato in Indocina nel 1972 quando uno strano tedesco, capitano di navi mercantili della DDR, venne a trovarmi a Singapore con affabulanti storie di europei in ..LAOS. Bravi. Da un'India calda e lontanissima da ogni rivoluzione, dopo l'unica quella di Gautama piuu' di 2.500 anni fa, vi mando a Yi, Liang, San, Si, Wu un amichevolissimo saluto anam Tiziano Terzani, 21 ottobre 2000 |
Ieri notte alle 3.00 ho finito Asce di guerra che mi è piaciuto moltissimo: all'inizio mi perdevo un po' nella storia della Indocina, è paradossale e assurdo che mi trovassi più a mio agio nella storia del 500 di Q che nella ricostruzione di fatti capitati 40-30 anni fa, quando ero già nato. Il che indica di per se l'importanza di avere disotterrato questo frammento di storia. Quanto alle storie partigiane e a quelle del dopoguerra, mi hanno sempre appassionato. A parte i giudizi storico-sociologici su come gli eventi di quegli anni abbiano poi condizionato lo sviluppo del paese, i racconti sulla guerra hanno sempre popolato i miei sogni di infanzia. Tuttora ci ritrovo qualcosa di mio, qualcosa che sento dentro, un'appartenenza, immagini di racconti e storie dei miei nonni e genitori che pure non hanno fatto i partigiani, però Tossani che girava in via Indipendenza con la pistola in bella mostra minacciando di far saltare la testa a destra e a manca (credo anche a mio nonno, ma non sono sicuro), quello sì me lo hanno raccontato. Poi l'altro giorno sono stato alla riunione di un gruppo anti-fascista (sai il dibattito su NPD, svolta nazionalista-populista della CDU etc.) qui a Bielefeld. E vedendomi, un italiano (emiliano) in mezzo a sti crucchi (abbastanza scalcagnati peraltro.) discutendo di se e come organizzare una manifestazione contro un dibattito organizzato da un'associazione studentesca di estrema destra pensavo a come la storia vada in fretta, 50 anni fa e adesso, e a come sia importante avere qualco appiglio nella memoria per cercare di ritrovarci, almeno, un senso individuale. (T. G., novembre 2000) |
[...] In realtà, voglio parlarti di *AdG*,( anche se non ho ancora finito di leggerlo.) E' bellissimo, inaspettato.E' bellissimo perchè inaspettato,non prevedibile ( "non avere forma certa" ) Leggo e sento la rabbia crescermi dentro per tanti motivi: per l'uso politico della Storia, per le parole non scritte sui manuali ma solo nel libro della memoria di anziani che presto scompariranno. Mi spaventa vedere come nel nostro paese stia riaffiorando pericolosamente quella mentalità che la Resistenza non è riuscita a spazzare via del tutto. In questo senso *AdG* viene ad integrare l'analisi da voi già affrontata in *NdS*. *AdG*diviene antefatto. Il racconto di Vitaliano è straordinario perchè pieno di contrasti: violente descrizioni di episodi di guerra non convenzionale e buffi resoconti di iniziazioni sessuali, scene cruente e momenti toccanti .L'umanità di V. affiora prepotentemente tra le righe. il passato vive nei libri ma anche nella memoria collettiva, nel territorio. la storia può essere raccontata in mille modi diversi. Con *AdG* la letteratura diviene prosecuzione della lotta "con altri mezzi". *AdG* è un libro importante perchè narra le gesta di "uomini pericolosi" che hanno cercato di rendere possibile il loro sogno ( ripristinare la pace e la giustizia per ricominciare a costruire il benessere della collettività). [A. L., 26 ottobre 2000] |
