ALTAI
Il nuovo romanzo di Wu Ming

Per una cartografia della nostra presenza in rete, ovvero: ha inizio il post-Giap

Written on 28/02/2010 – 8:06 pm by Wu Ming

SoffioneDunque… Al momento, oltre a quello che si può trovare qui su wumingfoundation.com (inclusi i blog tematici come questo, i vari feed e il podcast):

Siamo su Twitter, che ci sembra un mezzo agile e non invasivo;

Siamo su Anobii, dove andiamo travasando tutte le nostre recensioni dal 2000 a oggi (quelle di Nandropausa e quelle disseminate qua e là nel corso degli anni);

Da anni abbiamo aperto un canale su YouTube. Sono davvero pochi i video da noi caricati direttamente (non è proprio il linguaggio che preferiamo), ma usiamo l’opzione “Preferiti” per segnalare quello che ci riguarda e ci pare valga la pena segnalare, soprattutto diramazioni transmediali dai nostri libri (es. Jet Set Roger e la sua band che eseguono la canzone Manituana);

Da qualche giorno stiamo provando Spreaker, “social web-radio” nata da pochissimo e ancora in versione Beta. Abbiamo aperto un canale anche lì, si chiama Wu Ming Foundation Audiotheque.
Ci interessa ricontestualizzare – e quindi rivitalizzare – il patrimonio di suoni, musiche e parole che abbiamo accumulato nell’audioteca e nella sezione “Suoni” di manituana.com, estraendo e riproponendo all’attenzione soprattutto gli incontri libro-musica-recitazione, oltre ad alcuni contributi di pura parola (letture, interviste, stralci da presentazioni), purché non troppo lunghi – quindi non la “Lezione su 300″ o “Un giorno a Maldon”, per capirci.
Sono tanti i musicisti con cui abbiamo collaborato in questo decennio di attività: dagli artisti di Casasonica agli Yo Yo Mundi, dagli Afterhours agli Switters passando per la Maxmaber Orkestra, da Jet Set Roger agli ElSo, da Yu Guerra! ai Beans, Bacon & Gravy. E tanti sono gli attori che hanno donato la loro voce ai nostri libri: i più attivi e disponibili sono stati Fabrizio Pagella e la Compagnia Fantasma, ma non dimentichiamo Marco Baliani e Giuseppe Cederna (presenti nell’album 54 degli Yo Yo Mundi), Leo Mantovani (personaggio ricorrente anche nei nostri libri), Anna Rispoli e Antonio Amorosi (nel 2001 voci dell’appello Dalle moltitudini d’Europa…), Gabriele Tesauri (il Mingus di Lavorare con lentezza, interprete dal vivo del racconto “I trecento boscaioli dell’imperatore”), Giacomo Casti, Bruno Stori (il primissimo a leggere in pubblico pagine da Q, nel marzo 1999!), Micaela Casalboni e tanti altri.
Non sappiamo se e come l’esperimento andrà avanti, dipende da come si evolverà il progetto Spreaker. Che è interessante, altrimenti nemmeno ci staremmo giocando. Solo che l’interfaccia è rigida, le opzioni ancora poche, la questione copyright misteriosa e per quello che abbiamo in mente noi la pubblicità risulta un poco invasiva. D’altronde lo hanno pure scritto: è ancora alla fase beta. Vedremo (*)
[A scanso di equivoci: la "vecchia" audioteca e il podcast rimangono. Gli esperimenti servono a "scuotere" materiali un po' "oscurati" dal formato-archivio e dall'ordine cronologico.]

N.B. Questa “impollinazione anemofila” (cioè affidata al vento) segue di un mese un annuncio dato via Twitter, su Anobii e, soprattutto, nella home page del nostro sito:

«Giap. Dal 2000 al 2009 è stata la nostra newsletter gratuita, il miglior modo per restare aggiornat* su Wu Ming (uscite, iniziative e prese di posizione). In realtà è stata molto più di un bollettino, almeno in alcune fasi della sua esistenza. Dieci anni di esistenza, dieci serie, circa dodicimila iscritti, una comunità…
…E una mole di lavoro sempre più ingombrante e soverchiante. Si avvicinava il decennale della nascita del collettivo, e noi percepivamo sempre più l’inadeguatezza, l’obsolescenza, la lentezza e la macchinosità del lavoro per Giap. Oltre al fatto che il processo di spedizione/diffusione dava sempre più problemi tecnici e causava incomodi ai destinatari.
Un bel giorno abbiamo deciso: basta. Chiudiamo la newsletter. Senza annunci in pompa magna, senza cattiva retorica.
Nella prima metà del 2010 trasformeremo Giap in qualcos’altro, informando gli iscritti con un’ultima mail. Poi cancelleremo l’indirizzario. Una mossa da pazzoidi dell’antimarketing, cancellare una lista di dodicimila indirizzi. Dodicimila iscritt* – di loro sponte -  a un servizio di informazione. Davvero folle. Quasi come cambiare nome dopo il successo di Q.
Tranquill*, eh! Avrete tanti modi di continuare a seguirci e interagire con noi: il nuovo Giap, i blog tematici, twitter, anobii…
Della newsletter  rimane l’archivio. Una decade di lavoro, sogni e dialoghi con una comunità aperta. La repubblica democratica dei lettori. Grazie.»

