ALTAI
Il nuovo romanzo di Wu Ming

MADONNA BOMBARDIERA!

Written on 22/02/2010 – 3:32 pm by Wu Ming

Non è una bestemmia livornese, ma un affresco del XVII secolo, dipinto nella navata destra della Chiesa di Santa Maria, sul colle di Pazzalino, quartiere di Pregassona, Lugano.
La Madonna, Gesù Bambino e un angioletto bombardano la flotta ottomana a Lepanto, 1571.
Ce ne ha parlato per la prima volta un lettore ticinese, durante la presentazione di Altai al CSOA Il Molino. Finora abbiamo trovato solo questo particolare. Qualcuno di voi ha l’immagine completa?
Di recente, alcuni esponenti del clero locale hanno proposto di rimuovere l’affresco, perché una scena del genere non è compatibile con un luogo santo e potrebbe offendere la sensibilità dei musulmani.
Wikipedia dice: “lo stesso soggetto è ripreso nella chiesa del convento domenicano di Santa Maria Assunta a Santa Maria Rezzonico“.
Se conoscete altre immagini simili, segnalatecele. E ricordate: Dio è amore.

E ora, una miscellanea di segnalazioni, recensioni, diramazioni transmediali e interviste. C’è addirittura un gioco di carte ispirato a Q! Read the rest of this entry »

Sul Mucchio, Besselva Averame recensisce Altai

Written on 13/12/2009 – 11:30 pm by Wu Ming 1
Il Mucchio selvaggio, numero di dicembre 2009

Il Mucchio selvaggio, numero 665, dicembre 2009

[Dal mensile Il Mucchio Selvaggio, anno XXXIII, n.665, dicembre 2009, recensione di Alessandro Besselva Averame:]

Ci hanno ripensato, dicono i Wu Ming: avevano giurato che non avrebbero mai dato un seguito a Q, il romanzo che, dieci anni fa, aveva fatto conoscere il quartetto di autori (tornato tale nell’ultimo anno, dopo essere stato a lungo un quintetto) con quello che era, paradossalmente, il punto di arrivo della loro prima esistenza come identità multipla, Luther Blissett.
Hanno atteso di rendere pubblica la decisione fino all’ultimo, lasciando al loro pubblico un particolarmente riuscito fatto compiuto. In realtà non è che ci abbiano proprio ripensato, visto che Altai è solo in parte la continuazione di un romanzo tanto impegnativo quanto innovativo e liberatorio (la letteratura italiana che, fregandosene dei blasoni e ripartendo dalla base, tornava ad allargare i propri orizzonti spazio-temporali, gettando ponti tra epoche e cercando di trovare nel passato di storie più o meno distanti segni per leggere il presente).
Ci sono alcuni personaggi in comune, c’è un passaggio di testimone (letteralmente: la testimonianza di una sconfitta che ritorna nel corso del tempo, una sconfitta con la quale si convive e dalla quale si possono ricavare preziosi consigli di sopravvivenza non solo spicciola, senza abbandonare del tutto le spinte utopiche che permettono di immaginare mondi nuovi e possibili alternative per cui lottare) ma la narrazione corale si è snellita: meno carne al fuoco, non meno a fuoco però. Lo sfondo è questa volta il Mediterraneo del 1570 conteso tra veneziani e ottomani, il detonatore dell’azione un individuo sospeso tra due appartenenze, che scoprirà di muoversi in un mondo altrettanto ambivalente, una indistricabile matassa di giochi di potere ed equilibri fragilissimi.
Finirà anche lui schiacciato, come chiunque, dagli ingranaggi della Storia, ma nel raccontare la parabola, forse più che in passato, il collettivo apre, nel delineare i personaggi, scorci umani che in precedenza non ci erano mai sembrati così nitidi. Riprendendo il percorso interrotto con Q Wu Ming è riuscito ad instillare nelle pagine i suoi dieci anni di emozioni, sogni, battaglie, sconfitte e conquiste, al di là di ogni pur coraggiosa teorizzazione o inquieta presa di posizione.