Una palla da cogliere al balzo: la recensione di Altai su Medioevo
[Da queste parti c'era voglia di tornare in modo più approfondito su alcuni punti "teorici" toccati nelle discussioni su Altai: l'Altro, i rapporti oriente-occidente, stereotipi e preconcetti disseminati nella storia scritta dai vincitori... Pensavamo a una serie di post un po' "densi", però comprensibili. La domanda era: come impostare il discorso senza inutili pesantezze? L'estratto dal prossimo libro di Zizek su antisemitismo e fondamentalismo era un primo, interlocutorio passo nella direzione che avevamo in mente, ma sentivamo la necessità di un input esterno.
Due giorni fa ci è arrivata una lunga recensione apparsa sull'ultimo numero di Medioevo (rivista di grande diffusione), recensione in cui ci si imputa un inconsapevole "orientalismo" (oltre a una scelta di campo... filo-veneziana) e si mettono in fila diverse inesattezze. Era un'opportunità per chiarire alcune cose, e abbiamo colto la palla al balzo. Ogni stroncatura è un'occasione da non perdere. Di seguito, riportiamo il testo del prof. Marco Di Branco, docente di Storia bizantina alla Sapienza, seguita da alcune considerazioni di Wu Ming 4. Ringraziamo Di Branco per l'attenzione e l'opportunità che ci ha concesso.]
Da “Medioevo”, anno 14, n. 2, febbraio 2010:
UN INCONSAPEVOLE “ORIENTALISMO”
Ambientato all’epoca della battaglia di Lepanto, il romanzo storico degli autori di Q sembra riproporre alcuni dei più diffusi stereotipi occidentali legati alla rappresentazione dei musulmani
di Marco Di Branco
Dopo il meritato successo di Q, ambientato all’epoca della Riforma luterana e delle grandi rivolte contadine guidate da Thomas Müntzer, Wu Ming, il collettivo di scrittori che al suo esordio si firmò “Luther Blissett”, torna nel mondo del suo primo libro con un romanzo storico: Altai. Questa volta, al centro della narrazione c’è il sogno di Joseph Nassi (o Nasi), il potente Ebreo portoghese amico e consigliere del sultano ottomano Selim II, deciso a costruire a Cipro la Nuova Sion, “la casa comune dei fuggiaschi e degli spiriti liberi”, fondata sulla tolleranza e sulla concordia. La vicenda, che prende le mosse da Venezia nel 1569, quindici anni dopo l’epilogo di Q, si dipana fra Dubrovnik, Tessalonica, Costantinopoli e, appunto, Cipro, e trova la sua spettacolare conclusione nelle acque di Lepanto, dove il 7 ottobre 1571 avviene lo “scontro finale” tra la flotta cristiana di Don Giovanni d’Austria e quella musulmana guidata dall’ammiraglio Müezzinzade Ali Pasa. Fra intrighi, assedi, battaglie e storie d’amore, il racconto procede in maniera non di rado avvincente verso un finale un po’ scontato, soprattutto per i lettori “informati sui fatti”, così come scontate e stucchevoli sono alcune delle similitudini e metafore di cui il testo trabocca (“l’alba giunse come un riscatto”; “la città era splendida come una sposa”; “Il cielo è un incendio di porpora e oro”…). Read the rest of this entry »