[* AGGIORNAMENTO 10/03/2010: dopo due settimane di esperimento, abbiamo capito che Spreaker non faceva per noi. Non era il mezzo adatto alle nostre esigenze. Abbiamo cancellato tutto e chi s'è visto s'è visto. Cercheremo un altro strumento.]

MADONNA BOMBARDIERA!

Written on 22/02/2010 – 3:32 pm by Wu Ming

Non è una bestemmia livornese, ma un affresco del XVII secolo, dipinto nella navata destra della Chiesa di Santa Maria, sul colle di Pazzalino, quartiere di Pregassona, Lugano.
La Madonna, Gesù Bambino e un angioletto bombardano la flotta ottomana a Lepanto, 1571.
Ce ne ha parlato per la prima volta un lettore ticinese, durante la presentazione di Altai al CSOA Il Molino. Finora abbiamo trovato solo questo particolare. Qualcuno di voi ha l’immagine completa?
Di recente, alcuni esponenti del clero locale hanno proposto di rimuovere l’affresco, perché una scena del genere non è compatibile con un luogo santo e potrebbe offendere la sensibilità dei musulmani.
Wikipedia dice: “lo stesso soggetto è ripreso nella chiesa del convento domenicano di Santa Maria Assunta a Santa Maria Rezzonico“.
Se conoscete altre immagini simili, segnalatecele. E ricordate: Dio è amore.

E ora, una miscellanea di segnalazioni, recensioni, diramazioni transmediali e interviste. C’è addirittura un gioco di carte ispirato a Q! Read the rest of this entry »

Una palla da cogliere al balzo: la recensione di Altai su Medioevo

Written on 17/02/2010 – 8:33 pm by Wu Ming

[Da queste parti c'era voglia di tornare in modo più approfondito su alcuni punti "teorici" toccati nelle discussioni su Altai: l'Altro, i rapporti oriente-occidente, stereotipi e preconcetti disseminati nella storia scritta dai vincitori... Pensavamo a una serie di post un po' "densi", però comprensibili. La domanda era: come impostare il discorso senza inutili pesantezze? L'estratto dal prossimo libro di Zizek su antisemitismo e fondamentalismo era un primo, interlocutorio passo nella direzione che avevamo in mente, ma sentivamo la necessità di un input esterno.
Due giorni fa ci è arrivata una lunga recensione apparsa sull'ultimo numero di Medioevo (rivista di grande diffusione), recensione in cui ci si imputa un inconsapevole "orientalismo" (oltre a una scelta di campo... filo-veneziana) e si mettono in fila diverse inesattezze. Era un'opportunità per chiarire alcune cose, e abbiamo colto la palla al balzo. Ogni stroncatura è un'occasione da non perdere. Di seguito, riportiamo il testo del prof. Marco Di Branco, docente di Storia bizantina alla Sapienza, seguita da alcune considerazioni di Wu Ming 4. Ringraziamo Di Branco per l'attenzione e l'opportunità che ci ha concesso.]

Da “Medioevo”, anno 14, n. 2, febbraio 2010:

UN INCONSAPEVOLE “ORIENTALISMO”
Ambientato all’epoca della battaglia di Lepanto, il romanzo storico degli autori di Q sembra riproporre alcuni dei più diffusi stereotipi occidentali legati alla rappresentazione dei musulmani