[...] sto finendo di leggere "Asce di guerra". Mi pare un gran libro, e superiore a Q. Non voglio criticare Q, che aveva i suoi pregi (e di cui avrei voluto scrivere una recensione ma non'cera più il tempo). In questo "Asce di guerra" c'è meno costruzione e, appunto, non c'è più "teoria del complotto". In questo libro le cose accadono veramente, e accadono non perché ci sono riferimenti "storici" o al "qui, ora": anche Q ne aveva, forse troppi?. Asce di guerra compone un quadro di divenire: di storie e di eventi che accadono e si incrociano, e per questo si provocano e si generano a vicenda, mentre avvengono. "Asce" lo apprezzo non per i "temi" (termine stupido per indicare "di che si parla" e dato che studio i racconti di guerra questi mi interessano) ma per quella costruzione del "sentire" dei momenti, i luoghi e le atmosfere che ridiventano ora politiche. "Asce di guerra" rompe con l'idea dell'esempio (storico e non) propone qualcosa che accade o potrebbe accadere (e forse interessano meno anche i dialoghi, le situazioni i riferimenti all'"oggi"), non solo in quanto già avvenuto, ma come forza potenziale: traccia che si è interrotta. Nessuna utopia ma nessun cinismo, e nessun melodramma del "noi, i poveri sconfitti dalla storia". Nuove armi (nuove storie) per nuove situazioni. (F. M., 29 ottobre 2000) |
Cari compagni, cittadini, fratelli, partigiani, grazie per avere scritto 'Asce di guerra'. Ciao G. R., 5 novembre 2000 |
Ho appena terminato AdG e devo ammettere che ho capito cosa intendevate con *storie*! my best congratulations... P. S., 8 novembre 2000 |
ASCE DI GUERRA è a dir poco un' endovena di realtà, quella vera, che mi è entrata in circolo e difficilmente ne verrà fuori. Volevo solo dirvi questo. Grazie. Il seme crescerà, ve lo assicuro. R. N., 16 novembre 2000 |
Carissimi, mi sono iscritto da pochissimo alla vostra newsletter. Sono reduce dalla lettura di "Q", recuperato in biblioteca e letto con calma e a piccole dosi per non rovinarmi il gusto. Aver trovato, sempre in biblioteca, "Asce di guerra", è stato un piacere, leggerlo, un colpo. Studio Scienze Politiche, e per l'esame di Storia Contemporanea ho dovuto leggere il libro "La repubblica dei Partiti" di Pietro Scoppola, e un manuale delle superiori (il "Giardina"). Inutile dire che di primissimo dopoguerra se ne parla in termini fumosi, come di una pagina da sfogliare in fretta. Dei reali effetti dell'amnistia se ne parla poco, e delle angherie subite dai partigiani ancora meno. Una parte dello Scoppola mi ha sempre colpito, a un certo punto dice qualcosa tipo: l'Italia poteva scegliere se stare nel Patto Atlantico con un governo democratico, o con un governo autoritario. Questa frase in realtà non la afferma l'autore, (che comunque la sottoscrive), ma un uomo politico o uno storico che non ricordo. E' la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo "Asce di guerra". Un libro come il vostro ha un pregio: quello di indignare le persone: i nostalgici del fascio o semplicemente chi per ignoranza voluta o indotta non conosce la storia, vorrebbero magari minimizzare o rinchiudervi. Chi come me va a fare cortei per il 25 Aprile con punte di affluenza di 50 (cinquanta) persone, pensa che magari invece di deporre le armi avrebbero fatto meglio a regolarli tutti, i conti, vecchi e nuovi. Che alla fine i fascisti sono rimasti dove stavano, al potere e al caldo, mandando a morire qualche coglioncello esaltato o facinoroso generico, e chi combatteva realmente per la patria, per la fine delle ingiustizie, ha dovuto ingoiarte tutti i rospi più amari dal quarantasei a oggi. E non voglio parlare, non ancora, dell'idea dei libri di testo di Epurator e della sua cricca di camicie nere risciacquate nel fiume della lotta di comodo ai totalitarismi degli altri. Alla fine di questa email non mi resta altro che ringraziarvi per "Asce di guerra", ho fatto mia la sezione download e presto leggerò anche l'altra roba vostra, e la commenterò. e la spedirò via email ad amici e compagni di lotta. (vi scrivo da Cagliari, città nera che più non si può, dove si vedono già i primi banchetti di forzanovisti con le loro magliette antiaborto e faccette di haider sui muri. disgusto.) F.D.M., 21 novembre 2000 |
