Il Mucchio selvaggio, numero 665, dicembre 2009
[Dal mensile Il Mucchio Selvaggio, anno XXXIII, n.665, dicembre 2009, recensione di Alessandro Besselva Averame:]
Ci hanno ripensato, dicono i Wu Ming: avevano giurato che non avrebbero mai dato un seguito a Q, il romanzo che, dieci anni fa, aveva fatto conoscere il quartetto di autori (tornato tale nell’ultimo anno, dopo essere stato a lungo un quintetto) con quello che era, paradossalmente, il punto di arrivo della loro prima esistenza come identità multipla, Luther Blissett.
Hanno atteso di rendere pubblica la decisione fino all’ultimo, lasciando al loro pubblico un particolarmente riuscito fatto compiuto. In realtà non è che ci abbiano proprio ripensato, visto che Altai è solo in parte la continuazione di un romanzo tanto impegnativo quanto innovativo e liberatorio (la letteratura italiana che, fregandosene dei blasoni e ripartendo dalla base, tornava ad allargare i propri orizzonti spazio-temporali, gettando ponti tra epoche e cercando di trovare nel passato di storie più o meno distanti segni per leggere il presente).
Ci sono alcuni personaggi in comune, c’è un passaggio di testimone (letteralmente: la testimonianza di una sconfitta che ritorna nel corso del tempo, una sconfitta con la quale si convive e dalla quale si possono ricavare preziosi consigli di sopravvivenza non solo spicciola, senza abbandonare del tutto le spinte utopiche che permettono di immaginare mondi nuovi e possibili alternative per cui lottare) ma la narrazione corale si è snellita: meno carne al fuoco, non meno a fuoco però. Lo sfondo è questa volta il Mediterraneo del 1570 conteso tra veneziani e ottomani, il detonatore dell’azione un individuo sospeso tra due appartenenze, che scoprirà di muoversi in un mondo altrettanto ambivalente, una indistricabile matassa di giochi di potere ed equilibri fragilissimi.
Finirà anche lui schiacciato, come chiunque, dagli ingranaggi della Storia, ma nel raccontare la parabola, forse più che in passato, il collettivo apre, nel delineare i personaggi, scorci umani che in precedenza non ci erano mai sembrati così nitidi. Riprendendo il percorso interrotto con Q Wu Ming è riuscito ad instillare nelle pagine i suoi dieci anni di emozioni, sogni, battaglie, sconfitte e conquiste, al di là di ogni pur coraggiosa teorizzazione o inquieta presa di posizione.