di Marco Di Branco

Dopo il meritato successo di Q, ambientato all’epoca della Riforma luterana e delle grandi rivolte contadine guidate da Thomas Müntzer, Wu Ming, il collettivo di scrittori che al suo esordio si firmò “Luther Blissett”, torna nel mondo del suo primo libro con un romanzo storico: Altai. Questa volta, al centro della narrazione c’è il sogno di Joseph Nassi (o Nasi), il potente Ebreo portoghese amico e consigliere del sultano ottomano Selim II, deciso a costruire a Cipro la Nuova Sion, “la casa comune dei fuggiaschi e degli spiriti liberi”, fondata sulla tolleranza e sulla concordia. La vicenda, che prende le mosse da Venezia nel 1569, quindici anni dopo l’epilogo di Q, si dipana fra Dubrovnik, Tessalonica, Costantinopoli e, appunto, Cipro, e trova la sua spettacolare conclusione nelle acque di Lepanto, dove il 7 ottobre 1571 avviene lo “scontro finale” tra la flotta cristiana di Don Giovanni d’Austria e quella musulmana guidata dall’ammiraglio Müezzinzade Ali Pasa. Fra intrighi, assedi, battaglie e storie d’amore, il racconto procede in maniera non di rado avvincente verso un finale un po’ scontato, soprattutto per i lettori “informati sui fatti”, così come scontate e stucchevoli sono alcune delle similitudini e metafore di cui il testo trabocca (“l’alba giunse come un riscatto”; “la città era splendida come una sposa”; “Il cielo è un incendio di porpora e oro”…). Read the rest of this entry »

Slavoj Žižek su antisemitismo e fondamentalismo islamico

Written on 15/02/2010 – 12:00 am by Wu Ming

[Una tantum, un post che, almeno in apparenza, "la prende alla larga".
Nel suo ultimo saggio First As Tragedy, Then As Farce (Verso Books, 2009, l'edizione italiana uscirà a marzo per le edizioni Ponte alle Grazie), il filosofo e psicanalista sloveno Slavoj Žižek scrive alcune cose molto sensate sull'antisemitismo nel mondo arabo e su chi predica "alleanze tattiche" anti-imperialiste con organizzazioni e movimenti del fondamentalismo islamico. Poiché anche nel commentarium di questo blog, partendo da Altai, si sono dibattute simili posizioni (con le quali siamo in totale disaccordo), abbiamo tradotto stralci della riflessione di Žižek (pagg. 68-73 dell'edizione paperback) e le offriamo ai lettori come anticipazione del libro. Un'altra anteprima, stavolta dell'introduzione, è apparsa nei giorni scorsi sul blog Nazione Indiana.]

[...] Nel caso dell’Ebreo come feticcio fascista, la demistificazione interpretativa è molto più difficile (a conferma dell’intuizione clinica sull’impossibilità di scalzare un feticismo interpretando il “significato” del feticcio: i feticisti sono soddisfatti dei loro feticci, non sentono alcun bisogno di liberarsene). In pratica, in termini politici, ciò significa che è quasi impossibile “aprire gli occhi” a un lavoratore sfruttato che incolpa gli “ebrei” della propria miseria – ergo: spiegargli che l’ebreo è il “falso nemico” usato dal “vero nemico” (la classe dominante) per nascondere la lotta reale – e dirigere la sua attenzione non più sugli “ebrei” bensì sui “capitalisti” [...] Read the rest of this entry »

Monoteismo, minaccia, menzogna, miseria, movimento: le 5 “M” di Altai

Written on 14/02/2010 – 2:46 am by Wu Ming
[Abbiamo ricevuto (da Cosenza) questo saggetto su Altai, firmato "writersblock" e pubblicato anche qui. L'autore ci autorizza a usare il suo nome e cognome: Domenico Bilotti. Proponiamo il testo a lettori e lettrici perché contiene spunti interessanti.]

Mia madre aveva disposto che crescessi da buon ebreo, fedele alla Torah, ma era andata in un altro modo. Fin da ragazzo, alla scuola del rabbino avevo preferito il porto, e alla noia dei midrashim il rude conversare dei pontili”. [35]

Accogliendo l’idea che del resto il Collettivo Wu Ming ha inteso difendere (“Altai” più come sviluppo storico-cronologico di taluni personaggi di “Q” e non mero sequel della precedente e fortunata opera), le linee interpretative attraverso le quali questo nuovo testo può esser accostato sono numerose. Tuttavia, anche per non tradire la radicalità delle storie ivi raccontate, sembra che almeno cinque tematiche di fondo percorrano senza soluzione di continuità l’intero svolgersi dei fatti: il monoteismo, inteso non come componente liturgica ma come caratteristica fenomenologica delle tre confessioni religiose in conflitto o in rapporto (Ebraismo, Cattolicesimo romano, Islamismo) ed anche come riserva di esclusiva su e contro interpretazioni religiose eretiche; la minaccia, come promessa di attacco, come montare collettivo di un clima di tensione, come agitazione tumultuosa manovrabile; la menzogna, come merce di scambio del mercato politico; la miseria, come ambiente fondamentale entro cui si muovono i personaggi popolari del romanzo, gli sconfitti, gli ingannati, le masse che obbediscono o rivoltano; il movimento, tanto come idea dinamica di una narrazione itinerante, quanto come presupposto aggregativo che rovescia, o può rovesciare, il gioco di potere alimentato dalla menzogna. Read the rest of this entry »

Sulla strana serata di Genova, ovvero: con Wu Ming non ci si annoia mai!