Sono un libraio che ha letto il vostro libro. Considerato che lavoro nella bianca Bergamo credo di essere una mosca rara. E' un libro che picchia duro, senza fare regali a nessuno e per questo credo che sarà difficile che ottenga una diffusione pari a Q. Ho comunque dato il libro da leggere al responsabile di una cooperativa per vedere se lo trova di suo gusto. Da questo si potrebbe vedere di interessare i partigiani dell'Anpi di Bergamo per un incontro. Noi svolgiamo anche attività di diffusione della lettura nelle scuole e la vostra presenza ad un incontro con studenti delle superiori potrebbe essere un'ottima occasione per stabilire un po' di 'verità' storica, perchè se è vero che entrambe le parti in guerra, in qualunque guerra, si macchiano di comportamenti esecrabili è pur vero che le cose accadono per delle ragioni e queste ragioni, nella seconda guerra danno la colpa a nazisti e fascisti. Per quanto ruguarda la guerra nel Laos e zone limitrofe a cui ha partecipato Vitaliano, il compagno Vitaliano, mi consenta, Devo dire che ho subito un vero shock perchè anch'io rientro nella massa degli holliwoodiani, cioè di quelli che hanno visto e pensato la guerra nel Vietnam attraverso le immagini di Platoon e compagnia cantante. Quindi i poveri ragazzi americani spinti nell'ostile (ostile perchè naturale e qui entra l'ostilità dichiarata dell'uomo occidentale per tutto ciò che non è addomesticabile dalla scienza e qui mi viene in mente l'ultimo libro di Ritzer, quello della Mcdonaldizzazione, in cui si descrivono i supermercati americani che al loro interno nascondono foreste, deserti ed ogni altro ambiente fintonaturale in cui l'americano possa gustare il piacere dell'avventura senza i rischi che questa comporta) ostile, dicevo, oriente a combattere una guerra che non era la loro (ma anche di inglesi e francesi si potrebbe dire). Il giallo visto come il sadico torturatore è evidentemente un falso polarizzato, perchè di torturatori ce n'erano da tutte e due le parti. C'è molto su cui riflettere comunque. Ottimo anche la parte 'storica' del libro. Io sono da sempre convinto sostenitore dell'idea per cui sulla storia si impara molto di più da un buon romanzo, fondato su una seria ricerca storiografica (I martiri di Cefalonia in Una vita in debito; le lotte dei primi sindacalisti svedesi nei romanzi di Per Olov Enquist) che non da un palloso libro di testo e la storia dei tre fratelli di zio Ho e zio Sam è veramente avvincente. E qui facciamo un'ultima riflessione: ho personalmente trovato molto più avvincenti la parte storica e quella dove Vitaliano racconta la sua storia, sia nel Laos sia sulle montagne con la famiglia sia dopo, quando i fascisti sono tornati in cattedra, che non le vicende dell'avvocato che difende l'estracomunitario. E' che la vicenda storica è carica di una forza, etica direi, che manca alla vicenda contemporanea. Non che non ci sia un'etica nel tentativo dell'avvocato di difendere una persona ingiustamente incarcerata e la sua famiglia; ma mi sembra che non sia così facile oggi tirare una riga che separi il giusto dallo sbagliato. No, mi correggo. Il caso singolo non vale a paradigma di un comportamento etico. Se è giusto difendere il singolo che subisce un sopruso non mi sentirei di difendere tutti quelli che subiscono lo stesso trattamento perchè dovrei prima verificare che tutti abbiano subito un sopruso. Mentre nel caso della guerra contro i repubblichini è per me un fatto ormai assodato che la ragione stava dalla parte dei partigiani, così come è chiaro che il governo USA è pieno di teste di cazzo che ne combinano peggio di Bertoldo, peggio perchè c'è gente che muore per le loro idee. Chissà quante altre cose ci sarebbero da dire sul vostro bel libro; per ora mi accontento di salutarvi con un caloroso grazie per i giorni di ottima lettura che mi avete regalato e l'assicurazione che mi farò risentire nel caso riuscissi ad organizzare qualcosa. A., 24 novembre 2000 |
