REM TENE, VERBA SEQUENTUR (*)
Scritti su memoria storica, Resistenza e antifascismo
* "Abbi chiaro ciò che vuoi dire e le parole seguiranno"
In morte di Carla Capponi
Novembre 2000
Le avevamo regalato una copia di Asce di guerra, ma c'eravamo scambiati solo un paio di frasi, perché la "proteggeva" un buffo cordone sanitario di anziane signore con occhiali a culo di bottiglia. |
Resistenza e revisioni storiche: cazzi nostri
Dicembre 2000
Se improvvisi a vanvera sul tema della "riconciliazione" e sulle "ragioni" di chi stava dall'altra parte, con SS e repubblichini, non puoi aspettarti che i loro discendenti ti ricambino la cortesia. Se abbassi la guardia, l'avversario ti colpisce più duro. |
AN di Perugia e "Il Giornale" all'assalto di Vitaliano Ravagli
Primavera 2001
Le presunte dichiarazioni di Vitaliano riguardano un eventuale ritorno al potere dei fascisti, quelli che "hanno torturato e ucciso". Il Giornale titola: "Se il Polo vince bisogna sparare." Lapsus interessante. |
Revisionismi straccioni da campagna elettorale
Primavera 2001
Togliatti aveva fatto l'amnistia e i fascisti erano tornati a casa, mentre i compagni erano dovuti scappare all'Est, in Cecoslovacchia. Quando questi poterono tornare "misero a posto qualcosa". Fecero bene, creda. |
Un commento su L'istruttoria di Peter Weiss
Giugno 2002
Non mi ficcherete lì dentro prima di aver rotto ogni osso del mio corpo; finché in me ci sarà un refolo di vita, sarete costretti a tenermi fermo; farò il massimo di casino che queste povere membra possono ancora concedermi, fino all'ultimo spasmo. |
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A proposito di storia, memoria, narrativa
Settembre 2003
Fare politica è anche raccontare un presente possibile, e viceversa raccontare una storia è anche intervenire sulla realtà. Spulciarsi l'ombelico in un'epoca di conflitto sociale è tutt'altro che un'opzione neutrale. |
Recensione di La presa di Macallè, di Andrea Camilleri
Dicembre 2003
Tutti i romanzi "storici" parlano dell'oggi, è cosa risaputa. Sovente la cosa non è intenzionale: è che mentre raccontano, gli scrittori assorbono ciò che accade intorno a loro, lo rielaborano e ce lo restituiscono sotto un'altra forma. |
Un milione di posti di lavoro. Fabrizio Quattrocchi e altri virgulti della Patria
Aprile 2004
"Enrico, 27 anni, di Bologna... [già] paracadutista nella Folgore, altezza un metro e novanta, peso 88 chili, esperto in judo, maneggio con disinvoltura Beretta 92S. Pronto a partire in zona di guerra. Attendo risposta". |
Asce di guerra è un'ascia di guerra da disseppellire
Gennaio 2005
Questo è il discorso che fa arrossare gli occhi ai fascisti e destrorsi d'ogni sfumatura. Il resto è solo balbuzie che fa il loro gioco. |
Recensione di Polenta e sassi, di Emilio Sarzi Amadè
[1977; 2005]
La reinvenzione costante della lingua rende protagonisti, ciascuno a modo proprio, anche le bestie e gli oggetti inanimati. La guerra non è solo "mondiale", non è solo "civile", è anche totale, coinvolge l'intero mondo percepito dai sensi e lo fa scontrare col mondo altrui. |
"Il cuore nel pozzo"? "Fojba 2000"!
Febbraio 2005
Per certi figuri della destra "Il cuore nel pozzo" non era abbastanza schierato ed era addirittura eufemistico nel denunciare i crimini dei partigiani. Costoro non si preoccupino, lo sceneggiato risponde pienamente alle loro esigenze. |
I fascisti
Marzo 2005
I fasci era come se vivevano nella quinta dimensione di Tony Binarelli, adesso invece...
Los fascistas - Marzo 2005
Os fascistas - Março 2005 |
Io, mia nonna e l'artiglieria da nord
Marzo 2005
C’è un detto bolognese (o meglio, c’era) che recita: quando il buio viene da Verona, quel che promette dona. Cioè: quando il cielo a nord è cupo, il maltempo è assicurato. |
Recensione di Operazione "Foibe" tra storia e mito, di Claudia Cernigoi
Marzo 2005
Anche soffiando e gonfiando e gonfiandosi, come la rana che vuol competere col bue, i 'foibologi' non sono mai riusciti a presentare elenchi plausibili. |
La prima volta che ho visto i fascisti [PDF, 534 kb]
25 aprile 2005
Progetto di narrazione collettiva promosso e coordinato da Wu Ming. Quarantasei testimonianze raccolte tra il 21 marzo e il 25 aprile 2005.