Written on 12/02/2010 – 12:04 am by Wu Ming 1

[WM1:] Sì, lo so, eravate venuti per sentire parlare di Altai, ed eravate pure in tanti.  Eravate usciti di casa dicendo: “Vado al Buridda, c’è la presentazione di un libro, pare sia un autore cinese”. E invece nisba. Sì, mi scuso se non siete riusciti a farmi la domanda su come facciamo a scrivere in quattro, e se è sfumata la dedica sulla copia del libro per il cugino che compie gli anni o la sorella che si laurea. You can’t always get what you want.
Una cosa, però, non potete negarla: con Wu Ming non ci si annoia mai. Una serata interessante, di cui parlare nei prossimi giorni, a metà tra una soirée futurista e uno psicodramma appena appena screziato di politica. Un happening. Vi pare poco?

Per chi non c’era, ma anche per chi c’era e non ha capito che minchia sia successo:
la presentazione di Altai non si è potuta fare. L’incontro di qualche ora prima su copyleft e scrittura collettiva si è svolto senza problemi, ma la presentazione no, quella si è trasformata in un altro genere di evento (uno spin-off della fiction su Basaglia) quando alcuni… diciamo rivoluzionari si sono presentati en masse – a occhio e croce una decina – per boicottarla e regolare presunti conti con Wu Ming, tute bianche e chi più ne ha più ne metta. Conti i più antichi dei quali risalgono a poco prima del G8 di Genova, e i più recenti al 2004. In quell’anno, passato alla storia soprattutto per la vittoria di Mikhail Saakashvili alle elezioni presidenziali in Georgia, certi ultra-radicali non apprezzarono una criptica presa per i fondelli infilata in una nostra opera, nostra leggiadra risposta a due kilometrici articoli pieni di insulti e calunnie nei nostri confronti. Read the rest of this entry »

Wu Ming a Bergamo: “Cosa vuol dire marxismo in questo momento?”

Written on 04/02/2010 – 10:38 pm by Wu Ming

banner_pacipacianaChi ha avuto occasione di incontrarci in più tappe dei nostri tour sa che ogni presentazione è diversa dall’altra. Certo, vi sono domande ricorrenti o addirittura immancabili (“Come fate a scrivere in quattro?”), e alcune risposte possono essere simili, toccare gli stessi punti. Nel complesso, però, ogni dibattito fa storia a sé: cambiano i contesti e le atmosfere, cambia la rappresentanza del collettivo, e prima o poi giunge la domanda inattesa che sposta il dibattito lungo strane direttrici. Una presentazione può essere più tesa e “politica”, la seguente più distesa e letteraria; gli scambi possono essere rapidi e ridanciani, oppure meditati e serissimi; possono esserci applausi a ogni frase (!) o rispettoso silenzio fino alla fine. A volte leggiamo dei brani, a volte no. Dipende da tanti fattori.

Il centro sociale “Pacì Paciana” di Bergamo ci ha spedito l’mp3 della presentazione del 15 gennaio scorso. Dopo averlo ascoltato, abbiamo deciso di proporvelo. E’ stata una serata particolare, con domande mai compiacenti, anzi, alcune fasciate in guanti di sfida, soprattutto nella seconda parte. Sfida intellettuale, s’intende. Voglia di sapere “come la mettiamo” su certi argomenti e certi aspetti del nostro lavoro.
Inoltre, è stata una discussione tutta maschile. Di solito le questioni più importanti, le domande più intriganti, gli input più stimolanti vengono dalle donne. Stavolta, invece, nel “Che fare?” di alcune domande echeggia un’inquietudine da orfano che ci sembra molto maschile, uno smarrimento della dimensione “militante”/militare. E proprio con aneddoti militari risponde il collettivo (*). C’erano Wu Ming 2 e Wu Ming 5. Dura un’ora e cinquantuno minuti. Potete scaricare il file zippato (133 mega) oppure ascoltarlo in streaming.

Per la cronaca: stasera – venerdì – WM2 e WM5 sono a Parigi, WM1 – più modestamente – a Livorno (per i dettagli cfr. il calendario).