Copenhagen, 26 novembre. mi trovo nella silenziosa capitale del nord per motivi di ricerca (mi occupo di guerre civili, potere comunicativo della violenza, balcani e periferie del sud-est europeo) e ho appena terminato la lettura di Asce di Guerra. Solitamente lavoro a Firenze, ma vivo a Bologna, dove rassegno i giornali e seguo gli esteri a radio citta' del capo. Ho una cascina di famiglia sull'appennino imolese, dove un paio d'anni fa sono riaffiorate due casse di munizioni e mitra tedeschi, seppelliti dalle SS prima della fuga (ipotizzo che la casa fosse stata requisita dal commando SS che esegui' l'eccidio di Sassoleone, non lontano da m.te Battaglia). Capita, in queste case, che ci si trovi con la marmaglia di amici ad alzare il bicchiere alle brigate partigiane. Cosi' come tempo fa si organizzo' la comunione del tortello, ispirata alla setta dei tortoliani, filiazione spuria ma realmente esistita delle correnti cataro-patavine. Complimenti per i due libri e per il fiuto. [...] saluti, F.S. |
Ciao, vorrei ringraziarvi più di molto perché mi avete regalato la lettura del più bel libro dell'anno....Purtroppo me lo sono mangiato in 3 giorni e mezzo ed ora che sono lontano ho già voglia di rileggerlo. Penso che, insieme a Vitaliano Ravagli, abbiate fatto un bellissimo lavoro di recupero di memoria e storie di grandi uomini e donne che é tanto più importante ricordare e far riemergere proprio in questa lunga fase (sic!) di piattezza politica e umana, almeno nella "fortezza d'occidente", che ospita anche l'Italia. Da molto tempo credo che il modo migliore per diffondere valori ed arricchire coscienze, sia quello di raccontare le esperienze umane dirette dei protagonisti silenziosi delle vicende che hanno fatto crescere e progredire, ma anche degenerare e distruggere l'umanità; cioé in modo reale e diretto, non retorico, ma neanche semplificatore. Gli sforzi immani per andare avanti, seguendo un'idea, a volte anche vaga ma sufficiente a muovere le montagne, di giustizia e libertà nell'uguaglianza, le vicende incredibili di singole persone che nei diversi contesti di conflitti storici hanno partecipato ed apportato il loro contributo a grandi cambiamenti fondendo le loro storie con quelle di migliaia e milioni di altri/e che, pur avendo fatto la storia, e più concretamente la realtà in cui viviamo, non appaiono sui libri. Quel che più interessa, forse anche a questi stessi protagonisti silenziosi, uomini e donne, é che non siano inghiottiti dal dimenticatoio oscuro della storia le loro idee, i loro valori e le prospettive verso cui si muovevano, più che i loro nomi di singoli granelli di sabbia. Vivo e lavoro da un più di un lustro e per buona parte dell'anno in Centroamérica come cooperante di campo per un organismo non governativo italiano; questa condizione di certo privilegiata anche se a volte dura, mi ha permesso di avvicinare ( e a volte intrecciare) il mio percorso, a quello di persone e gruppi che hanno fatto la storia da queste parti in quanti oppressi e parlando a nome degli oppressi. Le lotte di liberazione del '900 sono raccontate in molti libri scritti da protagonisti "sconfitti" politicamente, ma non piegati a livello umano e sociale. Straordinarie personalità e storie, individuali e collettive, che sarebbe bello poter divulgare e far conoscere anche in Italia. Da