"La selezione da parte nostra è stato minima, l'editing quasi esiziale, l'ordine dei racconti è quello in cui li abbiamo ricevuti. Ve n'è di molto belli, e di sgraziati. In alcuni di essi non vi è traccia di buon gusto, e il loro impatto inelegante è antidoto al veleno del nuovo senso comune post-antifascista"
Prefazione a La Prima volta che ho visto i fascisti
25 aprile 2005
Una parte d'Italia mai stata antifascista, che consumava le opere di divulgazione pseudo-storica di autori come Montanelli, Cervi, Gervaso, Petacco, e pian piano creava mito revanscista sulle foibe, sull'esodo istriano-dalmata, sui regolamenti di conti dell'immediato Dopoguerra, in attesa di tornare a esprimersi senza pudori né ipocrisie, fuori dal ghetto del neofascismo (chi c'era rimasto) e fuori dalla – mai accettata - cultura della mediazione, dalla gabbia di ferro dei linguaggi "dorotei", "morotei", delle "convergenze parallele" etc. |
Addendum a La prima volta che ho visto i fascisti [PDF, 458 kb]
29 maggio 2005
Undici nuove testimonianze, con un saggio dello storico Andrea Rapini.
"È così possibile di volta in volta che il fascismo, inteso evidentemente come negazione della libertà o prevaricazione gratuita, assuma le sembianze della scuola, di un professore, delle istituzioni, del naziskin, dell'ex gerarca nostalgico, di una parte del proprio io, della cultura diffusa razzista, dei nazifascisti del ventennio, di Forza Nuova, dei "fighetti", della borghesia qualunquista, dei militanti di AN, degli ultras di certe curve, dei "buttafuori dei locali che umiliano punk, extracomunitari e gay" o dei "carabinieri che tengono la foto del duce nell'armadietto". Ma i vari significati del fascismo dischiudono specularmente gli antifascismi possibili. |
Postfazione all'edizione 2005 di Asce di guerra (rtf zippato)
Maggio 2005
Pochi capoversi ed ecco già un marasma di spunti. La Resistenza diventa le resistenze, tante resistenze di cui si rischia di perdere il ricordo. Affonda la mano e troverai più storie di quelle che potrai raccontare. Sono lì che ci aspettano, sono i sassi d'oro che rimangono nel setaccio, se si è disposti a stare accovacciati nel fiume. Oggi, per strappare la tradizione al conformismo che la soggioga, c'è bisogno di chi faccia questo lavoro. |
Recensione di Privo di titolo, di Andrea Camilleri
Giugno 2005
Negli ultimi decenni, l'immagine del fascismo come figlio dell'Italietta che tira a campare, regimetto velleitario in fondo meno peggio di altri che gli furono coevi, e a tratti persino meritevole di gratitudine (le bonifiche etc.) è servita a rendere opaco il quadro, a sminuire i crimini contro l'umanità perpetrati da Mussolini e i suoi scherani. Se il fascismo era ridicolo e kitsch, con quella mania dell'antica romanità, suvvìa, non poteva essere tanto pericoloso, questa è materia da barzellette. Il Duce era soprattutto uno che gli piaceva la gnocca e aveva trovato un modo per farsene a vagoni, poi ha dato retta a Hitler e s'è fatto strascinare in una cosa più grande di lui, ma vabbe', chi è senza peccato scagli la prima pietra... |
Foibe e Wu Ming: un finto scandalo. Comunicato del 12 febbraio 2006
Alcuni organi di stampa vanno alzando un polverone su certi nostri scritti "shock" (?) sulle foibe, scritti non recentissimi che il sito della Federazione Giovanile Comunista Italiana ha ripubblicato in un diverso contesto, con intenzioni in seguito spiegate (all'osso, si trattava di "épater le journaliste"). |
Il neofascismo dopo il lavoro degli enzimi
9 giugno 2006
Controllando i dati di traffico di wumingfoundation dell'ultima settimana, abbiamo notato 300 contatti provenienti da un blogghetto fascista appollaiato su Splinder (non lo linkiamo per non mandargli visitatori), pieno di prevedibile ciarpame. Ohibò, e come mai? Subito scoperto e presto detto... |
Il neofascismo dopo il lavoro degli enzimi - parte seconda
5 settembre 2006
Accade talvolta che tenutari di situncoli e blogghetti fascisti cerchino su Google Immagini ritratti dei loro eroi (squadristi, gerarchi, loschi figuri del Ventennio etc.). Per coincidenza accade che su wumingfoundation.com, ogni tanto, noi illustriamo articoli o recensioni con immagini dei suddetti personaggi. |
Partigiano Carlo Venturi, nome di battaglia "Ming"
5 ottobre 2006