* L’aneddoto sul generale Li, narrato da Anne Louise Strong nel suo reportage Cina rossa (1949):
«I Giapponesi circondarono di sorpresa il Quartier Generale di Li ed egli dovette tagliare subito la corda durante la notte. “Alleggerite il vostro bagaglio”, ordinò. “Buttate via tutti i libri. Buttate via Marx, buttate via Lenin e Stalin, buttate via Mao Tze-tung. Seppellite i libri, li recupererete dopo.” Alcuni soldati mormorarono: “Ma dobbiamo portare con noi il nostro marxismo.” “Compagni”, disse Li, “che cosa significa marxismo in questo momento? Significa proprio che quando occorre darsela a gambe bisogna correre più in fretta.»
Qui “marxismo” sta per qualunque strategia vitale, proprio come in Altai gli ebrei – lo ricorda WM2 nella presentazione – siamo tutti noi.

Una recensione nel ventre della Bestia

Written on 02/02/2010 – 2:23 pm by Wu Ming

[Sul sito del TgCom (!)tgcom Maria Rosaria Iovinella recensisce Altai. A integrazione dell'articolo, un'intervista a noialtri stesa su tre schermate, in cui diciamo cose che, immodestamente, riteniamo di qualche interesse (almeno alcune)...]

ALTAI, IL “NON SEGUITO” DI CLASSE
Prova di forza letteraria per Wu Ming

Con “Altai”, ultimo lavoro edito per Einaudi, Wu Ming, collettivo di scrittori giunto alla fama con lo pseudonimo Luther Blissett, torna con un romanzo storico ad alto impatto, segno di una continuità di successo, pur nel cambiamento degli assetti interni e delle ambizioni letterarie. Con “Altai” compie una scommessa narrativa ma anche l’atto di una partita finale con il suo primo clamoroso successo, “Q”.
Muovendo dal desiderio di riconnettersi allo spazio temporale del primo libro, Wu Ming ripropone una vicenda storica complessa, spostando il baricentro degli eventi nel Mediterraneo delle contese tra Venezia e Costantinopoli. Il biennio di eventi politici e militari tra il 1569 e il 1571, che culminerà nella battaglia di Lepanto , è palcoscenico per chi sogna l’utopia di una nuova Sion e per chi cerca, tra le pieghe della storia, il senso a una vita lacerata, piegata a disegni di più grande portata. Il protagonista del romanzo, Manuel Cardoso, compie un percorso di personale ricognizione storica e psicologica, cercando nella causa cipriota di Giuseppe Nasi, potente ebreo alla corte del Sultano, il riscatto di una vita dominata dalla mancata accettazione delle origini e da una distorta adesione alla logica di Stato.

Il legame col mondo di “Q” si rivelerà importante ma non decisivo, avallando la perfetta autonomia del romanzo: una scelta che fa onore a Wu Ming. Il pubblico che ha amato il primo romanzo non ne avrebbe compreso una contaminazione forzata con un seguito molto diverso per atmosfera e dinamiche. Con un andamento narrativo incalzante ma fluido, dotato di quella forza intrinseca che viene dalla capacità di gestire una materia vasta con un uso apparentemente semplice dei mezzi espressivi, “Altai” è un buon esempio di grandezza per sottrazione: più contratto dal punto di vista narrativo, suona disteso e polifonico pur essendo minore il numero dei protagonisti sulla scena. Peculiare si rivela l’osmosi intellettuale ed umana tra i protagonisti, forse la vera spina dorsale di un libro dove nessun personaggio rinuncia alla possibilità di schiudere all’altro un orizzonte di crescita umana e disvelamento culturale.

Solo apparentemente meno virtuosistico, conferma la capacità di unire in una miscela credibile la fiction con il vero storico; occhio ai dettagli e ai protagonisti “minori”: un antologico Mimi Reis, esempio del lavoro sulla lingua, atto a perseguire anche una rappresentazione credibile della koiné linguistica in uso nel Mediterraneo dell’ epoca; ai quadri singoli dotati di un forte lirismo ( la partenza del carrubo di Dana e lo struggimento interiore di Manuel), alle morali suscettibili di attualizzazione (la parabola di Ismail, il protagonista di “Q”, sulla difficoltà di conseguire fini virtuosi con un uso opportunistico dei mezzi). Finale con nessun vincitore e molti vinti; si salva solo chi riesce a costruirsi un’utopia altra, svincolata dalla logica fagocitante del Potere .
TgCom ha intervistato il collettivo: “Altai”, ma non solo. Prosegue qui.