tempo coltivo il desiderio, condiviso con alcuni degli "autori-protagonisti", di facilitare la traduzione e pubblicazione di alcuni testi, che sono certamente interessanti e che, per argomenti, forma letteraria e spirito narrativo, ricordano molto Q e Asce di Guerra. Credo anche che siano, in ogni caso, fonte di ispirazione e forzieri di memoria storica allo stesso tempo; parte dell'immenso mosaico disegnato su più piani, fatto di fasi storiche, episodi e vicissitudini personali attraverso cui gli esseri umani hanno teso verso la liberazione dall'oppressione e la costruzione di relazioni più eque tra di essi con la natura che li circonda. Mi piacerebbe, se siete interessati/e e se qualcuno di voi legge in spagnolo centroamericano, condividere con voi questi tesori (in quanto storie di vita di uomini e donne). Anche se pare di capire che siate in questo momento orientati verso l'Oriente (come appunto suggerisce il participio), non dubito che possano interessarvi anche i fatti che fino a pochi anni fa hanno avuto luogo nell'estremo Occidente della cartina eurocentrica che siamo abituati a guardare. Preciso, a scanso di equivoci, che non sono alla ricerca di beneficio personale alcuno, e che solo mi interessa poter fungere da contatto e da megafono per diffondere quelli che ritengo essere tesori e serbatoi di vecchie e attualissime idee. Ancora complimenti, scusate per questo approccio disordinato, ma in qualche modo bisogna pure iniziare... Giacomo, 25 novembre 2000 |
Ho appena finito di leggere "Asce di Guerra". Bello, il libro è sicuramente bello e, d'altra parte, dagli autori di "Q" non ci si poteva aspettare di meno. Quando dico bello dico letterariamente bello. Lucaks sosteneva, mi sembra ne "Le Anime e le Forme" che il '900 non fosse più in grado di esprimere grandi romanzi. Come in molte altre cose, si sbagliava. La memoria collettiva è romanzo, lì dove la memoria individuale, dopo Proust, rischia di smarrirsi, obliando il sé narrante, la memoria collettiva - una specie di "soggetto plurale" riesce ancora a "cantare", quel canto a più voci che la storia della letteratura ha identificato nel romanzo. Un genere che molto deve all'epopea, alla canzone provenzale, alla storia cantata o narrata da geniali vagabondi letterati. Ciò detto, e non è poco, visto che Sbancor ha più consuetudine con lo sberleffo che con l'elogio, apriamo pure il dibattito "politico". Eh già, perché se la vostra opera fosse solo letteraria il giudizio estetico sarebbe sufficiente a promuoverla a pieni voti ed ad istigare il pubblico a comprare il volume, dando con questa mercede, giusta ricompensa alla vostra meritata fatica. Ma non credo che a voi basterebbe l'elogio letterario e la vile pecunia. Perché Wu Ming, cosi come Blisset Luther suppongo sia animato anche da altri eroici furori. E allora qual è il significato politico dell'opera? Partiamo dalle sensazioni del lettore - io stesso. Non appena deposto il libro avvertivo la sensazione di un cazzotto allo stomaco. Un colpo basso. Rabbia. La voglia di ricominciare. Eh si, perché la memoria in questi casi gioca brutti scherzi...il rimpianto per un futuro che non è stato, la nostalgia di rivoluzioni non avvenute è un sentimento forte e pericoloso. Ognuno pensa alla propria gioventù andata: "Il tempo si compra al supermarcato/il tempo pagato non ritorna più/la gioventù morta...." Vecchia canzone situazionista, in occasione di uno sciopero nelle Fiandre degli anni '60...... "E allora, dio boia, avanti----------" Vitaliano è una sirena...sembra di sentire il rumore del caricatore infilato in un mira ben oliato....lo scatto dell'otturatore, quell'odore di olio e acciaio che proviene dalle armi. Quell'eccitazione e quella sicurezza nel sistemare