Un inatteso articolo su Riforma, settimanale dei protestanti italiani
Utter Bliss MOLTITUDINI Sonorizzazione del proclama Anna Rispoli – voce recitante; |
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«…Un manifesto: non so più dove l’abbia letto o come sia venuto nelle mie mani per la prima volta. A metà pagina c’era scritto: “Siamo l’esercito dei contadini e dei minatori di Thomas Müntzer…”»
Ci voleva un pastore protestante. Ci voleva Herbert Anders, pastore battista che abbiamo conosciuto di recente alla Spezia. Ci voleva un suo articolo sul mensile Riforma, per “schiudere” il nostro vecchio proclama “Dalle moltitudini d’Europa in marcia contro l’Impero” (2001), levarlo dalle pastoie chiliastico-millenaristiche in cui lo avevamo imprigionato, e “riabilitarlo” ai nostri stessi occhi.
Su quel testo, è noto, noi abbiamo fatto un’autocritica politica, ma non ne abbiamo mai negato la forza espressiva, né abbiamo disconosciuto il desiderio da cui nasceva. Non è tanto nell’appello, quanto nel nostro brandirlo come arma in quei giorni pre-Genova, nell’utilizzo contingente a cui lo avevamo piegato, che abbiamo rinvenuto caratteri tipici della “tecnicizzazione del mito” (espressione introdotta da Karoly Kerenyi e poi utilizzata da Furio Jesi).
Il testo in sé era leggibile anche in altri modi, sotto altri aspetti. Ad esempio, parlava di quel che è comune, di ciò che appartiene a tutti ma di cui i Signori vorrebbero appropriarsi. Acqua, aria, terra, conoscenza. C’era una genealogia – e una teleologia – della resistenza alle privatizzazioni, cioè alle usurpazioni. Resistenza che Anders rintraccia, recupera ed esplicita nel cuore stesso del Vangelo e di una Riforma che “semper reformanda est”, stabilendo anche collegamenti con la “Teologia della liberazione” latino-americana (Ernesto Cardenal, Gustavo Gutiérrez etc.)
L’articolo s’intitola “Condividere i saperi con gli ultimi” ed è apparso sul numero di Riforma del 12 marzo scorso. Lo riproponiamo in pdf qui.
Non è la prima volta che il settimanale dei protestanti italiani si occupa del nostro lavoro. Undici anni fa Riforma ospitò una polemica a puntate, un confronto teso tra chi aveva apprezzato Q (Antonio Di Grado, valdese, docente di Letteratura italiana all’Università di Catania) e chi invece lo aveva detestato (Giorgio Tourn, storico, biblista e pastore valdese), con un terzo intervento del pastore Mauro Pons che iniziava così: “Una parola su Q se si può ancora ragionare e non scomunicare.” Tutto quel dibattito è archiviato qui.