di Wu Ming 4
Sai che arrivò da sud. Da Dera’a e da Tafas, luoghi topici della sua epopea, noti a chiunque abbia letto I Sette Pilastri della Saggezza. Oggi sono rispettivamente una cittadina di confine, dove passa ancora il vecchio tracciato della ferrovia, e un anonimo villaggio di case e tende, circondato da vigne e uliveti. Proprio a Tafas fece risuonare il famoso ordine “No prisoners”, scatenando la rappresaglia araba sui turchi che avevano massacrato gli abitanti del villaggio. E’ una delle scene madri del kolossal di David Lean e lui è Lawrence d’Arabia, ovviamente. Il tizio che sei venuto a cercare, novant’anni dopo il suo passaggio da queste parti.
La statale 5 corre attraverso una piana di terra rossa, schiacciata dal cielo blu cobalto e interrotta solo da sparute colline e muretti di sassi.
Mano a mano che ti avvicini alla capitale il traffico aumenta, finché ti ritrovi in un marasma di macchine che marciano cofano contro bagagliaio. Soprattutto una miriade di taxi gialli e pulmini collettivi, visto che a Damasco non c’è la metropolitana. La grandeur di regime vorrebbe che i lavori per la metro fossero già in fase di studio, ma qui tutti sanno che la geologia non è un’opinione e che questa città poggia sulla sabbia. Il suo destino è quello di Venezia, ogni anno sprofonda un po’ di più. Troppi palazzi, automezzi, gente: troppo peso. Il paradigma di tutto questo è l’edificio che svetta in pieno centro, un mostro di dodici piani in cemento armato, ineludibile alla vista, completamente vuoto. Tirato su negli anni Settanta, avrebbe dovuto diventare il più grande centro di studi arabi dopo quello di Parigi. Ma i progettisti non avevano fatto i conti con la subsidenza. Finita la struttura portante si accorsero che il palazzo sarebbe stato troppo pesante, il terreno avrebbe ceduto, con conseguenze imprevedibili. Risultato: è lì da trent’anni, monolito che proietta la sua ombra sulla città come una gigantesca meridiana. Una città che formalmente ha un milione e settecentomila abitanti, ma l’intera area urbana raggiungeva già i quattro milioni qualche anno fa e ha toccato i sette dopo l’arrivo degli iracheni in fuga dalla guerra. Se poi si considera che metà degli abitanti sono pendolari giornalieri… questo spiega il traffico.
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