l'arma carica nella giacca o nei pantaloni. Dio Boia! E non che non ci siano i motivi. Anzi. "il tasso medio d'orrore capitalistico è molto più alto oggi di vent'anni fa..." E poi queste Destre che tornano al governo, non tanto Berlusconi, patetica figura avviato sulla strada del non ritorno, ma i suoi possibili delfini: gli eredi della sua vittoria: Fini, Storace, i cattolici integralisti.......C'è di che accarezzare sorridendo la canna del mitra........... Mi sono sbagliato? Avevo bevuto troppo leggendo "Asce di Guerra"? Forse si. Spero di si. Altrimenti questa operazione, letterariamente perfetta rischia di essere politicamente disastrosa. Giacché voglio sperare che non consideriate il vostro pubblico così idiota da pensare che le "tute bianche" - ottimi ragazzi - possano però essere la soluzione. Però se tutto ciò servisse a fare abbandonare a A.N. quella finta aria per bene...se in un dibattito televisivo la faccia di Fini perdesse quel sorriso sardonico e uscisse fuori un bel ghigno "fassista"....già Storace a Roma sta facendo del suo meglio....se cadesse il velo....Dio Boia! Mah: apriamo il dibattito.................. SBANCOR, 27 novembre 2000 |
Esco adesso, molto toccato, dalla lettura di Asce di Guerra e volevo esternare al volo un senso di compiacimento e di riconoscenza: chi simpatizza nel profondo con la comunità degli inquieti che dan l'assalto al cielo non può non voler bene a questo bel libro. Un gran lavoro, da togliersi il cappello, ragazzi, che ha soprattutto il merito di far della memoria qualcosa di vivo, di appassionante e di utile. Se mai un giorno c'incontreremo, sarò lieto di affibbiare una speciale onoreficenza alla gang di Wu-Ming. Adelante compañeros dioboia. P.V., 3 gennaio 2001 |
Ciao wuming, Ho appena finito di leggere Asce di guerra, che mi ha appassionato come soltanto era riuscito a fare Il partigiano Johnny di Fenoglio. Il vostro libro è x me, senza offesa, una "mescolanza", un incontro, tra un avvincente romanzo d'avventura ed una appassionata e precisa ricerca storica. io dopo aver fatto una tesi sulla shoa nel basso piemonte (velocemente dimenticata dai padani) sto facendo il dottorato a Parma; intanto cerco di dare una mano ad un gruppo di volontariato che opera con gli immigrati. Che c'entrano le vicende di Gap? Asce di guerra è stato x me una vera e propria boccata d'ossigeno, una carica ad andare avanti. Grazie e...continuate così! A.V., 5 gennaio 2001 |
La resistenza periodo dimenticato, manipolato, rimosso, edulcorato. Questo è il messaggio più originale e forte, secondo me, di AdG. Se il vietcong romagnolo appare come un eroe mitico, lanciato verso una guerra non sua, con la sola motivazione di un ideale, quindi molto letterario in questo, le vicende come il Pozzo di Becca vanno a scoperchiare quella cappa di normalizzazione sulla resistenza che tutti abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Oggi sembra che le scelte che sono state fatte allora siano state le uniche possibili, le uniche giuste, ma tornare a quei momenti di confine della Storia aiuta a ricollocare i gesti e le scelte nel momento in cui si sono svolte, con tutto il carico di responsabilità e di conflittualità che venivano generate. Aiuta anche a ricordare chi stava dalla parte giusta e chi stava dalla parte sbagliata. E’ proprio per questo (e non tanto per l’anacronistico guerriero Vitaliano, campione di un internazionalismo della lotta che oggi, in tempo di scontri regionali più forti che mai, appare generosa ma isolata) che AdG è un libro destinato a creare discussione e dibattito. In controtendenza con la cultura dominante cerca di riproporre uno sguardo di parte sulla Storia, di parte sì ma della parte giusta. A.C., 7 gennaio 2001 |