Quelli che seguono sono due estratti dal video di Germano Maccioni "Carlo è scappato da casa" (Italia, 2005). E' un'intervista al casalecchiese Carlo Venturi, nome di battaglia "Ming", della Brigata partigiana "Stella Rossa" (quella del comandante Lupo), attiva sull'Appennino tosco-emiliano dall'Armistizio alla Liberazione. |
Chi fabbrica i nazisti? Violenza nera, fascino del male e fallimento della Legge Mancino
Su carmillaonline, 3 dicembre 2006, e appunti 1992-93
Certamente la legge Mancino non è la causa principale di quel che accade oggi, però possiamo dire senza tema di smentita che: 1) non è servita assolutamente a niente; 2) la situazione è senz'altro peggio di com'era nel '92-'93, con un'importante differenza: ieri i media amplificavano, oggi tacciono o al più minimizzano. Cinque anni di governo post-fascista si fanno sentire tutti. La violenza d'ultradestra è all'ordine del giorno (e soprattutto della notte). |
Nessuno è immune dal diventare nazista. Riflessioni dopo la lettura del romanzo Le benevole di Jonathan Littell
Su carmillaonline, 1 ottobre 2007
Premio Goncourt 2006. Monumentale opera prima scritta in francese da uno statunitense. Caso editoriale in diversi paesi. Oggetto di stupore, shock e ammirazione. Alzate di polveroni a destra e a manca da parte di storici e critici, di ebrei e gentili. Perché? Perché è chiaro fin da subito (dal lungo prologo intitolato "Toccata") che Le benevole di Jonathan Littell vuole imporsi come il romanzo supremo e definitivo su Germania nazista e sterminio degli ebrei.
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In morte di due combattenti: Vittorio Caffeo e Umberto Fusaroli Casadei
da Giap n.14, VIIIa serie, 2 ottobre 2007
Abbiamo appreso soltanto pochi giorni fa della morte, risalente al 7 giugno scorso, di Vittorio Caffeo, nome di battaglia "Drago", partigiano nella 2a Brigata Paolo (attiva nella Bassa Bolognese), per lunghi anni esule in Cecoslovacchia, amico fraterno di Alexander Dubcek. "Drago" è uno dei personaggi del nostro Asce di guerra (è dedicato a lui l'intero capitolo 27 della prima parte). Lo avevamo conosciuto per tramite dell'amico Mirco Zappi, anch'egli partigiano, infaticabile "operatore culturale" al servizio della memoria partigiana e dell'antifascismo. |
Bàofù per i morti di Monte Sole
da Giap n.19, VIIIa serie, 14 gennaio 2008
A proposito di un documentario su stragi naziste e "armadio della vergogna" scritto da Germano Maccioni e Loris Lepri.
"Dentro quell'armadio, lasciato per trent'anni con le ante rivolte alla parete, erano sepolti quasi settecento fascicoli sulle stragi nazifasciste, tutti recanti la bizzarra dicitura di 'archiviazione provvisoria'. Non avremo mai la completa verità su quali poteri siano intervenuti per evitare che fossero puniti gli sterminatori e i loro complici diretti. Di certo, l'episodio dice molto sulle continuità negli apparati statali e amministrativi tra regime fascista e repubblica democratica, e sulla mancata epurazione di tali apparati. Dovrebbe essere questa la materia di riflessione, per capire nel lungo termine una delle correnti sotterranee che alimentano lo sfacelo, e invece in questi anni vigliacchi è venuto più comodo gettare terriccio negli occhi e parlare del sangue dei (presunti) 'vinti'."
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Tu chiamala, se vuoi, Nuova Destra
dal blog di Stella del mattino, luglio 2008
A proposito di un maldestro tentativo di attirarci (insieme ad altri) in una trappola, e di come proseguano le strategie di infiltrazione da parte dei fascisti postmodern, col solito mantra "non siamo di destra né di sinistra". |
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BEL SUOL D'AMOR
Il leone del deserto (Libia, 1980), film sulla resistenza armata al fascismo e al colonialismo italiano.
Mai distribuito in Italia, per motivi a tutt'oggi poco chiari.
E' la storia del capo guerrigliero Omar al Muktar (1862-1931, interpretato da Anthony Quinn), impiccato per ordine del colonnello Graziani.
Con Anthony Quinn, Rod Steiger e Raf Vallone. Non è certo un capolavoro ma vale la pena vederlo perché, vivaddìo, in quanti film gli italiani sono I CATTIVI? In quanti film si vedono le torture, le esecuzioni sommarie e le stragi compiute in Africa dalla "brava gente" del Belpaese?
E poi... è molto attuale! :-)
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